Dopo le sconfitte azzurre è necessario ripartire sempre da lontano. Intanto, la difesa è un motivo di preoccupazione
Misurare contesti e prestazioni: cosa poteva controllare l’Italia in Irlanda?
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Io aggiungerei che lo staff azzurro avrebbe dovuto controllare anche lo stato di forma dei giocatori….ad esempio Quaglio (non pervenuto) Budd e Zanni (al 50%), Steyn e Parisse (non pervenuti), Boni (non pervenuto) e Benvenuti (non pervenuto). In sostanza si è giocato in 15 contro 9…e loro sono l’Irlanda.
“senza accorgersi di assumere con il passare del tempo un aspetto grottesco e quasi caricaturale agli occhi degli osservatori esteri”
Questo è oggettivamente il risultato, ma detto tra noi pensiamo che il rugby italiano riuscirà a raggiungere la forza del rugby inglese, gallese, francese e irlandese?
La cilindrata è diversa, questi sono popoli di rugby noi, spiace dirlo no. Se continuiamo a dirci la favola che forse un giorno con tanto sforzo arriveremo al loro livello ci facciamo del male inutilmente, abbiamo cercato di limitare i danni negli anni con squadre imbottite di argentini ora siamo noi in campo e basta e il livello è questo, la cilindrata è questa non deve essere umiliante ma non dobbiamo prenderci in giro. Ciao Ciao
Daniele bella prosa iniziale, un po frettolosa l’analisi psicologica di 18 anni…poi a seguire una analisi di singoli momenti della partita che personalmente non mi dice mai molto, non solo in questa partita ma quasi sempre
Lo sport certamente può cambiare per particolari ed opportunità e singoli momenti, ma il rugby non è (ancora) il calcio per fortuna. Vince sempre il più forte.
Parlare di singoli momenti in una partita come la scorsa irlanda – italia serve solo agli analisti e ai giocatori per correggersi.
Io sostengo e decanto la passione a giocare, il cuore, l’essere una squadra e non un singolo e certamente fisico e fondamentali.
Tutto questo perfezionismo maniacale che ci ha regalato il professionismo mi fa cadere le braccia. Ci sono altre vie non per vincere un VI Nazioni ma per competere nel gioco. Trovo molto inutile considerarsi degli inglesi, nei metodi o nel gioco, quando non lo saremo mai ….semplicemente perchè non lo siamo mai.
Mi dispiace dirlo ma un giocatore come il grande Sergio Parisse forse potrebbe partire dalla panchina e dare un impulso al nostro famoso sessantesimo minuto che ormai da tempo ci affligge, tanto per dirne una. E un signore dal nome Venter potrebbe tranquillamente tornarsene a casa o girare un altra parte di mondo.
Caro Pansardi. Gli altri sono cresciuti talvolta trasformandosi in robot, noi ci siamo limitati a crogiolarsi nelle buone prestazioni anni novanta senza far crescere il livello, il numero dei giocatori e dei tecnici. Ma non possiamo mai diventare dei robot da analizzare con il lumino, andremmo contro la nostra natura. In questo sport occorre ancora il cuore !
Davvero complimenti.
Devo dire che sono d’accordo con tutti voi e sottoscrivo pienamente le vostre analisi ( tra l’altro ci capisco anche meno di voi quindi…). Quello che vorrei sottolineare e’ che O’Shea e il suo staff stanno finalmente facendo il lavoro organico che da tanto tempo mancava e pure se posso sembrare in inguaribile ottimista secondo me ci sono degli spiragli di sole in questa tempesta. La under 20 sono due anni che mostra enormi miglioramenti e si cominciano a vedere dei gran giocatori che giocoforza arriveranno in nazionale presto, le franchigie – specialmente Treviso- stanno anche facendo molto meglio quest’anno di quanto abbiano fatto in un bel po’di anni. Nelle condizioni disperate in cui ci troviamo, sperare di vedere risultati immediati e’ improponibile ma la base sta iniziando a far vedere una linea di percorso e come dice l’articolo O’Shea non si nasconde e dice le cose come stanno. Senza di lui sarebbero venuti Bradley e Aboud? Aboud ha lavorato per anni in Irlanda prima che si vedessero risultati,glielo vogliamo dare il tempo? Questa e’ gente che ci mette la faccia e penso che ai prossimi mondiali vedremo dei risultati. Un altro punto molto marginale che quasi mi vergogno a presentare e’ il problema arbitri. Vero che perderemmo comunque, vero che non si dovrebbero discutere ma per molto meno di quanto capita a noi negli ultimi anni sia Scozia che Galles (nell’ultima del sei nazioni) si sono lamentati eccome e hanno pure ricevuto scuse. Non sarebbe ora che che anche noi- rispettosamente per carita- facessimo delle rimostranze? A volte sembra che le regole siano completamente diverse tra noi e altri.
