Nazionale, competitività e un torneo chiuso: questione anche di disparità economiche

Per The Rugby Paper l’ Italia, non messa alla pari con le altre, diventerà una potenza. Ma sono tante le voci da considerare…

COMMENTI DEI LETTORI
  1. fedter 5 Aprile 2016, 08:47

    A questo punto oltre al nuovo staff tecnico, la FIR dovrebbe anche assumere professionisti nel mondo del marketing che facciano del movimento un brand spendibile (parola non a caso) sul mercato anche non solo quello italiano.

  2. horikazu 5 Aprile 2016, 08:49

    finalmente uno che dice le cose come stanno. non era difficile.

    • boh 5 Aprile 2016, 09:04

      Si, ma tra il dire e il fare Come si dice, c’è di mezzo il mare.

    • Hullalla 5 Aprile 2016, 11:31

      Purtroppo secondo me se la FIR avesse piu’ soldi, ne sprecherebbe di piu’.
      Bisogna prima rifare la FIR su basi piu’ professionali e meritocratiche, altrimenti e’ un tritacarne che piu’ ne metti dentro, piu’ ne mandi al macero.

  3. carpediem 5 Aprile 2016, 09:02

    “Allargare la base commerciale, come recentemente dichiarato dal Presidente Gavazzi, è uno step fondamentale e soprattutto inderogabile nel mondo dello sport professionistico….”infatti al marketing ha piazzato il miglior esperto della storia….per favore

  4. Stefo 5 Aprile 2016, 09:03

    Non condivido molto il taglio di Probyn, dall’analisi dell’operato di Brunel al discorso finanziamenti…non credo che i problemi dell’Italia sarebbero risolti con assistenzalismo economico, che di soldi in questi anni ne sono arrivati ed anche tanti da poter fare un salto qualitativo ben maggiore.

    • Stefo 5 Aprile 2016, 09:06

      Aspetto che il sito di RP metta l’articolo online per tutti per leggerlo meglio ma dagli stralci mi sembra si stia tornando al “poverini fanno quello che possono dovremmo essere noi ad aiutarli di piu'”.

      • Tia 5 Aprile 2016, 09:20

        Ciao Stefo, io non trovo che ci sia del “compatimento assistenzialista” (passami il termine…) tra le righe di Jeff Probyn. Concordo che con i soldi che sono arrivati si sarebbe potuto fare meglio ma è innegabile che tutti i torti non ha. Forse una fotografia corretta del movimento in Italia potrebbe essere un sunto tra quanto scritto da Terruzzi sulla cultura del sacrificio nel rugby e questo articolo.

        • Stefo 5 Aprile 2016, 09:37

          Opinioni Tia, io penso che la redistribuzione per quanto ogni union porta e risultati conseguiti sia corretta in un torneo come questo, dire “dovremmo dargli piu’ soldi per aiutarli” trovo difficile dire che non sia un approcio assistenzialistico.

          Reputo poi pericoloso ridurre il tutto ai soldi, ci son movimenti come quello Argentino che con una frazione dei soldi che ha avuto la Fir, senza essere in un torneo come il 6N a fare da volano per il movimento sono progrediti ben di piu’.

  5. narodnik 5 Aprile 2016, 09:09

    viste le prestazioni dei nostri tre quarti all ultimo sei nazioni mi riesce difficile condividere una sola sillaba di probyn,vorrei capire dove ha visto un buon gioco dell’italia nei tre quarti?una vera potenza non prende le imbarcate tipo galles,dovute sopratutto a una imbarazzante superiorita’ dei loro tre quarti,se si va a vedere la partita migliore e’ stata contro la francia,sopratutto grazie alla nostra mischia.come ho detto per o shea sulle parole di tebaldi per fare un gioco piu’ offensivo mancano i giocatori,l’unica buona notizia del torneo vieni dalle aperture,ma non credo proprio allan-canna devano qualcosa a brnel,che anzi li ha ostacolati preferendogli haimona,li ha fatti giocare solo dopo che himona se fratturato!non c’e’ stata una partita dove i nostri 3 quarti hanno giocato meglio degli altri,anche contro la francia bonneval e watataka hanno fatto meglio,la questione dei soldi ha senso fino a un certo punto,per me l’italia e’ a quel livello perche’ ci sono pochi praticanti,aumentare i budget delle franchigie servirebbe forse a mighlioramenti ma solo temporanei,sarebbe intelligente cmq spendere di piu’ per tenere i giocatori italiani in italia,prendere tecnici non solo per la nazionale dall estero,per la scozia non vedo come si possano condividere le sue parole,visto che non ha mai vinto un 6 nazioni ma mi pare l ultimo 5 nazioni si..anzi da quando c’e’ il 6 nazioni e quindi hanno maggiori introiti sono regrediti di parecchio,quasi sempre penultimi dietro di noi..l esempio con le associazioni sportive americane e’ un discorso a parte,cmq dire (“Siamo un branco di Repubblicani che gestiscono il proprio business in modo socialista”, disse una volta Art Modell, proprietario dei Cleveland Browns).e’ una idiozia,visto ch eil sistema americano genera salari dei giocatori veramente inquitentanti…la soluzione di pompare sempre piu’ soldi non da cmq garanzie di successo anzi..il modello americano del numero chiuso per i campionati e’ una questione di soldi non di miglioramento dei campionati…

    • sentenza 5 Aprile 2016, 10:08

      Ma nella nfl dividono in maniera socialista i soldi per poter poi dividere equamente anche i giocatori. Non succede certo che i Browns “devono” prendere solo quelli con passaporto dell’Ohio o i Raiders solo i californiani. qui si usa il sotterfugio degli equiparati come “assistenzialismo” alla mancanza di giocatori buoni, ma se lo usano, come lo usano, anche i paesi già più forti economicamente diventa controproducente.

