Sei Nazioni 2018: l’Inghilterra cade ancora, una grande Francia vince 22-16

Anche ciò che dici, @LiukMarc, è vero ma rimane il fatto che tra la Francia dell’anno scorso e quella di adesso c’è un abisso. Mi accontenterei che l’Italia facesse un balzo simile e significherebbe giocarsela con tutti nel 6N e vincere da una-due partite, e in qualche caso magari anche tre, in ogni edizione del torneo e senza che vi sia una squadra in crisi come avveniva, per nostra fortuna, con la Scozia anni fa. Soprattutto si potrebbe giocarsela con tutti da pari a pari anche quando “vanno forte” come sta arrivando a fare ora la Scozia. Per chiarezza dico anche che con ciò, non intendo osannare il lavori di Brunel qui da noi e non mi dispiace finora il lavoro di COS, almeno per diversi aspetti quali la ricerca di più opzioni di gioco, l’uso finora limitato di giocatori non di formazione italiana.
Per quel che riguarda l’Inghilterra direi che la solidità è sempre stato l’elemento di spicco del suo gioco con aspetti di brillantezza e inventiva che vengono fuori dopo aver preso il comando della partita sul piano della solidità. Quando trovano qualcuno che riesce a contrastarli sotto questo aspetto si smorza molto la seconda parte e diventano una squadra piuttosto banale, ovviamente per i livelli assoluti. Non a caso avevo qualche volta scritto che, paradossalmente, sono una squadra contro la quale, pur non avendo mai vinto, siamo riusciti più volte a far una buona figura e anche a impensierirli più di quanto non giustificasse la differenza dei valori in campo: proprio perché, soprattutto qualche anno fa con una mischia a livello assoluto, il nostro punto di forza era simile al loro. chiaramente su livello di molto inferiore. Secondo me una delle cose utili del lavoro di COS è quella di provare a trovare delle alternative a questa strada molto inglese che ha preso storicamente il rugby italiano e lo ricordo bene quando giochicchiavo io negli anni ’80 (io giocavo 3/4 e ricordo bene quando, agli inizi, più di uno mi disse: “..comunuqe un giorno caprai che il vero rugby lo fanno gli avanti” 😉 ), strada che poi, per lunghi anni, si è anche aggravata (basta guardare i video di qualche Nazionale italiana degli anni 80, come suggeriva @ermy, quando invece si vedevano anche ottime azioni di gioco aperto, ovviamente secondo i canoni del rugby di quell’epoca) Poi è chiaro che per avere risultati in questo senso ancor più di COS o chi per lui, conta la formazione giovanile e il reclutamento.