La tolleranza zero del 2017 è già iniziata. E non mancano le polemiche
35 cartellini in un turno di Coppe: quando il rugby scoprì di avere delle regole
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Decisioni giuste in tutti i casi. Sicurezza al primo posto, sempre. Da educatore di minirugby proverei a sperimentare in qualche campionato le regole che valgono nel mio “settore”: placcaggio solo dalla vita in giù, bloccaggi con entrambe le braccia nella parte alta del corpo, tolleranza zero per il collo e i contatti di spalla. Una prova, per vedere come va.
Occorre stabilire quale sia la priorità: agonismo senza limiti oppure sicurezza dei giocatori? Steve Diamond avrà le sue ragioni per dire quello che ha detto, ma il rugby moderno non è più quello di vent’anni fa: fisici, ritmi, numero di partite, poste in palio… tutto è esagerato rispetto all’epoca di inizio professionismo. Un impatto al giorno d’oggi, se fatto male rischia di mandare uno o entrambi i giocatori in infermeria, per un bel po’ di tempo. Se il problema è l’involontarietà nella contesa del pallone, allora il giocatore si dovrà abituare a valutare la situazione prima e durante il salto, il professionismo permette di lavorare anche in questo settore specifico; un collo rotto o infortunato non si giustifica in nessuna maniera. Io come al solito faccio i paragoni con il football americano e l’NFL; questo sport ha imposto regole ferree e protezioni quando a inizio secolo, con l’aumento dei praticanti e l’avvento del professionismo, morivano sul campo decine di atleti ogni anno… Ci si augura di non arrivare nemmeno a uno nel rugby, e il percorso intrapreso va bene.
La regola c’è già, e prevede che il giocatore debba valutare prima di tutto il rischio per il contendente, e che la sanzione non sia per il danno conseguente all’impatto ma per il rischio connesso all’intervento. Che in soldoni vorrebbe dire rossi come se piovesse se anziché contendere giochi il saltatore, che sia doloso o colposo, da cinghiale o facendo il furbetto. Dopo di che le regole andrebbero applicate, anche se il targhettato non esce in barella, ma questo è un problema generale, vedi nota su Monsieur Tuilagi (più spallu che manu): due gialli in due partite, uno arancione e il secondo più che abbondantemente da rosso diretto).
A questo punto risolviamola alla radice: palle alte non si può più saltare. Evitiamo placcaggi in volo, contrasti in area ecc. Si contende piedi a terra e arrivederci al secchio.
azz brutta cosi’ pero’
Senza contravvenire al protocollo di Dublino, segnalo da Leicester che placcaggio in ritardo (ma intenzionale anche rosso, suvvia) = giallo, tranvata di spalla = almeno giallo, e comunque giallo+giallo = rosso. Segnalo inoltre che era evidente lo scuotimento dei craponi dei commentatori (inglesi) mentre brontolavano “wrong”, “wrong decision” sul giallo a Zebo.
ecco dove e’ andato a finire il tanto criticato Mat Luamanu,negli Harlequins!
Premesso che per me le partite che vedo dovrebbero avere almeno 3 cartellini per squadra ma……
Scusate fatela finita con i rossi per le prese al volo, facciamo che non si può piú saltare e basta, spiegatemi io rosso di Montpellier, cavolo io sto fermo sul posto e ho gli occhi sulla palla, mi passa sopra un treno ed é colpa Mia?
Stessa cosa uguale é successa con Russel Biggar ma siccome li non é atterrato di schiena non si dà il ROSSO?
boh
Il fallo di Ducuing e Morrison sono rossi sacrosanti ma gli altri? Un giallo per negligenza al massimo, stiamo esagerando stiamo diventando sempre più simili al calcio.