    • Galeone 5 Aprile 2016, 11:03

      D’accordissimo su tutto!!!

  6. mistral 5 Aprile 2016, 09:10

    pro o contro play-off, il tutto si riassume in una frase virgolettata: ” “se per esempio fosse la Scozia a retrocedere e perdesse anche solo per un anno i ricavi generati dalla partecipazione al Sei Nazioni, ciò avrebbe un impatto devastante sull’intero movimento”… ma vale anche per il Galles e la Francia (un po meno forse perchè il domestic è nettamente più performante di quello celtico) che il mestolaccio l’hanno conquistato anche loro nell’epoca 6N…

    • narodnik 5 Aprile 2016, 09:16

      sarebbe devastante per questioni morali direi..come si fa a distruggere la storia e mettere la scozia fuori dal torneo dai…

      • mistral 5 Aprile 2016, 09:20

        credo che si riferisca semplicemente alla vil pecunia… é pur vero che, parlando di scozzesi, la pecunia “é” (anche) una questione morale… 😉

        • narodnik 5 Aprile 2016, 09:31

          si ma come ho scritto sopra da quando c’e’ il 6 nazioni e la scozia ha maggiori introiti i risultati nel 6 nazioni sono abbastanza deludenti…

          • ginomonza 5 Aprile 2016, 16:03

            Infatti lui dice che due franchigie non sono sufficienti!

    • balin 5 Aprile 2016, 17:47

      D’accordo con te l’accenno alla deprecabile ipotesi che possa essere la Scozia a retrocedere alla fin fine gli fa anche accettare che i “poveri italiani ” (e qui condivido il pensiero di Stefo) siano mantenuti nel corridoio del 6N non oltre, almeno per ora

  7. Pif87 5 Aprile 2016, 09:15

    Scusa @Stefo, ma (aspettando come te la versione originale) non sono d’accordo che sia un taglio “assistenzialista”, per via del ragionamento, condivisibile o meno, per esempio sulla Scozia. Siamo sicuri che, se fossero gli scozzesi a retrocedere con tutti i nessi e i connessi, non avrebbero un contraccolpo profondo? Sul discorso che in Italia ci sia una gestione da sangue da naso credo siamo tutti d’accordo e che se, forse, ricevessimo più soldi sarebbero comunque gestiti male. Però le pari opportunità nascono da condizioni di partenza uguali, se no, ragionamento italiano, bisogna eccellere arrangiandosi.

    • Tia 5 Aprile 2016, 09:22

      Concordo in pieno

    • Stefo 5 Aprile 2016, 09:23

      Pif io mi riferisco al discorso sulla distribuzione degli utili, non al discorso promzioni-retrocessioni che per me e’ un’idea bislacca perche’ non ha senso economico per nessuno dei soci del board.

      • Pif87 5 Aprile 2016, 09:38

        No infatti, la questione promozione-retrocessione era un esempio “estremo” (sei dentro prendi soldi, sei fuori non ne prendi) e concordo pienamente con te. Concordo, in linea di principio, col discorso di Probyn nel momento in cui dice che non si può pretendere che l’Italia si batta alla pari o comunque metta in difficoltà nazionali che ricevono contributi molto più alti. In un contesto di stampa anglosassone, che, come sai meglio di me, non ci mette molto a metterti in croce, il ragionamento ci può stare.

        • Stefo 5 Aprile 2016, 09:51

          Pif ed invece -pur aspettando di leggere tutto- proprio questo taglio assistenzialistico lo trovo molto piu’ arrogante, ed e’ il tornare a 7-8 anni fa al “ne han presi 50, poveretti, dai fan quel che possono, siamo noi superiri che dovremmo aiutarli” e trovo anche pericolos che questo venga accettato dal movimento italiano come discorso.
          Reputo sbagliato e pericoloso pensare che con qualche milione in piu’ si livelerebbe la competizione…non e’ come le leghe maericane dove se ti do piu’ soldi puoi firmare il Lebron James della situazione, o se ti do la scelta numero 1 al draft il James te lo drafti.

          • Stefo 5 Aprile 2016, 09:54

            La parte finale e’ per spiegare che per me il paragone con le leghe USA fatto nell’articolo ci quaglia poco.

          • Pif87 5 Aprile 2016, 11:08

            Ma magari avessimo potuto avere il numero 1 al draft, ci prendevamo Itoje e mettevano su una trade epocale per Henshaw!!! Scherzi a parte, la tua posizione è condivisibile, solo che non ho letto tutta questa condiscendenza tipo “dai, giochiamo in due in meno così siamo equilibrati”. Semmai il punto di vista è molto inglese: noi con tanti soldi in più ci organizzeremmo perfettamente, se gli italiani avessero più soldi si organizzerebbero altrettanto perfettamente. Noi che in sto stagno ci sguazziamo sappiamo che non è necessariamente così, uno che commenta dall’esterno centrando l’aspetto sportivo (con l’analisi che non condivido) della gestione Brunel ragiona in termini di: facciamoli partire con gli stessi mezzi e vedrete che non sono “no buoni pe rugby”. Come dici tu non deve essere autoassolutorio da parte nostra, ma nemmeno affezionarci troppo all’idea “ci manca tutto (falso), non abbiamo bisogno di niente (falso)”. Giro la questione in termini di know-how: niente O’Shea, niente Aboud ecc. In fondo sono delle risorse economicamente quantificabili…

          • Stefo 5 Aprile 2016, 11:19

            Pif ti paragona dopo 16 anni, ad una neopromossa in Premiership…io lo trovo proprio condiscendente e proprio quell’atteggiamento “buonista” di quello che si sente (ed e’ per carita’) superiore che ricordavo quando alcuni si incazzavano coi giornalisti francesi ed inglesi che invece scrivono “e che cazzo dopo 16 anni dovreste essere migliorati di piu'”…aspetto di leggere tutto l’articolo per carita’ ma queste due frasi se dovessero diventare la posizione generale dei media stranieri sarebbero un brutto segnale sarebbero un passo indietro…per me c’e’ molto piu’ rispetto se ti dicono “ci aspettiamo di piu’ dopo 16 anni ed una barca di soldi (perche’ ne e’ arrivata una barca di soldi)” che il “poveretti, anche troppo”.
            Opinione personalissima per carita’, non la vediamo alla stessa maniera.

