La vera sfida della Nazionale? Si gioca nelle franchigie e fuori dal campo

L’alto livello esige un professionismo continuo e a 360°. Ma a Parma viaggia a targhe alterne (visto e spedizione permettendo)…

COMMENTI DEI LETTORI
  1. boh 18 Novembre 2016, 08:42

    Comunicazione, quella sconosciuta nel vocabolario italiano…

    • frank 18 Novembre 2016, 12:08

      beh la comunicazione di Superciuk è molto efficiente.

  2. ginomonza 18 Novembre 2016, 08:43

    Sono d’accordo!

  3. Superignazzio 18 Novembre 2016, 09:54

    Più chiaro di così…

  4. PaoloTO82 18 Novembre 2016, 09:55

    Buongiorno,
    chiaramente concordo con l’articolo al 100%, ma allo stesso tempo ne sono disgustato.
    Dopo 16 anni di 6N, 21 di “professionismo”, 6 di CL direi che non dovremmo più doverci compatire a leggere e discutere di temi che dovrebbero ormai essere nel dna del nostro sistema rugbistico… ma poi il succo è proprio che il nostro rugby non ha fatto e a suon di campanilismi non farà mai Sistema.
    Bisognerebbe lavorare per compattare questa famosa piramide dall’alto livello ai club minori in modo che tutta la macchina abbia direzione ed obiettivi comuni.

  5. carlo s 18 Novembre 2016, 09:59

    Mi pare che il tema (o il problema) sia stato individuato da tempo. Ci si deve dotare di una struttura organizzativa di livello e lavorare con passione, competenza e serietà individuando gli obiettivi da raggiungere.

    Mi pare che per ora l’unico obbiettivo dato alle franchigie sia quello di formare i giocatori per la nazionale.
    Non è ne sufficiente, ne stimolante per un giocatore.

    Il passaggio al professionismo in italia non è ancora avvenuto.

  6. rigamonti 18 Novembre 2016, 10:00

    Sempre la stessa solfa.

  7. boh 18 Novembre 2016, 10:03

    Paolo, se tutto questo non ce l’hai nel DNA come modo di fare nella vita e nella società, e inutile che lo pretenda dal sistema rugby. E noi italiani non l’abbiamo…

    • carlo s 18 Novembre 2016, 10:08

      In altri sport si sono raggiunti obiettivi importanti, si è stati in grado di programmare, e di formare giocatori di livello.
      Si può cercare anche di promuovere meglio il “prodotto”.

    • Appassionato_ma_ignorante 18 Novembre 2016, 10:20

      “Noi italiani” chi?

      • boh 18 Novembre 2016, 17:10

        Noi italiani TUTTI compresi quelli che tenta di salvare Cinghio.

    • Cinghio 18 Novembre 2016, 12:19

      @boh mi permetto di dire che gran cavolata la tua. Ricondurre i mali del rugby italiano a degli stereotipi sugli italiani (che magari a volte sono anche veri ma basta un caso in cui non lo siano e non vale più la tua affermazione) mi sembra al quanto riduttivo

    • ginomonza 18 Novembre 2016, 17:43

      forse non lo sai ma nonostante tutti i problemi che abbiamo, con scuole che non sanno cosa sia l’educazione sportiva,di riffa o di raffa, sport maggiori o minori, siamo molto spesso tra le prime 10 squadre nella classifica finale delle olimpiadi.
      Pensa te se avessimo anche il DNA

      • frank 18 Novembre 2016, 19:01

        fortuna che esistono i tanto denigrati (qua) corpi sportivi delle FF.OO. e delle FF.AA. altrimenti col fischio.

      • Cinghio 18 Novembre 2016, 23:34

        Concordo! In Italia dal punto di vista sportivo (intendo la formazione e la cultura sportiva) non siamo messi proprio bene però guarda caso in un modo o nell’altro ci facciamo sempre notare tirando fuori buoni risultati.
        Questo non vuol dire che non è vero che ci sono dei problemi ma vuol dire che esempi positivi ci sono e sarebbe un grosso errore non considerarli (come lo sarebbe se facessimo finta di non vedere le cose che non vanno).
        Dire che non riusciamo a far sistema proprio in virtù del peccato originale di “essere italiani” prima di tutto non è vero e poi non porta da nessuna parte (fosse così allora cosa serve impegnarci, tanto varrebbe cambiare sport o abbandonare ogni tipo di sport che non sia il calcetto con gli amici o la partita a briscola).

  8. cassina 18 Novembre 2016, 10:28

    L’Italia del rugby non è professionistica, le Zebre lo sono forse a metà…. però i ragazzi e la struttura si deve comprortare come professionisti…… poi in nazionale si tira fuori la libretta e gli si chiedono i miracoli. Non è che se mi compri i vestito blu della nazionale con la cravatta poi divento un professionista con le assicurazioni e tutto il resto…. su coraggio

  9. Dusty 18 Novembre 2016, 11:31

    Lo scorso we sentivo qualcuno in televisione dire che in Inghilterra è stato fatto un accordo per cui i giocatori prenderanno per ogni convocazione in nazionale più di 20.000 euro a partita.
    Potere contrattuale notevole direi ma anche un contesto professionistico lontanissimo dalla nostra realtà.

