Il libro di Giorgio Sbrocco racconta una delle anime del club padovano. Marco Pastonesi ne fa un ritratto
Cravatte, poche parole (14) e l’amore per il Petrarca: ovvero Memo Geremia
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Alcool, pittura fresca, discorsi e panini da ko: quando il rugby fa autogol
Fallimenti, papere, disastri, gaffes, guai, disfatte ovali. Antologia di Marco Pastonesi
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Settimo appuntamento con le letture tratte dal libro "Ovalia. Dizionario erotico del rugby"
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La Rugby World Cup 2003 raccontata da Marco Pastonesi
Quinto appuntamento le letture tratte dal libro "Ovalia. Dizionario erotico del rugby"
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Quando la Coppa del Mondo si trasformò da "teatro per eroi dilettanti, a palcoscenico per attori professionisti".
La Rugby World Cup 1995 raccontata da Marco Pastonesi
Terzo appuntamento con le letture tratte dal libro "Ovalia. Dizionario erotico del rugby"
bravi, bis!
Se al derby di campionato del 29 ci saranno delle copie in vendita al Plebiscito (immagino si giochi lì), ne prenderò una. La descrizione fatta da Pastonesi è accattivante.
Anni fa (!?!) c’era stata quella roba di fare le domande a Munari via blog: la mia era stata quanto secondo lui nel rugby italiano c’è rimasto del signor Geremia, quanto ce ne potrebbe o dovrebbe essere, quanto ce n’è in Munari. Nel signor Munari.
Ciao Mal,
sono contento che quest’articolo non abbia fatto salire il rischio di diabete per connessione e lo dico seriamente.
Questo, quello sintetizzato da Pastonesi, è il rugby che aveva la forza di ammaliare e concupire perché era diverso da ogni altra realtà sportiva.
Credo che ogni città con una squadra di rugby di un certo livello avesse la sua Banca per dar lavoro ai giovanotti così come ogni squadra di quelle città aveva almeno uno fra dirigenti o allenatori che, a modo suo, faceva il Geremia.
Vedi, quello che mi dispiace è che ci siamo completamente dimenticati da dove veniamo e così facendo è ovvio che adesso viviamo una crisi che è principalmente di identità.
Ecco perché son contento che tu non abbia paventato, pur essendo un’articolo zuccheroso (meravigliosamente zuccheroso) quel rischio di diabete per connessione.
Senza zuccheri si crepa, poi c’è il miele e ci sono le merendine. Pastonesi per me è un po’ come lo zucchero semolato, io bevo il caffè amaro ma capisco che ci potrebbe stare, e anche bene, in ogni caso non è un dolcificante e scrive mai di puttanate. Veline, stipendiati e capre, tutta un’altra storia.
@giomarch: my friend, the answer is blowin’ in the wind. Ma era una domanda da far crollare l’audience, il rugby in Italia è nato col 6N, Berlusconi e Benetton, non lo sapevi?
Quali sono state le risposte di Munari?
Gente d’altri tempi.
si’ pero’ allora mancavano i soldi ma c’erano tanti tanti bravissimi allenatori italiani
Anche adesso mancano i soldi, ma…
Una fra le tante cose, per carità…. ma quanto manca al rugby italiano qualcuno che abbia l’umiltà e la furbizia per andare a battere cassa…. che di soldi ce ne sono meno, ma ce ne sono in giro!
spero di ritornare a un derby petrarchinorovigoto..ne ho visti tanti negl’anni 80/90
mi piacerebbe davvero…anche se non c’e’ piu’ la qualita’ di una volta rivedere quelle maglie sullo stesso campo e’ sempre una bella impressione
Grande personaggio…e lo dico da rovigotto…ricordo che mi raccontarono che quando passava da Rovigo in autostrada inveisse e dicono sputasse fuori dal finestrino…una volta pare fosse andato in sud Africa e gli chiesero di dove fosse, lui rispose orgoglioso che era di Padova…ma l’interlocutore non capi’…allora tentò di spiegare la ragione…e appena disse “Veneto” gli venne risposto “ah Veneto…Rovigo…”…ovviamente si incazzo’ parecchio…
Mitico Memo…un uomo che ha dato tanto al rugby…e che ancora i suoi insegnamenti riecheggiano nelle orecchie di chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo…anzi visto che era di poche parole, di viverlo.
Spero che il libro venga venduto allo stadio il 29 , lo metterò tra i miei memorabilia del rugby…in un posto d’onore.
Assieme a quello che, più avanti, sarebbe diventato l’imperatore del radicchio, Geremia era l’avversario più”odiato-antipatico” a Treviso.
” In Pra de a Vae ghe iera a Tina…”
Erano i tempi dei derbies vissuti ed attesi un anno intero, anche geremia contorno di risse e sfottò in campo e sugli spalti, tanto erano sentiti.
Se hai avversari molto forti, che ti affrontano con gran vigore, e’ la conferma che meriti rispetto.
Geremia merita quel rispetto.
L’ho incontrato una volta in un bar in centro (credo fosse proprio la Colonna di via Altinate), mentre insieme a Campese e Munari mangiavano, se ricordo bene, folpi o qualcosa di simile. Io e altri 2 o 3 amici universitari perditempo volevamo l’autografo di Campese e non sapevamo che era il presidente (o forse non lo era già più, bho). Perciò circondammo i tre e formammo un capannello intorno e restammo ad ascoltarli per mezz’ora. Mi par di ricordare che parlasse in dialetto all’australiano che dava l’idea di non capire un tubo ma annuiva sempre. Bel personaggio davvero 🙂 L’autografo di Campese l’ho venduto insieme al libro di fisica su cui me l’aveva fatto, sigh…
Anch’io, come altri studenti di Ingegneria, che ha la sede del biennio li’ vicina, andavo piu’ di qualche volta a quella osteria…
Il libro fi Fisice era il Mazzoldi-Nigro-Voci?