    • Stefo 5 Aprile 2016, 09:25

      I soldi son ridistribuiti in base a quanto ogni Union porta ed ai risultati conseguiti.

      • Pif87 5 Aprile 2016, 11:42

        Ti rispondo qui…ma infatti fanno benissimo i giornali francesi e inglesi a chiedersi “ma una squadra che prende 50 punti a partita e vince ogni tanto (per culo) con la Scozia, cosa ci sta a fare nel 6 Nazioni?” E’ la realtà degli ultimi anni piaccia o non piaccia, e non sono nemmeno di quelli che dicono “ce lo siamo guadagnati sul campo di esserci”. Vero, 16 anni fa, adesso bisogna tenere il livello e non ci sono scusanti. Ciò posto, secondo me sono ben altri i discorsi paternalistici stile “italiani bons sauvages” e una ridistribuzione dei proventi potrebbe essere positiva anche per le altre Unions. In verità io la vedo come te, sono solo meno rigido rispetto all’articolo 😉

  8. jazztrain 5 Aprile 2016, 09:24

    Ho già postato questo commento, lo vorrei riproporre qui:

    L’Italia è entrata meritatamente nel 6 Nazioni grazie alle vittorie conseguite nei test match contro Irlanda, Scozia, e soprattutto grazie alla strepitosa vittoria conseguita in Coppa Fira contro la Francia vincitrice del 5Nazioni (non è casuale che i francesi si siano resi conto che stava diventando sempre più difficile partecipare sia al 5 Nazioni che in Coppa FIRA).

    World Rugby deve permettere che la Georgia e la Romania disputino nei mesi autunnali e nei mesi estivi test match a rotazione contro le squadre del 6 Nazioni.

    E’ un diritto che hanno conseguito grazie ai risultati ottenuti nell’ultimo Campionato del Mondo (La Georgia si è qualificata di e la Romania è riuscita a rimontare negli ultimi minuti contro il Canada). Se nei test match dimostreranno di saper emulare gli azzurri di Coste allora potranno legittimamente dire di essere al livello del 6 Nazioni. Tra l’altro se vogliono crescere, devono permettere anche alle altre nazionali che partecipano a Rugby Europe di raggiungere gli standard di Georgia e Romania.

    Pensate alla Germania e all’interesse che sta nascendo nei confronti della palla ovale.

    • narodnik 5 Aprile 2016, 09:38

      una partita secca la possono vincere,fare tutto il 6 nazioni comporta una serie di infortuni che il movimento georgiano non puo’ sopportare,per me e’ stato un errore dal punto di vista sportivo ammettere l’italia nel torneo(economicamente una jackpot cmq..)quella nazionale fine anni 90 deve i suoi risultati a dei giocatori fenomenali ma non c’e’ stato ricambio generazionale,questo perche?perche’ in italia si gioca poco a rugby,gli sport nazionali sono altri come calcio,ciclismo,pallavolo etc..i soldi non bastano per essere competitivi ai massimi livelli ci vuole una cultura sentita dai giovani,in italia si preferisce praticare altro tutto qua..

      • Pif87 5 Aprile 2016, 09:48

        che in Italia si giochi poco a rugby è una mezza verità…semmai si gioca male a rugby e soprattutto non si danno incentivi ai giovani per continuare a giocare oltre una certa età. I soldi sicuramente non sono il viatico per vincere, se no le squadre giapponesi dovrebbero dare 70 punti a partita alle franchigie neozelandesi, ma sicuramente aiutano. Io ho avuto la fortuna di giocare in Olanda quand’ero all’università, e pur non essendo un paese dove il rugby sia radicate, avevamo un allenatore inglese, un preparatore atletico, massaggiatore, allenatore di mischia, libero accesso a palestra, piscina ecc. Come fanno? Nel loro piccolo spendono un sacco di soldi. Dove gioco adesso, in Italia, manco abbiamo il tape nella borsa medica. I praticanti ci sono, sono il soldi che non ci sono o vengono spesi male.

        • fedter 5 Aprile 2016, 11:09

          Secondo me vengono spesi malissimo :D.
          Faccio un esempio pratico: in molti, per svariati motivi, frequentiamo una palestra spendendo più o meno 30 euro al mese (se non di più). A questo punto mi chiedo come mai nei club rugbystici nostrani non si possa dedicare una struttura alla sala pesi, struttura che potrebbe essere finanziata dagli stessi atleti di tutte le categorie che potrebbero avere accesso ad una palestra attrezzata anche risparmiando su un abbonamento mensile. Et voilà: palestra attrezzata (non costa molto farlo soprattutto se si eliminano le cose inutili) centro sportivo, campo da gioco sempre frequentato e possibilità di attirare ottimi allenatori/preparatori.

          • mezeena10 5 Aprile 2016, 12:48

            la palestra fatta in casa l’ hanno più o meno tutti..
            è ben altro che manca!

      • Antonio9 5 Aprile 2016, 12:27

        Non c’è stato ricambio generazionale perché dopo la prime RWC , dove non abbiamo sfigurato per nulla , nonostante calendari , arbitraggi e condizioni che farebbero urlare Georgiani e Romeni adesso, la FIR ha cercato subito le scorciatoie, puntando sugli oriundi ed equiparati .. persino in modo ridicolo , chi si ricorda di Nick Zisti? , il guaio è che questa è diventata la strategia di tutto il rugby Italiano con squadre imbottite di stranieri, spesso nazionalizzati “per fare un favore ai potenti” , vedi Warren Spragg.

