Mezzo secolo di sfide, fatti e parole: intervista a Giancarlo Dondi

Nel fine settimana si è fatto un gran parlare di lui. Venerdì ha concesso a OnRugby una lunga intervista. Eccola

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Alberto da Giussano 13 Aprile 2015, 08:23

    Intano bravo Avesani e bravo @mal che lo ha suggerito.
    L’intervista ripercorre in modo, ovviamente veloce questi ultimi 20 anni di rugby italico. Il succo è che alcune cose sono state fatte, ma ciò che è stato fatto non è bastato.
    Personalmente ritengo Dondi l’espressione tipica del rugby d’antan incapace di aggredire il nuovo che avanzava.
    Io non ho mai pensato e non lo penso oggi che ci sia malafede o interesse personale che lo ha guidato in questi anni, solo una struttura, intorno a lui e lui stesso che non hanno avuto l’umiltà di copiare tutto ciò che c’era ( e che ancora c’è) da copiare da chi , invece ha saputo entrare nel professionismo con le spalle più coperte.
    L’impressione, che ho già espresso ieri, è che, Dondi, pur ottantenne, non voglia restare fuori dai giochi . Certo, oltre ai voti, mi pare che possa portare poco di più.

  2. Mr Ian 13 Aprile 2015, 08:45

    Riconosco a Dondi il merito di averci portato nel rugby che conta, sicuramente da un punto di vista mediatico è di un altra categoria rispetto all attuale comandante…
    L ultima frase dell intervista riassume la sua gestione politica della federazione in chiave strettamente privatistica, ” ho cercato di accontentare tutti”. Da qui nasce il carrozzone che ancora oggi si fa fatica ad eliminare e che anzi è stato rafforzato con la nascita dei vari CdF.
    In federazione credono ciecamente nei CdF, consapevoli però che è l ultima spiaggia…

    • gsp 13 Aprile 2015, 09:13

      Che c’é che non va nei CdF?

      • Mr Ian 13 Aprile 2015, 10:47

        Di per sè nulla, l idea potrebbe essere anche ottima, da un punto di vista politico ha creato però delle roccaforti elettorali.
        L uscita di Dondi non credo sposterà tanti voti, a maggior ragione convincere chi gestisce un CdF.

        • gsp 13 Aprile 2015, 10:57

          Ian, dai facciamo una analisi seria. dai CdF i club non fanno nessun soldo, quale consenso vuoi che creino. ed allora le squadre d’eccellenza che sono?

          i CdF sono il prototipo delle strutture che dovrebbero funzionare. ‘leggere’, i giocatori rimangono col club, e l’allenatore va a anche lavorare nei club limitrofi e cosi’ si passa la conoscenza. davvero non capisco quale sia il problema dei i CdF.

          • Mr Ian 13 Aprile 2015, 11:23

            Io non sono contro l idea di base dei Cdf, e la tua lettura mi convince parecchio, per me i Cdf dovrebbero essere la base dei futuri campionati senior.
            Non è questione di soldi per i club…

          • mezeena10 13 Aprile 2015, 13:17

            gsp ancora con sta storia dei CdF..
            eppure ti ho spiegato diverse volte come funzionano, perlomeno quello che conosco direttamente, il CdF di Capoterra..

          • gsp 13 Aprile 2015, 13:34

            non ricordo che ne abbiamo parlato mez, rispeiga se puoi. ricordo di averlo parlato con Mal, del fatto che non sono per niente una nvotia’.

            io dico che funzionano come infrastruttura, poi quello che ci fai passare sopra o dentro e’ un discorso diverso.

  3. ginomonza 13 Aprile 2015, 09:33

    Me la leggerò con comodo !

  4. mezeena10 13 Aprile 2015, 10:44

    paese per vecchi..

    • ginomonza 13 Aprile 2015, 10:53

      Anche perché i giovani preferiscono Amici a cose serie e studiare.

      • Rabbidaniel 13 Aprile 2015, 11:31

        Mah gino, non generalizzerei e banalizzerei così, che l’Italia sia un paese gerontocratico lo dicono statistiche internazionali, nonché la cruda realtà.