Buona giornata a tutti.
arbitri esclusi stavo pensando esattamente la stessa cosa. L’under 20 in due anni di confronti con gli irlandesi (gli stessi mostri che nel frattempo con la nazionale maggiore ci hanno oggettivamente umiliato) ha perso di 1, vinto di 1, perso di 4 con 4 mete segnate e un uomo in meno tutta la partita. Ora, mi sembra almeno possibile, e forse probabile, che quando questi arriveranno in nazionale smetteranno di subire così tanto e sotto ogni punto di vista gli irlandesi. Insomma la crescita comincia a vedersi e in più di una giovanile. Vediamo il bicchiere mezzo pieno altrimenti buttiamo via ogni oìcosa buona ogni volta
Concordo, tra l’altro qui in Irlanda dopo la partita dell’under 20 (trasmessa in diretta alla “rai” irlandese (RTE) ci hanno pure definito come I vincitori morali della partita.
Contro l’Irlanda, la meta di Gori sul passagio di un spento Parisse non c’era, secondo me era un chiaro in avanti. La meta di Bellini contro l’Inghilterra poteva assere annualta , o pure no, e non lo fu. Direi ché se e vero ché ce sono due metri di misura ben diversi (guarda Poite ché non fischia mai i decoy runner ché portano via uomini senza palla) e pure vero ché poi ci ridanno qualche monetina in dietro. Mi piacerebbe ché incominciassero a mettersi d’accordo tutti quanti su cosa fischiare e cosa no e ché non dipendi più de l’interpretazione permissiva o meno di un qualsiasi un arbitro.
fcimini, mi dispiace ma se pensi che il passaggio di Parisse fosse in avanti, devi o rileggere il regolamento o rimettere in asse il televisore. Gori era dietro a Parisse, il movimento delle braccia è chiaramente all’indietro e la palla esce all’indietro. Non importa che poi rimbalzando sul terreno va in avanti.
è un passaggio così chiaramente indietro che mi sono incazzato solo al fatto che avessero interpellato il tmo
era indietro dai…il pallone è uscito dalle mani meno che perpendicolare al giocatore…se poi il rimbalzo a terra lo ha portato leggermente in avanti quello non conta
Hai ragione, difatti pensavo che non la dessero quella di Bellini. Sono sorpreso che l’abbia data.
Tre anni fa a Twickenham una meta dell’Inghilterra nel primo tempo non era per niente chiara e l’han data.
Al tour di giugno Venditti non aveva il piede fuori (non c’è sugli highlights però). L’anno scorso Cole non ditemi che l’aveva messa giù quella palla da maul, o ancora il piede di Vakatawa
Però mi ricordo anche che il passaggio Campagnaro-Sarto col Galles era in avanti, eppure ci hanno dato la meta
Le decisioni le sbagliano per tutti, per noi qualche volta di più magari, ma non è così palese secondo me
hé no hé, guardatevi bene anche la traiettoria della palla in volo, vedrette ché quella li vola in avanti, comunque questa regola delle mani ché vanno per l’indietro per giudicare si ce in avanti o pure no me sembra una regolo storta da principio.
Noto con piacere che finalmente si comincia ad ammettere, come io sostengo da tempo, che – premesso tutto ciò che c’è da premettere dal punto di vista tecnico individuale ecc. ecc. – c’è un gap rimediabile (o parzialmente rimediabile) di coordinamento in velocità della squadra azzurra rispetto a quelle di alto livello, coordinamento di natura anche mentale (come giustamente viene scritto), che si concretizza nella ricerca dell’abbattimento dei tempi morti. Il cuore serve ma se non c’è questa solidarietà di squadra al passo coi tempi fai solo la figura di chi corre generosamente con la lingua fuori a far buchi nell’acqua.
