O’Shea e la sua banda, l’Italia di fronte ad una prova di maturità

Un nuovo ct e un nuovo staff che ci diranno se il nostro movimento è capace di mettersi in discussione. Dalla testa ai piedi

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Maxwell 29 Marzo 2016, 08:46

    1) L’articolo di GT nella sua completezza ha suscitato in me emozioni ed impressioni di razzismo e luogocomunismo nei confronti degli italiani.
    2) Quello di PW mi sembra invece di un populismo apocalittico. Non sono ancora atterrati e SE……SE……SE……e ultimo treno.
    Un attimo di pazienza e fiducia.
    Chiunque può tornare in 6 mesi all’ABC delle sconfitte onorevoli…..il problema è il DEF, vediamo.
    Su Aboud il lavoro lo si vedrà purtroppo almeno nel 2019…..

    • MAUTRE 29 Marzo 2016, 09:44

      CIao Max…..perdonami…..LUOGOCOMUNE ? Quale intendi…quello della cultura dell’ ALIBI degli italiani ? Quello del voler essere (credere) di essere più furbi degli altri cercando di arrivare al traguardo attraverso SCORCIATOIE.
      Oppure mi stai parlando degli italiani rispettosi delle regole ?
      E nel rugby, secondo te (se sei allenatore e non solo appassionato) quali sono i problemi culturali che RALLENATANO la nostra corsa ? Beh nella mia mediocrità di allenatore posso dirti che il problema degli italiani stà proprio nella cultura dell’alibi, nel non allenarsi sempre al 110% nel trovare una scusa: se il campo è infangato, o manca l’erba….e non sto parlando dell’ Alto livello ma di quella BASE che se da una parte tutti gli antigavazziani, criticano la sua poca consistenza, dall’ altra è una BASE fatta di pastafrolla non solo per carenze strutturali ma perchè il rugby di 15-20 anni fa (e non sto parlando di aspetto fisico o tecnico ma soprattutto MORALE) non esiste più. Perchè se tutti sappiamo che la costruzione di un “palazzo” non deve partire dal tetto, non dobbiamo dimenticare che se vogliamo un palazzo alto e sicuro,questo deve avere FONDAMENTA MOLTO SOLIDE e non solo dal punto di vista infrastrutturale, ma anche e soprattutto un VOGLIA DI SACRIFICIO e di COMBATTIMENTO senza pari. Un po’ quel FIGTHING SPIRIT che abbiamo visto essere assente nelle ultime prestazioni della nazionale al 6N.
      Quindi fino a che non avremo, NOI italiani (ho detto NOI e non VOI quindi non sonn razzista… 🙂 ) voglia di rimboccarci le maniche e lavorare DURAMENTE e DISCIPLINATAMENTE come ha fatto la Nazionale che ci ha portato al 6 Nazioni, fatta di uomini/lavoratori che hanno fatto delle regole, della disciplina e della voglia di emergere (un po’ come gli Argentini nel loro percorso di crescita) il loro modo di concepire la vita e il rugby (anche non in questo ordine), ecco, dicevo, che se non avremo la BASE con questi PRINCIPI, allora non andremo da nessuan parte anche son questa nuova Terna Tecnica.

      • Stefano S. 29 Marzo 2016, 10:08

        Bravo Mauro !

      • Hrothepert 29 Marzo 2016, 10:19

        Quoto, in gran parte, @MAUTRE.

      • Maxwell 29 Marzo 2016, 10:33

        Io ho un pochino di fiducia in più negli “itagliani”

      • tony 29 Marzo 2016, 11:05

        Moltissime delle cose che dici sono vere.Prova ne sia che a Treviso i maggiori risultati li abbiamo ottenuti con Franco Smith che della cultura del lavoro, dell’impegno, ne faceva un credo.

      • zappinbo 29 Marzo 2016, 12:34

        thumbs up @mautre

    • mamo 29 Marzo 2016, 10:35

      Maxwell, apprezzo sempre chi si pone in modo critico, anche fortemente critico, verso quelle che si possono definire Opinioni Diffuse.
      Non ho letto l’articolo di Terruzzi ma solo lo stralcio qui riportato.
      Sarà banale, se vuoi luogocomunista, ma che il rugby in Italia sia radicalmente caratterizzato dalle Scorciatoie o bluff è la pura, semplice, triste verità.
      I Bluff:
      1) tesseramenti tarocchi;
      2) finte reti di promozione del rugby nelle scuole; qualche allenamento, tesseramento, partitella di fine anno.
      3) livello allenatori/educatori: taccio se no mi banano un’altra volta;
      4) Comitati regionali: minimarket di voti.
      5) selezione atleti nazionali: visti a 16 anni, selezionati a 17, assunti a tempo indeterminato (costa meno danaro e tanto meno fatica)
      Questi quelli che mi vengono di getto.
      Da qui l’ovvia conclusione: se il Trio viene accompagnato (come temo accada) nel rugby nostrano da quegli stessi Guardiani, accoliti del Presidente e delle sue diramazioni, beh …..

      • Maxwell 29 Marzo 2016, 10:45

        Io penso che peggio di così non possa succedere.
        Abbiamo toccato il fondo e pure scavato…… l’unica cosa peggiore che possa capitare è che la terra ammucchiata ci frani addosso e ci soffochi.
        🙂

        • mamo 29 Marzo 2016, 10:56

          ..azzzz Maxwell, scoppiamo entrambi di ottimismo ! 😉

  2. Dusty 29 Marzo 2016, 08:48

    Forse è proprio quello che intendeva Mallet con il suo “italiani no buoni per rugby”.
    Scherzi a parte in questo contesto da cambiare ci metterei anche i tifosi che troppo spesso hanno atteggiamenti di tifo calcistico e poco incline a valutare con obiettività la prestazione in campo.
    Faccio anche un altro esempio: poche domeniche fa ho assistito ad una partita di serie C dove l’allenatore e un dirigente della squadra ospite dopo pochi minuti hanno iniziato a urlare una serie di lamentele contro dell’arbitro senza preoccuparsi di concentrare il loro operato su quello che la loro squadra, chiaramente inferiore all’altra, stava facendo.
    Ecco, mi sono detto, se fossi stato un giocatore mi sarei avvicinato e gli avrei detto “piuttosto che urlare verso l’arbitro perchè non ci dici cosa dobbiamo fare per disputare una gara decentemente?”

    • sentenza 29 Marzo 2016, 09:02

      Ecco vedi, nell’altro articolo sul rugby league uno dice che il league non ha niente a che vedere col rugby. E questi che descrivi tu?

