Dalla prossima stagione una nuova struttura guidata dai tecnici rossoblu con la supervisione federale di Stephen Aboud
Movimento Italia: a Rovigo l’ovale è “ibrido” con un’Accademia a metà tra FIR e club
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Questa delle accademie dove i ragazzi dormono a casa loro è anche una buona idea, ma se le fanno tutte così e, poniamo, ci sia un ragazzo, bravo, che gioca in un club minore, che sia abbastanza lontano, che si fa? Gli si tagliano le gambe sul nascere??
potrebbe essere una soluzione. oppure si fanno altre 400 accademie in modo da coprire tutto il territorio italiano con distanza da quella più vicina inferiore ai 5km. sempre meglio di spendere soldi per costruire corridoi faraonici
@Hro problema che avevo posto a un tecnico di una società che era per questa soluzione….. la risposta sia per il convitto che per la scuola ho dovuta dargliela Io, bisogna trovargli alloggio e scuola… non ci sono altre soluzioni.
@tony, i clubs ed i loro tecnici, generalmente, hanno l’ interesse ad avere loro le accademie, così imbottano i contributi federali, ma vogliono dpendere poco, perchè, magari (queste sono supposizioni, lo specifico), una parte di quei contributi la distraggono per contribuire quel giochino inguardabile che si chiama Campionato di Eccellenza e dei Ragazzi, in se e per se, come del bene del movimento non gliene importa una cippa lippa, così come, magari ci sono tecnici, nelle accademie federali, che hanno la preparazione di Paperino e stanno lì aggrappati alla poltrona, perchè tengono famiglia e hanno da campa’, con lo stesso interesse dei primi per ragazzi e bene del movimento!!
Sei un malpensante!
In questo caso si parla della Junior Monti e non della Rugby Rovigo Delta, che sono due societa’ separate.
Hulla, io parlo in generale e dell’ impostazione che devono avere delle accademie che usufruiscono di fondi federali.
In generale gran parte delle societa’ italiane si sono “sdoppiate”: una societa’ per i seniores e un’altra societa’ “sorella” per le giovanili. Ovviamente con budget separati eccetera.
Poi, se si vuole malensare, si puo’ sempre trovare modo di farlo… 😉
Allora non malpensiamo, ma, appurato che le accademie federali, slegate da ogni contesto, non funzionano e che su questo sito se ne sono lamentati praticamente tutti, spiegami che senso ha dare dei soldi federali ad un club, che li investe soltanto per far giocare i suoi ragazzi nè più ne meno di come faceva prima.
I soldi federali per pagare allenatori federali di livello e tenere i ragazzi legati alla loro realta’ locale. Alla fine costa MOLTO meno.
MI sembra che in molti abbiano proposto accademie “a geometria variabile”, ovvero a Padova-Rovigo-Treviso puoi avere una certa mpostazione, e in altre zone piu’ di “frontiera” ne serve un’altra.
Mi sembra un approccio sensato.
Secondo me un club, per avere dei contributi federali per una accademia, dovrebbe garantire il convitto e la scuola, garantire non vuol dire nè imporre nè estendere la garanzia di tale opportunità, indiscriminatamente, od ingiustificatamente, se vieni da fuori, hai diritto al convitto, se invece sei locale, alla fine degli allenamenti, te ne torni a casa tua.
semplice buonsenso Hroth, mi stupisce che non sia gia’ cosi’ oggi. o forse lo e’ gia’?
gsp, mah, non capisco, è l’ “Uovo di Colombo”!!! Eppure sono sicuro di non essere un genio, ma sarà che, probabilmente, è la maggioranza degli altri a non esssere intelligente!!! 😀
Se vieni dai fuori hai diritto al convitto? Alloggio, lavatura e stiratura…? 🙂
Peppe, ma di cosa stiamo parlando? E’ sempre stato così da saecula seculorum. Ragazzi che si spostavano per l’università, per esempio, o che venivano da zone rugbisticamente depresse, o che magari avevano voglia di provare un altro ambiente. Scuole pubbliche e convitti, qui a Parma il Maria Luigia o il San Benedetto, ma a Padova era uguale. Per il singolo giocatore, non tutti in caserma. E dove c’era offerta formativa a prescindere, e pubblica.
Secondo me no.
Se uno abita nella stessa citta’ che senso ha portarlo via da casa a costi spropositati????
Ma se vieni da Messina, cosa ci vai a fare nell’accademia di Rovigo?