Io rimango dell’opinione che il nocciolo del problema sia quello di un deficit di fisicità, forza fisica e qualità atletiche tra gli avanti italiani rispetto a quelli delle altre squadre di tier 1.
Chi c’è dei nostri in grado di tirare dei placcaggi trancianti? chi c’è tra i nostri capace di vincere ripetutamente le collisioni? chi c’è capace di fermare il ball carrier avversario e rallentare seriamente l’uscita della palla? chi è che tra i nostri contesta la palla in ruck regolarmente?
Ecco, se non si riesce ad essere performanti nel brakdown, e in aggiunta si commettono gli errori difensivi su cui si concentra l’articolo, come si fa a non retrocedere e quindi concedere mete?
Esatto xenbiax, è uno dei problemi chiave. Nelle cariche dritto per dritto l’inghilterra (o l’irlanda, o la francia, per non parlare del sudafrica) fanno 5 metri alla volta contro di noi. Quando è il nostro turno, gli impatti quasi sempre valgono zero metri guadagnati. E allora hai voglia a difendere, quando una squadra come l’Inghilterra in cinque-sei cariche ti porta dal centrocampo ai tuoi dieci metri…
Il fatto è che con le nuove regole dei punti d’incontro i ball carrier e gli impatti sono ancora più importanti di prima. Vanno fermati e rallentati mentre tu devi cercare di fare metri e riciclare velocemente. Il resto sono dettagli, che ovviamente contano e hanno un peso, ma prendere un passaggio sbagliato qui ed un placcaggio mancato là mostra solo una parte del problema. Primariamente il fatto è che si retrocede mentre loro sono sul passo avanzante.
Gli Azzurri potrebbero essere più precisi ed organizzati? forse, ma non sarebbe bastato sabato a Dublino.
Mi sembra palese che l’Italia stia lavorando molto sulla capacità di muovere palla in attacco, ma il risultato mi pare una minore attenzione alla difesa.
L’allenatore della difesa dell’Italia è Goosen, e chi ha visto la partita di Treviso con gli Scarlets avrà magari notato che i biancoverdi hanno contestato la palla al breakdown molto raramente.
Cosa potrebbe fare O’Shea per trovare una soluzione.
La prima cosa l’ha già fatta: ha ingaggiato dei preparatori atletici che, si spera, in un futuro non troppo lontano, potrebbero riuscire a far mettere su massa muscolare agli azzurri. Nel rugby conta anche questo.
Un’altra cosa che si potrebbe fare è allenare assiduamente le contese in ruck: quando contestare, quando lasciar perdere e rimettersi in piedi in linea. Un tempo, mi pare sotto Mallet, l’Italia aveva un allenatore specifico per i brakdown: Omar Mouneimne.
Trezo possibile intervento, nel breve termine, sarebbe quello di chiamare giocatori più abrasivi nei punti d’incontro. Purtroppo praticamente non ce ne sono, e quelli che forse potrebbero avere queste caratteristiche (forse Lazzaroni, Favaro e pochi altri) hanno altre lacune tecniche o atletiche. Penso che all’Italrugby al momento manchi tanta fisicità che Zanni e Parisse, nonostante il loro incredibile impegno, non riescono a dare quanto sarebbe necessario.
La perdita di Van Schalkwyck, la scomparsa di Furno, la ostinata decisione di non considerare Cedaro, al momento ci privano di tre possibili seconde linee che potrebbero, se in forma e in vena di sacrificio, dare una mano nelle collisioni e nel rallentare l’attacco avversario. Anche Gega e Manici ci mancano un po’.
