Quel male necessario chiamato Pro12. E quella differenza di velocità tra noi e loro

Se nel 2020 non serviranno due franchigie, bisogna dimezzare l’impegno celtico. Non abolirlo

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Stefo 13 Luglio 2017, 08:28

    Verissimo, oggi forse i club non avrebbero le capacita’ di subentrare e vero sarebbe vero anche che “non è il Pro12 ad essere sbagliato: è il modo in cui è stato in parte affrontato in questi primi sette anni ad averlo reso tale.” se non mancasse una parte a mio modesto avviso fondamentale a questo discorso:

    era, e’ e sara’ il sistema rugbystico italiano in grado di supportare a livello strutturale un modello come quello celtico?

    PEr me, il problema di fondo e’ pensare che le differenze con gli altri paesi celtici siano limitate all’efficienza dell’alto livello, delle franchigie, al limite un problema di interscambio/permit tra Eccellenza e Pro 12. L’errore di pensare che l’ITalia 7 anni fa ed oggi sia nelle stesse condizioni delle nazioni celtiche nel 1999. Purtroppo io non credo sia cosi’, credo che il problema di fondo sia che mancano le fondamenta su cui costruire il sistema celtico, e qui e’ dove si e’ fatto nulla in 7 anni ma dove anche penso sia molto difficile fare qualcosa.

    Ci si domanda se i club sarebbero in grado di sopperire all’assenza del Pro 12…vero ma quegli stessi club in un paese dove la scuola non e’ parte del sistema sportivo, i club locali devono essere il motore del sistema, le fondamenta da cui partire per qualsiasi modello sportivo. Il quesito ed il problema quindi nel caso e’ come far si che i club alla base crescano in maniera tale da rendere solide le fondamenta su cui poggiare questo tipo di sistema.

    Il successo o l’insuccesso del sistema non e’ solo nelle due franchigie, e neanche solo in un cambiamento (auspicabile) del sistema di permit, ma passa per una ristrutturazione della base al fine di renderla piu’ forte.

    Resta percio’ per me (opinione personalissima) fondamentale la domanda: era, e’ e sara’ il sistema rugbystico italiano in grado di supportare a livello strutturale un modello come quello celtico?

    PS: si potrebbe poi discutere che se questa base puo’ essere ristrutturata in maniera efficace se si potrebbe innescare un circolo virtuoso che porti allo sviluppo di un campionato domestico migliore.

    PPS: si potrebbe discutere dell’opportunita’ di un all in celtico davanti ad una lega chiaramente in difficolta’ ed alla disperata ricerca di soldi per sopravvivere…e questo non lo dico io lo dissero un annetto fa CEO di IRFU, SRU e WRU…

  2. mauro 13 Luglio 2017, 08:45

    Dopo 7 anni resto dell’opinione che si sia sbagliato molto in partenza e ci sia dati molto da fare per amplificare gli errori iniziali.
    Si sono create delle franchigie che tali non erano, perchè una franchigia è agglomerazione di club del territorio a cui si riferisce. Due errori in uno: il primo perchè si è volutamente ignorato il fatto che l’Italia sportiva è fatta di campanili, la seconda perchè non si è cercato, mai, di creare un tessuto connettivale che legasse i club minori con i club/franchigia.
    Qualcosa è stato fatto in rapporti minimi da Treviso, vedi Petrarca e Mogliano. Qualcosa non si è fatto dall’altra sponda a causa dei diversi e frequenti guai e conseguenti cambi di rotta.
    Di fondo c’è la mancanza di un programma federale che sapesse e volesse indirizzare la barra della nave nella giusta direzione. Sarebbe troppo facile dire che l’Italia è caratterizzata da mancanza di managerialità a molti livelli, ma siamo nel 2017 e la scusa non può più reggere.
    Abbiamo il rugby che ci meritiamo, speriamo di riuscire a mantenerci almeno questo

  3. carneade 13 Luglio 2017, 08:48

    Articolo ben centrato. Gli altri sono andati avanti e noi (se va bene) siamo rimasti fermi.
    Il Pro12 è assolutamente necessario e va fatto in maniera professionale e professionistica, non certo come lo affrontano le Zebre.
    Ci vogliono soldi. questo è chiaro, ma questo è il professionismo.
    Se si pensa di competere e rimanere nel 6N con i club, stiamo freschi.
    Ma avete visto il livello dell’Eccellenza?
    Manca la solidità finanziaria per affrontare il professionismo e le società sono troppo piccole e frammentate per competere ad alto livello (=campanilismo).
    Pensate solo a negoziare i diritti TV: quale potere contrattuale avrebbero?
    Per me non c’è altra via, ma senza dubbio va fatto meglio.
    Se diamo incarichi (e contratti) a qualcuno, egli deve avere un curriculum comprovato x quel ruolo, non avere diritto ad un contratto solo perchè ha una “storia” da giocatore o fa parte della filiera tecnica di Ascione. Non andiamo da nessuna parte, ed i risultati ce lo confermano puntualmente ogni anno.
    E questo vale sia per i tecnici, che per i team manager che per i dirigenti FIR.

  4. mistral 13 Luglio 2017, 08:55

    che il pro12 (inteso come campionato senza retrocessioni e, fino a poco tempo fa, con ingresso diretto in HC anche per i “somari” della classe) non sia “sbagliato” è molto opinabile, è molto adatto allo spirito italico di ottenere (comunque) una promozione anche senza meritarsela… per tutto il resto l’intervento di Stefo è esaustivo e condivisibile, a partire dal commento sulla mancanza assoluta di collegamento tra sistema scolastico e sport di base (che poi sia rugby o altro poco importa)… un ultimo accenno a quelle che OR definisce “strade tortuose”: molto spesso, nel sistema italia in generale, vengono create apposta proprio per “consumare” di più, normalmente in apparati burocratici inutili (quando non dannosi)…

  5. Polesano 13 Luglio 2017, 09:41

    A mio parere nel Pro12 (o quello che diventerà) ci dovremo stare anche dopo il 2020. Il modo migliore per starci potrebbe essere quello di un’unica franchigia che sia la stessa cosa della nazionale. Ovvero stesso staff tecnico (DoR, ecc) e stessi giocatori.