        Ecco dove abbiamo perso dieci e passa anni.

  9. gsp 5 Aprile 2016, 09:42

    Un aspetto dell’articolo secondo me va nella giusta direzione. Ovvero questa squadra di Brunel potrebbe risultare come un momento di transizione importante e necessario nello stile di gioco, dove si gioca a 15 e con piú fiducia. Certo si poteva farlo senza scassare le fasi statiche e la difesa.

    Sul pro americano vs il calcio ad esempio, penso sia certificato che quello é il modo piú efficace per rendere competitiva la lega, invece che le singole squadre. É che l’unitá d’analisi é la lega, non la singola squadra.

    Tornando al pro12 italiano ed alla nazionale, soldi in piú avrebbero forse fatto piú male che bene.

  10. Mr Ian 5 Aprile 2016, 09:44

    Pur di non andare in Georgia, sti italiani sono meno peggio di quello che sembrano…

    • fracassosandona 5 Aprile 2016, 09:47

      come Ray Charles: non vedono l’ora…

    • balin 5 Aprile 2016, 17:50

      In realtà ad Atlanta nella Georgia di Ray Charles ci andrebbero domani, vista la,pecunia che potrebbe derivarne, andare in quel di Tbilisi ……

      • narodnik 5 Aprile 2016, 20:22

        lo stato di uno dei pugili piu’ sottovalutati di tutti i tempi..quando si nominano i piu’ grandi se lo dimenticano tutti…

  11. lear 5 Aprile 2016, 09:55

    “Certo, convincere un tifoso a comprare una maglietta originale dell’Italrugby era più facile nel Duemila durante la sbornia collettiva, farlo oggi dopo i 125 punti tra Dublino e Cardiff, più che difficile è un’impresa.”
    Questa ultima parte dell’intervista di cui sopra, vorrei dedicarla a tutti quei giocatori che con la maglia della nazionale hanno solo tratto profitto, portando il rugby azzurro la dov’è !!

    • balin 5 Aprile 2016, 17:53

      Però onestamente bisogna anche ricordare quelli che in nazionale han patito infortuni molto gravi e praticamente finito la loro carriera “per la patria rugbistica”

    • Giovan Battista 6 Aprile 2016, 18:19

      nel 2000 durante la sbornia collettiva?????va vi ricordate al Flaminio quanti italiani ci andavano??!!??….beh semmai la sbornia collettiva è ora!!!

  12. jeekelemental 5 Aprile 2016, 10:00

    Con più soldi a disposizione, considerato quanto fatto con poco, chissà quanti giocatori foresti nazionabili ci saremmo tirati in casa…

  13. boh 5 Aprile 2016, 10:26

    Chi si ricorda la L.I.R.E.? Soldi delle coppe distribuiti equamente (o quasi) fra tutte le squadre del campionato

    • Antonio9 5 Aprile 2016, 12:29

      E sponsor del Super10 che pagavano qualche milioncino, come Skoda e Findomestic, Sky che pagava i diritti TV e finali di campionato davanti a 10.000 spettatori…

      • boh 5 Aprile 2016, 14:04

        Sicuro, che Skoda e Findomestic, sborsavano qualche milioncino?…forse qualche meloncino.

  14. berton gianni 5 Aprile 2016, 10:47

    In Italia, a distanza di 70 anni, facciamo ancora gran fatica a giudicare gli eventi della seconda guerra mondiale, figurarsi star qui a disquisire sull’operato tecnico-tattico-strategico di J & B…
    Per tradizione…sono tradizionalista per cui, trattandosi di un torneo privato, resto dell’idea che il 6N vada bene cosi.
    Coi se e coi ma non si fa la storia, pero’ vorrei vedere il comportamento, sia quello “celtico” sia il nostro, qualora la Scozia fosse costantemente cucchiaiata al posto dell’Italia.
    Mi permetto solo di aggiungere che non ha alcun senso fare paragoni/raffronti con il mondo sportivo statunitense : come confrontare un kiwi con un caco.
    ( ed io me ne intendo perche’ caco molto…).

  15. carlo s 5 Aprile 2016, 11:11

    Il fatto che nell’era Mallet si giocasse solo con gli avanti credo sia evidente.
    Mi pare lo dicesse pure Munari, quando parlava dei concetti profusi dall’allenatore SudAfricano, riguardo al fatto di andare a giocare nelle mani dell’avversario.
    Nell’era Mallet il gioco dei trequarti si è spento, a vantaggio della difesa, le squadre italiane non sviluppano gioco offensivo.

    JBrunel ha tentato di cambiare questo, cercando di creare gioco. Non a caso le sue innovazioni maggiori sono state sulla trequarti dove ha indubbiamente portato e lanciato molti nuovi giocatori.

    I risultati sono stati buoni nella prima fase del suo mandato e poi negli ultimi due anni in discesa, ma ha proseguito su questa strada.

    Quello che è calato di più nell’era Brunel è la prestazione delle prime linee e della mischia in generale, con Mallet eravamo più forti in quella fase di gioco e sopratutto nella fase di conquista..

    Quello che mi sorprende di più è che ora Brunel, venga chiamato ora a Tolosa ad allenare la mischia. Mi sembra sia il proprio il reparto a lui meno consono.

    • Pif87 5 Aprile 2016, 11:22

      Mi pare che Brunel vada a Bordeaux. Comunque secondo me i cambiamenti di Brunel sui trequarti hanno pagato fino al momento in cui ha potuto vivere di rendita dell’eredità di Mallett nei set pieces e in difesa…una volta che questi aspetti non sono più stati allenati a dovere e l’inserimento di nuovi giocatori ha fatto andare giù il castello di carte. Una cosa che sto vedendo nel SR, per esempio, è che si il gioco dei trequarti è di un altro pianeta, ma le squadre migliori al momento (prendi i Chiefs) hanno dei set pieces e un livello di BD pazzesco, da che maggiore possesso palla, maggiori scelte offensive e possibilità di sviluppare gioco aperto.

