Dall’head coach al Director of Rugby: 20 anni di evoluzione nelle parole di Andrea Masi

Inizia quest’oggi la collaborazione di Andrea con OnRugby. Si parte parlando di staff tecnici

COMMENTI DEI LETTORI
  1. sentenza 5 Dicembre 2016, 09:08

    Però mi pare evidente una contraddizione: la specializzazione è solo quella degli assistenti allenatori, per i giocatori a quanto pare si pretende il contrario, ossia polivalenza.

  2. tunga 5 Dicembre 2016, 09:11

    santo dio finalmente.
    grazie Andrea e grazie redazione.
    un saggio e un uomo che ha vissuto il vero rugby. e ha capito tutto.
    le sue ultime parole sono il vangelo in un mondo che spesso sceglie gli arroganti e gli instabili e poi pretende che si ottengano risultati.
    un abbraccio.
    chi vuole davvero vivere bene il rugby prenda esempio da quanto detto da Andrea. e vi assicuro che non è per nulla scontato

    • sentenza 5 Dicembre 2016, 09:21

      Vabè, però aldilà delle frasi fatte e della retorica, la deadline adesso è spostata al 2018? E se per caso i risultati non arriveranno che si fa? Gli si da più tempo (ai giocatori per imparare, non tanto al trio per insegnare)? E quanto, mesi, anni, lustri? O si va subito a cercare Mallett sui campi da golf? Per fargli da caddy, ovviamente, che a giocare è facile si risulti no buoni pure lì.

  3. frank 5 Dicembre 2016, 09:21

    Molto dispiacere per il Primo Ministro che ieri si è dimesso….John Key!!!!

    • davp 5 Dicembre 2016, 09:53

      il nostro invece l’abbiamo mandato a casa noi…

      p.s: benvenuto andrea.

      p.s.s: eddino è stato scelto per togliere per prima cosa pressione a quei luminari che nel post Sir 2003 hanno continuato a scegliere, con scarso successo, il DNA british pensando nella continuità dei risultati;
      così non è stato e ben venga che in un paese così tradizionalista sia arrivato uno che del thè e di sua maestà la regina non frega una cippà, ma pensa a fare il suo lavoro.

  4. carpediem 5 Dicembre 2016, 10:32

    tornando a Masi, mi ricordo che in una intervista parlava di studiare per defensive coach.
    abbiamo notizie in merito?

  5. lupin 3 5 Dicembre 2016, 11:29

    Wasps’ Director of Rugby Dai Young said: “It’s hard to summarise the contribution Andrea has made to Wasps because his impact has been tremendous in all areas of the club. His loyalty to stick with Wasps during the tough times, when he received numerous offers to play elsewhere, will never be forgotten.

    “Maso is one of the most genuine and considerate characters you could wish to meet and is someone who never shirks a challenge. That is what makes his enforced retirement all the harder to bear as he has worked his socks off and done everything humanly possible to come back from the Achilles’ injury.

    “Andrea is the ultimate professional who epitomises what a role model should be in sport. He is hugely respected by the coaches, senior players and young players coming through. His commitment and ability in defence will be hard to match and the standards he set himself and others here are world class. Andrea will be sorely missed at the club and we wish him and his family the very best for the future.”queste sono le parole di Day riguardo Maso è stato un onore averlo tra i WAsps oltretutto quando arrivò il club non era a livello di ora

  6. frank 5 Dicembre 2016, 12:46

    “ai Wasps avevamo un allenatore per le exit strategy dai nostri 22.”

  7. jazztrain 5 Dicembre 2016, 13:31

    In bocca al lupo ad Andrea Masi…

    P.S. Sapete se gioca a scacchi?