Questa fatto del gap nella fisicità degli avanti in effetti è evidente negli ultimi 3-4 anni, mentre prima non sempre era così, anzi abbiamo avuto periodi in cui fisicamente dominavamo molte delle home nations, salvo cedere tantissimo sul piano tecnico e tattico e sulla corsa…non so è una cosa un pò strana questa però a pensarci bene a questa nazionale mancano giocatori fisici come erano Mauro Bergamasco, Geldenhys, Del Fava, Castrogiovanni, Perugini, lo stesso Festuccia, il Minto dei primi anni. Gente che sul piano fisico dava qualcosa in più (fra l’altro ora che ci penso quasi tutti giocavano all’estero) e non capisco se sia solo un caso oppure le altre nazionali abbiano lavorato meglio nella preparzione (guarda il placcaggio del piccolo Earls su Boni) in questi anni…Rimane il fatto che certi fisici e la capacità di reggere tutti quegli impatti del rugby di oggi mi danno molto da pensare…Inghilterra-Galles è stata una partita spaventosa sotto quel punto di vista
Bell’articolo. E’ incredibile come dopo alcuni buoni minuti con buona presenza in campo tutto si sciolga con una serie di errori individuali marchiani. Passaggio così così di Allan e Budd che guada altrove, vantaggio concesso da Ferrari (not releasing) , buco sulla spalla interna di Steyn (!!)… poi sulla rimessa Castello si lascia rallentare da un dummy, e via così prima metà. Seconda meta perfettamente descritta nata da un passaggio pessimo di Parisse. Scorri veloce e vedi che Boni ha un altro buon avanzamento a contatto ma pretende troppo e si fa portare fuori ed è palla persa, Ferrari sbaglia un placaggio, poi in touche un terza linea porta fuori due piloni nostri, Castello prende Aki, ma Steyn che raddoppia si fa travolgere (!!)… Offload sbagliato di Benvenuti, Punizione contro Ferrari (2) in una maul su choke tackle contro Budd.. Molti molli sulle gambe. Non è che abbiano fatto chissa cosa gli irlandesi, giocate belle, semplici di grandi giocatori, ma alcuni errori individuali nostri da squadra veramente assente e confusa.
Interessante analisi e bello l’articolo, è una giusta contestualizzazione quella fatta all’inizio, che andrebbe sempre tenuta presente quando si valutano le prestazioni azzurre degl ultimi anni. Altrimenti uno si aspetta chissà cosa e pretende chissà quali risultati infuriandosi e dando addosso ad allenatore giocatori etc. in maniera gratuita e spesso priva di senso. I valori sono quelli che sono tanto più che negli ultimi 3-4 anni Inghilterra e Irlanda sono cresciute moltissimo come qualità e intensità affinandosi ed equilibrandosi, il Galles rimane sempre una squadra difficilissima. E se uno vuole proprio prendersela con qualcuno quel qualcuno sono i quadri dirigenti FIR e chi ce li ha messi, non il CT della nazionale o tanto meno i giocatori in campo.
Detto questo invece l’analisi tecnica e la comprensione di quegli errori che, come detto nell’articolo, si possono correggere e limare secondo me è utile e permette anche all’appassionato di entrare più a fondo nel gioco, capendone meglio le dinamiche e la struttura. Se l’Italia, come team nazionale, crescesse sotto l’aspetto difensivo e di lettura del gioco avversario e continuasse a crescere offensivamente come ha mostrato nelle ultime due uscite già sarebbe un osso duro per tutti ed è su questo che O’Shea sta lavorando nel breve termine secondo me. Poi la crescita come movimento è, come abbiamo detto, un altro affare. Per chiudere avevo sottolineato già in altri commenti gli errori nel placcaggio di Benvenuti (non ce l’ho assolutamente col giocatore che anzi ho sempre apprezzato per le doti offensive!), ecco sono proprio queste le cose da evitare assolutamente, sono errori nei fondamentali e non gesti di altissima scuola sui quali si può lavorare nell’immediato e si deve lavorare meglio anche nella formazione.
secondo me l’errore che ci ha condannati da subito è stato l’impreparazione al loro piano di gioco…hanno deciso di non calciare dalla loro metà campo, raggruppare gli avanti attorno alle ruck per poi allargare sfruttando la leggerezza dei nostri 3/4 nel difendere…Schimdt c’ha visto contro l’Inghilterra e se l’è studiata bene…nel momento in cui ad ogni fase guadagnavano metri in facilità siamo andati sotto anche psicologicamente…sono cominciati a fioccare errori e qualche fallo…riversatisi in attacco, grazie anche alla loro cilindrata superiore, avevano svariati modi per andare in meta e lo hanno fatto senza tanta fatica…
Se si gioca sullo stretto, allora i piloni e le seconde vengono coinvolti nella difesa, come tutti gli altri, ma al largo, la difesa non e il compito dei poveri 3/4 da soli. I 5 ruoli vuotati di più alla difesa sulle palle a largo sono i due centri, e le tre terze linee. Questi 5 devono fare 50% dei placcaggi in una partita, queste sono le statistiche.
