RWC 2015: l’Italia fa quello che deve, Romania battuta 32 a 22

Il finale della partita è roba da matti. Quando vedi una meta liscia liscia come quella di sarto, ben presa, pulita, con il centro che punta e trova l’ala che fila vi in meta, pensi “e vedi che c’è la differenza con il tier 2(o 2 e 1/2)”. Vedi Allan che infila un bel buco, Gori che fa una gran giocata, la mischia che tritura i rumeni nel loro punto di forza, Manici che reagisce bene alla partitaccia control’Irlanda in lineout, pensi che sì, c’è un livello di differenza tra le due squadre, qualitativamente. Pensi che se non siamo all’altezza degli irlandesi e dei gallesi, non siamo neanche alla bassezza dei rumeni. Perchè oggettivamente non c’era partita. Poi, poi decidiamo che siam fighi. Benvenuti si dimentica che ha non ha davanti dei dopolavoristi, Allan si sente Sexton, ma non lo è e dimentica comunque che Venditti non è Kirwan, Palazzani si sente uno freddo, mentre falafigura del bollito, De Marchi in campo rideva come rideva quando festeggiava Bergamauro… Ma non hanno voglia di dimostrare qualcosa, a prescindere da alcune decisioni veramente discutibili di brunel? Cioè se sono Palazzani, se sono Vunisa, mi dovrei rendere conto della vera e propria beneficiata che ho avuto a calcare il campo durante un mondiale. Dovrò pensare che sono in campo eprchè più di un mio compagno si è infortunato… Ma comunque, avrò voglia o no di giocare? Di dimostrare quanto valgo?
Alla fine rimane anche la totale mancanza di un leader. Speriamo in Gori,ma gli altri, anche quelli più esperti, come Geldenhuys e Zanni sono impalpabili quanto a carisma. Bei giocatori, esperti, capaci, solidi, ma non riescono a tenere in pugno la squadra.
Di questo mondiale rimarranno le recriminazioni (minime, intendiamoci) per gli infortuni e per una giornata stortissima in mischia e una giornata storta in touche. La consapevolezza che abbiamo qualche ottimo giocatore e qualcuno in grado di crescere molto. Il resto, e cioè la mancanza di coesione della squadra, la paura di giocare (la paura di vincere e quella di perdere), la povertà numerica in quanto a giocatori di alto livello, la mancanza di una direzione tecnica a livello sportivo e dirigenziale era stata ampiamente già digerita negli ultimi due anni. E, a quanto pare, le cose non cambieranno a breve. Brunel le dimissioni dovrebbe darle. E dovrebbe darle anche il presidente. Se volevano lottare per i quarti hanno fallito. Se volevano ampliare la base di giocatori azzurri di alto livello hanno fallito. Se volevano dare un’identità, una cifra tecnica, alla squadra hanno fallito.