    • gsp 5 Aprile 2016, 12:15

      Carlos storia lunga quella di Mallett;

      – NM é proprio della filosofia che devi fare un gioco indigesto ai tuoi avversari.

      – NM é andato via proprio quando I risultati in attacco si iniziavano a vedere, anche se il mondiale fu negativo.

      – generalizzo un pó, mi si perdoni, ma é nella filosofia SAF, anglosassone, ed un pó nella logica, che il diritto di giocare al largo te lo guadagni prima giocando stretto. Nessuno va al largo in prima fase. A meno che non sia gioco rotto.

      – Munari ha piú volte detto che il gioco strutturato che imponeva Mallett per noi é necessitá e qualcosa di simile lo faceva, e doveva fare, anche Franco a TV. É che ci voleva date le caratteristiche dei nostri giocatori.

      – cmq, una Volta messa a posto difesa e mischia, é data una strategia si gioco, l’ereditá positiva di JB verrà fuori.

      PS, Ita-Jap pre mondiale nel 2011. Vedere un attimo i risultati per capire.

      • Rabbidaniel 5 Aprile 2016, 13:37
      • Jock 5 Aprile 2016, 13:43

        Aderisco in toto a quanto scrive @gsp. Totale condivisione dell’ analisi, non ho cambiato idea. Mi permetto di sottolineare il passaggio sui primi movimenti in attacco che si erano cominciati a vedere. Sul warm up con il Giappone. Vorrei aggiungere l’ inserimento del sudafricano- libanese Mouneimne: in tre raduni tre, ha messo a posto i bd. Io mi stropicciavi gli occhi, a vederli la prima volta (Australia?). I primi due anni, ne ho solo sentito parlare, con i bastoni tra le ruote di Checcinato. La convinta adesione alla partecipazione Pro12 Quando vedevo scritto “catenaccio”, mi veniva l’ orticaria. Sempre rimpianto tantissimo, Nick. Gli avessero dato altri quattro anni…

        • Jock 5 Aprile 2016, 13:49

          Mi permetto di aggiungere: la grande intelligenza di cercare di costruire la squadra attorno alla mediana (anche se poi sappiamo come è andata con Gower e Bocchino), soprattutto attorno al 10, in quel momento in cui quello spot era messo in crisi dal moderno modo di giocare e in corso di rivisitazione.

    • narodnik 5 Aprile 2016, 13:26

      il gioco dei tre quarti e’ stato spento pure con brunelbasta guardarte quante mete segnano i tre quarti italiani e quante su maul…

  16. Dagoberto 5 Aprile 2016, 11:33

    Tre temi mi hanno colpito di questo articolo.
    Il gioco introdotto da Brunnel:
    il punto non è se sia stato più o meno vincente di quello dei suoi predecessori, i dati statistici sono noti a tutti, ma se abbia rappresentato un’evoluzione o meno rispetto al passato. è indubbio il fatto che con Mallet la nazionale si caratterizzava per un gioco focalizzato sulla capacità di proporre grande fisicità, con un particolare accento sul desiderio (perchè di questo si è spesso trattato, tanto da provocare la famosa esternazione di Mallet “italiani non buoni per il rugby”) di difendere con una linea invalicabile stile “maginot” tanto da essere, spesso, aggirata o superata dalla velocità dei 3/4 avversari, con una contestuale quasi totale passività nel gioco aperto ed alla mano privilegiando gli avanti come ricetta per cercare di vincere le partite (un gioco a trazione anteriore, per così dire). Brunel ha cercato di ribilanciare il gioco, ha usato, a ragione, il termine equilibrio, cioè spostare il baricentro del gioco in una zona mediana tra gli avanti ed i tre quarti, distribuendo sui due reparti compiti e responsabilità in misura più equa. Ciò ha, inevitabilmente, tolto energie mediatiche e strategiche al pacchetto di mischia, negli anni di Mallet spesso devastante in mischia ordinata, ma ha dato maggiore importanza e spolvero al gioco aperto, alla mano, offrendo anche ai giovani 3/4 che in questi anni sono stati introdotti al rugby di alto livello, l’opportunità di mettersi in evidenza, di avere un palcoscenico. Non sono arrivate molti successi, è vero, ma è innegabile che la nazionale italiana di Brunnel ha giocato partite memorabili che si ricordano ancora con forte rammarico per non averle vinte pur essendoci arrivati molto vicino, partite giocate come non si era mai visto in passato, momenti di gioco di eccellente livello riconosciuti anche dalla stampa internazionale (Italia v Inghilterra 6N 2012 – 2° tempo Inghilterra v Italia nel 2013 con un Twickenham ammutolito, 1° vittoria con l’Irlanda, 2° vittoria con la Francia, il grandioso 1° tempo con gli All Blacks nel 2012 a Roma, con gli AB che nel finale di tempo calciano clamorosamente la palla fuori sotto la veemente pressione azzurra, alcuni dei ricordi più esaltanti), eredità dalla quale il successore, se vorrà, potrà tessere un possibile e conseguente ulteriore progresso.