  10. leo64 18 Novembre 2016, 11:33

    Parole Sante. Sicuramente a Treviso sono molto più professionisti che è Parma. Le Zebre non hanno soldi dirigenti che fanno ridere e incompetenti, ma veramente. Non riesco ha capire perché una società così debba continuare ad esistere. Una Franchigia serie oppure si trova una città che trova i SOLDI per fare una seconda franchigia. Così le Zebre non possono andare avanti.

  11. Emy 18 Novembre 2016, 11:52

    Che al rugby italiano manchi del tutto il sistema è cosa nota da tempo: ci sono tante isolette separate, una sopra l’altra, che dovrebbero essere collegate tra loro ma non lo sono.
    Un altro grande problema, secondo me, è un inesorabile e voluto processo di chiusura, invece di cercare di aprire il più possibile uno sport di fatto minore e quindi bisognoso di aprirsi e non certo di chiudersi.
    Il primo esempio che mi viene in mente è il sistema (questo lo è) delle ormai celeberrime accademie, soprattutto di quella U20. Secondo questa idea, i soli e migliori 36 talenti nazionali, ogni anno sono quelli chiusi lì dentro. Cosa che non solo non è vera ma, cosa ben più grave, falcia ogni anno annate intere di ragazzi che, non entrando tra i 36, automaticamente sono tagliati fuori da ogni presente e futuro discorso azzurrino e, salvo miracoli, anche azzurro.
    Chiunque abbia fatto sport, ad ogni livello, ha iniziato e continuato sognando, in modo più o meno concreto, “un giorno arriverò in nazionale!”: pochissimi ci sono riusciti e ci riescono, ma un po’ tutti lo abbiamo sognato, ed è giusto e doveroso farlo e poterlo fare quando si è giovanissimi e si fa uno sport in modo agonistico. Nel rugby italiano a me sembra che ci si trovi davanti ad una chiusura tale che, per forza di cose, distrugge quel che sta fuori dal cerchio: un ragazzo si 19 anni che non è in Accademia, gioca nel suo club, magari bene e a buon livello, sapendo che i suoi sogni azzurrini e azzurri, se non è Dan Carter e soprattutto se qualcuno non se ne accorge, sono quasi certamente già conclusi. Che senso ha? Tanto più in un paese dove il rugby ha anche enormi problemi numerici.
    Il rugby domestico italiano avrebbe bisogno di una riforma totale, che lo renda davvero un sistema, altrimenti può venire anche Dio in persona ad allenare la nazionale, e con tutte le buone idee possibili, ma non caverà un ragno dal buco.
    Le accademie non dovevano essere legate direttamente alle franchigie? A Parma si fa più o meno, a Treviso non ve ne è traccia. Due vere academy delle franchigie, iscritte in eccellenza, sarebbero già un passettino avanti se proprio si vuole proseguire con il sistema accademie e, intanto, i ragazzi da 36 diventerebbero 72.
    E poi, porca miseria, anche con l’accademia in essere, bisogna organizzare con costanza dei raduni territoriali per vedere e testare i ragazzi validi che, per qualsiasi motivo, in accademia non ci sono entrati.
    Perchè noi, più che una piramide, che in senso positivo parte da una base larga e poi si restringe fino ad arrivare al vertice (nel senso sia du punta che di “meglio”), abbiamo un imbuto.
    O’Shea mi piace, lo trovo in gamba, costruttivo e pensante (ed infatti mi chiedo se abbia capito cosa ha firmato), ma i giocatori non li sforna lui nel garage di casa e, cosa da non dimenticare, nel giro di 3 anni (da qui a Jap 2019) non potrà fare miracoli (e quindi è altamente probabile che verrà poi cacciato per questo, come tutti i predecessori).
    Per aspirare ad un sistema che sia davvero tale e che, a regime, possa anche riuscire a reggere un campionato professionistico oppure ad avere e gestire una o due franchigie professionistiche che diano dei risultati decenti, bisogna aprirsi, non chiudersi: comunicare, valorizzare, testare, costruire, e capire che i giocatori di livello internazionale non crescono sugli alberi e che non si può solo incrociare le dita e sperare in qualche botta di culo.

    • Giovanni 18 Novembre 2016, 12:11

      “Due vere academy delle franchigie, iscritte in eccellenza”.
      Non sono d’accordo: si ripeterebbe, ad un livello superiore, lo stesso errore che si sta commettendo con la Francescato. Le accademy delle franchigie son necessarie, ma i giocatori andrebbero poi distribuiti nei fine settimana ai club d’Eccellenza. In questo modo giocherebbero non solo CONTRO quelli più esperti, ma anche CON quelli più esperti, soluzione senz’altro migliore di quella attuale.