Rispondo ai tuoi quesiti, per il primo, se rileggi sopra, ho già detto che se sei del posto non hai bisogno del convitto e te ne vai a casa tua; per il secondo, si presuppone, che il dotare i clubs più importanti di accademie, sostentate da contributi federali, sia un superamento delle accademie federali, fini a se stesse, quindi mi sembra chiaro che ad esse dovrebbe andare anche il prospetto che ha qualità e che a Messina non avrebbe le strutture necessarie per continuare in un adeguato progresso di crescita.
In un moderno ed evoluto sistema nemmeno queste accademie dovrebbero essere il punto di arrivo, perchè i prospetti migliori poi dovrebbero fare il salto nelle accademie delle celtiche.
Il giocatore di Messina dovra’ fare l’accademia a Messina, massimo a Catania. Se in queste zone non c’e’ una societa’ strutturata alla quale appoggiarsi, allora bisognera’ creare un’accademia federale, altrimenti no.
Le accademie di club devono coprire una zona circonvicina.
Certo che così facendo ne traggono vantaggio le grandi società e città a discapito dei talenti che hanno la sfortuna di essere nati alle propagini del grande Impero. Ma va sempre così. Mi ero illuso che il rugby fosse diverso, ma mi sbagliavo
no, ma scusa, perché non la fanno a Calvisano?? visto che non hanno piú molti quattrini poteva essere l’ideale per aiutare la squadra del pres. ah, questi despota d’oggi non sono più quelli di una volta…
perchè farlo a calvisano ?
Non va bene continuare a comperarli già fatti e quasi rifiniti e poi rivenderli alle celtiche ?
C’è già Remedello, con tanto di campo sintetico nuovo al San Michele. Tutta federale e con dentro tutta l’Emilia e la Lombardia escluse Milano e Piacenza.
Giusto le accademmie alle squadre di eccellenza è celtiche. Se un ragazzo è bravo faranno in modo di agevolarlo. Spero di vedere anche un campionato con le accademmie, under 20, stile Inglese. Abaoud sta cominciando ha mettere i primi mattoni per la ristrutturazione.
dai che un passo nella giusta direzione è stato fatto… ok le accademie, ma in tandem con i club più importanti per avere un territorio nella possibilità di esprimere tutto il suo potenziale.
per chi ribatte che non dando alloggio ai ragazzi, così facendo si “scoprono” dei territori, ribatto che il rugby non è il calcio, ci vogliono strutture e cultura, storicamente mi sembra che i bacini d’elezione di giocatori italiani, oltre all’Argentina :-), sia abbastanza circoscritto nel territorio nazionale, quindi, invece di far cadere a pioggia gli euro della FIR, investiamo dove c’è movimento e bacino; negli altri territori si va a fare promozione per il futuro.
Scusa se c’è un buon prospetto di Belluno o di Catania che fai lo perdi….Ti ricordo che Benetton dei tempi buoni si prese Costanzo,Parisse,Canale ancora ragazzi e non mi risulta che dormissero a casa dei genitori o sotto un ponte….
infatti ho escluso l’Argentina… poi le eccezioni ci sono (vedi il Barone per fare un nome) e le realtà locali sparse per il territorio pure, il fatto è che bisogna fare delle scelte, e con le capacità economiche che ha il movimento in Italia non puoi coprire l’intero territorio nazionale in attesa di un talento…
Bravo @Maxon, rimaniamo con i 4 gatti delle Venezie che cresciamo di sicuro!!!
Nessuno dice che bisogna far cadere a pioggia gli euro della FIR, ma se permetti, ti faccio un esempio, metti che a Lucca (ma potrebbe essere in qualsiasi altro posto dove c’ è una ssquadra di Rugby, che però è geograficamente distante dai luoghi dove ci sono le accademie legate ai clubs) ci sia un ragazzo bravo, che ad un certo punto avrebbe bisogno di fare il salto di qualità, gliele neghi e vai contro l’ interesse del Rugby italiano, soltanto perchè le accademie legate ai clubs, che dovrebbero sostituire quelle federali, non fanno nessun tipo di convitto??
Complimenti per il lungimirante provincialismo che sta condannando il Rugby italiano a quei livelli degni di competere con le corrazzate dell’ est, ma, dimenticavo, l’ importante è non toccare il giochino degli scontri di campanile del lombardo/veneto!!!
Dai tuoi interventi si capisce che non hai letto l’articolo 😉
Le accademie condominiali che al momento esistono non sono state rimosse, ma semplicemente, in alcune aree a piu’ alta densita’ rugbystica si stanno togliendo i convitti, perche’ costano e non danno valore aggiunto. Tra l’altro i ragazzi stessi preferiscono dormire a casa che in “collegio” dietro l’angolo: che senso ha?