  6. luis 13 Luglio 2017, 09:44

    Condivisibili su tutto le riflessioni di Stefo, purtroppo ci siamo avvicinati al professionismo senza avere le capacità,le strutture e la forza economica per farlo.

  7. Claudioscotto 13 Luglio 2017, 09:50

    A monte di tutto (e al netto degli errori federali) c’e` il fatto che ci sono meno italiani (gli spettatori medi a TV sono i penultimi del Pro12) che spendono soldi per vedere il rugby, e spendono in media meno degli altri.
    Per trovare gli investimenti necessari per una seconda franchigia che possa competere secondo me si devono trovare sponsor di aziende italiane interessate a far conoscere il loro marchio in Gran Bretagna e Irlanda – e ora magari Sudafrica. Qui a Londra Peroni e Prosecco negli ultimi anni hanno avuto un successo strepitoso.
    Una franchigia PERONI MILANO riuscirebbe ad essere competitiva senza l’aiuto FIR? Con un po’ di marketing adeguato secondo me si`.

    • malpensante 13 Luglio 2017, 11:25

      Ci sono marchi italiani che investono nella Celtic da 10 anni, Zanetti, per esempio. Però Segafredo sta sulla maglia degli Ospreys, non dell’ultima e penultima predestinata. Sai che sponsorizzazione portare a casa 50 punti a partita davanti a 4 gatti (all’estero) e quasi sempre senza tv. In ogni caso non si vuole proprio vedere la realtà: a parte il Signor Ciano (interesse suo, e grazie sempre, ma non più del gruppo Benetton: speriamo che come sembra da quest’anno ritorni), in Italia l’interesse degli sponsor importanti per il rugby è più o meno zero. Campiamo con i soliti da anni e spremuti dalla nazionale: Credit Agricole ereditato da quando Dondi si portò via Cariparma (uno dei tanti “regali” alla sua amata città, grazie sempre e di tutto, presidente, eh), Peroni che nel frattempo deve però impegnarsi nell’imperdibile mercato di Città del Capo, e poco altro. Ah, saluti da Adidas, nel frattempo.

      • boh 13 Luglio 2017, 16:51

        Si, ma adesso, arriva l’ AD..vedrai che code di aspiranti sponsor alla sua porta.

  8. crosby 13 Luglio 2017, 10:02

    A mio modesto parere, si è fatto di tutto per rendere problematica la nostra partecipazione al PRO12.
    1) Si è fatta morire nel 2012 una franchigia a trazione privata (Aironi) che metteva sul piatto milioni di euro privati.
    Per non allungare il contributo di 1 forse 2 milioni a stagione con un esborso Fir di 4 milioni per franchigia, si è deciso di metterne 6-7 per le Zebre dove il fallimento è totale (96% partite perse, stadio vuoto, zero sponsor privati).
    2) Si è deciso nel 2014 di fare la guerra alla Benetton obbligandoli all’allontanamento di Munari e tardando fino a maggio la conferma del nuovo contratto di partecipazione.
    3) Si è impedio da subito di poter iscrivere una seconda squadra delle franchigie da poter far giocare in Eccellenza o Serie A. Due rose da 40 giocatori che hanno visto e vedranno circa 10-15 giocatori per franchigia fermi ogni week end. E stiamo parlando dei migliori dell’Eccellenza della stagione precedente con magari 100% di presenze in campionato.

  9. fracassosandona 13 Luglio 2017, 10:12

    il rugby non è l’unico sport che fa fatica a produrre talenti al giorno d’oggi…
    la struttura sociale e demografica del paese sta implodendo e lo sport è solo il primo campanello d’allarme…
    gente che si sposa e prolifica sempre più tardi, spesso un solo figlio…
    bambini cresciuti soli ed allevati in appartamenti, dove il coetaneo più vicino non abita nemmeno nella stessa palazzina, massima libertà di espressione motoria il parchetto dietro casa sotto stretta sorveglianza dei genitori, attento a non sporcarti e a non sudare…
    sport, costoso o costosissimo, due tre ore alla settimana, quello che io avevo fatto facendo la guerra per bande con i miei coetanei tra le 15.00 e le 17.00 del lunedì…
    l’educazione fisica a scuola affidata a signore che hanno fatto le magistrali negli anni ’80…
    il comune dove vivo paga dei laureati isef che affianchino gli insegnanti delle elementari durante le ore di educazione fisica, ma credo di essere un privilegiato…
    i figli degli immigrati (che sono la maggioranza dei bambini in molte scuole) restano esclusi dal sistema sportivo per questioni economiche, quelli degli italiani fanno un solo sport perché due cominciano a diventare un costo eccessivo, specie se si hanno più figli…
    il calcio a suo modo resiste perché è quella cosa che si gioca spontaneamente in parrocchia e nei parchi, con papà che ti passa la palla, non solo a scuola o nel club…

    gli isolani non sono solo gente di sana e robusta costituzione, sono la versione attuale dei nostri genitori cresciuti per strada o per i campi ad inseguire un pallone di stracci… gente che ha le famose skill perché a casa loro il rugby è prima di tutto un gioco da fare con gli amici d’infanzia (evito l’immagine della noce di cocco sulla spiaggia perché la ritengo ormai superata) prima che uno sport a cui applicarsi in qualche club…
    la strada giusta a mio avviso è quella intrapresa con il rugby nei parchi, la cosa va però resa continuativa e non uno spot occasionale… bisogna contagiare le persone, genitori e figli, passargli la palla ovale, oggetto misterioso che molta gente ha visto solo in tv e mai preso in mano… regalare palle ovali ai bambini delle elementari, con il giusto sponsor, non costerebbe niente…

    l’incapacità gestionale di questo paese è tale da non essere in grado di gestire delle macchine da soldi come il Milan o l’Inter e “regalarle” ai cinesi (sul punto avrei altre perplessità di natura finanziaria ma si rasenta il fantasy)…
    pretendere che si riesca ad essere competitivi in uno sport in cui non abbiamo know how non solo per l’alto livello ma nemmeno per le basi diventa difficile…

    va dato atto che che AG negli ultimi mesi ha fatto determinate cose che avrei fatto anch’io, compresa quella di affidare le zebre ad un manager (vedremo se sarà vero, ma me lo auguro)…
    quello che mi chiedo è perché non le abbia fatte prima (abbiamo perso 4 -5 anni) e soprattutto perché si sia fatto eleggere promettendo di fare tutt’altro…