      • Emy 18 Novembre 2016, 12:19

        Come si suol dire “piuttosto che niente è meglio piuttosto”: io sono la prima a dire da tempo che i ragazzi dovrebbero restare nei club e che al posto del sistema accademie andrebbe messo su un sistema di crescita, osservatori e selezione campo per campo (che costerebbe pure meno e renderebbe molto di più) ma, se da questo bunker non è proprio contemplato uscire, almeno che si cerchi di renderlo un filino meno chiuso.
        Rimandare i ragazzi nei club a fine settimana serve a poco Gio: funziona così con le accademie U18 e già a quel livello non è facile, con ragazzi che in settimana non si allenano e non vivono con i loro compagni, figuriamoci in Eccellenza, non giocherebbero mai. Quale allenatore di Eccellenza mette il ragazzino che gli piove al campo al venerdì in campo al posto del giocatore che segue e vede tutta la settimana, che conosce bene gli schemi etc?

        • Giovanni 18 Novembre 2016, 12:38

          Mettendo dei paletti ben precisi giocherebbero eccome: io formo a spese mie tot ragazzi, ma tu hai l’obbligo di metterne in campo ogni sabato almeno uno ed un altro in panchina. Due giocatori in più gratis: voglio vedere in quante direbbero di no.

          • Giovanni 18 Novembre 2016, 12:42

            Non gli pioverebbe al campo il venerdì: dal lunedì al mercoledì in accademia, giovedì e venerdì al club. Tra l’altro, vivendo ed allenandosi coi professionisti delle franchigie, tornerebbero al club più smaliziati. Ed anche nelle presenze da permit, sarebbero più preparati, rispetto al salto da serie A a Pro12 che alcuni di loro stanno facendo.

          • Emy 18 Novembre 2016, 12:56

            Questa cosa adesso avviene già, con i ragazzi usciti dalla Francescato: vengono piazzati in Eccellenza “dall’alto” ma poi molti non giocano perchè, anche se sono gratis, se tu piazzi in casa ad un allenatore giocatori che non gli servono e che per lui valgono meno di altri che ha, non li farà giocare. E prova a dargli torto.
            Un conto è se un ragazzo torna nel suo di club ma, se lo imponi ad una squadra qualsiasi perchè deve stare in Eccellenza e a questa non serve, non giocherà.
            Sono d’accordo con te sul fatto che i ragazzi crescano meglio insieme e confrontandosi con giocatori più esperti etc etc, ma il modo giusto per farglielo fare e perchè serva non è obbligare le squadre a prenderseli e farli poi finire col non giocare.

          • Giovanni 18 Novembre 2016, 13:01

            Vengono piazzati dopo, non abitati gradualmente a stagione in corso. Inoltre, un conto è fare qualche allenamento sporadico, un altro farne almeno un paio fissi a settimana con la franchigia di riferimento.
            Ripeto, se obblighi il club a farli giocare, anche con delle sanzioni in caso che ciò non avvenga, ti faccio vedere che alla fine giocaheranno. Se la federazione vuole, ha gli strumenti per forzare certe situazioni.

          • Giovanni 18 Novembre 2016, 13:02

            Errata corrige: abituati, non abitati.

        • Pumba 18 Novembre 2016, 16:31

          Da ignorante chiedo a chi è più ferrato/a … ma una sorta di draft stile NBA per i giocatori dell’accademia ??? Si fa prima dell’inizio del campionato , le squadre si scelgono il giocatore a cui sono più interessate (la neo promossa in eccellenza sceglie per prima e il resto di conseguenza) , così sarebbe più facile magari che l’allenatore schieri il giocatore che ha scelto…. no ??

    • mamo 18 Novembre 2016, 12:18

      Osservazioni corrette. Ti do pienamente ragione.

    • Mr Ian 18 Novembre 2016, 12:37

      Io proprio metterei l accento su una chiusura anche culturale del movimento, lo spirito dei pochi eletti e tutto il resto non capisce una mazza….un eden destinato a pochi eletti dove pochi possono accedere.
      Niente di più sbagliato che ha prodotto più bene che male in questi anni…

      • Pumba 18 Novembre 2016, 13:07

        Questa per me è una verità assoluta e inconfutabile … un difetto di atteggiamento che va cambiato. Aprirsi il più possibile è l’unico modo per ampliare il bacino di utenza , sia degli spettatori che dei potenziali giocatori

      • frank 18 Novembre 2016, 14:10

        Nell’Eden avevano il Fernet, secondo te?

    • Superignazzio 18 Novembre 2016, 12:42

      a seguire il tuo discorso auspicherei un’eccellenza fatta da franchigie su base territoriale, dove i giocatori vivono nella regione geografica della squadra
      le franchigie, a stretto contatto con i club provinciali, non avrebbero problemi a recepire i giovani che si affacciano a questo sport, magari indirizzandoli nel club più consono
      una sorta di direzione e gestione federale del rugby a livello locale per organizzare tutta l’attività tecnica
      purtroppo serve organizzazione, volontà e fondi e la federazione sembra non averne

    • lexv 18 Novembre 2016, 13:00

      “Il primo esempio che mi viene in mente è il sistema (questo lo è) delle ormai celeberrime accademie, soprattutto di quella U20. Secondo questa idea, i soli e migliori 36 talenti nazionali, ogni anno sono quelli chiusi lì dentro. Cosa che non solo non è vera ma, cosa ben più grave, falcia ogni anno annate intere di ragazzi che, non entrando tra i 36, automaticamente sono tagliati fuori da ogni presente e futuro discorso azzurrino e, salvo miracoli, anche azzurro.” ….straquoto. perfettamente d’accordo.