Allora, se l’Irlanda usa i decoy runners, e proprio perché vogliono tirare furori ogni aiuto a i 3/4 in fronte e creare superiorità numerica. Il fatto ché le terze italiani siano poco mobile, poco accorte e poco pronte al riposizionamento rende propizio questo tipo di gioco degli avversari ché lo sanno fare.
Poi, per le mete ché si sono presi nei lor 22, non vedo da vero dove i trequarti possono aver la colpa, mentre vedo chiaramente (guardatevi la prima meta loro) ché 4 avanti son rimasti alla destra del raggruppamento a difendere contro nessuno, mentre a sinistra, dove hanno fato la meta, ce n’erano solo due. Questo, secondo me, e perché, in debito di ossigeno (già dopo 5 minuti di partita), i 4 a sinistra non avevano più le idee chiare, o forze perché sono scarsi ad analizzare una situazione.
Infatti, parlo della terza meta loro invece della prima.
è giusto ciò che dici…sono i princìpi, ma guarda il primo video, prima azione a 20 secondi primo buco di venti metri del 13…li bastava non cadere nella falsa corsa all’interno di furlong e salire più velocemente per spezzare subito l’abbrivio del centro irlandese…8 secondi dopo perdiamo altri 5 metri sulla chiusa dopo di che l’azione si sviluppa sull’altro fronte saltato parisse un offload e prendiamo un altro buco di 20 metri sempre per l’indecisione dei 3/4…prima boni che guarda la palla invece di rimanere nel canale dell’avversario, poi bellini che aspetta parisse che lo venga a salvare…in pratica 5 o 6 fasi e sono già a centrocampo…psicologicamente è devastante un inizio del genere
Un’analisi che immagino sia corretta; immagino perché rimane pur sempre un’opinione (questa, peraltro, elaborata da un giornalista sicuramente competente) come lo sono, in termini giornalistici, tutte le critiche.
Io, che non sono giornalista e nemmeno un rugbista competente, riassumerei il perché di questa sconfitta in un solo sostantivo: sopraffazione.
L’Italia è stata sopraffatta dall’energia, dalla cattiveria agonistica e dalla tecnica dell’Irlanda e, proprio perché psicologicamente sopraffatta, non è riuscita a reagire.
Si è beccata un montante al primo round, non è andata al tappeto ma ha fatto almeno 12 riprese su 13 convinta nell’intimo d’essere troppo debole per rovesciare il destino dell’incontro.
Si è inchinata subito alla superiorità dell’avversario.
La under non son mica così sicuro che abbia un gap tecnico dall’Irlanda diverso da quello che divide le due nazionali maggiori ma so, perché è questa la sensazione che ha dato, che anche nei momenti peggiori era certa che sarebbe riuscita nell’impresa. La bellezza, che diventa forza, dei ventenni “arroganti” a cui va anche aggiunta la memoria di ciò che era accaduto lo scorso anno in WC, “memoria di vittorie” che manca alla Nazionale maggiore.
Banalizzo: questione di testa (oltre al resto, ovviamente).
Mi piace questa versione romantica dello rugby, ed e quella ché mi fa sperare ogni domenica anche se si trova sempre qualcuno per spiegarmi perché non ci sta nessuna possibilità di vittoria, e ché dovremmo accontentarsi, etc..
Son sicuro ché un giorno vinceremo contro gli All Balcks, senza farci caso, ed allora ad un giocatore a chi andrà chiesto “come mai avete vinto, ma non erano loro i più forti del mondo” , lui risponderà “Da vero, erano loro? Ma a noi non ci dice mai niente nessuno…. Boh, a me proprio non sembrava, abbiamo giocato a modo nostro ed abbiamo vinto”.