    Le pari opportunità:
    Parliamoci chiaro, il nostro ingresso nel 6N non è stato un regalo, non ha rappresentato una forma di benevolenza, non è stato un gesto di generosità sportiva. La cultura britannica che ha avvicinato il rugby al mondo scolastico dei college della fine del ‘700 era focalizzata fortemente sulla capacità di saper formare la futura classe dirigente al saper competere, abituare ad essere vincenti, crescere in un contesto agonistico ed alla fine del 2° millennio la mentalità prevalente nei 4 paesi di origine britannica non era certo cambiata con una Francia non certo estranea nella ricerca della propria supremazia etnica. L’Italia avrebbe fatto comodo proprio perchè avrebbe tolto dall’imbarazzo le altre 5 nazioni nell’assegnazione annuale del famigerato cucchiaio di legno. Serviva una formazione cenerentola, una formazione che togliesse alle altre 5 nazioni la scomoda ed economicamente meno favorevole condizione dell’essere ultimo, della serie, anche la sconfitta è indispensabile nel gioco della competizione! Certo, l’Italia non ha certo fatto molto per contrastare questo istintivo desiderio, neanche poi così ben celato, dei propri nuovi compagni di ventura, ma se si analizzano pragmaticamente decisioni, comportamenti, eventi che hanno caraterizzato molti attori e/o autori di questa sceneggiata iniziata nel lontano 2000, si potrà cogliere questa profonda vena ripresa, in qualche misura, nell’intervista di The Rugby Paper.

    Il merchandising della nazionale azzurra:
    “Certo, convincere un tifoso a comprare una maglietta originale dell’Italrugby era più facile nel Duemila durante la sbornia collettiva, farlo oggi dopo i 125 punti tra Dublino e Cardiff, più che difficile è un’impresa” dice l’articolista di onrugby. Io aggiungo che se migliorasse un po anche la qualità degli stilisti che propongono il disegno e le soluzioni adottate nelle ultime maglie non sarebbe male. Io non metterei mai una maglia come quella realizzata dall’Adidas, l’ultima versione è decisamente priva di fashion; d’altro canto i tedeschi non sono certo noti per il loro gusto estetico. Già l’aver abbandonato l’impiego del colletto nelle maglie da rugby, oltre che non comprenderne l’utilità pratica, ha abbassato notevolmente il fascino che avevano le maglie usate fino la fine degli anni ’90, inizi del 2000, maglie che si potevano tranquillamente indossare anche come capo casual sopra un paio di jeans, ma anche gli abbinamenti cromatici, piuttosto che la scelta dei colori è decisamente scaduta di livello e non certo adatta per un impiego non prettamente agonistico o, al più, da tifoso allo stadio, condizioni che riducono drasticamente le possibilità di uso dell’articolo che si intenderebbe acquistare.

    • mezeena10 5 Aprile 2016, 12:53

      “toglie energie mediatiche al pacchetto di mischia”..energie mediatiche?che significa? poca brillantezza nelle interviste post partita? lmao..
      poi ragazzi capito? l’ italia è entrata nel 6 nazioni perché “serviva una cenerentola”!
      ahahahah..fantastico! genio!

      • Dagoberto 6 Aprile 2016, 16:41

        Magari leggendo qualche libro in più ti aiuterebbe nell’acquisire maggiore capacità di comprensione della lingua italiana, basterebbe anche qualche poket da edicola, tipo gialli, o Liala, ma anche una buona sfogliata, una volta ogni tanto, della settimana enigmistica. Se poi, dopo un po’ di allenamento, passassi anche a qualche libro sulla storia del rugby, capiresti un po’ più certe dinamiche che ancora ignori. Forse non ti hanno ancora informato, ma hanno aperto le librerie anche in Sardegna :-). Stammi bene isolano

  17. giuliop 5 Aprile 2016, 11:59

    Vorrei parlare un po fuori dagli schemi questa volta, tralasciando le parole di probyn(condivisibili che siano o meno), concentrandoci su risultati e come si arriva a determinati risultati.
    Noi qua, tutti ex giocatori o semplici appassionati, gioiamo o ci disperiamo per i risultati della nostra amata nazionale, anzi ultimamente ci disperiamo soprattutto; Ma detto questo va fatto un discorso molto piu ampio che richiederebbe tre pagine di commento, e quindi la faccio breve…
    Ma ci rendiamo conto, che quando iniziamo ad essere tutti stufi delle prestazioni( io in primis) dovremmo guardare oltre il giardino di casa nostra.
    Ci rendiamo conto che noi giochiamo con due franchigie( con budget risicati e quasi tutti derivanti dalla federazione) che non hanno nessun appeal mediatico/commerciale, e di contro abbiamo nazioni come inghilterra e francia con non meno di 30 squadre professionistiche( con budget delle loro seconde divisioni superiori alle nostre due misere franchigie).
    E poi si arriva alla prima giornata di 6nazioni e perdiamo di due punti allo stade de france dalla francia.
    Questo dovrebbe farci tutti riflettere quando sputiamo sentenze in qualsiasi direzione, non soffermandoci su cosa fa girare tutto il mondo… I SOLDI.
    Sarebbe come chiedere a valentino rossi di vincere il mondiale di motogp con una suzuki o a sebastian vettel di vincere con una sauber….non facciamo sogni utopici, prima bisogna sistemare in tutti i settori poi si potranno pretendere risultati (fino ad allora ci tocchera essere spassionati tifosi e basta)

    ps. ho parlato delle sole due franchigie e non dell’ eccellenza, per non essere troppo duro e sparare a zero sul nostro domestic.

    • Antonio9 5 Aprile 2016, 12:32

      Se fai onestamente un conto di soldi investimenti/risultati , sono le franchigie Italiane in Pro12 a deludere enormemente a confronto dell’eccellenza.

  18. Jager 5 Aprile 2016, 12:44

    Non sono d’ accordo con la visione dell’ articolo . In primis con il fatto che la gestione del Sig. Brunel sia stata migliore rispetto a quella del Sig. Mallet , anzi . Credo che Il Sig. Mallet abbia raggiunto quasi il max del risultato ottenibile con il materiale umano che aveva , non altrettanto si può dire del Sig. Brunel , in più quest’ ultimo disponeva , secondo me , di una materiale qualitativamente superiore . Non credo che con più soldi il rugby italiano godrebbe di una salute migliore , se hai soldi ma non hai progetti , o la visione è sbagliata il risultato non cambia . L’ unico punto condivisibile è il fatto che difficilmente le home nations accetteranno il sistema di promozione/retrocessione : troppo rischioso anche per loro .