    • mistral 13 Luglio 2017, 10:33

      rugby nei parchi, ottima iniziativa se, d’accordissimo con te, non è solo episodica… purtroppo si deve anche evidenziare che molti di coloro che potrebbero “diffondere” il verbo ovale (ex-praticanti in primis) sono in gran parte minati dalla sindrome di peter pan, e preferiscono rimunginare e mugugnare nelle club-house (dove ci sono) autoghettizzandosi in circoli pseudo-elitari e autoreferenziati, piuttosto che uscire allo scoperto nei parchi e sulle piazze… cosa che avviene frequentemente anche sui blog, quando alcuni sbottano: “si vede che non hai mai giocato a ragbi…”

    • Mr Ian 13 Luglio 2017, 10:45

      Proprio per questi motivi le italiane partecipano ad un torneo che fa della formazione dei giovani uno dei propri capisaldi…per molte squadre la celtic è quasi una palestra per giovani…vedi gli Scarlets e quanti giovani fanno debuttare ogni anno…le italiane arrivano con giocatori non più giovanissimi e che passano almeno un anno per adattarsi al livello..va riformato il sistema in modo funzionale, altrimenti si tornerà ai “bei” vecchi tempi e di giovani debuttanti se ne vedranno sempre meno

      • mistral 13 Luglio 2017, 11:01

        una gallese ed una irlandese (forse) fanno principalmente formazione, tutte le altre fanno rugby professionistico in chiave HC, vincere il pro12 è importante, ma di più avere la vetrina europea… ma tutte le nazioni celtiche hanno una base di formazione elementare ed una storia di “passione” rugbistica (radici) che la “nazione” italiana non ha (se non in alcuni territori regionali vocati)… sul discorso dei “vecchi” debuttanti hai ragione, nel rugby come in politica l’italia è un paese di vecchi (anche quando all’anagrafe sono quarantenni 😉 )

        • Mr Ian 13 Luglio 2017, 11:09

          L irlandese ha il potere economico di trattenere i migliori giovani, in Galles è più difficile, pensa solo a quanti campioni hanno perso e perdono nel corso degli anni…la formazione è un esigenza, oltre che una capacità culturale. Questo purtroppo va a scapito Delle vittorie, il Pro12 di quest’ anno è stato una contingenza favorevole di più fattori

          • mistral 13 Luglio 2017, 11:45

            la potenzialità economica (se ben gestita) l’avrebbe anche la fir, credo, ma dovrebbe essere concentrata nelle zone a vocazione rugbistica, non disperse a pioggia nel deserto italico… e soprattutto non inutilmente spese per le vetrine occasionali degli 80.000 all’olimpico, che ben poca ricaduta hanno poi sulla frequentazione dei campi e sull’aumento di popolarità del rugby peninsulare (anzi!)…

          • Mr Ian 13 Luglio 2017, 12:03

            Sul fatto che si dovrebbe fare rugby solo nelle zone vocate non sono assolutamente d accordo, anzi gli investimenti dovrebbero essere fatta mal contrario. Responsabilizzare e permettere l organizzazione dei club che sono presenti nei territori a maggiore vocazione, fornire degli aiuti federali n quelle zone dove per molte ragioni praticare questo sport diventa più difficile o quanto mento è più difficile emergere….la Fir con la chiusura delle accademie invece ha fatto completamente al contrario…

          • mistral 13 Luglio 2017, 17:44

            può darsi, io alle “nazionalizzazioni” coatte ed al “siamo tutti capaci uguale” non credo, se c’è una particolare predisposizione storico-socio-culturale in determinate regioni e non in altre qualche motivo ci sarà, e non venitemi a raccontare la solita storia del lupo e delle zone svantaggiate, che la casmez in quelle zone miliardi di euri li ha investiti… che poi siano evaporati come neve al sole è una altro discorso, ma penalizzare le zone virtuose solo perchè da altre parti vige il magna-magna è come dare una nota a tutta la classe perchè uno o due sono discoli… con le risorse assegnate alle zone 5/CEE si sarebbe potuto esportare l’hockey su ghiaccio a taormina, per carità,volendo si può ancora fare…

      • gsp 13 Luglio 2017, 11:14

        dai non esagerare adesso. di italiani giovani ce ne sono molti. e le celtiche italiane sono anche usate per dare minutaggi ai nazionali, e si fa anche quello. la differenza maggiore forse e’ a liberta’ data alle celtiche italiane di spremere i nazionali in liberta’, che invece e’ una eccezione e ci si dovrebbe mettere mano il prima possibile.

        • Mr Ian 13 Luglio 2017, 11:58

          Non capisco dove siano l esagerazione, è innegabile che l esperienza celtica ha allargato il bacino da cui può pescare la nazionale senza ricorrere alla nazionalista zione selvaggia di stranieri, lo si è fatto fino a poco fa ma ora il trend sembra cambiato, meglio. È inspiegabile la tappa intermedia che devono fare i giovani per accedere al Pro12, soprattutto il pellegrinaggio alla città santa com tappa obbligata senza che questi possano avere l occasione di allenarsi settimanalmente con team pro e magari essere convocati durante le finestre internazionali. Il sistema PP che ancora oggi rimane monco…
          Sulla qualità del bacino dei giocatori è un po’ poi difficile esprimersi, chi ci sta davanti crescita sempre tanto e con chi ci sta dietro abbiamo poche occasioni di confronto. Un bene è che alcuni siano andati in squadre di prestigio europee, ma anche loro però te li prendono fino ad una certa età…

          • gsp 13 Luglio 2017, 12:16

            “citta’ santa”. siamo davvero ai limiti dell’assurdo.