    • try 29 Marzo 2016, 12:20

      Purtroppo Dusty queste cose non succedono solo in serie C. Basta vedere Bettarello che si lamenta del gioco che fa il mogliano e non a quello della sua squadra, o a Cavinato che si lamenta degli arbitri che non aiutano il livello dell’eccellenza invece di cazziare i suoi per scelte scellerate.
      Solo due esempi, ma come non ricordare le scenate in diretta tv di Gamboa nei confronti delle dell’arbitro di turno (stavolta il miglior arbitro che abbiamo mai avuto nonchè mitrea, ma poteva essre chiunque).

  3. Sergio Martin 29 Marzo 2016, 09:18

    Culturali…mi dicono che in Irlanda c’è un campo da rugby in ogni quartiere. Da noi i campi da rugby sono pochini, quelli da mini-rugby sono campi di calcetto adattati, e le societá di mini-calcio sono sempre piú vicine e raggiungibili di quelle di mini-rugby. E a Roma un Km in più in auto, nel pomeriggio del genitore-tassista medio, fa la differenza… Mettete un campo da rugby in ogni quartiere, poi tra dieci anni ne riparliamo…

    • western-province 29 Marzo 2016, 10:58

      basterebbe anche un campo incolto in ogni quartiere, dove i ragazzi possano fare quello che gli pare
      invece dalle mie parte i pochi campi che ci sono si stanno trasformando tutti in parcheggi 🙁

    • koko 29 Marzo 2016, 11:31

      Ti hanno riferito il vero.IO in Irlanda ci sono stato e anche nei paesini che non compaiono nelle cartine tanto sono piccoli c’è un campo da rugby,o per lo meno i pali rovesciati,vicino alla Chiesa.

    • bak 29 Marzo 2016, 15:35

      Sergio,
      un mio “cugino” (che quì non scrive, ma legge, e ha passato tanto tempo in Iralnda tra Belfast e Dublino…) mi ha detto di dirti che
      “in Irlanda non ci sono campi da Rugby in ogni paesino, accanto alla chiesa… bensì sono campi di football gaelico…, vicino alla chiesa col caxxo che lasciavano costruire campi per sport britannici!!”
      🙂
      bak

      • Appassionato_ma_ignorante 29 Marzo 2016, 15:46

        Il football gaelico è una figata di sport, tra l’altro!!

      • malpensante 29 Marzo 2016, 16:04
      • Sergio Martin 29 Marzo 2016, 16:16

        Va bene, facciamo partire l’Ampex:

        • Stefo 29 Marzo 2016, 17:08

          Sergio non te la rpendere pero’ il primo passaggio culturale sarebbe smetterla anche coi luoghi comuni.
          Ti ha gia’ risposto bak, ci sono aree in Irlanda dove il rugby non se lo filavano e non se lo filano molto…non e’# casuale che da una contea come Kerry non arrivino molti giocatori di rugby mentre bene o male son sempre una delle migliori county per fotball gaa o che Kildare domini nell’hurling ma produca meno nel rugby.
          Anche a Dublino hai zone dove il rugby non ha una gran base e seguito.
          Il rugby e’ comunque per numeri terzo dietro a GAA e calcio che restano i due sport principali.

          • Sergio Martin 29 Marzo 2016, 19:39

            E chi se la prende? Io in Irlanda non ci sono mai stato…MI DICONO, anzi mi ha detto sabato un amico che ci ha vissuto, a Dublino, che l’Irlanda è zeppa di campi da rugby…Mi ha anche detto che nelle province in cui c’è meno densità abitativa ce ne sono di meno…Poi, magari sarà il terzo sport, ma in Italia è il settimo/decimo e non abbiamo neanche i campi…Un’altra cosa che mi hanno detto è che tutti i college hanno il loro bravo campo da rugby. Io mi ricordo che al liceo giocavamo a calcetto su di uno pseudo-campo di calcetto in maioliche di cemento, pietra e cemento, la cui linea di fallo laterale era un gradone di un metro a strapiombo, e già ci sembrava una figata… In palestra potevamo giocare a pallavolo, o a basket. Il rugby non se lo filava nessuno, nemmeno di striscio. A occhio e croce, in Irlanda a rugby ci giocano molti più che in Italia. Non credo che sia un luogo comune, che sia più diffuso. Poi, ho parlato dell’Irlanda, perché avevo fresca la conversazione con quell’amico, ma potrei parlare anche dell’Inghilterra, dove invece sono stato. Da noi ci sono zone del sud dove campi non ce ne sono, o sono dei campi di patate. E’ notorio. Comunque, a me interessava evidenziare che il rugby si sta diffondendo molto tra i bambini, le scuole di minirugby sono piene (parlo di Roma, almeno), ma le strutture sono un problema; se si cominciassero a incrementare, sarebbe un vantaggio. Tutto qua.

          • Stefo 29 Marzo 2016, 19:59

            Serfio che in IRlanda sia piu’ diffuso non ci piove, che epro’ ci sia un campo ovunque e’ meno vero…secondo me il tuo amico ha confuso campi da GAA con quelli da rugby per via delle porte 🙂

        • malpensante 29 Marzo 2016, 19:30

          Ci capisco un cazzo delle regole, ma giuro che quando capito da quelle parti ci vado e mi diverto. Connemara è un altro posto dove il Ghaelach spopola. Adesso penso che il rugby con il Connacht qualche punto in più lo stia guadagnando. Tra l’altro, e nonostante il Munster, l’Hurling è molto seguito (e praticato) a Cork.

          • Stefo 29 Marzo 2016, 19:35

            Cork e’ una delle pochissime county con una tradizione buona sia di football che hurling….tra le altre cose Sweetnam che ora gioca all’ala ha un buon passato da hurler arrivando anche alla selezione per l’All Ireland

          • malpensante 29 Marzo 2016, 22:23

            Il ragazzo è ‘na polisportiva, giocava bene anche al gaelico.

    • 30min 29 Marzo 2016, 18:26

      Non so in Irlanda, ma ti assicuro che in Inghilterra, anche nelle zone non vocate, ci sono campi da rugby ovunque.

      • Hullalla 29 Marzo 2016, 23:27

        Nella zona dove abito io i campi da rugby ci sono, ma sono per il rugby league.

        • 30min 30 Marzo 2016, 11:45

          Dove sto io c’è un po’ di tutto, union, league e seven, anche se il rugby viene dopo cricket e quello sport con la palla stranamente tonda. Comunque il discorso è che se un raggazzino vuole darsi al rugby nelle sue varie forme, trova facilmente delle strutture nelle vicinaze di casa sua. Da noi no.

  4. Mr Ian 29 Marzo 2016, 09:19

    Terruzzi fa una perfetta fotografia del rugby in Italia, d accordissimo con lui, e con l utente Dusty quando dice italiani non buoni pe rugby…
    Per il resto dell articolo, auguro buon lavoro a nuovi arrivati, che rimangano più distaccati possibile dal tessuto rugbistico nazionale, impartendo loro le prescrizioni da seguire per il bene del movimento.

