Nuova Zelanda: quella parte di Ovalia che viaggia (ancora) a velocità doppia

Alla RWC Hansen potrebbe schierare una squadra di seconde scelte. E da questo nasce la forza degli All Blacks…

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Alberto da Giussano 5 Luglio 2015, 10:09

    In un paese, per quanto piccolo ( stessi abitandi di Irlanda e Scozia e metà della Lombardia), dove lo sport nazionale corrisponde alla religione ufficiale, e dove ogni bambino ha in casa il pallone ovale, il risultato è questo.
    Situazione irripetibile in ogni altra parte del mondo ( forse a Tonga e Fiji) e pertanto destinata a durare ancora molto nel tempo.

  2. delipe 5 Luglio 2015, 10:51

    Buongiorno,
    Inconfutabile che gli All Blacks sono i superfavoriti.
    Non condivido molto il fatto che come si dice nell articolo
    è l’unica squadra che potrebbe scendere in campo ai Mondiali con una seconda squadra senza sfigurare.
    Altre squadre hanno questa possibilità.
    Magari gli All Blacks possono metterne tre o addirittura quattro, questo si 🙂
    Purtroppo di pari passo il rugby europeo (che e rimane il mio preferito) ha perso un po di fantasia, vedi la Francia che attualmente ha una nazionale tra le peggiori della sua storia (a mio parere) e che ha messo spesso in difficoltà i campionissimi.
    Oppure un Inghilterra che qualche tempo fa ha fatto due test match memorabili con loro, ma che va in campo con prestazioni “a singhiozzo” dal punto di vista della personalità di gioco e tenuta e pur essendo in casa, non e tra le mie favorite (Ford/Wilkinson drop all ultimo minuto permettendo 😀 )
    Resta da puntare su Irlanda e Galles, con soprattutto la prima che e per me una grande outsider.
    Anche queste due squadre potrebbero mettere in campo due signore squadrone. 🙂
    Godiamoci Nuova Zelanda- Argentina tra un pochino…perche sara un ottimo test per vedere….se il mondo vuole divertirsi un pò di fronte alla tradizione e inconfutabile bellezza di questo squadrone tuttonero…..che ci piace vederlo e descriverlo ad occhi nuovi di neofiti rugbistici come invincibile….ma che ci stupiamo come bimbi se viene battuto in campo con grande passione ed orgoglio da chi non ha nulla da perdere…. 😉
    Auguro a tutti una buonissima domenica!
    Cordialità

  3. mistral 5 Luglio 2015, 11:39

    è vero che la seconda squadra AB potrebbe essere equivalente alla prima, ma non è una novità storica, come dice giustamente AdG in un paese dove il rugby è religione di stato gli AB sono un pezzo della storia comune e del PIL nazionale, la loro “ricchezza” durerà finchè i risultati (anche di immagine) saranno positivi… detto questo, è paradossale che le uniche due coppe siano riuscite a vincerle in casa (e la seconda con non poca difficoltà di fronte ad una Francia già in crisi di identità)… che sia una “condanna” destinata a durare ancora a lungo non lo so, certo la haka (parlando di religione misticismo) ha già perso gran parte dell’impatto originale, grazia alla sovraesposizione mediatica, è diventato un po’ come un jingle d’apertura più che un richiamo identitario…

    • Emy 6 Luglio 2015, 09:27

      Insomma… secondo me uno dei veri grandi punti di forza degli AB è proprio l’equilibrio tra risultati e marchio: la maglia nera è un vero e proprio brand (aurea mitologica, Haka, sponsor, immagine riconoscibile a livello globale, tanti soldi), ma rimane soprattutto una squadra che vince, la miglior nazionale di rugby al mondo, quindi sì tanto fumo, ma sempre più arrosto.
      In vita mia ho visto la haka dal vivo 5 volte (2 dei grandi e 3 dei Baby) e sinceramente, nonostante la sovraesposizione, nonostante sia una cosa che ormai tutti si aspettano e che tutti conoscono, fa sempre venire la pelle d’oca, perchè è sempre intensa e vissuta da chi la fa e non dà l’impressione di essere fatta per commedia, ad uso e consumo di pubblico, tv e marketing.
      Il punto è che dietro al fenomeno AB, che è sia mediatico e di marketing che di qualità e risultati, c’è un universo ovale tutt’altro che “fatuo”: c’è professionalità, professionismo, know-how, un sistema di campionati e crescita dei giovani che funziona. E tutto questo, se anche mai la Haka dovesse passare di moda (ma ne dubito) è un patrimonio solido.
      Noi con il 6N cerchiamo di venderci il marchio Italrugby per qualche settimana l’anno, cercando di mungere la mucca per quel che può dare e di vendere qualche maglietta, pazienza se i risultati sul campo sono raccappriccianti e senza che dietro ci sia niente.
      P.S. un Baby Black, neocampione del mondo U20, rischia di vincersi anche la RWC nello stesso anno.

    • maz74 6 Luglio 2015, 09:30

      Scusa ma l’haka non è un “jingle”, anzi è offensivo quello che hai scritto, fa parte della loro cultura, che viene difesa ed insegnata ai bambini, quello che invece da noi è stata completamente persa. Io invidio l’attaccamento alla cultura maori che hanno e il modo con cui la insegnano ai bambini per non disperderla.

      • Emy 6 Luglio 2015, 09:51

        Verissimo. Basta vederla una volta dal vivo per capirlo, e a me fatta dall’U20 ha colpito ancora di più.

  4. ermy 5 Luglio 2015, 13:50

    Magari hanno anche meno Gavazzi, Ascione, Rosolen, e compagnia gaudente che razzola in giro… e anche più esempi da campo e meno “intellettuali” da blog! 😉

    • 6nazioni 5 Luglio 2015, 19:10

      qualita’ psicomotorie superiori, dna,cultura sportiva, scuole, e altre
      corbellerie lette in questo blog.

    • maz74 6 Luglio 2015, 09:33

      Esattto la qualità del lavoro e la qualità degli insegnanti di rugby fanno la differenza, logicamente legate a doti naturali.
      La vita sportiva di un bambino è programmata, seguita e personalizzata nel tempo e questo produce giocatori di alto livello.
      Nell’articolo vengono scordati i neo campioni del mondo dei Baby Blacks, ma almento 3/4 potrebbero far parte della rosa del mondiale.

      • 6nazioni 6 Luglio 2015, 09:52

        la vita sportiva di un bambino e’ programmata,seguita e personalizzata nel tempo
        e meritocratica, in italia e il contrario.
        =============

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