    • boh 13 Luglio 2017, 11:00

      fracasso concordo…mi auguro che questo signore, abbia carta bianca per mettetre alla porta certe figure. E le altre scelte giudicarle per obiettivi raggiunti….Le dura mooolto dura.

  10. Giovanni 13 Luglio 2017, 10:24

    Tutte considerazioni interessanti, molte condivisibili. Però scusate, ma trovo che sia stato semplicemente folle aver voluto rinnovare due licenze celtiche per ben tre stagioni: non ci sono le condizioni economiche e, di qui a tre anni, non si farà altro che aumentare un debito generato proprio sotto l’attuale gestione federale (Dondi avrà pur avuto mille difetti, ma aveva lasciato i conti in ordine, anzi c’era pure un tesoretto a disposizione). Invece si è voluto insistere testardamente sulla strada già tracciata, come se non ci fosse un domani: ma il rugby italiano esisteva prima della Celtic ed esisterà (in quale forma o stato di salute lo vedremo…) anche dopo. Nel frattempo si continuano a spendere soldi che non si hanno: un po’ come indebitarsi per comprare la pelliccia, mentre il frigorifero di casa è vuoto.

    • frank 13 Luglio 2017, 10:41

      Doveva farsi rieleggere!

      Tra poco arriva la terza franchigia!

      • Giovanni 13 Luglio 2017, 11:02

        Frank ha rinnovato questo inverno, quando era già stato rieletto da mesi.

    • gsp 13 Luglio 2017, 10:50

      tra la gestione tecnica di Dondi e gavazzi, non c’e’ paragone. a favore di Gavazzi.

      Tra la gestione invece di Celtic ed abilita’ politica, Dondi era di un altro livello. c’e’ lo scandalo aironi, ma il primo bando celtic era esattamento quello che andava fatto, liste di giocatori inclusi e budget.

      Pero’ non capisco a che ti riferisci sul rinnovo di 3 anni. non c’e’ stato nessun rinnovo nell’incontro di martedi da quello che ho capito io.

      • Giovanni 13 Luglio 2017, 10:59

        Il rinnovo c’è stato questo inverno. Ed è ciò di cui che non mi capacito: hai una società di fatto già fallita, hai un buco di bilancio che sta costringendo a tagliare spese a destra e sinistra e rinnovi per altri tre anni, pur sapendo benissimo che la maggiore voce di uscite in bliancio è proprio il mantenimento delle franchigie?

        • gsp 13 Luglio 2017, 11:12

          Penso di essermi perso il rinnovamento allora Giovanni.

          • Giovanni 13 Luglio 2017, 11:25

            L’accordo col board scadeva nel 2018 e la FIR lo ha esteso fino al 2020. Chiamalo rinnovo, estensione o come ti pare. Non sto parlando dell’incontro di martedì, ma delle strategie. Che poi è il tema dell’articolo, mi pare.

      • malpensante 13 Luglio 2017, 11:45

        Peppe, spiegami la tua affermazione apodittica. Dove e quando sarebbe stata migliore la gestione tecnica di questo qua rispetto a quello là? Nell’aver chiamato O’S e soci l’anno scorso? Dici che Coste, Mallett (Muniemme e Orlandi) e gli altri erano dei cazzoni? Nell’aver gonfiato a dismisura le accademie e sfondato il bilancio (e vinto le elezioni) per poi tornare alle 4 di anni e anni fa? Nell’aver portato la nazionale al limite dell’ammutinamento in ritiro premondiale? Nell’aver tenuto Brunel (e praticamente disinteressandosi della nazionale se non per piantar grane) oltre ogni limite della decenza? Nell’aver confermato (ed è ancora così) di suo pugno la struttura tecnica federale? Dici che le tue meravigliose accademie se le sono inventate Gavazzi e Aboud e non Dondi e Coste? Dici che il ranking dello squallido periodo Dondiano era peggio di quello attuale? Ma forse ti riferisci ad aver aumentato i costi della Celtic al doppio e con eccellenti risultati. No, così, tanto per capire come tu possa dire una cosa del genere. Con tutto il male (e gli attacchi d’ulcera, a partire dalla rapina di Moletolo) possa peraltro pensare di Don Digiancarlo e della sua FIR famelica, che peraltro questo fenomeno tecnico ha ampiamente sfruttato e molto più ampiamente ripagato.

        • fracassosandona 13 Luglio 2017, 12:02

          @mal…
          grazie di aver puntualizzato…

        • gsp 13 Luglio 2017, 12:14

          Semplicemente quello che ho detto Mal.

          le scelte fatte negli ultimi due anni vanno nella giusta direzione. con gente capace e staff lunghi e scelti dall’allenatore della nazionale. non venire a parlare a me di Mallett, orlandi e Mouneimne, sai bene come la penso, ma la liberta’ nel scegliere il suo staff fu limitata.

          Anche la scelta o cooperazione nella scelta dei due capo allenatori delle franchigie va nella giusta direzione.

          La conoscenza del rugby, e dei meccanismi del rugby italiano e’ leggermente diversa a favore di gavazzi.

          Invece su conti, attenzione alle spese ovviamente ha fatto meglio Dondi.m nel giocarsi le partite politiche internazionali. come detto la gestione dei bandi celtici sotto Dondi fu decisamente migliore.

          oh poi, sei liberissimo di vederla in modo diverso, penso di aver fatto analisi abbastanza equilibrata.

          se poi ti vuoi accodare a quelli che pensano che scegliere OS, Aboud (capisco che non ti piace ma i risultati sono quelli che sono), Catt, Venter, Bradley, collaborazione con Crowley, la scelta di professionalizzare la preparazione atletica, non vadano nella giusta direzione, fai tu.