      • Lazzaro 18 Novembre 2016, 15:40

        Corretto il concetto, ma a chi lo andiamo a dire ? I 36, e gli altri 36 prima di loro, sono ormai convinti di essere nel Gotha… Però basta andare a cercare i ’92/’93/’94 per vedere chi è finito dove, compreso il come e il perchè.

    • frank 18 Novembre 2016, 14:07

      Amen, sorella.

    • The stone 18 Novembre 2016, 17:40

      Quoto hai centrato il problema

    • San Isidro 19 Novembre 2016, 02:14

      “ed infatti mi chiedo se abbia capito cosa ha firmato”…bellissima

  12. Giovanni 18 Novembre 2016, 12:03

    Articolo che pone l’accento sulla gestione approssimativa delle Zebre, sui problemi legati alla privatizzazione di fatto fallita, sulla gestione delle trasferte e così via. Ma non è che a Treviso, pur con una superiore organizzazione, i risultati siano migliori. Ed allora è giusto sottolineare come il rugby italiano di alto livello non abbia ancora raggiunto dopo 15 anni quel livello di professionalità richiesto per essere competitivi, ma bisogna dirla tutta fino in fondo: il vertice della piramide si regge se viene alimentato adeguatamente dal basso, se i settori giovanili producono un numero sufficiente di giocatori per qualità e quantità. Bisogna formare tecnici nuovi, che siano in grado di lavorare con i ragazzi dagli 8 ai 19 anni, che siano in grado di svilupparne il percoso evolutivo, dalla psicomotricità agli skill di base, sia individuali che di reparto. C’è bisogno di gente nuova nel rugby italiano, perchè quella vista in azione negli ultimi 3 lustri non si è dimostrata all’altezza delle sfide che il professionismo mondiale, sempre più attento ad ogni aspetto anche minimo del gioco e della formazione, sta ponendo. Puoi avere lo staff tecnico della nazionale migliore del mondo, ma se gli metti in mano i ronzini non potranno mai trasformarteli in purosangue da competizione, al massimo ne limeranno certi difetti, qualcuno, con grande applicazione, potrà migliorare anche in età avanzata (penso all’esempio di Zanni), ma è chiaro che chi arriva in nazionale a 20-25 anni debba essere già completamente in possesso di quel bagaglio tecnico che lo renda competitivo da subito a livello internazionale. La partita di sabato scorso ha messo a nudo, più ancora che in altre occasioni, tutto il gap, sia individuale che collettivo, di cui soffrono i nostri migliori giocatori, e non certo per colpa loro, perchè in campo traspariva la dedizione e voglia di mettercela tutta, quindi il problema è a monte: non hanno ricevuto, 5-10 anni prima, la preparazione necessaria a poter reggere il confronto col top del rugby mondiale.

    • Giovanni 18 Novembre 2016, 12:15

      Aggiungo: quali poteri ha O’Shea? E quali Aboud? Hanno la possibilità di congedare chi non ritengano all’altezza del compito assegnato o devono limitarsi ad una “consulenza attiva” di qualità? Aboud è subordinato ad Ascione o è quest’ultimo a dipendere dall’irlandese? Specificare queste cose, invece di tenere nel vago il raggio d’azione e di potere della triade, gioverebbe non poco nell’immediato.

      • VANZANDT 18 Novembre 2016, 15:13

        Ovviamente questo è il punto il resto è fumo negli occhi …. guarda caso sui precisi ruoli operativi e gerarchici di COS e About si sa un kazzo o cose vaghe e ambigue …. in sostanza i federali sono anche scarsi a prendere per il culo la vente 🙂

      • frank 18 Novembre 2016, 15:22

        Secondo me non hanno potere di silurare nessuno

    • TESTAOVALE 18 Novembre 2016, 12:19

      I GIOVANIIII io mi i…….o perche’ ne teniamo 30 (scelti e super agevolati per anni) gli altri li abbandoniamo , questa e’ la realta’ , NON FREGA A NESSUNO DELLA NAZIONALE VERAMENTE , contano interessi di club e personali , basta megalomani ci vuole gente esperta che ripeta cio’ che di buono si fa in paesi piu’ evoluti , noi non siamo in grado.

    • gsp 18 Novembre 2016, 12:32

      giovanni, condivido la prima parte.

      pero’ non sono daccordo sul resto. nel senso, l’organizzazione del pro delle due celtiche e’ l’unico aspetto che forse non ha a che fare con la piramide. e’ colpa sostanzialmente di chi guida le celtiche e dell’incapacita’ federale di prendere decisioni anche drastiche. il resto della primaide, da questo punto di vista, non ha centra nulla.

      il pro costa, ma qui vedo una certa avversione a spendere sulle celtiche. che ci sta tutta visti i risultati. ma non si puo’ chiedere il professionismo pero’. si puo’ chiedere di spendere in modo diverso, non meno.

