Il numero otto azzurro ha guidato i parigini alla conquista del titolo, al termine di una stagione di altissimo livello
Sergio Parisse, un italiano sul tetto di Francia. E di tutta l’intera Ovalia
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…“Leader silenzioso e di poche parole“?
In effetti ieri di parole con l’arbitro ne ha dette molte 🙂
Tutto il rispetto per il giocatore (immenso), ma chiacchiera più di una comare, e non solo ieri sera!
è il capitano, puo parlare tanto quanto gli permette l’ arbitro!
possibile ci sia sempre da ridire???
mah!
Comunque ieri sera uno dei migliori
Non ero molto informato, ho visto che lo Stade Francais aveva vinto l’ultimo Bouclier de Brennus nel 2007, con Mauro Bergamasco titolare sostituito nel 2t proprio da Parisse, al suo primo anno a Parigi. Da allora lo SF non era arrivato più nemmeno in finale. Capisco ora il significato di questa vittoria, ottenuta da condottiero della sua squadra e non da parvenue, dopo 8 anni di totale astinenza da finale, per giunta presumo all’ultimo anno della sua esperienza francese (così si dice, almeno, che possa andare ad una franchigia dell’emisferio sud …)
…o del sud della francia… 🙂
lo spero per lui, chissa che possa aggiungere una champions alla sua bacheca!
Atleta con doti psico motorie superiori, lo dimostrano la sua coordinazione nello spazio coniugata alla forza e all’altissimo livello dei fondamentali: handling, presa al volo, corsa e linee di corsa.
E’ l’emblema di ciò che una volta succedeva più spesso, rugbisti figli e fratelli di rugbisti: i Cutitta, f.lli Francesato,i f.lli Bergamasco, Vaccari, Frati, ragazzini che già a 8/9 anni avevano la palla ovale in mano ( oltre a doti psico motorie importanti).
Sacrosante parole.
Sono proprio quelle che esternavamo…durante quell’ottimo, straordinario risotto di asparagi/parmigiano/robiola nel pre show di Paul Canavosio !!
Ma ai miei tempi, alle elementari e medie ti cuccavi materie tipo Musica, Applicazioni tecniche ( di sta minchia…) Disegno et etc…
…educazione sessuale…
@Giovanni, non credo ne abbia mai avuto bisogno, il @berton, di quel tipo di “educazione”. Basta che noti il nome della lista ha fondato un anno fa e che ripresenta il prossimo fine settimana…
Ma a scuola esisteva l’ora di educazione sessuale. Dalle orsoline era obbligatoria: serviva a formare le giovini sposine di domani.
Parisse è il rugby italiano
…secondo me hai dimenticato un punto interrogativo finale… 😉
Io sono stato sempre un suo sostenitore, è l unico che ha portato sempre la croce interfacciandosi sia con in compagni, non sempre all altezza del suo talento, sia con una dirigenza abbastanza squallida, non per ultima l uscita sui pensionati.
Di Parisse ne nascono pochi nel mondo, ed è l unico giocatore che tutta Europa ci invidia……
Ovvio che non è il manifesto della formazione del rugby italiano, ma spero che appena finirà la sua carriera da giocatore, ci possa essere posto per lui in federazione.
si, come per Dominguez!…
Ma a fare cosa? Ma per l’amor del cielo, lasciamolo andare ad occupare un posto come ambasciatore del rugby nel mondo. Tra l’altro parla 3 o 4 lingue e quindi, anche per questo, io gli darei un ruolo nell’IRB ma guai a chiuderlo nei miseri recinti del rugby italico dove invece possiamo sfruttare la presenza di ex giocatori meno importanti anche come immagine. E aggiungo che in lui vedo una analogia con Laporte quindi anche un ruolo politico gli si confarebbe vista la personalità che ha.
Ma a fare cosa? Ma per l’amor del cielo, lasciamolo andare ad occupare un posto come ambasciatore del rugby nel mondo. Tra l’altro parla 3 o 4 lingue e quindi, anche per questo, io gli darei un ruolo nell’IRB ma guai a chiuderlo nei miseri recinti del rugby italico dove invece possiamo sfruttare la presenza di ex giocatori meno importanti anche come immagine.
in IRB, responsabile di un corretto rapporto tra giocatori e arbitri… 😉
@Mistral…non tifi Stade,vero? 😉
Comunque accostare la storia sportiva e personale di Parisse a Dominguez o qualche altro argentino che “scopre” di avere un nonno italiano é argomento trito e ritrito oltreché sbagliato… per Sergione parla il suo sangue, nel senso di DNA, cioè di doti fisiche superiori alla norma che ne avrebbero fatto un giocatore top, comunque fosse nato e cresciuto in qualunque paese dove si mastica rugby e gli avessero potuto mettere una pallaovale in mano, Italia compresa…certo che se la ditta avesse mandato papà Parisse in un cantiere in Amazzonia o in India chissà…
@Andrea B., no, sono un fadà dell’RCT, ma per Sergio non è questione di appartenenza o colori di squadra, lui è “oltre”!… 🙂
certo, l’interrogativo su amazzonia o india apre inquietanti scenari, chissà quanti parisse ci sonoin giro per il mondo dediti alla caccia all’anaconda con la cerbottana o al criket!
e per quanto concerne la sua “italianità” ieri sera si è fatto ritrarre con il brennus e la bandiera tricolore, forse ci crede più lui di tanti altri rimasti in penisola, all’italia! 😉
http://www.rugbyrama.fr/rugby/top-14/2014-2015/finale-top-14-supporters-joueurs-spectateurs-la-joie-des-parisiens-apres-le-titre_sto4782367/story.shtml
La foto con il tricolore… Grande Sergione!