          • malpensante 13 Luglio 2017, 14:09

            Bene, questo dopo 4 anni di mandato e una campagna elettorale con più accademie per tutti, e magari la terza franchigia. Sai quanta stima abbia per CO’S, per Catt e anche di più per Venter, Bradley c’è chi lo ha messo tra i desideri a Limerick (tifosi, e non di quelli che mi siano simpatici), Crowley fino a prova contraria l’ha preso e lo paga Treviso. Tutto bene, ma come dici tu sono due anni, e i risultati (non che li pretendessi io, nel breve e dopo Brunel) non mi pare siano tali da far dimenticare gli altri quattro. Per cui, che tu abbia fiducia, bon (e ti dirò che ne ho anch’io, ma per la nazionale: per il resto fino a che non c’è nero su bianco che comanda solo e soltanto CO’S, poca, ma poca). Ma che tu mi venga a dire che oggi, 2017, luglio 13, ila gestione tecnica Gavazzi sia stata migliore (oh, non migliore, “non c’è paragone”: me cojoni…) di quella del lungo regno Dondiano, se permetti, mi sembra un filino surrealista.

          • gsp 13 Luglio 2017, 14:44

            scusami, ma abbiamo criticato (giustamente) tutte le gestioni per anni che mettevano poca gente, e poco preparata tra nazionali, accademie e celtiche. Ci vogliamo lamentare adesso che di gente ce n’e’ ed in buon numero? eh su.

            Poi per gestione tecnica intendo la guida delle nazionali e delle celtiche, incluso avvallare Crowley.

            Dondi non poteva avvallare Smith perche’ allora, giustamente visto i contributi, Treviso decideva in liberta’, idem per gli Aironi.

            Sulle accademie difficile dire chi abbia fatto peggio. Certo Gavazzi da qui alla fine del mandato ha la possibilita’ di redimersi. o anche di peggiorare.

          • malpensante 13 Luglio 2017, 16:06

            Oh, ma hai preso il vizio del nostro non rimpianto mistificatore delle parole altrui? Quando dove e come mi sono mai lamentato di CO’S? Sei tu che l’hai sparata enorme senza uno straccio di dato di fatto, dopo i peggiori sei anni della storia recente del nostro rugby. O forse secondo te sono stati 6 anni “senza paragone” tecnicamente migliori di tutti quelli di Dondi, e metti pure nel conto la scelta di uno staff finalmente più che all’altezza e numericamente decoroso? Di questo stavamo parlando, inutile che cambi le carte in tavola. Mi accorgo che, visto che non c’è memoria, si potrebbe eventualmente fraintendere cosa pensi di Bradley: ne penso bene, prima che mi attribuisca ulteriori opinioni non mie.

          • gsp 13 Luglio 2017, 16:21

            Capisco che l’affermazione categorica non t’e’ piaciuta, me ne faccio una ragione. parliamone a fine mandato, e compariamo le due gestioni. sai che se sbaglio, non ho alcun problema ad ammertelo.

            io ho parlato di due anni, non di sei. tu parli di sei.

            non ti ho messo assolutamente nessuna parola in bocca. solo qualche innocente affermazione per chiarire la posizione. perche’ so che non hai problemi con le ultime scelte, ma non volevo che qualcuno fraintendesse.

      • frank 13 Luglio 2017, 14:27

        Infatti, abbiamo pure perso il seggio che occupava Dondi a livello internazionale!

        • giomarch 14 Luglio 2017, 00:43

          E reso l’eccellenza un teatrino di bambole… Tra finte concussion, regole ad hoc ecc…
          Centralizzato il potere in un paesello di 4000anime,arbitri compresi
          Distrutto il rugby di club giovanile, a quanto pare su 30 convocati in under 30 quelli che hanno giocato la finale di categoria non stanno in una mano..
          Azzerato,in attesa di ricostituzione il fondo per i grandi infortunati..
          Confermato in blocco i loschi personaggi con stipendi da favola che diceva aver ereditato..
          Si potrebbe continuare per ore, ma quello che più fa male all’immagine federale è che ogni volta che apre la bocca in un intervista lo fa per dire assurdità come tasse del board tolte ingresso come soci paritari nel 2014, un milione di posti di lavoro ecc…

  11. breda120 13 Luglio 2017, 10:35

    Il vero problema che dobbiamo risolvere, se vogliamo agganciarci al treno delle altre nazioni evolute, sono i soldi derivanti dai diritti televisivi.
    In tutto il mondo il professionismo sportivo si basa quasi esclusivamente su questa risorsa e il rugby non è diverso dalle altre discipline.
    Fino a che sui campi ci saranno solo pochi spettatori in tribuna e i diritti in Italia del Pro12 e del campionato nazionale non raccoglieranno cifre significative ben lontane dalle briciole che oggi la FIR porta a casa, il nostro “sistema professionistico” non si reggerà e ci allontaneremo sempre più dal vertice.
    Chiediamoci dunque chi ha in carico questa missione in Federazione e tante risposte alle nostre domande ce le saremo già date.

  12. gsp 13 Luglio 2017, 10:47

    l’analisi fino ad oggi e’ cosi’. ed e’ impietosa.

    pero’ e’ anche vero che per vedere i risultati dei cambiamenti degli ultimi 2 anni ci vuole qualche stagione in piu’. ci sono staff migliori e piu’ adeguati, in numero e professionalita’. Under ed accademie in mano a gente molto capace. U20 che ha fatto un ottimo mondiale, vediamo se ci sara’ la conferma. vediamo.

    la situazione zebre e’ critica, e va risolta subito. ma potrebbe finire ad essere migliore delle stagione piu’ recenti.

    i risultati come sempre daranno le risposte, come hanno fatto fino ad oggi. da qui al 2020 sara’ tutto chiarissimo, e speriamo si inizi anche a lavorare al piano b.

    in sintesi, ho molta fiducia nelle ultime scelte recenti.