      • Giovanni 18 Novembre 2016, 12:47

        C’entra eccome invece: la mentalità degli ultimi anni è diventata la stessa di quando si entrò nel 6N. Lo so che i giocatori sono solo in parte preparati, ma li mando lo stesso in Pro12 così, a forza di giocare contro quelli più forti, miglioreranno. Ed invece i risultati stanno mostrano ancora una volta che scorciatoie come queste non funzionano.

        • gsp 18 Novembre 2016, 13:27

          scusami Giovanni, davvero non ti seguo. che centra con l’organizzazione professionale di Zebre, TV?

          • Giovanni 18 Novembre 2016, 14:38

            L’articolo focalizza le difficoltà a raggiungere certi obiettivi sulla insufficiente organizzazione delle franchigie (in particolare le Zebre). Io dico che il discorso è giusto, ma da solo non serve a spiegare i deludenti risultati. Ed ho provato ad andare oltre.

  13. M. 18 Novembre 2016, 13:03

    Ricapitoliamo le zebre hanno preso 1 milione in più del previsto. Nonostante questo non riescono a saldare in tempo gli stipendi. Come faranno l’anno prox. che Gav, sempre che sia vero, ha detto che gli daranno 1 milione in meno per rientrare dal debito?

    • Rabbidaniel 18 Novembre 2016, 20:31

      Sgancia chi ha acquistato il pacchetto azionario no? 😛

  14. Darko 18 Novembre 2016, 13:42

    Il Rugby di club a livello organizzativo ed economico ha viaggiato alla velocità della luce negl’ultimi 5 anni. La Benetton ha perso il treno dopo il 3° anni di Celtic , la franchigie federali non anno mai avuto nessuna chance.
    Ad occhio e croce direi che è quasi impossibile recuperare il tempo perso in modo da innestare un circolo virtuoso di soldi e pubblico.
    Polti si intestardiscono un problema formazione che crea il gap in Italia ,
    io credo che il vero problema è che i club non hanno soldi e in pochi vanno a vedere le partire, in questa maniera non si va da nessuna parte, ora risalire la china è molto molto difficile. Hai voglia poi di parlare di organizzazione se non hai soldi per assumere lo staff……

    • frank 18 Novembre 2016, 15:58

      Hai ragione. Per questo a mio avviso sarebbe imprescindibile mantenere non piu’ di una/due franchige, pesantemente finanziate da denaro federale (60-80%) e legate al territorio ecc.. ecc..

      Se si vuole stare con i grandi e competere oltre al giusto modello organizzativo ci vogliono gli schei….e oggigiorno i club italici non ne hanno nè si vedono miglioramenti all’orizzonte.

  15. Emy 18 Novembre 2016, 14:29

    Il titolo dell’articolo è spia dell’Italian rugby way of life: la fera sfida della nazionale non si gioca nelle franchigie, perchè nelle franchigie i giocatori devono prima arrivarci da qualche parte. E’ vero che c’è il problema del professionismo non funzionante, i soldi etc, e sono certamente problemi che si riflettono anche sulla nazionale, sugli azzurrabili etc, ma se O’Shea non ha un gran parco giocatori tra cui scegliere e se dopo quasi vent’anni di 6N e ormai un tot anche di Celtic stiamo sempre con percentuali di vittorie inguardabili, bisogna decidersi ad allargare lo sguardo.
    Domani, per un qualsiasi motivo piovono milioni sulle due celtiche: professionismo a bomba, giocatori ben pagati, staff completi, etc etc. Bene, chi gioca? Si prendono 20 stranieri perchè in Italia non trovi ragazzi adatti al livello?

    • Giovanni 18 Novembre 2016, 14:40

      Proprio così: hai sintetizzato efficacemente ciò che ho provato ad esprimere più su.

    • frank 18 Novembre 2016, 16:03

      Secondo me una cosa non eslcude l’altra. Si deve partire dalle scuole, minirugby, rugby giovanile, e quando arriva a 20 anni un ragazzo deve avere tutte le skill formate (passaggio, posizionamento, placcaggio, calcio tattico, calcio piazzato, mischia chiusa, touch, ecc ecc).

      Dopodichè campionato domestico dilettante con giocatori interamente formati sul suolo italiano (basta buttare soldi in stranieri plafonati per lo scudetto di cartone).

      Collaborazione e interscambio continuo di giocatori tra domestic e Franchige.

  16. giobart 18 Novembre 2016, 14:30

    Ah sicuramente, per formare grandi giocatori servono grandi strutture e grandi tecnici, e per grandi tecnici intendo gente con competenza che deve necessariamente essere italiana.

    • giobart 18 Novembre 2016, 14:31

      scusate….che non deve essere necessariamente italiana.

  17. And 18 Novembre 2016, 14:35

    Dilettanti allo sbaraglio. L’ideale sarebbe prendere dirigenti da altri sport e metterli nella macchina organizzativa del rugby nostrano.

