Maro Itoje e Vereniki Goneva hanno fatto parlare di sé per come hanno festeggiato le loro mete
Due grandi esultanze dal weekend inglese
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Gli effetti collaterali del professionismo sul rugby.
A qualcuno forse piacciono, ad altri no.
Personalmente faccio parte degli “altri”, ste storie mi sanno di deriva calcistica, se fossi stato al posto di Itoje penso che i sassolini dalle scarpe me li sarei levati tutti al momento della schiacciata per terra, il pisolino, parlo per me, lo avrei evitato! Poi, fanno come meglio credono… Non mi permetto di giudicare
Peró se leggi il contenuto dell’articolo, sembra che il giornalista dia dei “vecchi babbioni” ai giocatori che non se la sentono di fare i pagliacci in campo quando segnano ma al massimo abbracciano i compagni.
Quando ancora giocavo, chi segnava pagava la birra al resto della squadra per ringraziarli per averli messi in condizione di segnare.
Il professionismo richiede anche queste cose.
Mi sovvengono le parole di Kirwan: “per andare in meta tu hai bisogno degli altri 14 compagni.” Ecco è tutta qua l’essenza dei sobri festeggiamenti nel rugby. Le capriole, le danze, gli atteggiamenti istrioneschi, hanno un sapore che fa pensare che il giocatore che li fa, si senta una primadonna, l’antitesi di questo sport, gioco umile e crudo, spietato, in cui per citare un po’ il colonnello Jessep di “Codice rosso” , distorcendo le sue parole per adeguarle al contesto, noi usiamo parole come onore, rispetto, compagni, sostegno, per giustificare una vita spesa a rotolarsi nel fango, a prendere le botte per i compagni, a sentirsi parte di quei valori che fanno sì che i rugbisti, ovunque siano, chiunque siano, formano una specie di famiglia, perché hanno una storia e una tradizione che li unisce. E’ per questo che dopo anni di sconfitte ci crediamo ancora, per questo all’Olimpico a vedere il sei nazioni c’erano sessantamila persone, per questo il vile incendio della clubhouse dei Briganti di Librino è stata una ferita per tutti e ha innescato una mobilitazione generale.
Scusate la forse eccessiva liricità, ma io questo (e altro) penso di questo sport.
Buon rugby a tutti.
un futuro di esultanze meno abbottonate?
ma certo…come nel calcio dove gli sponsor comprano il format dell’esultanza contrattualizzano il giocatore e glielo fanno recitare così qualche milione di emuli può identificarsi meglio nel giocatore e di conseguenza nel prodotto…non c’è che dire proprio un futuro radioso!!
quanto a Itoje…in questo 6 nazioni è scesa in campo l’ombra del giocatore passato…un esultanza ironica può aiutare a sdrammatizzare ma non cambia la sostanza ed il fatto che sia uno dei maggiori responsabili del crollo di quest’anno…così come è stato uno dei maggiori protagonisti dei successi passati…