    🙂

  8. feltre59 5 Dicembre 2016, 13:39

    Un caldo benvenuto ad Andrea, eccellente esempio sportivo,sia come giocatore che uomo.
    Coglierei l’occasione di porre ad Andrea ,proprio prendendo spunto dal suo articolo, una riflessione inerente la gestione della partita con Tonga a mio avviso molto significativa per i futuri percorsi del nostro movimento.
    IN quell’occasione commentai che la sconfitta era maturata , super sinteticamente , per un madornale errore di valutazione psicologico-strategica di O’Shea.
    In quell’occasione presi ad esempio come alter ego ,guarda caso, E. Jones.
    Come premisi allora e ribadisco ora, O’Shea mi sembra, non conoscendolo personalmente, un’ottima scelta sotto molti punti di vista ,un netto e positivo cambio di rotta rispetto al passato.
    Purtroppo in quel frangente però ha dimostrato un sintomo rivelatore , spero rubricabile in “mossa falsa”:non aver capito l’attuale effettivo status psicologico del team e la reale l’atmosfera dell’ambiente “Italia” e quindi la sua immediata imprescindibile necessità :rivitalizzare uno spirito sotto i tacchi.
    E le sconfitte sono il carburante perfetto per alimentarlo e amplificarlo ulteriormente.
    Quindi nella specifica circostanza, vedi appunto Tonga,il risultato era fondamentale e pertanto costruirlo passo dopo passo ,con molta molta umiltà, nel corso dell’incontro era scelta obbligata e imperativa.
    Imparo dall’articolo che O’Shea ha una laurea in economia e tale connotato si correla correttamente alle scelte adottate evidenziando il privilegiare la fredda matematica ( vedi bersaglio grosso andando in touche)all’incisiva psicologica ( mi accontento e prendo punti con la trasformazione ).
    Possibile che nessuno dell’entourage non gli abbia fatto presente questo stato di cose e delle , a mio modesto avviso, future ripercussioni?
    Al 6N lo strascico tongano si farà sentire pesantemente: se c’è Parisse le sconfitte saranno ,spero contenute in massimo 15 punti con Galles e Scozia , oltre con le altre.
    Senza Parisse saranno dolori profondi.
    Cosa ne pensa Andrea?

  9. Mr Ian 5 Dicembre 2016, 13:48

    Quindi O’Shea è il nostro DoR, questo possiamo considerarlo un punto di partenza..
    O.T. leggevo ieri che Presutti è stato nominato supervisore dei tecnici per la FIR, o qualcosa del genere presumo in ambito nazionale. Motivo per cui anche lui dovrà rapportarsi con O’Shea e in maniera minore con Aboud

  10. space 5 Dicembre 2016, 16:57

    Ma come??? nessuno ancora lo ha detto??? eeeeehhh…..i bei tempi……MASI CENTROOOOOOOOOOOO!!!!!!

  11. panda 5 Dicembre 2016, 18:45

    Articolo molto competente,anche se, a mio parere, tutte queste specializzazioni stanno snaturando lo spirito del gioco.
    Il finale è stato il solito omaggio alle scelte della federazione ed ai nuovi arrivati ( si potrebbe fare il copia e incolla con le dichiarazioni fatte dopo l’ arrivo di Brunel e di tutti i suoi predecessori).
    Tanti anni orsono esordivano nel 6 nazioni battendo la Scozia al flaminio, dopo una serie di ottimi risultati che ci avevano portato ad essere invitati al 6 nazioni.
    Oggi, dopo anni di incessanti miglioramenti e ostinandoci ad incontrare i più forti ( PRO 12, 6 nazioni, test macth improponibili, team di allenatori, accademie) siamo talmente migliorati che forse potremmo diventare una squadra Tier 3.

  12. fabiogenova 5 Dicembre 2016, 22:33

    Grazie Andrea!
    Mettere a disposizione la tua competenza e il tuo entusiasmo è una risorsa per questo blog e mi auguro in futuro per tutto il rugby italiano; soprattutto per chi vuole cercare di capire certi meccanismi che hai spiegato in questa pagina.
    Si era capito che il problema con Brunel, più che tecnico in senso stretto, era legato alla comunicazione. Non che fosse una pessima persona e neanche uno sprovveduto, ma era un po’ sorpassato e negli ultimi due anni sembrava stanco.
    Aspetto le tue prossime esternazioni e ti faccio i migliori complimenti per la tua carriera. Benvenuto!!!