    • Hullalla 29 Marzo 2016, 23:29

      Un aspetto dove secondo me ci sono i piu’ grossi problemi culturali italiani e’ quello organizzativo / dirigenziale.
      Qui siamo veramente messi male.

  5. Sergio Martin 29 Marzo 2016, 09:25

    Pienamente d’accordo con Paolo. Ha fatto l’esatta analisi e sintesi della situazione. Quello che per lo più ci diciamo qua sotto nei commenti. E mi sembra che ce ne sia anche per le societá, che devono smetterla di ragionare con la logica dell’orticello e devono iniziare a collaborare anche tra loro.

  6. Stefo 29 Marzo 2016, 09:28

    Letto l’articolo di Terruzzi…mah onestamente lo trovo carico di stereotipi che meta’ basta…per fortuna l’ha scritto un italiano che se lo scrivva un inglese o francese apriti cielo cosa si sarebbe scritto al riguardo.

    Il discorso delle differenze culturali che e’ senza dubbio interessante poteva essere analizzato e sviscerato in maniera piu’ interessante, un’analisi sul generale atteggiamento verso lo sport non solo il rugby, invece che finire sugli stereotipi, i luoghi comuni e basta…roba da Buongiorno di Gramellini insomma…per fortuna l’ha scritto un italiano che se lo scriveva un inglese o francese apriti cielo cosa si sarebbe scritto e gli insulti che sarebbero partiti.

    Piu’ interessante invece il discorso di Paolo a mio avviso.

  7. boh 29 Marzo 2016, 09:29

    Praticamente, applicare le regole rigide del gioco, anche alla gestione…D’accordissimo.

  8. cassina 29 Marzo 2016, 09:40

    Ragazzi, giusto per fare due esempi, tecnici britannici a parte

    MIlano: se le due squadre più rappresentative di questa città passassero da non rivolgersi la parola a collaborare non sarebbe un passo avanti PAUROSO?

    Roma: se (non parlo delle fiamme) le atre due squadre più rappresentative (chi vuole capire capisce) iniziassero a collaborare per alzare il livello del rugby romano?

    non male no?

    • Sergio Martin 29 Marzo 2016, 11:04

      …non solo: e delle 3 o 4 Rugby Roma gemmate da quella storica, vogliamo parlarne? E intanto il calcio gli ha soffiato il campo principale del Tre Fontane…

      • San Isidro 29 Marzo 2016, 18:24

        sulla vicenda del calcio al Tre Fontane hai pienamente ragione, purtroppo lì i litigi tra la ex Rugby Roma Club e la Nuova Rugby Roma contribuirono notevolmente…la vera RR comunque è quella che abbiamo visto l’altra volta, ovvero quella che ha ripreso il vecchio logo e che da RRC si è ribattezzata come Rugby Roma Olimpic…la NRR e la Rugby Roma 2000, al di là dell’assonanza nominale, sono di fatto altre due società a sè…come già ti dissi l’altra volta sull’argomento, a me dei nomi delle squadre importa poco, l’importante è che ci siano tanti ragazzi che giocano a rugby, poi ovviamente, come rispondevo sotto a @cassina, se ci fosse una maggiore collaborazione tra i club oppure se si creassero dei consorzi tra società della stessa zona (ecco, magari un consorzio RR) per diffondere il rugby sul territorio ne sarei ovviamente molto contento…come prima cosa vorrei un organo direttivo del rugby romano che, oltre a coordinanrsi con tutte le società della capitale, promuova anche gli eventi perchè far giocare tutte e tre le squadre capitoline di A alla stessa ora e allo stesso giorno, oltre che una colpa della FIR, è soprattutto il sintomo di una totale assenza di collaborazione tra i vari club che invece di organizzare un rugby-day non guardano oltre i confini di casa loro…

        • San Isidro 29 Marzo 2016, 18:38

          che poi non è che non ci abbiano provato a formare un consorzio di club a Roma, ricordo quello che portava il marchio di Porta Portese e radunava sotto di sè ben 5 società (la Rugby Roma 2000, l’Appia, il Nuovo Salario, se non erro il Rugby Senza Confini di San Cesareo e la ex Roma V° Rugby, ora Lazio Old Clan), ma andavo via il main sponsor è finito tutto…

        • Sergio Martin 29 Marzo 2016, 19:46

          Sì, ma a me piacerebbe che si riunissero in un’unica Rugby Roma, che è quella da cui proviene, direttamente o indirettamente, tutta ‘sta diaspora…per riprendersi il posto che per storia le competerebbe in Eccellenza, o quanto meno in serie A (lasciamo stare il sogno della franchigia romana con Capitolina, Lazio ecc.).

    • San Isidro 29 Marzo 2016, 18:09

      in che senso alzare il livello del rugby romano? se a livello pro ti chiedo: con quali soldi? a livello di movimento il rugby romano è già forte, poi ovviamente ogni ulteriore crescita attraverso collaborazioni tra club e quant’altro sarà sempre positiva se dovesse essere attualizzata…se poi con le “due squadre più rappresentative” ti riferisci alla Lazio e alla Capitolina loro già fanno un grande lavoro a livello giovanile, la filosofia dell’URC tra l’altro, già da diversi anni, poggia su quella del sano dilettantismo e del rugby amatoriale…

  9. geo 29 Marzo 2016, 09:46

    Ottimi nomi ma non possiamo nasconderci i problemi italici. Quando inizieranno a chiedere cambiamenti gli verrà consentito oppure gli verrà risposto “ma quello è meglio lasciar stare…devi capire che…ecc..”.
    Staremo a vedere e gli auguro un buon lavoro, ma i dubbi sul nostro sistema mi rimangono tutti.

  10. mistral 29 Marzo 2016, 09:48

    premetto che non ho letto l’articolo, e non escludo che in quanto lamenta Stefo sui luoghi comuni etc ci sia del vero, ma se si estrapola l’incipit “Fatica e disciplina nella fatica, abbinate a un’etica solida, a un naturale rispetto delle regole…” e si guarda al panorama itagliano (politico, lavorativo, amministrativo, scolastico etc etc) credo che abbia colpito nel segno, al di la del rugby…

    • ginomonza 29 Marzo 2016, 19:55

      Sono d’accordo e lo ha detto pure Robshow che occorre lavorare duramente!

