Speciale Rugby World Cup: 10 domande a Eddie Jones

Marco Bortolami intervista in esclusiva per OnRugby il grande coach

COMMENTI DEI LETTORI
  1. mezeena10 11 Maggio 2015, 08:08

    “grandissima convinzione nei propri mezzi”..dedicato a chi parla di arroganza degli ABs..

    • malpensante 11 Maggio 2015, 09:21

      “La professionalità è attitudine”, ” La disponibilità finanziaria credo sia solo un problema marginale”. Eddie Jones ti amo.

      • Sergio Martin 11 Maggio 2015, 09:30

        Forte, eh? Questo non è uno che mette la lacca alle bambole…

        • xnebiax 11 Maggio 2015, 09:39

          che abbia capito i problemi dell’italia rugbistica già dopo essere stato qui 10 giorni in totale?

    • western-province 11 Maggio 2015, 09:35

      veramente qualcuno ha dato degli arroganti agli AB?
      da sottolineare anche la coesione totale, che si vede nel rapporto in campo tra i vari giocatori (mutuo sostegno dopo gli errori e mai gesti di stizza)

      • mezeena10 11 Maggio 2015, 10:02

        si wp in molti qui sul blog pure..e la mia risposta è sempre stata che non è arroganza ma convinzione nei propri mezzi appunto! Stefo ricordi???

        • Stefo 11 Maggio 2015, 11:03

          mez esco dal silenzio eprche’ spero tu non stia provando a dire che l’ho detot io perche’ questa discussione l’avemmo gia’; quando Malita fece un articolo su Cruden dove io dissi proprio quello che dice l’articolo e dici tu, e gia’ all’epoca provadti a mettermi in bocca qualcosa che non h o mai detto…ripeto per precisione: io di arroganza in campo non ho MAI parlato, ho parlato di arroganza furoi dal campo in alcuni comportamenti da parte delle istituzionni neozelandesi!

          • mezeena10 11 Maggio 2015, 11:18

            beh la stai un po rigirando, ne hai parlato non solo in quell’ articolo, anche per la haka, per le dichiarazioni di dirigenti allenatori e anche giocatori, non ho voglia ora, magari piu tardi cerco il pezzo in questione..
            ma ricordo proprio bene di averti risposto cosi:” per te puo sembrare arroganza, per me è solo consapevolezza nei propri mezzi!”..
            ma tant’ è è poco importante tranquillo..
            perche sei in silenzio? mi son perso qualcosa???

          • Stefo 11 Maggio 2015, 11:26

            mez ne abbiamo discusso all’epoca del pezzo di Cruden e ti ricordi male, molto male…io sul campo sul gioco o altro non li ho mai criticati ed iniziano a girarmi che ogni volta provi ad affermare il contrario,

            Sull’haka io criticai la richiesta (assecondata) di non permettere agli avversari di confrontarla come fatto dai francesi nel 2007 o altre squadre per la precisione!

            Ripeto quanto scritto un annetto fa ricordi male

          • mezeena10 11 Maggio 2015, 13:47

            Certo certo..non ricordo avessi specificato “in campo”..ma ripeto non è importante..e stai sereno!
            io la ricordo così e quando ne avrò voglia andrò a ricercare i post..

          • mezeena10 11 Maggio 2015, 14:31

            Trovato..dopo un po di tira e molla e diversi post specificavi che non c’è l’avevi coi giocatori ma con allenatori e dirigenti..
            ma sembrava più un salvataggio in corner..ma senza polemica ne offesa, non capisco perché t’incazzi tanto..tensione prepartita? 🙂 😉

          • Stefo 11 Maggio 2015, 14:55

            mez ho spiegato mille volte che ci son poche cose che mi fanno veramente incazzare tra queste c’e’ il mettermi in bocca cose che non ho detto…a te fara’ girare qualcosaltro a me questo.
            M’infastidisce anche che dici “salvataggio in corner” e non che magari tu possa aver interpretato in una maniera…ma amen non ho voglia di avere piu’ discussioni su questo blog quindi pensa un po’ quello che ti pare io so quello che ho nella mia testa!

          • mezeena10 11 Maggio 2015, 16:09

            penso sempre quel che mi pare 🙂 ..
            con chi hai avuto la discussione se posso chiedere? potresti indicare il post cortesemente?
            non volevo assolutamente fare polemica, seguo meno ultimamente proprio per le continue e sterili discussioni, diversi new trolls, pseudosaputelli vari, i redivivi avvocati et azzeccagarbugli..
            anche la continua ricerca della notizia bomba e del gossip hanno contribuito..
            eppure nei campi di tutto il mondo si gioca e bene pure!
            torneo oceania junior, super rugby, campionati nazionali vari, torneo seven, derby di parigi citato solo per l’ espulsione di parisse etc etc..