Mr Ian a parte il cognome e la nazionalità e il desiderio di giocare per l’Italia ( cosa immensa ) di Italiano nel suo rugby c’è veramente poco : fino q 17 anni ( più o meno) in Argentina dove ha cominciato formarsi poi due anni ( più o meno) a TV infine 8/9 anni allo SF dove si è completato e costruito la sua formidabile carriera.
Non vedo come si possa dire che è il rugby Italiano.
Se fosse rimasto in Italia non saprei dire dove sarebbe a questo punto ma certamente non su quel trono purtroppo.
Ma tanto gli ultimi due presidenti non lo hanno ancora capito !!!!!!!!!
PS : scusa gianni per i punti esclamativi 😉 🙂
formato all’Universitario de La Plata…
da sottolineare quando ha chiamato Rabadan accanto a lui per condividere il momento culminante della premiazione, un vero leader si vede in questo, saper assumere personalmente le sconfitte e saper condividere le vittorie… chi dice che Sergio è ormai poco o nulla “italiano” ha forse ragione!…
Ecco, su questo ti do ragione!
ma che sono sti stereotipi dai.
di stereotipi questo blog rigurgita, mica si è obbligati a leggerli tutti!… io certi commenti di certi intervenenti, a volte, li salto a piè pari… 🙂
Fischia se ne sentiremo la mancanza… Qualcuno lo convince a traghettare l’Italia verso un nuovo numero 8 per favore…
Potrebbe essere Mbanda un domani.
Son convinto anche io che tra Mbandà e Giammaroli la base su cui lavorare ci sia, è che negli ultimi 10 anni ci siamo abituati maledettamente bene a numero 8
Ieri sera durante la partita pensavo che difende come il più feroce degli avanti e attacca come i migliori trequarti, le partite “sottotono” con la nazionale sono colpa solo di chi ha intorno, giocatori allenatori e quant altro, che non sono all altezza manco dello stinco di Sergione!
Pensavo inoltre che per lui è quasi un peccato essere italiano, in qualsiasi altra nazionale avrebbe già vinto almeno un paio di 6N o 3N se non un mondiale…..
Che ci mancherà è sicuro, anche se dubito lasci a breve, ha ancora un sacco di benzina!
Per quanto riguarda il dopo prato può fare praticamente quello che vuole, ha testa e umiltà giuste per applicarsi a qualsiasi cosa voglia, da coach a presidente WR passando per la coltivazione degli asparagi…
Forse Sergione sarà il primo coach della Nazionale, italiano e con esperienza internazionale di livello ed indiscutibile, che metterá tutti d’accordo. Dai, Sergio, prendite ‘sto patentino, che ti aspettiamo…
Lui non ha bisogno di patentini:
per diritto universale
complimenti a Sergio nostro,e basta. tanto tanto orgoglio per quello che fa tutti i giorni ed in tutte le partite, e vederlo con la bandiera italiana m’ha fatto molto piacere.
Finisco ora di vedere la registrazione del match, oltre ogni commento Sergio e’ un gran giocatore, ma proprio tanto e pure gran capitano nel senso completo rugbistico del termine. E poi alla facciazza nostra di italiani continua a dircelo lui con sta bandiera, che ieri proprio non era obbligatoria, “sono italiano!” Chissà se con tutti i suoi sforzi per insegnarci qualcosa prima o poi ci riuscirà
Grazie tantissime, Sergione, campione di classe adamantina. Un fuoriclasse, dal gioco raffinatissimo.
Però, ho anche il dovere di scrivere che, come leader in campo, con la Nazionale, non mi aveva mai convinto del tutto; parecchio tempo fa, è stato fatto notare, qui sul blog, da colleghi evidentemente ben più bravi di me, e io non lo avevo compreso, che i compagni di Club e quelli della Nazionale, nonché i mezzi e l’ organizzazione dei due organismi, gli davano possibilità e supporti ben diversi, per esprimersi. Credo avessero ragione loro e torto io. Perciò, complimenti due volte, Sergio Parisse.
OT: Su DMAX, programma AIRPORT SECURITY NEW ZEALAND, rientro dei WARRIORS del R 13, in rientro da SIDNEY (che anno?), finale persa: Haka Ka Mate in omaggio dei doganieri, tifosi in sollucchero, ecc..
visto! 😉
“c’è uno Stade Francais con lui e uno senza di lui, e non sono proprio la stessa cosa”
la cosa dovrebbe far riflettere veramente, a maggior ragione quando a scriverla è un giornale francese