  5. gsp 13 Aprile 2015, 10:52

    anche grazie a lui si e’ preso il treno giusto, che continua ancora oggi a produrre ricavi per inerzia che mandano avanti tutto il sistema.

    i risultati di pubblico della nazionale sono un successo soprattutto visti nell’arco di 15/20 anni.

    ed anche la transizione da seconda fascia a prima fascia nel rugby mondiale e’ forse ancora oggi una eccezione.

    l’errore principale per me e’ stato non creare una ‘catena di distribuzione’ per un buon prodotto che ha dimostrato anche una crescita importantte, ma che si poteva comprare solo 3/4 volte l’anno. e di conseguenza non ce’ stato l’allargamento numerico della base.

    altro errore e’ stato non scegliere un modello univoco di collaborazione con i club.

    altro errore e’ stata l’incapacita’ di tenere il passo con l’evoluzione nel settore tecnico del rugby, e la forbice con gli altri s’e’ allargata.

    sono daccordo con Dondi quando dice che cambiamo senza valutare a fondo i risultati. ma quello e’ l’effetto dell’iniziare a fare le cose senza un programma e tabelle di risultati e budget realistici, e quindi non si sa come misurare i risultati.

    • ginomonza 13 Aprile 2015, 10:56

      Sarebbe interessante sapere che tipo di education hanno i Saclá i Lecchinato e così via.

      • gsp 13 Aprile 2015, 10:58

        ehhhhhhhh, difficile da capire. ma come sai gino non e’ la mancanza di titoli accademici a volte il problema.

    • Rabbidaniel 13 Aprile 2015, 11:47

      Non sottovaluterei il lavoro che fece Mandelli prima di Dondi. Dondi in seguito ha brandizzato il rugby italiano: 6N, 6N, 6N e basta (o quasi), mentre altrove continuavano a esistere le realtà locali i grandi club ecc.

      • Stefo 13 Aprile 2015, 11:49

        Bravo Rabbi “Siamo entrati nel Sei Nazioni al momento giusto, oggi ci sarebbero più difficoltà.” lui avra’ i suoi buoni meriti non lo discuto ma politicamente i crediti internazionali li guadagno’ Mandelli e la squadra guadagno’ il rispetto sul campo (e senza dubbio nel periodo in cui era Team Manager ha i suoi meriti anche Dondi)…ma e’ una frase interessante…la fiducia o voglia di scommettere sull’Italia dell’epoca forse oggi non ci sarebbe legando la frase a tutta la risposta che da…ed anche qua allora pero si deve prendere la responsabilita’ lui visto che tra il 2000 ed il 2012 era lui presidente…

      • gsp 13 Aprile 2015, 12:00

        ‘Anche grazie a lui’ era riferito proprio a quello.

        • Rabbidaniel 13 Aprile 2015, 12:20

          Penso che nessuno si sogni di non riconoscere i meriti di Dondi, ma l’eccessiva personalizzazione successiva ha oscurato la fase precedente alla sua presidenza, pertanto chi non avesse molta memoria storica rischierebbe di avere un quadro un po’ troppo monodimensionale.

          • Stefo 13 Aprile 2015, 12:35

            Verissimo Rabbi e lui da abilissimo politico (questo nel parlare politico gira intorno a Gavazzi, Zatta ed Innocenti 5 volte prima che dicano “a”) in quest’intervista fa questo gioco…delle giocate da politico esperto e navigato ma anche di talento sia sul passato che sul presente…
            “Ora l’immagine è un po’ sbiadita, ma prima c’è stato un periodo in cui il rugby era diventato uno sport di moda” prima con lui moda, ora senza lui sbadito.
            “Siamo entrati nel Sei Nazioni al momento giusto, oggi ci sarebbero più difficoltà.”
            Da Carlos Spencer della politica rugbystica poi qeusta “Certo che essere quindicesimi nel ranking del campo e tra i primi dieci in quello politico complica tutto.”

            Leggendo e rileggendo l’intervista si notano di quelle frecciatine ben messe e ben nascoste mica da ridere…

          • Rabbidaniel 13 Aprile 2015, 12:47

            C’è un raffinato gioco di tunc et nunc che è il filo rosso dell’intervista, e che un occhio disattento può considerare come nostalgia di una persona in là con gli anni.

          • Stefo 13 Aprile 2015, 12:56

            E’ splendida l’intelligenza politica dell’ammettere possibili errori, ma con la furbizia di minimizzarli quasi fossero semplici leggerezze caratteriali (non ha cambiato uomini perche’ troppo buono) miste a fattori esterni (ho provato ad accontentare tutti…insomma tutti gli domandavano qualcosa e lui buono ha provato ad accontentarli).

            Poi trovo geniale la risposta sulla domanda secca “riappoggerebbe Gavazzi”: prima parte con e’ il mio Presidente (frecciata ad Innocenti?) poi pero’ avverte Gavazzi che l’appoggio non e’ incondizionato con uan chiusura da gran maestro di danze: “Lo appoggiai per il programma, perché migliorasse quanto fatto in precedenza dando continuità.”