  11. xnebiax 29 Marzo 2016, 09:59

    io ho i miei forti dubbi sul fatto che i tre (soprattutto Aboud) riusciranno a cambiare rotta in modo decisivo. Il punto non è solo culturale ma anche di politica: dove andranno i soldi? gli investimenti continueranno solo sull’alto livello? il know how arriverà alla base? ci saranno più campi? si farà finalmente fare più tag rugby ai bambini?
    Le franchigie, le nazionali e le accademie devono poggiare su club in grado di insegnare meglio e prima il rugby ai bambini, e possibilmente servono più bambini che giocano. I campionati poi necessiterebbero di investimenti in pubblicità e propaganda per aumentare considerevolmente il pubblico, al quale dovrebbe però essere anche presentato uno spettacolo con meno interruzzioni, meno errori, meno falli e meno reset.
    C’è una volontà federale a cambiare anche tutti questi aspetti, o si lavorerà come sempre solo sull’alto livello e sulle accademie?

    • Mr Ian 29 Marzo 2016, 10:03

      Quello che alcuni non vogliono capire è che come stanno impostando la questione, dovrebbero essere loro a salvare il rugby in Italia. Come se la federazione volesse delegare compiti che spettano principalmente a loro. Allora darai in mano anche ad O’Shea tutto il budget federale e lui avrà carta bianca nello spendere o investire???
      Oppure si vogliono costruire dei capi espiatori da utilizzare tra quattro anni, perché se è vero che si vuole salvare il rugby, in questo momento dovrebbe esserci un fermento mai visto, in modo da partire a bomba per la prossima stagione

      • Stefano S. 29 Marzo 2016, 10:06

        Secondo me i tre non sanno in che guaio si sono invischiati 😀

        • Maggicopinti 29 Marzo 2016, 11:33

          Il mondo del rugby non è enorme: secondo me i tre si sono informati molto bene dai loro colleghi e predecessori, e per quel poco che ho capito di O’ Shea, prima di accettare ha fatto mettere nero su bianco ogni virgola e dettaglio.

          • boh 29 Marzo 2016, 14:24

            Maggico, e chi è che li ha informati? il nostro funzionario decantato all’estero? mah

          • Hullalla 29 Marzo 2016, 23:33

            Sicuramente O’Shea avra’ quanto meno fatto una chiacchierata con Tebaldi.

      • mistral 29 Marzo 2016, 10:09

        … ciao Ian, una lettura interessante la tua, un po’ gattopardesca e andreottiana, ma interessante… 😉

      • ginomonza 29 Marzo 2016, 10:57

        Non te la prendere Ian non ce l’ho con te, ma ciò che scrivi e’ una cagata!
        Punto !

        • fabrio13H 29 Marzo 2016, 12:22

          @Mr Ian ha espresso un’opinione discutibile come tante altre e forse più di altre. Tu invece, @ginomonza, ci dai un perfetto esempio di come non far funzionare le cose in qualsiasi ambito: la triste abitudine allargatasi dal mondo politico di distruggere l’idea dell’altro senza spiegare perché non si è d’accordo.

          • ginomonza 29 Marzo 2016, 13:50

            Scusa fabio lui parla di eventuali capri espiatori o di affidare il budget a CoS.
            Più cagata di così non si può sentire!
            Non ti va bene ? Non leggermi mica me la prendo!
            Io non faccio processi alle intenzioni tu e lui si!

          • Mr Ian 29 Marzo 2016, 14:19

            il mondo è bello perché vario, io non dirò mai che tu scrivi stronzate, tra quattro anni ne riparleremo e spero tanto che tu abbia ragione.
            Io però ti dico che COS per fare quello che propone non gli bastano solo le buone intenzione, ma anche un apparato snello, lungimirante e pronto a cambiare in corsa se è necessario. Tutte cose che negli anni sono mancate, però per migliorare si è sempre in tempo…

          • fabrio13H 29 Marzo 2016, 14:29

            Io non ho fatto nessun processo alle intenzioni ma sono intervenuto sulla metodologia dicendo che la discussione sarebbe, nel nostro caso particolare, ed è sempre, più costruttiva se ognuno spiega i motivi di ciò che afferma. Diversamente, invece, si troncano e quindi si perdono, molte discussioni che potrebbero essere positive. Se io, per esempio, non ti leggessi più, perderei diversi tuoi interventi con i quali, come è accaduto in passato, sarò d’accordo.
            Al di là poi della questione metodologica, che però per me è fondamentale, tanto per dire, a questo punto anche la mia sullo specifico: un presidente di Federazione penso debba istituzionalmente rispondere del bilancio e quindi non puo’ dare carta bianca sull’intero budget. Potrebbe e spero che lo farà, confrontarsi anche su quello.
            Non concordo neppure sulla seconda parte dell’intervento di Mr Ian, però neppure concordo sui grandi entusiasmi verso questi nuovi incarichi ma non dico a nessuno che esprimere entusiasmi sia una cagata. Posso semplicemente e più costruttivamente dire che sono contento ma non mi entusiasmo, poiché penso che la differenza di livello tra ciò che il rugby italiano è, e tra ciò che tutti vorremmo che fosse, sia così grande da rendere impossibile che dei nuovi tecnici (ma anche altri elementi) la colmino in pochi anni. Insomma, escludo che qualsiasi novità ci possa far ottenere la semifinale alla prossima Coppa del Mondo come ha fatto l’Argentina le ultime due volte, a meno che non si trovino 30 grandi giocatori stranieri da equiparare cosa che non sarebbe comunque da confrontarsi neanche lontanamente con ciò che ha ottenuto l’Argentina. C’è solo da andare avanti cercando ci costruire le cose gradualmente.

          • ginomonza 29 Marzo 2016, 15:56

            No tu hai detto che io sono l’esempio di come non far funzionare le cose ricordati bene o rileggiti se lo hai scordato!
            Se tu avessi letto ciò che ho scritto a questo proposito negli ultimi due giorni dovresti capire che è esattamente il contrario mio caro Fabio!
            Questi signori non sono ancora arrivati e sono qua per cercar di fare quello che a stragrande maggioranza e’ stato chiesto in questo sito!
            Altri sono coloro che parlano di capri espiatori !
            Comunque basta : non leggermi se ti fa comodo o non ti piace io vivo lo stesso! 😉

          • fabrio13H 29 Marzo 2016, 18:12

            @ginomonza: io non ho detto: “…tu sei l’esempio di come non far funzionare le cose.”, ma ho detto:”…tu CI DAI un esempio di come non far funzionare le cose”, ossia con il tuo commento che definisce un’opinione altrui “una cagata” ci hai dato un esempio di come non far funzionare le cose, e ho anche aggiunto che in senso generale; ossia, se si discute in maniera più costruttiva, senza distruggere l’opinione altrui, si sarà più costruttivi, sia che si tratti di rugby, sia che si tratti di altro, invece con il metodo del distruggere l’opinione altrui si sarà poco costruttivi, a questo mi riferivo.
            Ho anche scritto che altre volte sono stato d’accordo con te quindi non vedo proprio perché non leggerti, anzi, trovo che sia bene leggere e scambiare opinioni civili proprio con chi la pensa diversamente.