Adesso pero’ dobbiamo vedere i plotoni di rugbysti di livello internazionale che verranno da Lucca.
No, Hulla, ma anche fosse uno solo a venire da Lucca, o da Canicattì, o da Battipaglia, sarebbe un delitto negargli l’ opportunità di giocarsi le proprie chances, se vuoi farti delle accademie che sono paro paro alle giovanili di un club, pagatele di tasca tua e non pretendere i contributi federali, mi sa che da certe parti son tutti bravi a fare i …. con il …. degli altri!!!!
Veramente e’ il contrario: se un club fa un buon lavoro con le giovanili e’ giusto che lo premi e non lo punisci portandogli via i ragazzi piu’ promettenti e demotivando tutti gli altri che non vogliono andare in collegio dicendogli che se non vanno in accademia non avranno mai possibilita’.
Questo e’ un delitto.
@Hro
qui si ratta di ottimizzare la spesa: dove ci sono pochi ragazzi si puo’ fare un’accademia federale per coprire una vasta area (con convitto e associati costi stellari) e dove ci sono societa’ brave a formare, in zone con forte reclutamento, si puo’ risparmiare ed evitare i costi esorbitanti dei convitti.
Forse non ci hai fatto caso, ma dal sistema di accademie condominiali passano relativamente pochi ragazzi a costi stellari, mentre se i ragazzi li lasci a casa e fai viaggiare gli allenatori copri molti piu’ ragazzi con costi minori – l’idea non e’ mia, ma di Villepreux, eh…
Altrimenti uno si paga le giovanili di tasca sua, poi passa l’Accademia e ti porta via i ragazzi piu’ promettenti a gratis e non li rivedi mai piu’. Neppure ti ringrazionao, poi.
Questo e’ fare i … col … degli altri, come dici tu.
Allora Hulla, ti spiego come funzionano le cose in un posto un po’ (ma…appena, appena..!!) rugbysticamente più evoluto del “Galles d’ Italia”, come la Scozia (dove tra l’ altro tu abiti, od hai abitato, se nuon erro:
La struttura è piramidale, al vertice della piramide ci stanno le franchigie celtiche, con le loro accademie, al di sotto di esse ci sono i clubs del domestic, che fanno parte della franchigia (che ricordo essere federale), al di sotto di essi ci sono altri clubs che, giocano nel campionato inferiore, i quali a loro volta confluiscono nel club di categoria superiore, lo so bene perchè ne parlavo giusto un mesetto fa con un ragazzo che gioca in una squadra di Glasgow, cui fanno capo i Glasgow Hawks, facenti parte della franchigia dei Glasgow Warriors (questo ragazzo, tra l’ altro, nel suo campionato incontra da avversario il fratello minore del George Biagi), se la vedi in questo modo non è assolutamente uno scippo (tanto più che usufruisci di fondi federali!!), come lo vedete voi, nella vostra ottica, provincialisticamente campanilista, ma il contribuire ad un qualcosa di più grande ed importante.
Visto che parliamo della Scozia, dove ho giocato e anche allenato (per un po’) due parole in piazza le posso dire anch’io.
In Scozia i ragazzi continuano a far parte della loro societa’ finche’ finiscono in una franchigia (quando saranno maggiorenni). Prima se ne stanno quasi tutti a casa e nella squadra locale. Magari un prospetto delle Isole Shetland potrebbe essere spostato in un posto piu’ “comodo”, ma si tratta di eccezioni.
Gli allenatori “centralizzati” si coordinano con gli allenatori delle piccole societa’ e li vanno a trovare per vedere i ragazzi nel loro club e per decidere assieme quali allenamenti sono i piu’ adatti.
I ragazzi che si dimostrano piu’ talentuosi fanno un po’ di allenamenti col loro club e un po’ in “concentramenti” locali vari (cfr accademia), e poi, quando passano in prima squadra del campionato domestic dividono similmente i loro allenamenti finche’ non passano in pianta stabile nella franchigia in modo progressivo.
Non ci trovo niente in comune con quello che dici tu, di togliere i ragazzi dalle loro famiglie e dalle societa’ che li hanno reclutati per metterli in un “collegio” separato dal mondo a giocare tra di loro e se va bene ti tornano a casa il venerdi’ sera completamente demotivati dal giocare con i loro ex-compagni finche’ non vanno in Accademia Francescato a giocare sempre tra di loro, senza nessun compagno esperto che ti possa fare da chioccia e insegnare i trucchi del mestiere.