    • Giovanni 18 Novembre 2016, 14:43

      Ex-giocatori diventano allenatori, ex-giocatori diventano dirigenti. Con quale formazione specifica? Essere stato un giocatore di primo piano non significa divenire automaticamente un ottimo allenatore o un dirigente preparato.

  18. VANZANDT 18 Novembre 2016, 15:22

    Facciamo un passo indietro 2012: se lasciavano a Luciano Benetton di fare con i suoi soldi quello che voleva (e voleva fare una squadra di alto livello) prendendosi anche 5 AB e 4 nazionali fra australiani e saf foss’ anche avrebbe tirato su e affiancato un accademia con i controfiocchi praticamente a coste zero per la federazione ….invece li a fargli la guerra ad una realtâ – l unica in italia – che con fatica era riuscita negli a creare una struttura coesa e competente pronta a fare un saltocdi qualitá invece giú a fargli la guerra …… altro che colpa delle franchigie….ma la gente non si puô prendere per il kulo all infinito

    • cammy 18 Novembre 2016, 15:54

      Ed è così che ha preferito accostare il suo nome a quello di carlisle, christie, naudè, manu, anae, seniloli.. governo ladro!

      • VANZANDT 18 Novembre 2016, 15:57

        ha ripiegato perchè aveva troppe limitazioni….ma cosa sto a risponderti a fare…

        • Camoto 18 Novembre 2016, 16:20

          Ha ripiegato per soldi.
          Ne servivano di più e la federazione si è imposta.

          • VANZANDT 18 Novembre 2016, 16:26

            Presente quanto gli hanno scassato la minkia con progetto mediano progetto sto kazzo e cosí ….. vabbe tempo perso…. chiedi ai tuoi amici dentro a reatá trevigiani se era smith benetton lasciato libero avrebbe investito o meno …..

    • gsp 18 Novembre 2016, 17:41

      Vanzandt, se non consideri la questione economica per Treviso non capisci quello che é successo dopo.

      • VANZANDT 18 Novembre 2016, 18:17

        Stante la rigiditá della Federazione sul mettere vincoli all attivitá del club Benetton come conseguenza di questa rigiditá si è messo a batter casa perchè ha capito che quelle limitazioni gli precludevano il conseguimento dei propri obiettivi e quindi ha detto: se mi fate fare privato puro caccio soldi io altrimenti li cacciate anche voi (non confodere laa saga rugbistica con la saga autostradale che aveva ben altre cifre ed interessi at stake non comparabili in nessun modo)….l ho giâ detto lo ripeto per l ultima volta: cosa sensata e seria da fare era da parte di fir dire a tv ok fai quello che imbottisciti di stranieri forti per perseguire tuoi obiettivi pigliati anche qualche italiano forte e ci mettiamo al tavolo per discutere di un accademia legata al club; Melegari ok anche fai Aironi privati cerchiamo di faee in modo di metterci anche italiani di livello e discutiamo per accademia del club; a questo punto fir aveva tutti i soldi per fare una terza accademia di sviluppo strettamente collegata alle accademie …..infine un bel occhio al rugby di base …… si poteva si fosse iniziato in tempi giusti …. ora l aria è girata in tutti i sensi: privati che sganciano non ce ne sono più, pure casse fir sono vuote a differenza anni vacche grasse e a livello internazionale si sono giustamente stancati …….

        • gsp 18 Novembre 2016, 19:45

          no VZ, scusami ma non sono per nulla daccordo. secondo me se oggi Zatta va da G. e gli dice, dammi solo 2mln ma libero di fre come mi pare, G. accetta di corsa.

          il disimpegno di B era precedente ed evidente da prima. lo trovi nelle dichiarazioni di Zatta, espresso in modo abbastanza chiaro. non e’ un crimine, ma scelta legittima.

          a piu’ riprese, anche nella crisi Aironi, ci sarebbe stata la possibilita’ di andare a FIR a dire, a noi bastano i 2mln che ci date, ma lasciateci liberi, ed invece s’e’ sempre chiesta parita’ di trattamento con Aironi prima e Zebre dopo a gran voce, anche qui.

          di nuovo, scelta legittima, ma se chiedi 4, tu ne metti 2 al massimo 3, non c’e’ molto da pretendere di essere indipendente. l’indipendenza l’ha voluta dare via Treviso perche’ non c’era disponibilita’ finanziaria di prima.

          • VANZANDT 18 Novembre 2016, 21:22

            Capisco che sei il difensore d ufficio di Fernet ma in eealtá quello che ho detto è un discorso generale (che tu appunto non comprendi perchè ti senti parte in causa) .. ovvio che ora che ha pezze al culo tuo assistito direbbe si a tutti …..ma io mi riferivo alle ultime stagioni di smith (con tutte quelle cagate sul mediano italiano in squadra e cazzate varie … si occupino di creare condizioni per filiera serua e poi giocatori escobo fuori) …dicevo ultime stagioni smith se federazione non dava vincoli e vincoletti a tv benetton metteva del suo e provava a fare squadra ad alto livello….. tra l altro stando alla tua versione a viadana non avrebbero nemmeno avuto pretesto per piagnucolare a quel punto o si arrangiavano oppure fir aveva tutti i soldi per fare seconda franchigia dove cavolo voleva ……

          • il carogna 18 Novembre 2016, 21:35

            no gsp,
            la licenza è della fir e pertanto benetton fa quello che la fir gli dice. 4 milioni in cambio dell’autonomia.