          • fabrio13H 29 Marzo 2016, 18:16

            …e anzi, mi pare che proprio questa volta non abbiamo opinioni distanti, ho già detto infatti che anch’io sono in gran parte in disaccordo con quello che ha scritto Mr Ian e ho spiegato perché.

      • gsp 29 Marzo 2016, 12:37

        ian, ma delegare a chi? Aboud e’ a capo della struttura che dve formare i tecnici e quindi sta a lui dirigere e , guarda un po’ formare i tecnici.

        Ad O’S e Catt sta allenare la nazionale e dirigere l’alto livello. e quello faranno.

        davvero non capisco che vuoi dire.

        @kinky, quelle non sono cose che toccano ad Aboud. e se anche quelle funzionassero avresti cmq bisogno di qualcuno nel ruolo di ABoud.

        • malpensante 29 Marzo 2016, 13:53

          Io continuo a sperare che O’Shea abbia la responsabilità generale. Altrimenti non è certo Aboud che cambi la rotta, anzi.

          • ginomonza 29 Marzo 2016, 14:11

            Io penso che CoS ce l’abbia, mal.

          • malpensante 29 Marzo 2016, 16:07

            Io ci spero, ma da nessuna parte c’è scritto direttore del rugby.

          • Mr Ian 29 Marzo 2016, 16:37

            E’ quello che cerco di fargli capire da qualche giorno…

          • ginomonza 29 Marzo 2016, 17:27

            Mal e Ian a me interessano le azioni non i titoli!
            Oggi abbiamo uno staff (da completare col sig.r de wasps l’anno prossimo) ed ho fiducia! Nel trio ovvio per ragioni che ho scritto!
            Non sono ancora arrivati e già si vuole mettere in dubbio il loro operato tipico sport italico,questo si!
            Fate loro almeno pronunciare una parola prima di dire che prenderanno stipendi a sbafo!

          • Mr Ian 29 Marzo 2016, 18:40

            questo è quello che pensi tu, ma se rileggi i miei post non hai espresso un concetto simile. In sintesi ho più volte ribadito che se anche a livello federale non avviene una spinta al cambiamento, dal punto di vista organizzativo e gestionale, il lavoro della triade rischia di essere vano, mi capisci o no?? Non mi far passare per il negativo a tutti i costi, perchè non è così!

          • malpensante 29 Marzo 2016, 19:36

            Io avrei molta più fiducia se le cose fossero chiare e se sopra ad Aboud ci fosse O’Shea. Se per qualcuno la chiarezza c’è, bene per lui. Aboud autoriferito o riferito ad Ascione o tantomeno al Capo, mi piace zero. Opinioni, ma per me è così.

  12. Stefano S. 29 Marzo 2016, 10:05

    La cultura? A me fa sorridere, ingaggiare staff competente non lo si paga con la cultura ma con i soldi sperperati anno per anno con le accademie. Oppure quelli impiegati lo fanno per beneficienza? 😉 la punta dell iceberg (O shea) regge se ha una base solida (campionati,strutture,meritocrazia,tecnici qualificati), non il contrario

    • Hullalla 29 Marzo 2016, 23:40

      Magari salta fuori che ingaggiare uno staff competente da parte di una dirigenza competente costa meno che ingaggiare uno staff incompetente da parte di una dirigenza incompetente.

  13. koko 29 Marzo 2016, 10:11

    buon giorno..
    Che la nostra “cultura” sportiva e non sia calciofila nel senso peggiore del termine è assodato.Ma a volte i risultati di una nazionale dipendono anche da congiunture favorevoli.
    Mi spiego: nel basket la nazionale potrebbe contare su 4 giocatori che giocano nell’NBA a buon livello, ma per i più svariati motivi pochissime volte si è potuto schierarli insieme e i risultati non sono stati quelli che potevano essere.Rimanendo al 6 nazioni che è il veicolo più potente per avvicinare la gente ad Ovalia ricordo che gli anni scorsi l’Italia poteva contare su un ottimo pacchetto di mischia,Castrogiovanni in primis, ma non su un affidabile calciatore da fermo.In diverse partite le pessime % di realizzazione dei calci ha pesantemente penalizzato la squadra.Quest’ anno il pacchetto di mischia non è stato molto performante in compenso Himona ha tenuto ottime percentuali,quando ha giocato, dalla piazzola…a volte servono congiunture fortunate…

    • mistral 29 Marzo 2016, 10:14

      è da quando è nata la repubblica che ci si affida allo “stellone”… 🙂

      • boh 29 Marzo 2016, 14:30

        Beh, prima, lo “stellone” ci dava la retta via dal balcone tutte le settimane. Purtroppo quelli col naso all’insù son rimasti sempre quelli.

        • mistral 29 Marzo 2016, 14:55

          già, cambiano i tempi, i balconi, i giorni e le piazze di adunata, ma i boccaloni con il naso all’insù sono sempre massicciamente presenti… 😉

  14. Hrothepert 29 Marzo 2016, 10:33

    Il problema è che generalmente gli italiani per carattere sono individualisti e poco inclini a sacrificare un po’ del proprio per il bene comune, nel Rugby ci vorrebbe una federazione capace di imporre i propri dettami senza se e senza ma, però è storicamente assodato che da una società di cialtroni non possa venir fuori altro che una classe dirigente di cialtroni e quindi la vedo dura per l’ anglofana troika riuscire ad avere strumenti atti a rifondare il movimento Rugbystico dello Stivale.

    • Trequarti 29 Marzo 2016, 11:23

      La penso anch’io come te. Chi nasce tondo non muore quadrato.

  15. gsp 29 Marzo 2016, 12:13

    Non so se ha meno senso l’articolo di Teruzzi dall’estratto o il paragrafo sull’Argentina.

    Invece l’ultimo paragrafo mi sento di condividerlo in pieno.

