Andrea Masi apre le porte della dimensione quotidiana del professionismo. Si parla di club e Nazionale
Gruppo unito e barriere abbattute: il legame tra giocatori, staff e famiglie
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Bella intervista. Ci fa capire come siamo rimasti indietro nei confronti delle altre nazioni. Bisognerebbe uscire dal professionismo finché non impariamo a farlo seriamente . Da quello che si dice di Guidi dovrebbe imparare dagli allenatori inglesi come ci si rapporta con i giocatori. Con gli allenatori della nazionale uguale hanno guardato hai nomi e non al lungo termine. Speriamo che con O’Shea sia diverso.
Leo non è un intervista 😉
Eh si caro Andrea, c’è tanto da lavorare…..e non sul campo purtroppo.
“…la cosa che più mi ha impressionato del metodo inglese è il dialogo che si crea tra atleta e tecnico. Gli allenamenti sono improntati sull’interazione: al giocatore non si dice di fare una cosa, ma si arriva ragionando insieme alla risoluzione di un problema, affinché cresca un giocatore attivo, in grado di comprendere il gioco e il perché di determinate scelte…”
“…La squadra non si forma dopo un’attività di un giorno, ci possono volere cinque mesi o un anno intero…”
Questi sono i passaggi che più mi sono piaciuti di questo articolo che definirei illuminante.
Mi piacerebbe un giorno vedere Masi nello staff tecnico della nazionale. Uno dei pochi giocatori italiani con skills di alto livello e con una capacità di leggere il match davvero notevole
È vero ho sbagliato ho sbagliato frank.
Tante belle e sagge parole … per chi conosce un minimo la psicologia organizzativa e di gruppo niente di nuovo … nel professionismo anche questi dettagli fanno la differenza. Speriamo che pure in federazione sappiano queste cose (do per scontato che i tecnici le sappiano) e che soprattutto ne tengano conto. Spero che lo stesso “Maso” , ottima persona e professionista da quanto mi pare di capire , venga tenuto in considerazione come risorsa importante per il movimento italiano
L’articolo di oggi è molto interessante soprattutto perché paragonabile al quotidiano di quasi tutti.
Questi messaggi sono validi in tutti i luoghi di lavoro, il problema fondamentale, soprattutto per i capi e i senatori è far capire che ci si apre con tutti e si è li per tutti. Ovviamente poi bisogna ricambiare.
Troppo frequenti le volte che ho visto fraintendimenti nei rapporti personali e le volte in cui ho visto i nuovi arrivati piazzati a fare il lavoro più veloce da spiegare per non perdere tempo. Le persone vanno accolte e subito dopo gli va spiegato perché si è li facendo una panoramica generale sull’organizzazione del gruppo.
L’aggettivo più corretto da utilizzare è al solito lungimiranza.
Ps
Sulle famiglie al lavoro non sono convinto che possa funzionare anche in altri ambiti, nidi a parte.
Sei di quelli che lavora per non stare a casa con la gentil consorte?
Ihihihi. Ogni tanto