    • giomarch 14 Luglio 2017, 00:49

      4anni fa ad un post pressoché identico mi dicevi che Gavazzi avrebbe risposto in caso di insuccesso..
      Ora devo aspettare il 2020?
      Mi tratti come un esodato?

    • giomarch 14 Luglio 2017, 00:51

      4anni fa ad un post pressoché identico mi dicevi che Gavazzi avrebbe risposto in caso di insuccesso..
      Ora devo aspettare il 2020?
      Mi tratti come un esodato?

  13. Jager 13 Luglio 2017, 12:40

    Una cosa non è stata presa in considerazione negli scenari , la FIR non è socio del pro12 , quindi non è detto che la presenza italiana dopo il 2020 sia ancora gradita . Assolutamente vero che un’ uscita dal pro12 sarebbe molto grave , ma è un ipotesi , assolutamente più grave sarebbe l’ uscita senza nemmeno uno straccio di strategia per il dopo . Situazione assolutamente surreale , quando verrà deciso se l’ Italia farà ancora parte del gruppo ? nel luglio 2020 ? e a quel punto ? anche questa situazione di limbo non crea buone premesse per il futuro .

    • Appassionato_ma_ignorante 13 Luglio 2017, 13:30

      Però dai per scontato che di qui al 2020 nulla cambierà. Se dovessero arrivare risultati sportivi e di altro tipo, come tutti si augurano ( in fondo anche gli otri di fiele che rimbalzano dalle pagine dei commenti), il discorso cambierebbe. Speriamo bene.

    • narodnik 13 Luglio 2017, 15:46

      puo’ essere che le italiane in pro12 o 14 futuro siano gradite dal 2020 anche senza che diventino soci,pagano quindi va bene cosi’.il problema del torneo sono gli scarsi introiti,eliminare uno che paga per giocare ha poco senso.i risultati non dovrebbero influire piu’ di tanto.un problema oltre ai bilanci fir e’ l insieme di scuse o attenuanti,ogni estate e’ anno zero,e la campagna aquisti,e il tecnico,e la societa’ fallita..ci sono alcune cose inconfutabili:la piu’ importante e’ che non sono economicamente sostenibili due franchigie competitive,costruire una sola squadra invece e’ sostenibile,ma nel paese di bengodi il fattore economico non e’ importante..la seconda e’ che in italia il movimento e’ sopravvalutato in maniera enorme,e’ uno sport di nicchia con pochi giocatori spesso raggruppati in precise zone geografiche.i discorsi del se usciamo perdiamo il treno delle grandi mi fa sorridere,sono 20 anni che il rugby italiano sta su quel treno seduto nell ultimo vagone,fosse stato possibile raggiungere il livello delle tier 1 sarebbe gia’ successo(negli anni migliori c’erano fuoriclasse stranieri a fare la differenza oltre a un numero di avanti italiani di assoluto primo livello)forse bisogna accettare che l’italia non ha il numero di praticanti la cultura e gli spettatori adeguati per raggiungere quei livelli in tempi brevi,penso che se si vuole cambiare veramente qualcosa bisogna investire sui campionati italiani piu’ soldi e sui bambini per allargare il numero dei praticanti,tutto il resto viene a ruota,solo che questo significherebbe ammettere che ci vorrebbe qualche lustro,invece si vuole correre il gran premio con una panda….

      • Jager 13 Luglio 2017, 18:49

        Questa è una cosiderazione che ho fatto spesso anche io , probabilmente il movimento italiano ha questi ” volumi ” per un sacco di ragioni che non sto ad elencare , ma sprattutto perché fondamentalmente non piace all’ italiano “medio” ( scusate lo stereotipo , ma rende l’ idea ) hai voglia a fare divulgazione se non piace non piace , la FIR esista da dica 80 anni e se il rugby in Italia non è mai esploso ( per esempio basket e pallavolo hanno avuto più appeal , non che successi sportivi ) probabilmente vuol dire che non esploderà mai . Ok sul finire degli anni 90 abbiamo raggiunto il massimo sia come risultati , eravamo una nazione emergente e con grosse potenzialità , ma con l’ affermarsi del professionismo il gap con il “treno” che conta si è allargato ( magari siamo anche cresciuti , ma se tu cresci dieci e gli alti 20 il gap si allarga , quindi equivale a non crescere , se non ti muovi in avanti ti muovi in dietro lo stare fermi non esiste ! ) . Io non quale sia la soluzione giusta tra restare nel pro12 , oppure uscire e cercare la nostra strada , ma la domanda che mi pongo , e che di conseguenza faccio anche a voi è : quali reali possibilità ha il rugby italiano oggi in un sistema professionistico ? Non è forse il caso di guardare la realtà per quello che è ed accettarla ? In fondo stiamo parlando di un gioco non di andare a vivere nelle caverne . Grazie