  16. mamo 29 Marzo 2016, 12:30

    Guardo la foto e mi convinco sempre di più che O’Shea ha un profilo che mi piace 😉

  17. Mich 29 Marzo 2016, 12:54

    Sono personalmente convinto che ogni popolo abbia connotazioni culturali che ne determinano inevitabilmente gli aspetti più disparati. In tal senso, in Italia siamo ancora ben lontani da un vera cultura sportiva e nostro malgrado lo dimostriamo anche laddove siamo stati abituati, in passato, a vincere. Basti pensare all’Italia del calcio o del pugilato o ancora dell’atletica. Il mio punto di vista di appassionato e di tecnico dello sport (non altrimenti specificato, non serve qui) coincidono. Dobbiamo però considerare che l’Italrugby si cimenta ogni anno in un torneo a cui prendono parte altre cinque nazioni, fra le prime otto nel ranking mondiale, e che lo stato di maturazione del rugby italiano non può farci sperare in chissà quali trionfi in un simile contesto. Nell’ultimo mondiale abbiamo recitato bene la nostra parte: due buone prestazioni con le leggende irlandesi e con la solidità transalpina, poi le vittorie contro Canada e Romania. E’ giusto, ed è così che ora è. A mio avviso dobbiamo ragionare su questo e ripartire da qui, senza troppe colpe. Forse ciò che dico sembrerebbe in linea con la politica dell’alibi, ma in realtà è solo lo specchio di ciò che siamo in Italia. In Italia siamo calcio, e nemmeno più nostrano. Le mamme e i papà tricolore si scandalizzano per una sbucciatura al ginocchio, figuriamoci se mandano i loro bambini al “massacro” su un campo di rugby. Siamo fatti così. Non ci sono molti giocatori di livello perchè non ci sono ragazzi che, sin da giovani praticano questo sport. E non ci sono i giovani perchè non ci sono scuole, campetti ecc.Io sono appassionato di rugby, uomo di sport e detrattore del calcio, ma davanti alla volontà del paese bisogna fermarsi. In Italia siamo calcio, e nemmeno più nostrano.

    • geovale 29 Marzo 2016, 13:37

      è un quadro desolante e purtroppo molto vero ma è anche vero che non per questo bisogna arrendersi a questo stato di cose
      in realtà anche il pianeta calcio, perlomeno in italia non se la passa benissimo, direi anzi che rimangono intatti i “tifosi” ma diminuiscono i veri “appassionati” e aumentano secondo me gli spazi per gli sport alternativi
      per quello che può valere una visisone parziale a genova stagione 2004-5 a livello giovanile esisteva una unica under 10 e si andava a giocare i tornei con 9 bambini (2 femmine), oggi ci sono varie società che schierano diverse squadre dagli under 6 in su…certo bisogna lavorare e sgomitare con gli altri sport ma senza sudare non si ottiene niente…

      • Mich 29 Marzo 2016, 14:04

        Si, in effetti lo dicevo nel mio intervento. Anche il calcio se la passa male. Nazioni come la la Spagna e la Germania che hanno investito sul “prodotto interno” oggi si ritrovano ai vertici. Il calcio nostrano ha invece campato di rendita con nomi come Vialli, Mancini, Baggio, Totti, Vieri e Del Piero. Oggi non ha nulla di nuovo da proporre se non pagliacci col ciuffo, tatuati e spacconi. Lo stesso Cassano, forte e talentuoso, in un sistema sportivo sano dopo tutto quello che ha combinato con la sua disciplina andava emarginato ed esiliato in serie B da un tacito accordo interclub.
        Non dobbiamo nemmeno dimenticare che ormai il 2006 è lontano e nemmeno nell’ambito dello sport (?) nazionale le nostre politiche sono riuscite a trovare ricambio generazionale valido.

    • Hullalla 29 Marzo 2016, 23:46

      Anche le mamme e i papa’ scozzesi, tanto per fare un esempio che ho toccato con mano, si scandalizzano per una sbucciatura al ginocchio. Non e’ in discesa per nessuno, per quanto in vari posti ci siano problemi diversi.
      Magari anche tu hai dei blocchi culturali per cui ad un certo punto ti fermi e alzi le mani, proclamando alibi.

  18. millo 29 Marzo 2016, 13:26

    Per continuare il festival del luogo comune: se gli itagliani – quando lavorano (sudore e fango) – danno COME TUTTI degli eccellenti risultati, tenderei a semplificare la questione :nel rugby o lavorano poco o lavorano male (o tutti e due assieme…). Del caso la necessità è quella che i 3 detentori della Conoscenza (Aboud in particolare) diano a tutto il movimento le indicazioni tecniche per lavorare forse di più, ma certamente meglio. Nell’intervista a Casellato tratta da Rovigo Oggi (o quel che l’è), dice che da 15 (quindici!!!) non arrivano linee guida da parte della FIR… 15 anni!!! Dopo aver dato le indicazioni, occorrerà capire come vengono messe in pratica, e quindi ci vorrà un po’ di sbattimento da parte di tutti coloro che hanno (…dovrebbero avere…) funzioni di controllo.
    F.to: mr. de Lapalisse

  19. Rabbidaniel 29 Marzo 2016, 13:59

    Scalare le gerarchie del rugby è complesso per varie ragioni, non ne farei una questione essenzialista (italiani pizza, baffi neri e mandolino), piuttosto di mancanza di programmazione e di volontà di fare alcune scelte.

  20. ermy 29 Marzo 2016, 14:02

    @Redazione ma vi siete persi l’articoletto del Times sulle dichiarazioni pro Glasgow del Signor Gavazzi…?

    • mamo 29 Marzo 2016, 14:52

      la “Concorrenza” riporta la notizia pubblicata in prima pagina dal Sunday Times (edizione scozzese). Prima Pagina.
      Ci facciamo sempre riconoscere, altro che luogocomunisti.

      • ermy 29 Marzo 2016, 14:59

        Eh, infatti… mi pare strano che OR non si sia accorto di tanto clamore… forse i pranzetti pasquali? 🙂

        • mamo 29 Marzo 2016, 15:49

          ..fra l’altro sabato pomeriggio i Warriors giocano a Monigo.
          Ti immagini se si perde ? e chi li tiene più i giornalisti anglo-scozzesi ?
          p.s. non mi ricordo se è o meno infortunato ma contro l’Ulster Favaro non ha giocato e non era neppure in panchina; spero, per noi, che non giochi neppure sabato.

    • San Isidro 29 Marzo 2016, 18:58

      eh, infatti!

  21. 100DROP 29 Marzo 2016, 14:45

    Quando ho iniziato a giocare, avevo 11 anni, eravamo talmente pochi che il nostro allenatore (si fa per dire) ci faceva allenare con la prima squadra. Delle prime partite nel campionato giovanile ricordo solo, a chi gli “toccava”, un urlo del nostro allenatore che squarciava il silenzio ovattato della domenica mattina invernale: “CRETINOOOOOOOO”.
    Ora vedo Società che schierano svariate squadre, ogni domenica, dall’U6 in su. Centinaia di bambini nei vari tornei di città. Corposi staff di tecnici e allenatori più o meno bravi ma mai improvvisati. Vedo, sempre più spesso, palloni ovali che rimbalzano nella scuola di mia figlia e nel campo di calcio della mia Parrocchia. MA TUTTO QUESTO SIGNIFICHERA’ QUALCOSA O NO?