          • VANZANDT 18 Novembre 2016, 22:21

            Do per scontato quello che dice Il Carogna …. tant’è che al tempo i dissapori erano perchè tv voleva autonomia non soli … vabbe tanto ci arrivate a babbo morto ….
            Tant e che adesso stanno portando avanti jn progetto che non è ne carne ne pesce e monigo é vuoto ….ma formiamo i giocatori prendendo imbarcate ad ogni partita e stikazzi

  19. VANZANDT 18 Novembre 2016, 15:35

    Se metti un paio di persone competenti (anche con poteri probabilmente limitati) in un costento ampio di persone mediocri ( quantomeno x competenze) secondo voi sará piú probabile che i competenti affondino nella mediocritá o che i mediocri si elevino ad un livello di eccellenza??? senza contare i rapporti di forza “strutturali”

    • sentenza 18 Novembre 2016, 17:14

      Ti ho già detto che i proverbi non nascono a caso.

  20. VANZANDT 18 Novembre 2016, 15:50

    …..continuo 🙂 vogliamo parlare del siluramento a suo tempo di Craig Green? ….vogliamo parlare del fatto che Brunel a quello che mi risulta non voleva Orlandi ecosi via

    • frank 18 Novembre 2016, 16:05

      Vogliamo parlare della cacciata di quell’eretico di Munari?

    • il carogna 18 Novembre 2016, 21:37

      vogliamo parlare dell’uscita di scena di smith

  21. frank 18 Novembre 2016, 16:06

    Vogliamo parlare di quando quel somaro disse che sotto di lui Minto non avrebbe piu’ giocato?

  22. frank 18 Novembre 2016, 16:07

    Scusate amici veneti: ma i Dogi?

    Morti e sepolti?

    • Rabbidaniel 18 Novembre 2016, 17:57

      Boh, per quel pochissimo che posso annusare, sì. Da non sottovalutare il fatto che il nostro destino in Pro12 è tutto da valutare, a fine accordo.

      • venezuela 18 Novembre 2016, 18:12

        diciamo che è da valutare il destino del Pro12 stesso…

  23. VANZANDT 18 Novembre 2016, 16:22

    Munari può anche stare sulle palle ed un personaggio non facile che in caso si fa anke i kazzi suoi ma competenti e con contatti ramificati in tutto il modo come lui non ce ne erano ….. sta di fatto che quando era a treviso teneva la situazione in mano commettendo anche errori ma era riferimento e quando c era da farsi sentire alzava voca ….. e mia personale opinione che dogi dovevano nascere in primis come riflesso di una chiara volontá di disimpegno a rreviso da parte di benetton ….

  24. panda 18 Novembre 2016, 17:50

    Si continua a parlare, senza rendersi conto della realtà.
    Il professionismo in un qualsiasi sport deve esistere se si trovano persone interessate a quella attività sportiva.
    Se per le franchigie Hai una media di qualche centinaio di spettatori e se il per tramettere una partita la federazione deve pagare visto l’ audience minimale di quale professionismo parliamo.
    Sui quotidiani sportivi abbiamo una pagina per il basket, una per la pallavolo, nessuna per il campionato di eccellenza o PRO12.
    Il professionismo di zebre e treviso è puro assistenzialismo.
    Quindi basta illusioni e si cerchi di ripartire dalle poche risorse disponibili.
    Illudersi sul fatto che il rugby abbia un grande interesse per poche partite con 60000 spettatori quasi totalmente incompetenti ( quelli di parte italiana) e spesso non paganti è solo dannoso.
    In Italia possiamo permetterci solo un semiprofessionismo, e chi è forte vada a giocare all’ estero.
    confrontandoci con nazionali e selezioni del nostro livello potremmo raccogliere i cocci di un movimento allo sbando, e piano piano cercare di migliorare la nostra qualità.

  25. Rabbidaniel 18 Novembre 2016, 17:59

    Oltre a quanto sollevato nell’articolo, siamo così sicuri che, per noi italiani, il Pro12 ci sia ancora, tra un annetto e mezzo?

    • luis 18 Novembre 2016, 18:17

      Se paghi per giocarci sicuramente si

      • Rabbidaniel 18 Novembre 2016, 20:16

        Può essere, ma non lo darei per scontato. Inoltre comincia a esserci un problema di sostenibilità finanziaria.