  13. tunga 6 Dicembre 2016, 07:22

    quando.battemmo.la Scozia avevamo un livello tecnico.maggiore. dei talenti non cresciuti da noi. tanto x ricordare alcuno….Milano giacheri gardner dominguez stoica finizio la Percile etc. oggi il nostro prodotto è inferiore ma si e allargata la base. nel primo anno di jonsthon in allenamento non si poteva lavorare in mischia contrapposte per la poca qualità delle seconde scelte. solo dopo un anno di nazionale A l la situazione mutò per cui la strada è difficile ma segnata.
    e sullo staff comunque noi abbiamo lo staff pi ridotto del vi nazioni dal 2000 così. come le franchigie e accademia Parma. troppo esigui e poco specializzati

  14. tunga 6 Dicembre 2016, 07:23

    quando.battemmo.la Scozia avevamo un livello tecnico.maggiore. dei talenti non cresciuti da noi. tanto x ricordare alcuno….Milano giacheri gardner dominguez stoica finizio la Percile etc. oggi il nostro prodotto è inferiore ma si e allargata la base. nel primo anno di jonsthon in allenamento non si poteva lavorare in mischia contrapposte per la poca qualità delle seconde scelte. solo dopo un anno di nazionale A l la situazione mutò per cui la strada è difficile ma segnata.
    e sullo staff comunque noi abbiamo lo staff pi ridotto del vi nazioni dal 2000 così. come le franchigie e accademia Parma. troppo esigui e poco specializzati poi vi racconterò un aneddoto su Andrea

  15. sentenza 6 Dicembre 2016, 08:33

    Comunque qualcosa non quadra. Se la base si è allargata ma le capacità tecniche sono peggiorate, significa che o è peggiorato il livello degli allenatori oppure che a rugby in italia giocano solo gli impediti. Com’era quel termine… ah si, “minus habens”. Per di più se si considera che allora erano “dilettanti” e ora “professionisti”, quindi si suppone che allora avessero meno tempo da dedicare e invece oggi abbiano tutto il tempo che vogliono. E non mi pare che si scopra ora la specializzazione, o meglio la preparazione e pianificazione dettagliata di ogni aspetto del gioco. Oppure l’italia è rimasta isolata ed autarchica per 16 anni?

    • fabrio13H 6 Dicembre 2016, 17:13

      Se ho ben capito il ragionamento di @tunga, il discorso è che anni fa il tasso tecnico della Nazionale italiana era effettivamente maggiore ma ciò era dovuto al maggior tasso tecnico di molti giocatori non di formazione italiana. Ora, per fortuna dico io, stiamo giocando con parecchi giocatori in più, di formazione italiana che, relativamente ai tempi, sono di livello tecnico un po’ più basso rispetto a quello di (alcuni, direi io) oriundi ed equiparati che avevamo in campo a quell’epoca.
      C’è (forse, dico io) un maggior numero di giocatori formati in Italia che sono a un buon livello internazionale rispetto a quei tempi (ecco il discorso della base allargata), alcuni sono già a un livello un po’ maggior del “buono” e forse parecchi hanno ancora margini di miglioramento.
      Combinando le considerazione siamo probabilmente a un livello non molto diverso di quello a cui si trovava allora la nostra Nazionale, ma con qualche possibilità di miglioramento in più poiché l’unico sistema per avere un serbatoio continuo di giocatori è quello di crearceli noi e ora, almeno in parte, pare essersi avviato un percorso in questo senso. Non dobbiamo avere ripensamenti e dobbiamo continuare a camminare su questa strada senza farci illusioni di essere ai livelli delle Home Nations che tanto a quei livelli non ci siamo arrivati neppure a tempi in cui eravamo pieni di oriundi ed equiparati né potremmo arrivarci adesso. Penso che un’Italia composta quasi esclusivamente, o esclusivamente, di giocatori formati da noi possa piano piano migliorare sino a ridurre il distacco dalle grandi. Pensare di colmarlo in un futuro a breve o medio-termine, mi pare invece non realistico.

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