        • narodnik 13 Luglio 2017, 21:41

          la nazionale ha le possibilita’ di compiere qualche exploit se l avversario(t1) e’ in crisi,tipo contro il sa,quindi vincere fra il 10 e il 30% delle partite.come franchigia nel caso di una sola le probabilita’ aumentano per il semplice fatto che le altre nazioni del pro12 hanno i nazionali sparsi in piu’ squadre e qualcuno all estero,questo sistema ridotto ai minimi termini e’ anche come ho scritto sopra l unico sostenibile economicamente per il semplice fatto che in italia solo benetton fa investimenti al livello degli altri,a parma e in er e’ pieno di imprenditori coi milioni se non investono e’ perche’ non e’ cosi popolare come sport da attirarli.prima del pro12 il campionato italiano per fare nomi recenti ha sfornato i bergamasco bortolami masi lo cicero e tanti altri,quindi non e’ vero che rinunciare al pro12 vorrebbe dire distruggere l altro livello in italia,il pro12 e’ una grande occasione che pero’ dal secondo anno viene sfruttata al peggio,avere due squadre che si giocano l ultimo posto ai derby non produce niente di positivo,secondo me con una sola squadra da meta’ classifica nessuno si sarebbe permesso di pensare di sbatterli fuori dal pro12 e forse soci li avrebbero fatti davvero.ora il turno del parafulmine lo sta facendo shea,mettendoci del suo col medio lungo termine e un ottimismo ingiustificato,e quasi tutti convinti che basta un preparatore atletico,un responsabile della difesa(visti i risultati non condivido la paura che venter se ne vada la squadra difendeva meglio con brunel i numeri so numeri c’e’ poco da fa)un responsabile del settore giovanile etc.non c’e’ dubbio minimo sulla professionalita’ di queste persone ma se la squadra va peggio che mai i responsabili sono pure loro.la realta’ per me e’ che l’italia hq bisogno di spendere piu’ soldi per far giocare i ragazzini,sopratutto avvicinare chi non ci ha mai giocato,se ai genitori il figlio incomincia uno sporto nuovo pure loro diventano tifosi e dei piu’ accaniti,creare piu’ squadre,collaborare con le scuole,costruire campi nuovi.invece tante risorse finiscono nel cosidetto alto livello,convinti che basti giocare con la nazionale contro le t1 per fare cassa allo stadio e crescere.intanto le batoste sono purtroppo metodiche,gli stadi si svuotano,campionato nazionale distrutto,diritti tv non ne parliamo e bilanci in rosso.

  14. McSmith 13 Luglio 2017, 13:23

    stiamo guardando tutti la punta della piramide quando il problema nasce in basso.
    in Italia il rugby è uno sport di elite (sfido chiunque a dire il contrario) che pochi si possono permettere e su cui pochi scommettono, di conseguenza ne risente tutta la filiera, i talenti rari, i mediocri addirittura in nazionale.

    • frank 13 Luglio 2017, 14:24

      cosa intendi con “elite” esattamente?

      • McSmith 13 Luglio 2017, 15:41

        soldi, soldi soldi, km, km, km, dottori, dottori dottori
        Un ragazzo ha bisogno di una famiglia dietro che lo sostenga incondizionatamente.
        Amo il rugby ma non mi meraviglia se i ragazzi mollano, ne ho visti tanti potenzialmente interessanti che hanno preferito fare altro.
        In quanti sport fai migliaia di km l’anno?

        • narodnik 13 Luglio 2017, 16:22

          pure le strutture sono un bel problema

        • Giorgio Brera 13 Luglio 2017, 17:31

          @McSmith. Hai ragione certamente, ma non è solo un problema del rugby. Eppure qualche risultato in altri sport, altrettanto faticosi in termini di sacrificio richiesto a atleti e famiglie, lo otteniamo. Ho una nipote che fa atletica leggera e promette bene (quasi “elite”). Senza la famiglia che la aiuta non potrebbe andare da nessuna parte, e gira l’Italia a spese sue per garegiare e allenarsi. Almeno i viaggi all’estero li paga la FIDAL… Ma non mollerà per i sacrifici che fa. Mollerà semmai se arrivata a un certo punto si accorgerà che i risultati sportivi non le permetteranno di rimanerci in quella elite, con le conseguenze anche economiche che questo comporta.

          • McSmith 14 Luglio 2017, 09:23

            l’atletica è un esempio perfetto, ci accontentiamo dei rari talenti e va bene così.
            Tieni presente che nel rugby in una stagione ci vogliono almeno 30 giocatori.

      • fracassosandona 13 Luglio 2017, 15:50

        @frank, sei iscritto anche tu ai nostri tornei di superbru?

  15. michelangelo 13 Luglio 2017, 14:41

    A proposito di cultura dello sport , tutti bravi a dire agli altri come si devono fare le cose , poi vedi gli spalti vuoti ,
    uno non va perché c ‘ è freddo , uno non va perché è venerdì, uno non va perché è presto, uno non va perchè è tardi , uno perché è domenica e l’altro perché piove.

    e poi ci lamentiamo che nessuno vuole trasmettere le partite!!!

    • malpensante 13 Luglio 2017, 15:41

      Uno non ci va perché la danno in Tv.. 🙂

      • Jock 13 Luglio 2017, 15:47

        Su Rai sport 1 e Rai sport 2 contemporaneamente, come un paio di anni fa.

    • Giorgio Brera 13 Luglio 2017, 17:22

      La gente allo stadio bisogna portarcela. Mica è una missione andare a vedere le partite. E’ uno spettacolo, un momento di svago e di aggregazione, di divertimento e di crescita culturale e umana (ok, esagerato…).
      Tolti gli appassionati hard-core, la gente non va allo stadio se la sua squadra perde sempre, se lo spettacolo è penoso, se i biglietti costano troppo per quello che viene offerto, se i panini fanno schifo e a birra è annacquata.
      Si vogliono le tribune degli stadi di rugby pieni? Bene, offriamo uno spettacolo degno. Non si può perché le partite fanno schifo e i giocatori sono brocchi? Ok, si cerchi di far crescere il livello in tutti i modi e si offra qualcosa di collaterale che anche se la partita fa schifo e che dia un senso al prendere freddo seduti su dei gradoni di cemento. Un balletto, un po’ di cibo, un po’ festa, chennesò, viva la fantasia!
      Non trasmettono le partite in TV? E perché uno dovrebbe guardarle? Ho guardato, quando potevo, tutti i play-off di basket. Lasciando perdere il fatto che la Reyer ha vinto (sempre sa lodata), l’ho fatto perché, pur senza LeBron James in campo, l’ho trovato uno spettacolo sportivo divertente e appagante. Invece mi dispiace, ma le partite del Petrarca sono state uno strazio. Fortuna che ho avuto il culo di vedere Treviso battere i Dragons. Bello, sono tornato altre due volte a vedere la Benetton.
      Il pubblico bisogna farselo amico, coinvolgerlo e affezionarlo. Poi più bimbi andranno al campetto, alla Decathlon inizieranno a vendere più caschetti e paradenti e palloni ovali, poi qualche bimbo si prenderà il conetto e “piazzerà” qualche calcio puntando alla finestra della camera della nonna, poi tra quelli qualcuno andrà al mondiqale U20 e forse giocherà al 6N. Così arriverà anche qualche sponsor (ricordando che l’interesse degli sponsor spesso è ben diverso dalla pubblictà, ma vabbè).
      Tutto questo ha qualche rapporto con la nostra presenza in Pro12? Se sì, capiamone i motivi e agiamo di conseguenza. Se no, idem. Se la presenza di 1 o 2o 3 franchige in Pro12 è funzionale allo scopo (quale?) si agisce e ci si organizza. Non è un problema di capacità, è un problema di obbiettivi.