  26. malpensante 18 Novembre 2016, 18:09

    Quando ti mettevano addosso le zampacce i domenicani, il postulato era che minimo avevi copulato col diavolo. Dicevi di no? Mazzate, e poi arrosto. Dicevi di sì, tanto per arrostire direttamente senza passare per la frollatura? Uguale, mazzate e poi arrosto. Postulati, e il resto mancia.
    Qui Fra’ RA declama il postulato:
    “Sia chiaro, il Pro12 non è una competizione seria. È serissima. Può formare giocatori in grado di vincere Coppe Europee e battere gli All Blacks.”
    Non so se sia un problema di gnosi o di gnomi, ma è una cazzata colossale.
    I giocatori non li forma il pro 12,in pro 12 ci arrivano giocatori formati.
    La prova? I pupi di Leinster sculacciano mezza nazionale in casa sua:

    MoM Adam Byrne, 1994, 3 mete
    minuti in Pro12 12/13: 6; 15/16: 222; 16/17: 188

    n10 Ross Byrne, 1995, ha spiegato come si gioca apertura
    minuti in pro 12, 15/16: 92; 16/17:131

    Pilone Andrew Porter, fa a pezzettini il dirimpettaio, 1996
    minuti in pro 12 15/16: 0 (zero); 16/17:79 ( di cui 58 a Parma, appunto).

    Vado avanti? No, vabbè.
    Però, giusto per togliere gli specchi alle possibili arrampicate, tipo “ma io parlavo di formare per la nazionale”:

    Joey Carbery, 10 in panca e in campo a Chicago,1995,
    minuti pro 12 15/16: 4 (quattro); 16/17: 337

    Leavy, per me una terza fortissima
    minuti pro 12, 14/15: 43; 15/16: 487; 18/17: 491

    Nel mio Munster, tra anno scorso e quest’anno 16 esordi assoluti: pronti, via.

    Quanto allo sport nazionale preferito (il tiro al piccione a chi ci prova con le Zebre):
    1) Quando a Smith non è più andato bene il piano della società, se n’è andato. Se a Guidi (e De Rossi) non va bene niente, acquisti, marca dello shampoo e acqua minerale, se ne vada come farebbe un qualsiasi professionista.

    2) “altri che arrivano con quello turistico e che non possono allenarsi”: ma il DS, chi è? A Treviso a questa roba ci pensa Zatta?

    3) “giocatori non disponibili in trasferta per problemi nei visti, trasferte ad Edimburgo dove non arriva il materiale medico” ma il Team Manager, chi è? E a Treviso il controllo dei materiali e dei visti, li fa Zatta?

    4) “Non si possono esigere prestazioni in campo da professionista senza dare al giocatore un contesto da professionista in cui crescere e costruire quelle prestazioni”: prendono 50 punti a partita perché non c’è la club house e c’è un ritardo negli stipendi? Quando non c’era il ritardo, vincevano?

    Cecina è un gran bel posto.

    • Rabbidaniel 18 Novembre 2016, 18:13

      E tutta questa professionalità costa qualche milioncino, fai tu il conto. Però le Zebre sono private, che scemo che sono!

      • malpensante 18 Novembre 2016, 18:42

        Rabbi, il pro12 agli altri serve per gli stessi identici motivi per cui ci siamo entrati noi:
        1) tenere a casa i nazionali e prospetti
        2) giocare un campionato pro che da soli non possono fare
        3) giocare le coppe
        loro anche:
        4) vincere o playoff in pro12, vincere o almeno andare avanti (e guadagnare soldi) in coppa.
        Adesso noi ci siamo scordati perché ci siamo entrati, ci costa 4 volte tanto, però: “forma”.

        • Rabbidaniel 18 Novembre 2016, 20:24

          E pensavano che l’Italia fosse un bacino in espansione, laddove, invece, si stanno ritirando le acque, manco fossimo il Mar Rosso. Nel mentre la federazione scozzese sta facendo un pensierino alla privatizzazione (spero non à la Zebre) delle franchigie.
          Io penso che un ritiro per consunzione finanziaria non è pura utopia.

    • gsp 18 Novembre 2016, 19:48

      si mal, ma il contesto conta, e contano ambiente e struttura in cui giocano. metti Porter, Carbery nelle zebre di oggi, o a treviso e vedi che brillano molto molto meno. ed il contesto non puo’ trovarlo altrove se non in una lega pro, in a squadre costruite ed allenate in modo consono.

    • atos 19 Novembre 2016, 08:54

      Punto 1) Smith è un professionista e alternative dove mettere bene in ordine pane e companatico ne aveva e ne avrà, i nostri due eroi citati senza la mangiatoia federale dove vuoi che vadano, a far la questua sotto il ponte dei frati neri ? O a Cecina a rimborso in buoni pasto…:-)

  27. luis 18 Novembre 2016, 18:36

    Se ci si mette a discutere non si finisce più.
    Inutile aprire tante università se non si hanno docenti di livello-
    Con i soldi federali le due franchigie stanno producendo dei professionisti come i ns statali, basta dotarli di tesserino e farli timbrare, pochi vanno più in là: oramai vincere (mai o quasi) o perdere è la stessa cosa, hanno timbrato e il loro lavoro lo hanno fatto.
    Il rugby nostrano ha bisogno di una rivoluzione in primis nei dirigenti, sopratutto in quelli federali che non dovrebbero possedere nessun orticello, nemmeno piccolo piccolo. E vanno giudicati in base a come amministrano la res publica e in base ai risultati ottenuti. Chi non si dimostra all’altezza va a casa senza indugio.
    Buona serata

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