          • Stefo 11 Maggio 2015, 16:21

            Non ho avuto alcuna discussione e’ il trend generale…

          • mezeena10 11 Maggio 2015, 16:32

            vero..ho fatto notare a un tale che pretendeva Messam fosse sostituito da Todd o Ardie Savea in maglia nera, quando gli ho fatto notare che ambi sono numeri 7, ergo ruolo specifico, mi ha risposto che partite lui ne guarda sicuramente piu di me..
            ehehehe che vuoi dire a certa gente? anche troppa importanza un solo post di risposta, figuriamoci una discussione seria..
            poi non ti dico come si è offeso e ha replicato piccato quando ho scritto, a tale iocopoco maioco, che oltre a iocar poco guarda anche poco..con tanto di faccine..
            mah!

  2. Alberto da Giussano 11 Maggio 2015, 08:32

    Il Benetton ha fatto benissimo ad utilizzarlo come consulente, per quel tanto o poco che riuscirà ad essere presente.
    Coerentemente con le sue sagge parole il suo lavoro c/o Benetton dovrebbe,però, essere sostituito da un DOR che crea una unica “amalgama” tra Nazionale, celtiche e resto del movimento.
    Credo inoltre che le sue sibilline parole all’ultima domanda, mettano in evidenza come sia sempre più necessario avere squadre giovani. Velocità e durata dello sforzo lo richiedono ( questo lo sggiungo io).
    Che sia questa la causa dei crolli verticali della nostra nazionale? In qusto caso il mental coach servirebbe a poco.

    • lear 11 Maggio 2015, 09:20

      E cos’altro se nò! Vogliamo avere i risultati con i “polipi affogati”?

      • mezeena10 11 Maggio 2015, 16:10

        polpi, si dice polpi! i polipi sono un’ altra cosa e credimi non si mangiano affatto! 😉

  3. Sergio Martin 11 Maggio 2015, 09:28

    La prima risposta di Eddie Jones è incredibilmente significativa: ci vuole un equlibrio tra esperienza (e, quindi, maturitá), capacitá di conquista nelle fasi statiche (senza palla non vai da nessuna parte. Lui non ha parlato dei break down, ma mischia e touche sono proprio il minimo sindacale…), capacitá di far fronte alla pressione.
    Marcone, come mai ti è venuto in mente di fare la seconda domanda? Parti da una situazione a te amaramente nota? Mmmm.
    In generale, queste interviste del Marcone nazionale stanno diventando le f.a.q. del manuale del rugby italiano. Prendete nota, e che Kaizen!!!

    • mezeena10 11 Maggio 2015, 10:04

      Bortolami presidente del consiglio! subito!!!

      • malpensante 11 Maggio 2015, 10:26

        Ho bello e pronto lo slogan per la campagna elettorale di SinBin: “Più gialli per tutti!”

      • Sergio Martin 11 Maggio 2015, 11:19

        Se si presenta lo voto subito! E poi scommetto che anche lui sia R&L…

        • malpensante 11 Maggio 2015, 11:56

          Santo subito: San Bin, altro che un Isidoro qualsiasi. Quello al massimo può fare il patrono delle gattare.

        • mezeena10 11 Maggio 2015, 14:33

          puoi scommetterci Se! l’ha confidato a diversi amici, alle prossime elezioni voterà per R&L

  4. Mr Ian 11 Maggio 2015, 09:28

    La domanda sull Italia con successiva risposta di Jones è l analisi perfetta sulle criticità del nostro movimento…

  5. xnebiax 11 Maggio 2015, 09:43

    penso che Steve Hansen inserirà vari giovani nel rugby championship prima del mondiale

  6. gsp 11 Maggio 2015, 11:19

    “La professionalità è attitudine, le due squadre che partecipano alla Celtic League devono operare con gli stessi standard della Nazionale e di riflesso tutto il movimento. Questo primo step è ottenibile fin da subito, ma è un discorso di attitudine e non di denaro”.

    sta tutto li’. la sconfitta della FIR (Zebre incluse) e di Treviso non e’ favaro che va a Glasgow per vincere. non e’ nemmeno che va li a prendere meno soldi (e’ quasi la normalita’, basta vedere Masi). La sconfitta e’ che va a Glasgow perche’ c’e’ una struttura migliore e perche’ qui non puo’ migliorarsi oltre.

    aggiungo, anche molto bello che Jones viene a fare un periodo di tre settimane, ma piuttosto inutile sul progresso a lungo termine della squadra. il progresso e’ affidare ad uno di quella caratura la squadra. perche’ gli altri, di allenatori di livelli comparabili, ce l’hanno in squadra tutte le settimane. o ce l’ha la nazionale che li manda in giro.