    • oliver63 29 Marzo 2016, 17:10

      Non so quando tu hai cominciato a giocare … Ti posso dire che la situazione era così almeno fino a 10 anni fa, dico attorno al 2006, quando si faceva fatica ad arrivare a numero in qualsiasi categoria, dalla under 6 alla under 18 … E’ stato sfruttato il boom di popolarità del 6 Nazioni e più in generale del rugby e dei personaggi che gravitano attorno – dalla popolarità individuale di giocatori quali Castrogiovanni, Parisse e Mauro Bergamasco al rugby come sport di “valori” – per incrementare il numero e per uscire dalla palude dello sport di nicchia e minore … Come ogni rosa però ha avuto le sue spine … Il generale aumento di iscrizioni non è andato di pari passo col miglioramento delle strutture e della qualità dei tecnici, che anzi mediamente si è impoverita … Alcune scelte scellerate a livello di impostazione tecnica del movimento – privilegiare la struttura fisica alle doti tecniche, ad es. – ha fatto il resto, per cui adesso ci troviamo i campi popolati da manzi da combattimento senza alcuna qualità tecnica e talvolta addirittura senza “fighting spirit” … Bisogna recuperare qualità nel processo di formazione e selezione, senza perdere nella base di selezione, ma questo non sarà semplicissimo, perchè il ns sport ha anche raccattato soggetti scartati da qualunque altro sport poichè privi delle doti motorie-emotive-caratteriali minime per fare sport, attirati da concetti quali “rugby sport per tutti” e “rugby sport di valori” per cui, nel momento in cui irrigidisci le fasi di formazione degli skills di base tecnici (passaggio, placcaggio, ecc.) e motori (corsa, cambio di passo, ecc.) scarti inevitabilmente i soggetti meno idonei … Sarà un processo lento e doloroso, ma è inevitabile … Il rugby non è uno sport “per tutti” … Vista la complessità del gesto tecnico e le doti emotive e caratteriali che richiede, si tratta sicuramente di uno sport “per pochi” …

      • malpensante 29 Marzo 2016, 19:43

        Vi dirò che molti (troppi) anni fa, a Parma si giocava pure il torneo dei bar. E agli studenteschi mancava giusto la squadra delle Orsoline. Senza tutta l’organizzazione attuale, e senza le mamme che accompagnano i pupi (che era un grande difetto del rugby di allora. poco ricambio di gnocca). Tanto minirugby, ma come praticanti dai sedici anni in su, secondo me tanto tanto non siamo cresciuti.

        • boh 30 Marzo 2016, 08:36

          Effettivamente è vero. C’è stato un periodo, che la diffusione nelle scuole superiori ha avuto un discreto successo. Poi sarebbero da capire le motivazioni della decadenza. Ricordo, che il mio club fu fondato da un gruppo di ex studenti, che avevano conosciuto e giocato il rugby alle superiori.

  22. San Isidro 29 Marzo 2016, 16:46

    D’accordo con l’articolo, ad ogni modo penso che l’arrivo di questi tre ottimi tecnici sia già qualcosa, una svolta non da poco sia per la nazionale che per il movimento (e per quanto riguarda quest’ultimo caso sarà centrale la figura di Aboud), naturalmente devono avere piena libertà di manovra altrimenti il beneficio che apporteranno sarà minimo…da non dimenticare che O’Shea sarà pure il responsabile dell’Italia Emergenti, il che gli permetterà di seguire più da vicino i futuri innesti della nazionale maggiore nel loro percorso di maturazione…determinante sarà anche l’arrivo di Crowley a Treviso che darà vita ad nuovo uno ciclo tecnico importante di cui speriamo si possano vedere i risultati, nel frattempo Guidi sarà alla sua seconda stagione alle Zebre e avrà più esperienza…tutto questo è l’inizio di un cambiamento, un punto di ripartenza che sicuramente è positivo, ovviamente, per me, affinchè ci sia una ristrutturazione totale del rugby italiano si deve anche cambiare l’attuale dirigenza federale, ma per questo bisogna vedere se le elezioni di Settembre modificheranno qualcosa…

    • San Isidro 29 Marzo 2016, 17:15

      Aggiungo che secondo me abbiamo ancora bisogno di tecnici stranieri di livello per il nostro processo di crescita, la “strada argentina” (solo allenatori autoctoni + consulenti esteri) magari potremmo intraprenderla tra qualche anno, vediamo per ora come va con O’Shea/Aboud, naturalmente questo non ci vieta di avvalerci di ulteriori valide consulenze ai vari piani del rugby italiano, ma che siano serie, non come le scappatine amichevoli di Eddie Jones a Treviso o di Wayne Smith a Mogliano…in questo senso non sarebbero male delle collabozione tecniche con altre realtà evolute, ad es. le Zebre che si mettono d’accordo con gli Sharks di Super Rugby per mandare giocatori giù durante il periodo estivo e fargli fare esperienza o che il loro staff venga a Parma per qualche settimana per dei seminari tecnici, tanto per dirna una (se ripenso all’accordo sfumato con gli Auckland Blues qualche anno fa, e chi disse no è ancora nei quadri federali)…

  23. DearPrudence 29 Marzo 2016, 17:48

    Anche l’indimenticato Gianni Brera diceva che l’Italia non era adatta a giocare (un certo tipo di ) calcio, non essendo gli italiani fisicamente all’altezza degli altri popoli. Eppure, abbiamo vinto 4 campionati del mondo…

    Mettiamola così, la nazionale di rugby italiana è come il calabrone, che strutturalmente non potrebbe volare, ma siccome lui non lo sa, vola lo stesso…

    • narodnik 29 Marzo 2016, 19:05

      nel calcio la tecnica conta molto di piu’ del fisico se ripenso ai piu’ grandi non erano certo dei titani o dei fulmini,rivera,mazzola,baggio,il mio idolo di infanzia virdis,zola…

      • Hullalla 29 Marzo 2016, 23:49

        Infatti a Treviso Naude’, che e’ enorme, ha fatto sfracelli…

        • Hullalla 30 Marzo 2016, 10:09

          …e mi sono dimenticato il nome del tipo con le infradito che e’ passato da Parma…

          • ginomonza 30 Marzo 2016, 11:15

            Che però gioca in SR e neanche male! ☺

  24. millo 29 Marzo 2016, 17:58

    Eh sì! Confrontarsi con i movimenti più evoluti ha dato qualche frutto in passato: se non vado errato Sir John Kirwan imbarcò tutta la generazione che sta chiudendo adesso per una “gita premio” in NZ… aiuta anche (forse: soprattutto) a costruire la testa. Perchè quando li rivedi dall’altra parte del campo con quella maglia tutta nera, certamente ti legnano, ma tu gliene dici, oh se gliene dici!!!