Neanche da menzionare il fatto che gli allenatori federali in Italia non parlano nemmeno per sbaglio con chi quei ragazzi li ha visti crescere dalla prima elementare.
Il punto e’ che in Scozia, anche quando vai a giocare ad un livello superiore perche’ sei un “prospetto”, mantieni sempre i legami da dove sei venuto e la cosa viene fatta in modo progressivo e con la collaborazione degli allenatori a tutti i livelli, di modo che si allena tutti in un certo modo e i ragazzi non hanno “sorprese”.
@Hullalla, d’accordo con te al 100%, sia su questo e sui tuoi interventi sotto… in aree del paese rugbisticamente più “arretrate” devono girare i talent scout e gli allenatori, non accademie ovunque.
Per chi porta esempi di Scozia o Galles, beh, lì c’è cultura e tradizione, quello di cui parlo io e che in Italia esiste localizzata in determinate aree.
il mio discorso è realista:
il rugby in Italia è uno sport di nicchia che coinvolge 100000 tesserati in tutto il territorio nazionale (…e anche qui ci sarebbe da discutere sui numeri e sulla loro qualità), che hanno una forte localizzazione.
L’eccellenza è composta da 10 squadre, non mi sembra che siano rappresentative di diverse realtà a livello nazionale, mi sembra che se si prende Veneto-Lombardia-Emilia hai 8 squadre l’anno prossimo (su 10, contando gli statali delle Fiamme Oro).
Il rugby ha bisogno di tradizione e cultura sul territorio, non puoi inventare un’accademia a Cagliari piuttosto che a Bari, con tutto il rispetto…
io sono per poche strutture ma fatte bene, poi se ci sono talenti in giro si farà uno sforzo economico mirato sul talento, sulla falsa riga di quello che si è fatto in Argentina dai nostri talent scout qualche tempo fa.
tradizione e cultura certo, basta che non siano sinonimi di immobilismo
Hulla, te devi pensare che gran parte dell’ Italia rugbysticamente, sono l’ equivalente delle Shetland, Orkney ed Ebridians, dell’ Italia, tu non devi impostare l’ accademia di un club dove poi il fine settimana uno torna a casa e va a giocare col suo club, il ragazzo che entra nelle eventuali accademie del Rovigo, del Petrarca, del Calvisano, delle Fiamme Oro , ecc., deve giocare lì, nel football esiste da sempre, ti porto l’ esempio di un mio vecchio amico, che se fosse rimasto a Barga, nella squadra dilettantistica locale o se fosse andato alla Lucchese, se pur bravo, avrebbe fatto il dilettante, nel primo caso, o una carriera di basso professionismo (se gli fosse andata bene), nel secondo caso, invece a 14 anni partì ed andò a Torino, sponda Toro, a Casa rotornava per le feste e le vacanze estive soltanto, però gli è andata bene e si è fatto una buonissima carriera di una decina di anni di Serie A ed altri in Serie B, secondo te se non avesse avuto l’ opportunità di andare lì, quando era un ragazzo, avrebbe avuto la stessa occasione rimanendo a casa?
@maxon, proprio perchè il Rugby, in Italia, è uno sport di nicchia e non ha senso aprire delle accademie ovunque devi dare la possibilità (attraverso lo scouting, come dici tu) ai prospetti interessanti, di Cagliari, Battipaglia, Pescasseroli, Canicattì, Fucecchio, ecc., se lo vogliono, di poter andare in una realtà rugbysticamente più avanzata e con una struttura adeguata che gli consenta di potersi migliorare sotto l’ aspetto sportivo, senza tralasciare di garantirgli gli studi.
Il problema è, se io faccio delle accademie senza convitto (ripeto, per coloro che vengono da fuori, chi la sera può tornarsene a casa, che ci ritorni.) taglio a quei prospetti interessanti ed interessati, ogni possibilità di mettere a frutto le proprie potenzialità.
@maxon, è vero quello che sostieni tu che il Rugby italiano non può prescindere dal movimento lombardo/veneto, ma ormai è palese come questo, da solo, non sia più sufficiente a tenerci agganciati alle realtà più evolute del Rugby continentale.
Mi dispiace, ma non sono d’accordo: il rugby non puo’ garantire i soldi del calcio e io non suggerirei a nessun ragazzo di partire da Messina per andare a fare l’accademia a Rovigo anziche a Catania nella speranza che a Rovigo ti preparino meglio ad un professionismo stile Fazzari: “finalmente sono diventato professionista a tempo pieno, ma per pagare le bollette devo chiedere soldi ai miei genitori”.