    • Paolo 11 Maggio 2015, 18:18

      Dimentichi che da noi non si possono avere tecnici stranieri. E non per scelta dei club

  7. soa 11 Maggio 2015, 11:39

    Ecco uno che vedrei bene a ct dell’italia.

  8. bangkok 11 Maggio 2015, 22:00

    LEGGETE QUESTA INTERVISTA A VAN ZYL.
    Contribuiscono certo i 202 centimetri di statura, ma più ancora lo stile dell’uomo, cioè la serietà, la dedizione, e insieme la disciplina, la lucidità nei momenti cruciali. Nel Benetton Van Zyl si è imposto come leader fin dal suo arrivo, otto stagioni fa.

    Munari e Smith lo prelevarono dai Cheetahs, con i quali aveva vinto tre Currie Cup; era ad un passo dagli Springboks, dove però il ruolo di seconda linea era monopolizzato da due monumenti come Victor Matfield e Bakkies Botha.

    Fortuna per Treviso (e, in parte, per l’Italia). Van Zyl è stato protagonista nell’era Celtic, orchestrando la touche biancoverde con competenze specifiche di allenatore, oltre che in campo da saltatore.

    Qualità che indussero Nick Mallett a convocare il compatriota per il Mondiale 2011 in Nuova Zelanda, anche se poi l’esperienza azzurra si fermò a soli 7 caps. Qualità per le quali Franco Smith ha rivoluto al suo fianco Van Zyl – 36enne e già deciso a chiudere con il rugby giocato – nella nuova avventura dei Cheetahs, come assistente per gli avanti.

    Dopo 162 partite in maglia biancoverde, 7 mete, 3 soli cartellini gialli, dopo tante prove di sostanza nel cuore del pack ed anche un prestigioso passaggio nei Barbarians, Cernal, il colonnello biancoverde, uscirà sabato prossimo per l’ultima volta dagli spogliatoi di Monigo.

    «Sarà una emozione grandissima, anzi tante emozioni insieme», spiega, «otto anni sono passati velocissimi, ma sono stati un pezzo di vita importante. Come giocatore, ma non solo: io e Donna ci siamo sposati due settimane dopo il nostro arrivo a Treviso, le nostre due figlie sono nate per caso in Sud Africa, perché era estate, ma portano nomi italiani, Chiara e Giada. Mamma mia, l’Italia e il Benetton ci mancheranno fin dal primo giorno a Bloemfontein».

    Tdr. Un bilancio sportivo di otto stagioni in biancoverde.

    Cernal. «Il Benetton è cambiato molto, abbiamo vissuto anche dei periodi di grande difficoltà, sia all’inizio ai tempi del Super 10, quando Franco Smith era appena arrivato, sia negli ultimi due anni. Ci siamo levati delle grandissime soddisfazioni: ricordo quando battemmo il Perpignan in Heineken Cup, un risultato che sembrava impossibile per una squadra italiana».

    «Ma poi ancora la vittoria sul Biarritz, o più recentemente il pari a Belfast segnando 29 punti e il successo sul Munster del 2013, con 5 mete senza i nostri nazionali. Ho visto un bel cambiamento di mentalità. Anche nei periodi più duri la squadra ha lottato, è sempre uscita a testa alta. E diversi giocatori hanno saputo lavorare e crescere, facendo il salto di qualità da “normali” a giocatori di livello internazionale».

    Tdr. Cosa manca al rugby italiano per essere comontribuiscono certo i 202 centimetri di statura, ma più ancora lo stile dell’uomo, cioè la serietà, la dedizione, e insieme la disciplina, la lucidità nei momenti cruciali. Nel Benetton Van Zyl si è imposto come leader fin dal suo arrivo, otto stagioni fa.

    Munari e Smith lo prelevarono dai Cheetahs, con i quali aveva vinto tre Currie Cup; era ad un passo dagli Springboks, dove però il ruolo di seconda linea era monopolizzato da due monumenti come Victor Matfield e Bakkies Botha.