  19. Danthegun 5 Aprile 2016, 14:53

    Bell’articolo pieno di spunti di riflessione.

    Primo: il cambio di gioco della nostra nazionale. Condivido che l’approccio dall’era Mallet all’era Brunel è completamente diverso. Se ci ricordiamo i primi anni della nuova Italia ci aveva impressionato per il gioco alla mano e l’uso dei 3/4. Erano anche evidenti i limiti ma sembrava già di vedere una nazionale diversa. Questo non si è concretizzato in 4 anni in un nuovo game plan che ci permettesse il salto di qualità richiesto a questi livelli.

    Secondo: la distribuzione dei risorse di un torneo chiuso è interessante. Effettivamente non ci avevo mai pensato ma nel mondo pro americano il sistema aiuta le squadre più svantaggiate in termini economici e di giocatori cercando sempre di alzare il livello medio delle squadre e quindi il livello competitivo dell’intero torneo. Pensare ad un sistema simile anche nel 6 nazioni e magari anche a casa nostra, con un eccellenza bloccata non sarebbe male.

  20. andrease 5 Aprile 2016, 15:10

    io non ho trovato nell’articolo tutto sto buonismo stile “aiutiamoli noi se non non ce la fanno”. Aspettiamo di leggere l’articolo in lingua originale prima di pontificare.
    Ho trovato che questo Probyn dice anche cose che abbiamo detto/letto anche qui, ma come sempre se lo diciamo noi va bene e se lo dice un britannico allora ci prende per i fondelli.
    Forse abbiamo qualche complesso che sarebbe bene superare…

    Anche xchè se nei nostri primi 16 di 6N siamo arrivati 11 volte ultimi, la Francia nei suoi primi 18 anni è arrivata ultima 12 volte e l’Irlanda nei primi 17 per 9 volte.
    Quindi non andiamo in giro a vantarci, ma non tiriamoci neanche tutta ‘sta merda addosso perchè anche gli altri all’inizio erano più o meno come noi.
    E nessuno credo si sia mai sognato di dire “ma ‘sti galletti cosa li teniamo a fare visto che ci tocca andare fino a Parigi per suonargliele?”.

    Dell’articolo non comprendo il riferimento all’nfl, “sport” dove conta solo il business dell’intrattenimento (e chissenefrega se sono tutti dopati più dei ciclisti…)

    • sentenza 5 Aprile 2016, 18:33

      Amico, se son tutti dopati vuol dire che c’è equilibrio anche lì. Invece se “altrove” solo qualcuno è dopato si fa presto a prendere 50 o 60 punti di scarto…
      A proposito, ma quello che hanno beccato positivo a 11 sostanze, ma almeno è migliorato? Di quanto? La palla è riuscito a passarla meglio e a tenerla meglio?
      Certo che fin che si ragiona così… “sport dove conta solo il business dell’intrattenimento”… e il rugby secondo te che strada ha preso? Non lo vedi che vuol fare la nfl ma un po meno, in sedicesimo, in scala ridotta, ma quello è.

      • andrease 5 Aprile 2016, 18:53

        cosa vuol dire “fin che si ragiona così”? stai cercando di fare polemica?
        mi viene da chiedere a te cosa vuol dire la prima tua frase… se a te piace lo sport equilibrato xchè sono tutti dopati mi fa piacere, a me fa schifo ogni individuo che per superare le sue normali prestazioni ricorre al doping. E’ da sfigati mentali, da mezze pippe. E se sono tutti così, x me possono pure andare a farsi fottere.
        Quando tempo fa avevo espresso qualche dubbio sul fatto che nell’altro emisfero mi sembrano un pò troppo fisicati mi sono saltati addosso tutti. Ora è cambiata la musica? siccome lo fanno tutti va bene così? No, a me non piace come ragionamento. Ma è la mia personale opinione, che vale zero come tutte le altre che leggo qui sopra…

        • sentenza 5 Aprile 2016, 20:06

          No, vuol dire che il businness dell’intrattenimento è quello che conta anche nel rugby, non solo nell’nfl: ti sei accorto che stanno tutti dicendo che il 6n è così e non cambia solo per questioni di businness?
          Allora bisogna vedere se fa più businness un torneo equilibrato o il contrario.
          Al tempo dei Romani c’era più gente quando combattevano i gladiatori oppure quando i leoni mangiavano i cristiani?

          • andrease 6 Aprile 2016, 00:20

            ok, siamo d’accordo sul fatto che ormai lo sport pro sia un business dell’intrattenimento, ma il gioco (quello sportivo) ha delle regole e vanno rispettate altrimenti il giocattolo perde credibilità. Doparsi tutti non è la soluzione, bisogna punire a bastonate chi lo fa. Perchè Il pericolo è che la punizione x chi bara diventi come quella del calcio che segue le regole del business e non quelle dello sport. Per 4 giornate a Higuain a sky pensano di suicidarsi, pensa se avessero le squalifiche di settimane o mesi che si usano da noi… e una sceneggiata come quella, nel rugby, varrebbe ben più di 4 partite.
            Bah, se i campionati/tornei pro scenderanno a livello del concime animale vorrà dire che mi guarderò di persona solo i campionati minori sperando di trovare qualcosa di più onesto.
            Quanto ai romani ai ragione, gli spettacoli più idioti attirano sempre un grande pubblico. Chiaramente è gente di pari livello allo spettacolo e da allora nulla è cambiato, sono sempre una moltitudine.

