Gruppo unito e barriere abbattute: il legame tra giocatori, staff e famiglie

Andrea Masi apre le porte della dimensione quotidiana del professionismo. Si parla di club e Nazionale

COMMENTI DEI LETTORI
  1. leo64 7 Dicembre 2016, 08:25

    Bella intervista. Ci fa capire come siamo rimasti indietro nei confronti delle altre nazioni. Bisognerebbe uscire dal professionismo finché non impariamo a farlo seriamente . Da quello che si dice di Guidi dovrebbe imparare dagli allenatori inglesi come ci si rapporta con i giocatori. Con gli allenatori della nazionale uguale hanno guardato hai nomi e non al lungo termine. Speriamo che con O’Shea sia diverso.

  2. boh 7 Dicembre 2016, 09:39

    Eh si caro Andrea, c’è tanto da lavorare…..e non sul campo purtroppo.

  3. Dusty 7 Dicembre 2016, 10:01

    “…la cosa che più mi ha impressionato del metodo inglese è il dialogo che si crea tra atleta e tecnico. Gli allenamenti sono improntati sull’interazione: al giocatore non si dice di fare una cosa, ma si arriva ragionando insieme alla risoluzione di un problema, affinché cresca un giocatore attivo, in grado di comprendere il gioco e il perché di determinate scelte…”

    “…La squadra non si forma dopo un’attività di un giorno, ci possono volere cinque mesi o un anno intero…”

    Questi sono i passaggi che più mi sono piaciuti di questo articolo che definirei illuminante.

  4. fabiogenova 7 Dicembre 2016, 10:27

    Mi piacerebbe un giorno vedere Masi nello staff tecnico della nazionale. Uno dei pochi giocatori italiani con skills di alto livello e con una capacità di leggere il match davvero notevole

  5. leo64 7 Dicembre 2016, 10:38

    È vero ho sbagliato ho sbagliato frank.

  6. Pumba 7 Dicembre 2016, 10:50

    Tante belle e sagge parole … per chi conosce un minimo la psicologia organizzativa e di gruppo niente di nuovo … nel professionismo anche questi dettagli fanno la differenza. Speriamo che pure in federazione sappiano queste cose (do per scontato che i tecnici le sappiano) e che soprattutto ne tengano conto. Spero che lo stesso “Maso” , ottima persona e professionista da quanto mi pare di capire , venga tenuto in considerazione come risorsa importante per il movimento italiano

  7. Camoto 7 Dicembre 2016, 18:44

    L’articolo di oggi è molto interessante soprattutto perché paragonabile al quotidiano di quasi tutti.
    Questi messaggi sono validi in tutti i luoghi di lavoro, il problema fondamentale, soprattutto per i capi e i senatori è far capire che ci si apre con tutti e si è li per tutti. Ovviamente poi bisogna ricambiare.
    Troppo frequenti le volte che ho visto fraintendimenti nei rapporti personali e le volte in cui ho visto i nuovi arrivati piazzati a fare il lavoro più veloce da spiegare per non perdere tempo. Le persone vanno accolte e subito dopo gli va spiegato perché si è li facendo una panoramica generale sull’organizzazione del gruppo.
    L’aggettivo più corretto da utilizzare è al solito lungimiranza.

    • Camoto 7 Dicembre 2016, 19:15

      Ps
      Sulle famiglie al lavoro non sono convinto che possa funzionare anche in altri ambiti, nidi a parte.

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