    Fortuna per Treviso (e, in parte, per l’Italia). Van Zyl è stato protagonista nell’era Celtic, orchestrando la touche biancoverde con competenze specifiche di allenatore, oltre che in campo da saltatore.

    Qualità che indussero Nick Mallett a convocare il compatriota per il Mondiale 2011 in Nuova Zelanda, anche se poi l’esperienza azzurra si fermò a soli 7 caps. Qualità per le quali Franco Smith ha rivoluto al suo fianco Van Zyl – 36enne e già deciso a chiudere con il rugby giocato – nella nuova avventura dei Cheetahs, come assistente per gli avanti.

    Dopo 162 partite in maglia biancoverde, 7 mete, 3 soli cartellini gialli, dopo tante prove di sostanza nel cuore del pack ed anche un prestigioso passaggio nei Barbarians, Cernal, il colonnello biancoverde, uscirà sabato prossimo per l’ultima volta dagli spogliatoi di Monigo.

    «Sarà una emozione grandissima, anzi tante emozioni insieme», spiega, «otto anni sono passati velocissimi, ma sono stati un pezzo di vita importante. Come giocatore, ma non solo: io e Donna ci siamo sposati due settimane dopo il nostro arrivo a Treviso, le nostre due figlie sono nate per caso in Sud Africa, perché era estate, ma portano nomi italiani, Chiara e Giada. Mamma mia, l’Italia e il Benetton ci mancheranno fin dal primo giorno a Bloemfontein».

    Tdr. Un bilancio sportivo di otto stagioni in biancoverde.

    Cernal. «Il Benetton è cambiato molto, abbiamo vissuto anche dei periodi di grande difficoltà, sia all’inizio ai tempi del Super 10, quando Franco Smith era appena arrivato, sia negli ultimi due anni. Ci siamo levati delle grandissime soddisfazioni: ricordo quando battemmo il Perpignan in Heineken Cup, un risultato che sembrava impossibile per una squadra italiana».

    «Ma poi ancora la vittoria sul Biarritz, o più recentemente il pari a Belfast segnando 29 punti e il successo sul Munster del 2013, con 5 mete senza i nostri nazionali. Ho visto un bel cambiamento di mentalità. Anche nei periodi più duri la squadra ha lottato, è sempre uscita a testa alta. E diversi giocatori hanno saputo lavorare e crescere, facendo il salto di qualità da “normali” a giocatori di livello internazionale».

    Tdr. Cosa manca al rugby italiano per essere competitivo?

    Cernal. «Mancano, secondo me, delle strutture più organizzate. Soprattutto delle strutture che aiutino i ragazzi più giovani a crescere, ad avere un punto di arrivo in cui credere. Treviso ha tutto per diventare un grande club, ma nelle ultime stagioni c’è stata molta incertezza sul futuro, mentre la programmazione deve essere a lungo termine».

    «Credo anche che al rugby italiano servirebbero meno giocatori stranieri e più allenatori stranieri. Ovviamente, bravi allenatori. Il giocatore straniero è un esempio che può far crescere gli altri giocatori, soprattutto del suo ruolo, ma l’allenatore ha un’influenza maggiore. Un buon coach fa cambiare la mentalità, fa crescere tutto il gruppo».

    Tdr. E la sua carriera di allenatore comincia fra poche settimane…

    Cernal. «E’ stata un po’ una coincidenza fortunata. Franco Smith mi aveva parlato di un ruolo come assistente in futuro, poi è successo che Os Du Randt ha deciso di lasciare i Cheetahs con un anno di anticipo e quindi da metà giugno inizierà l’avventura. Sono entusiasta, ma so anche che è tutto da costruire e che, mamma mia, sarà davvero una stagione dura».

    Tdr. Che Benetton lascia?

    Cernal. «E’ una squadra che migliora e che continua a lottare, anche in una stagione così difficile come questa. Nelle ultime partite non c’erano particolari obiettivi, ma i ragazzi si sono impegnati, si sono sacrificati, e l’hanno fatto solo per la maglia che vestono».

  9. bangkok 11 Maggio 2015, 22:03

    Scusate, ho toppato con il copia/incolla. Interessante la parte dove spiega dal suo punto di vista cosa manca all’Italia

    • mezeena10 11 Maggio 2015, 22:15

      gia, un’ altra voce che si unisce al coro..
      peccato chi debba intendere fa come sempre orecchie da mercante!

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