Carlo Bruzzone, giornalista con 234 caps (di cui uno autentico)

Marco Pastonesi ricorda il collega genovese, dopo una vita a forti tinte ovali

COMMENTI DEI LETTORI
  1. matave 22 Aprile 2016, 09:18

    Belin, il mitico Brucar (si firmava così sul Mercantile); l’avevo visto un po’ di tempo fa sugli spalti del Carlini e avevamo anche polemizzato su alcune situazioni di gioco… un altro pezzo del rugby che ho conosciuto e praticato che passa la palla. RIP Brucar.

  2. ginomonza 22 Aprile 2016, 09:21
  3. Emy 22 Aprile 2016, 10:02

    Quanto mi dispiace… mitico Brucar… E’ sempre stato dolcissimo con me, sbucata nel rugby ligure e modestissima narratrice di una parte dello stesso. Lo ricordo, sempre vulcanico, a Recco come all’Olimpico, in tribuna stampa col piglio del più appassionato dei tifosi e fierissimo del suo impressionante conteggio di “caps”.
    Avevo saputo che non stava bene, e l’avevo già capito da me anche prima, non vedendolo a Roma per il 6N.
    Ciao Brucar, ci mancherai.

  4. malpensante 22 Aprile 2016, 10:32
  5. ambi 22 Aprile 2016, 11:09

    Un giornalista giocatore in paradiso

  6. Emy 22 Aprile 2016, 14:55

    Se legge qualche genovese che avesse piacere a partecipare, oggi alle 18.00 ci sarà il rosario e il funerale domani alle 11.45, entrambi presso la chiesa di N.S. del Carmine, a Genova.

  7. 6nazioni 22 Aprile 2016, 19:38

    grande giornalista e grande uomo di sport.

  8. horikazu 22 Aprile 2016, 20:33

    Un vero gentiluomo d’altri tempi. Condoglianze alla famiglia

  9. QUEO MAGRO 22 Aprile 2016, 23:54

    Eterno riposo.

  10. Gianandrea 24 Aprile 2016, 15:00

    Ho iniziato a giocare nel CUS Genova nel 1978 all’ età di 8 anni. Ricordo Carlo Bruzzone sul campo, mentre allenava i “grandi” ma di tanto in tanto faceva partecipare anche noi.
    Spero che lassu’ ci siano tanti campi in erba e tanti buoni amici e giocatori con cui divertirsi.
    RIP Mr. Bruzzone, ti ricordo sempre con affetto.

    Gianandrea Pesci

  11. Pino De Lorenzo 24 Aprile 2016, 20:22

    Voglio ricordare l’amico Carlo, col quale avevo giocato cinquanta anni fa, quando ci siamo incontrati alcuni anni addietro a Roma, in occasione di un 6 Nazioni dell’Italia.

    Gli avevo portato in dono l’antica foto incorniciata del Cus Messina 1957/58.

    Simpaticamente, dall’alto del suo metro e novanta, si mise in mezzo alla folla che entrava al Flaminio, alzò la cornice al cielo come un trofeo, e incominciò a gridare, con la sua tipica voce in falsetto:

    “Cus Messina! Cus Messina! Cus Messina!… vincitore della Coppa Scalìa 1957!”

    La gente applaudì con gioia.

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