          • sentenza 6 Aprile 2016, 01:22

            Ho il dubbio che non hai capito cosa intendo: il punto non è doping si-doping no, ma se è doping si che sia si per tutti, come la nfl dici tu, e non qualcuno si (perchè magari è stato deciso sempre per businness che quello deve vincere) e qualcun’altro no. La truffa sportiva vera è quella, non se tutti si dopano o possono decidere liberamente di farlo.
            Cioè il punto è sempre l’equilibrio dei valori e l’incertezza della competizione, sia per “equità” sportiva che per incertezza di risultato (combattimento fra gladiatori) che dovrebbe attirare più interesse di una cosa scontata (leoni che mangiano cristiani), quindi più businness.
            E a questo fine semmai bisognerebbe dopare solo i più deboli (quelli molto più deboli come noi).

            La cosa più interessante dell’articolo su cui riflettere invece è proprio la frase di Art Modell: perchè un branco di repubblicani arriva gestire uno sport come il football in modo “comunista”? Perchè invece nel baseball fanno il contrario? E probabilmente ci sono più propietari “democratici” e forse qualcuno è lo stesso di qualche squadra nfl.
            Cosa c’è di peculiare nel football che spinge a questo? E il rugby sarà più simile al football o al baseball?

          • andrease 6 Aprile 2016, 07:59

            ho capito benissimo ma rifiuto la domanda doping si o doping no.
            E’ no e basta.
            Non è che dobbiamo equilibrare i valori ad ogni costo, dobbiamo far rispettare le regole.
            La gestione americana degli sport non si confà a noi europei. Loro ragionano per equilibrare le regole ad ogni costo e se ne fottono del doping. Per tanto così guardo il wrestling… gli altri sport sono buffonate che piacciono ad una moltitudine di imbecilli.

          • sentenza 6 Aprile 2016, 10:23

            E allora come non detto, ci teniamo i nostri 50-60 punti di scarto che se non siamo buoni per rugby in compenso siamo intelligentissimi, mica gli imbecilli che seguono le americanate… baseball-hockey-basket e pure calcio… e quelli che guarderanno il nuovo campionato pro di rugby? Diventano intelligenti solo in quel momento o restano imbecilli?

          • andrease 6 Aprile 2016, 11:43

            sei fantastico! tu vuoi che ci dopiamo anche noi per non prendere 50-60 punti…
            è un’opinione che naturalmente non condivido, io vorrei invece appendere al pennone quelli che ci danno 50-60 punti (SE, e sottolineo se, si dopano. cosa di cui non sono sicuro peraltro..).

            chiarisco la questione “imbecilli”: tutti coloro che si dopano e tutti quelli che accettano il doping se ciò rende le partite equilibrate “perchè sono più divertenti”.
            Oddio, sui secondi userei altri termini…

  21. Emy 5 Aprile 2016, 16:36

    Mah… A me pare che i problemi dell’Italrugby vadano ben oltre un non sufficiente apporto di soldi: soldi ne sono arrivati e anche tanti, solo che sono stati spesi malissimo e sono stati buttati al vento anni e anni di opportunità.
    Nessuno credo avrebbe preteso che in 16 anni di torneo l’Italia fosse allo stesso livello o superiore delle altre 5, nè nel 6N nè nel domestic/Pro12, ma che ci sarebbero stati ben più progressi credo fosse auspicato ed anche auspicabile, quando l’Italia è stata ammessa e negli anni successivi. Si sa che da ultimi arrivati si è sempre chiamati a dimostrare qualcosa, e che quel che si dimostra finisce sul piatto per poter poi avere qualcosa in cambio: voi regalereste dei soldi all’Italia ovale attuale? Io no. Ma farei subito un assegno al Giappone o all’Argentina.
    Nessuno penso avesse chiesto all’Italia di diventare l’Inghilterra in meno di due decenni, ma che in cambio di un tot di milioni e di opportunità si chiedesse/auspicasse un percorso positivo, di crescita e buona gestione tecnica, commerciale ed economica, di nazionale e domestic e di crescita di giocatori, questo penso proprio di sì.
    La verità è che è stato bruciato un momento irripetibile di potenziale e fattibile crescita e stabilizzazione e soldi in più non avrebbero cambiato niente, perchè non sono stati quelli il problema.
    Il riferimento all’NFL nell’articolo mi pare meno campato in aria di quanto possa sembrare a prima vista: si tratta di un torneo chiuso, come il 6N e anche il Pro12, ed è basato sulla redistribuzione e sul cercare di far crescere chi è più indietro, perchè se il livello di tutti si alza, ne guadagnano tutti e il torneo nel suo complesso. Il sistema dei draft di NFL e NBA mi ha sempre affascinato: il concetto che chi arriva ultimo sceglie per primo è semplice e geniale al tempo stesso. Così come il sistema di redistribuzione dei soldi è sintomo di un modo di pensare intelligente e, al contempo ed infatti, non così immediato da digerire. Ma digerito ed applicato per il bene e la forza del sistema nel suo complesso, che però non deve sfociare in assistenzialismo.
    Però a me sembra che nella tesi di partenza dell’articolo ci sia un filo di pensiero assistenzialistico, tipo “non stanno combinando niente, magari se avessero più soldi farebbero di più e non prenderebbero 125 punti tra Dublino e Cardiff”. Ormai credo sia abbastanza chiaro che un’Italia che non cresce ed anzi riesce anche a peggiorare dà noia agli avversari quasi più che ai suoi tifosi, sia nelle coppe europee, che in Pro12, che nel 6N.

    • sentenza 5 Aprile 2016, 17:47

      Allora invece dei soldi si trovi un modo per darci i giocatori buoni, visto che noi non riusciamo a produrli.
      Il sistema del draft così affascinante è alla fine semplicemente quello con cui si formano le squadre al campetto o al parco: 2 “capitani” fanno pari o dispari e chi vince sceglie il primo giocatore e l’altro il secondo e così via. Il modo più semplice e sicuro per avere squadre circa equivalenti.

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