Questa sarebbe veramente una mercificazione dei ragazzi (che c’e’ anche nel calcio…) che non consiglierei a nessuno.
Se nasci a Rovigo vai all’accademia (gestita dal club) a Rovigo e se nasci a Messina vai all’accademia di Messina o al massimo di Catania, che se non sara’ gestita da un club per qualche motivo di organizzazione o di strutture, sara’ gestita dalla federazione, che anche a Catania c’e’ chi sa giocare a rugby e soprattutto insegnare rugby come si deve e in passato si e’ visto piu’ di una volta.
Se poi mi proponi per l’Italia il modello Scozzese e poi mi dici che l’Italia e’ tutta come le isole Shetland per quanto riguarda il rugby, beh, allora il modello non va bene.
Se tu obblighi TUTTE le accademie ad avere un convitto, limiti (per limiti economici) il numero di ragazzi che possono essere seguiti, con la conseguenza che se fai uno sbaglio al momento del reclutamento a 15 anni, hai perso tutto.
Se invece fai viaggiare i formatori e lasci i ragazzi a casa loro, con gli stessi soldi puoi seguire molti piu’ ragazzi e quindi puoi recuperare il talento che a 15 anni non avevi notato, e ce ne sono molti.
ma che strano???????? questo progetto sbaglio o era stato proposto 4 anni fa dai concorrenti di Gavazzi e dalle bozze lette e pubblicate dagli avversari delle prossime elezioni.Dopo il fallimento totale di questi ultimi anni troppo facile fare copia/ incolla .Saluti a tutti i Veri rugbysti e non a chi si vende per una elemosina (ma viene data o è stata data ????)
Probabilmente mi sbaglio, ma mi pare che molti interventi che ho letto finora si perdano dietro al dito lasciandosi sfuggire la luna. A quanto capisco dall’articolo, la riorganizzazione sta partendo dal presupposto che “one size does NOT fit all”, e quindi si cerca di razionalizzare strutture e risorse modulandole in base alla scena locale. A Canicattì probabilmente avrebbe senso un’Accademia con convitto. A Rovigo (di cui si parla nell’articolo) no. Ma per recuperare risorse, si deve prima cominciare laddove i tagli o l’ottimizzazione dove possibile. Non mi pare di aver letto che l’approccio sarà uguale per tutti.
Esatto
Da quello che si sente dire a Rovigo i ragazzi e le famiglie avrebbero avuto poi piacere ad avere tecnici federali, in quanto in questi tre anni con Brunello, Dolcetto e Tellarini sono stati bene. Visti anche i risultati della 18 in finale.
Questo è l’ennesimo compromesso che nel caso rodigino in futuro forse farà più male che bene, ma è incredibile in quanto è Rovigo che non ha voluto l’Accademia dopo averla voluta per 3 anni.
Di fatto non è una Accademia.
Ricordo che finora l’Accademia di Rovigo ha vinto 4 gare in tre anni nel campionato inter-Accademie. Non mi pare granchè! Il curriculum professionale di Joe McDonnell e Jason Wright non ha confronti con quello dei tecnici italiani….
Per me fino a 17 anni dovrebbero essere i tecnici a girare e poi una accademia legata alle celtiche e in alternativa alle eccellenti
tecnici preparati in giro x l’italia nei vari tornei, i ragazzi lasciateli nel
proprio club.
“si tratta di un progetto a lungo meditato IN CASA JUNIOR MONTI” che ha deciso DI PROPORLO ALLA FEDERAZIONE illustrandolo nel dettaglio e legandolo alla possibilità di continuare con i tecnici di fiducia del club”.
Se vogliamo dare a Cesare quello che è di Cesare e non ad Alfredo ciò che è di Cesare.
strano prima di ogni elezione ritornano le(*).
capitolina campione elite’ u.16 altro che (*)
Della serie ho l’arroganza e la presunzione di voler fare tutto da me, ma mi servono anche due soldi dalla Fir ed ecco il compromesso elettorale della finta Accademia di Rovigo altro che Aboud.
rimane il problema di che fare dei 18 in uscita , se ne salviamo solo 30 all’anno (anche qui con dubbi)e’ la montagna che partorise il topolino e calcolando che poi di questi 30 solo pochissimi (visti i precedenti) sono giocatori veri , altro che’ campioni , fate i conti e piangete.