      • Jager 13 Luglio 2017, 21:57

        Tutto vero però ….. però se una cosa non ti piace non ti piace , a me il basket non piace quindi molto difficilmente andrò a vedere la squadra della mia città anche se gioca nel secondo campionato nazionale ( A2 dico bene ? ) . Agli italiani piace il rugby ?

  16. Giorgio Brera 13 Luglio 2017, 16:40

    Continuo a non capire quali sono gli obbiettivi a medio e lungo termine.
    Cioè, a parte i proclami elettorali, post-elettorali e quelli dell’opposizione, qual è il mandato della presidenza FIR attuale? E se non è chiaro, quali sono gli obbiettivi del rugby italiano? A cosa stiamo puntando?
    Rimango sconcertato da questa totale assenza obbiettivi. Non è un problema di strategia (e poi di tattiche). Non c’è una strategia se non sai quale guerra vuoi vincere.
    Facciamo un esempio, pur tirato per i capelli. Gli AB per la Nuova Zelanda sono uno dei principali biglietti da visita del paese insieme alla America’s Cup e ai film del Signore degli Anelli. Parliamoci chiaro, non è che possano vantare molto altro. E’ un paese che non ha molto da offrire se non a livello naturalistico, posti bellissimi da visitare, ma è un paese piccolo numericamente e tradizionalmente un po’ lontano, geograficamente e non solo. Cosa c’è di meglio per mostrarsi all’esterno se non la miglior squadra sportiva di ogni sport in ogni tempo? E ciò serve anche ai neozelandesi per cementare la loro appartenenza nazionale.
    Bingo, ci sono riusciti. Ok, capito questo, semplificando, il rugby neozelandese ha come obbiettivo rendere gli AB sempre più forti e per farlo rendono più forte tutto il sistema, tenuto conto della tradizione e del radicamento del rugby a quelle latitudini.
    Da noi non è così, per la diversa tradizione rugbistica, per la concorrenza spietata di altri sport, per l’offerta turistica del nostro paese, per la presenza di mille cose più interessanti del rugby, insomma, per mille motivi. Ma detto questo, qual è l’obbiettivo del sistema rugby italiano? Migliorare? Ok, ma quanto? In che direzione?
    Vogliamo passare il turno alla RWC? Volgiamo diventare competitivi nel 6N con la nazionale? Volgiamo un campionato performante? Vogliamo più bambini che pratichino rugby perché riteniamo che sia il miglior modo per crescere? O lo vogliamo solo per allevare polli buoni per il rugby per ottenere altri obbiettivi (in questo caso sarebbe una strategia e non un obbiettivo).
    Quali sono vision e mission del nostro sistema rugby (e di conseguenza della FIR)? Io continuo a non capirlo e quindi non capisco perché ci servono 1 o 2 o 3 squadre il Pro12, perché ci servono 1 o 2 o 3 o 4 accademie.
    Noto solo che al sistema italiano del rugby non interessa che questo sport cresca in popolarità e in attrattiva verso i giovani e verso un pubblico “generalista”, altrimenti non mi spiego perché il Seven è all’anno zero e noi non siamo stati a Rio. E avremmo avuto tutte le possibilità di esserci con la storia, la tradizione e le competenze rugbistiche che abbiamo che, tutto sommato, non sono proprio nulle.
    Sorry per il pippone…

    • boh 13 Luglio 2017, 17:05

      Giorgio, da un’altra parte qualcuno ha scritto Che interesse avesse la FIR nel non far crescere il rugby. Ecco, tu hai scritto una serie di motivi per cui non lo si voglia far crescere. Per fare ciò bisogna lavorare e sodo anche. Qualcuno leggendolo dirà …nu cazz…

    • try 13 Luglio 2017, 19:24

      Sinceramente non capisco il tuo discorso.
      La fir sta tentando di essere competitiva contro le prime 10 del mondo, vuole stare al 6N (trofeo affascinante per la sua storia), vuole cercare di vincere, perchè è lessenza dello sport in generale: competere, cercare di vincrere e cercare di essere migliore dell’avversario che hai di fronte.
      Ma questo vale per tutti gli sport.

    • Hullalla 13 Luglio 2017, 21:34

      Il problema e’ che se ti poni degli obbiettivi pubblici chiari e misurabili, poi e’ facile controllare se hai avuto successo o hai fallito.

  17. Hullalla 13 Luglio 2017, 21:31

    La triste verita’ e’ che non inizieremo mai ad essere competitivi in modo stabile finche’ non INIZIEREMO ad investire seriamente nel rugby di base e giovanile.
    Prima di questo non possiamo sperare di fare niente che non sia episodico.

    Questo lo sappiamo tutti (o no?) pero’ per lo meno dagli anni novanta continuiamo a cercare scorciatoie ad alto rischio o formule magiche che non ci hanno finora portato da nessuna parte e che (lo sappiamo tutti, no?) non ci porteranno da nessuna parte in futuro.

    L’unico effetto di “investire” in queste scorciatoie e’ che continuiamo a dirci (sapendo di mentire) che i fondi per il rugby di base non ci sono (perche’ li spendiamo per le mirabolanti formule magiche di cui sopra).
    Invece i fondi ci sono ma di volta in volta decidiamo di sperperarli in altro modo.

    Fatto sta che investire seriamente e a lungo termine nel rugby di base non “fa figo” (e non aiuta granche’ a comprare le persone).
    Chi e’ causa del suo mal pianga se stesso.

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