  25. TESTAOVALE 29 Marzo 2016, 21:13

    il lavoro principale deve essere fatto sui giovanissimi , da noi si da importanza ai risultati gia’ ai 16anni schierando nazionali con posti fissi come nelle poste , a 20 facciamo c…….e in più perdiamo giovani ‘forti ma senza santi in paradiso , cambiare i selezionatori e allenatori condizionati dal sistema .poi viene il restooooo

  26. delipe 29 Marzo 2016, 22:17

    Buonasera,
    Tralasciando i luoghi comuni dell articolo di Giorgio Terruzzi che di fatto da un buon benvenuto leggermente pessimistico ai “tre moschettieri anglosassoni” 🙂
    Io pero non comprendo la conclusione dell articolo di Onrugby Grillo Talpa Paolo Wilhelm.
    E indiscitubile che c e un abisso tra cultura rugbistica italiana e cultura rugbistica anglosassone…un gap probabilmente mai colmabile, in tutti i settori non solo in campo. Per esempio anche nei media, non mi stanchero mai di sottolinearlo
    Di questo, ahime, ne siamo tristemente consapevoli.
    Ma la conclusione sarebbe che se noi italiani non cambiamo atteggiamento….i “tre moschettieri anglosassoni” risulterebbero dei marziani ? Ho letto bene ?? Vale a dire…noi italiani che piangiamo sempre in scuse e carenza di assunzione responsabilita, ecc..forniamo il destro agli anglosassoni…che invece sarebbe un popolo che non cerca scuse e si assume in toto la responsabilita delle proprie azioni.
    Conclusione assai paradossale…
    Invero se noi non “cambiamo” ovverossia “miglioriamo” è pacifico che i tre manager anglosassoni hanno fallito ! A casa e si ricomincia di nuovo con un altra storia…
    Tutto questo panegirico per dire che e inutile pensare alle conclusioni se prima non si fanno i programmi, gli obiettivi, le tempistiche, le responsabilità.
    La volontà suicida di emulare gli altri, pur non avendone caratteristiche e stoffa, e il piu grande senso di inferiorita che abbiamo……nonchè colossale annullamento di quello che invece possiamo tirare fuori da noi stessi ! In oltre 80 anni di storia qualcosina avremmo fatto….anche noi!
    Un po di sana autocritica Giorgio Terruzzi e Grillo Talpa – Paolo Wilhelm cominiciate prima o poi a farla anche voi come categoria. Fermo restando che vivaddio siamo tutti appassionati di questo meraviglioso sport dal nome anglosassone….RUGBY ! 🙂
    FORZA ITALIA DEL RUGBY !
    Cordialità

  27. Hullalla 29 Marzo 2016, 23:07

    “Fatica e disciplina nella fatica, abbinate a un’etica solida, a un naturale rispetto delle regole, come accade in Inghilterra. Il rugby, in questi casi, diventa quasi una conseguenza, ha a che fare con mentalità disposte a una pratica basata sul sacrificio, sul sostegno reiterato. Stiamo parlando di uno sport che si fonda su un sistema rigido. Non sono previsti sconti, scorciatoie, e fatto è che proprio il rugby cresce dove gli sconti e le scorciatoie non costituiscono alcuna consuetudine”

    Vi ricordate lo scandalo di pochi anni fa, quando vennero beccati con le capsule di sangue finto per poter fare i cambi per ferita sanguinante quando volevano?
    In Inghilterra.

    Evitiamo di trasformare il nostro autorazzismo in un ulteriore tara culturale.

    • Hullalla 29 Marzo 2016, 23:08

      (un’ulteriore tara va con l’apostrofo, ovviamente)

  28. fracassosandona 30 Marzo 2016, 00:56

    Lo sport maschile è in crisi in Italia da anni.
    Si salvano solo le donne e, forse, la pallanuoto.
    La questione è sociologica.
    Finiti i mecenati, gli oratori e le case del popolo sono rimaste solo le società, prive di mezzi e spesso neanche tanto meritevoli…
    Aggiungete la vita da polli in batteria dei ragazzi contemporanei e la frittata è fatta sia a livello motorio sia caratteriale.
    Il rugby non fa eccezione e non vedo grandi risultati internazionali né a livello di club né di nazionali neanche per le varie palle tonde che pur attingono a bacini immensi e a pubblici maggiori.

  29. Federico Barbarossa 30 Marzo 2016, 12:24

    Ma bastava così poco perché OnRugby si allineasse al Tafazzi? Beh avanti così allora. Però almeno evitateci stupidaggini tipo ” L’arrivo di quei tre richiede uno scatto e un salto di qualità generalizzato” perché allora se mia nonna avesse le ruote sarebbe una cariola. Un articolo pessimo pieno di se irrealizzabili e di speranze che andranno (come sempre) in frantumi. Certo, qualcosa bisogna scrivere per portare la pagnotta a casa ma certe analisi fuori dal mondo me le risparmierei volentieri.

    • malpensante 30 Marzo 2016, 15:00

      Bene, il Grillo quindi passerebbe immantinente da minoranza prevenuta e rumorosa a coperto e allineato. Manicheismo a parte, anche a me stupisce la frase specifica. “L’arrivo di qui tre” non richiede proprio un bel niente: li ha chiamati (mica male, come scelta, tutt’altro) l’attuale presidente (il Coniglio Federale, chi era costui?) e dal suo punto di vista ritiene (penso anche a ragione) che possano utilmente contribuire al “rinnovamento nella continuità”. Punto. Lo scatto e il salto di qualità semmai toccherebbero al rugby italiano, (taroccamenti a parte, ma valgono per tutti) per interrompere il “rinnovamento nella continuità”. L’unica cosa da chiedere sarebbe un minimo di chiarezza: chi fa cosa, con che gerarchia e con che mandato. Aboud autonomo al timone della “formazione” mi fa enormemente più paura di Ascione perché è anni luce più competente e capace, e con la pelliccia sullo stomaco, altro che pelo. Competente e capace soprattutto di fare le stesse cose del professore. O’Shea ha tutto un altro profilo e sono convinto che possa essere la persona giusta a prendere in mano le redini tecniche del nostro rugby, sia che vinca “il rinnovamento nella continuità”, sia che ci si dia una svegliata e si riparta dalle nostre peculiarità, con i relativi limiti e risorse, anziché dall’eugenetica, dalle chiacchiere e dai copia e incolla. La frase in sé, ha gli stessi fondamenti logici di andare a chiedere un prestito a equitalia.

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