            C’e’

          • malpensante 13 Aprile 2015, 16:37

            Per me è molto chiara, ma conosco abbastanza il dondese. E’ tirato per i capelli (e non solo sulle elezioni) e ben gli sta. Nel “blocco sociale” su cui ha regnato per decenni c’è di tutto, e solo un cieco non vedrebbe il disastro in corso. Molti che non avrebbero mai votato “quelli delle canottiere” ma che non per questo sono dei malfattori, gli stanno chiedendo conto, apertamente e non, di quella sciaguratissima scelta. Che non ci fosse nessuno se non il solito Gavazzi, non può essere una scusa e ben gli sta ancora una volta: la corte dei miracoli e il nulla di cui si è circondato sono solo e soltanto colpa sua. Fare Ponzio Pilato e star fuori dall’uscio è un’aggravante e non un’attenuante per aver combinato lui in prima persona il casino Aironi e il delitto di aver ritirato la licenza. Resto curioso di cosa uscirà dal Gran Coniglio, se c’è la fronda prima o poi si vedrà da lì. Intanto vediamo che succede con le Zebre, che la barbie da pettinare ha più nodi in testa di Bob Marley.

          • gsp 13 Aprile 2015, 17:06

            Hai sensazioni o premonizioni sul gran coniglio?

          • malpensante 13 Aprile 2015, 17:32

            Dovrebbe uscire qualcosa più di un no comment sulle Zebre, a rigor di logica. La situazione, per quel che ne so, assomiglia a quello che scrive il Nero. L’accellerata pro bilancio, vuol dire però che chi entra a Luglio si trova con le scelte tecniche e le spese del 2015-16 blindate: non male per un subentro, no? Aggiungi che così com’è la questione permit è improponibile, e hanno 14-15 giocatori che nelle finestre non ci saranno. Abbastanza per dire ottenere un no grazie e portarle a qualche decina di chilometri, ma il Nero è un malpensante.

          • gsp 13 Aprile 2015, 23:53

            niente male come subentro, ma dipende sempre dai rapporti di forza. ed e’ da doppio carpiato con avvitamento trovare un quadro regolamentare che si applichi a treviso e nuove zebre, senza ripetere la porcata di oggi.

            sulle zebre a Calvisano non riesco davvero ad immaginarlo, ma per decenza.

        • gsp 13 Aprile 2015, 12:29

          Sono daccordo rabbi, era per precisare quello che intendevo io nel mio commento.

  6. soa 13 Aprile 2015, 11:20

    Il suo rugby è morto con l’avvento del professionismo: bravo a farci entrare, ma avrebbe dovuto andarsene allora ed adesso gli avremmo già dedicato qualche statua.

  7. Rabbidaniel 13 Aprile 2015, 11:30

    Puntare sulla nazionale come traino era indispensabile, ma puntare praticamente solo sulla nazionale per anni è stato deleterio. Come deleterio è stato contare sull’iniezione continua di argentini, col risultato che spesso andava in campo un’Argentina B, con tanto di Dominguez già cappato due volte per l’Argentina (e bisogna ringraziare le assurde regole del rugby in transizione verso il professionismo, altrimenti ora come ora Dominguez non lo schiereremmo). Vale a dire che abbiamo perso almeno un decennio e ora, vittoria sulla Scozia o meno, ci troviamo a rincorrere (ah vittoria di Edimburgo, ma ricordo: Edinburgh semifinalista in Challenge e Glasgow prima in Pro12, come ho già scritto io baratterei la vittoria di Murrayfield con questi risultati di franchigia…).

    • Hrothepert 13 Aprile 2015, 11:58

      Rabbi tu si e probabilmente anche io ma la verità è che la vittoria di Murrayfield ha un ampio risalto mentre le Zebre semifinaliste in Challenge ed un Treviso primo in Pro12 (o viceversa), in Italia, interesserebbe soltanto i soliti 4 gatti.

      • Stefo 13 Aprile 2015, 12:06

        @Hro Rabbi penso parli di cosa significherebbe per il movimento in termini di salute e crescita non di pubblico e media…aggiungo un pero’ e cioe’ che ci sarebbe da dire @Hro che se le zebre fossero semifinaliste in Challenge ed il Benetton primo in Pro12 i media ne parlerebbero probabilmente di piu’ ed i curiosi un’occhiata la darebbero di piu’…insomma applicando il discorso delle “mode” di Dondi (che per inciso trovo azzeccato) se le Zebre fossero semifinaliste in Europa e la Benetton prima in Pro12 sarebbero piu’ “di moda”.

        • Rabbidaniel 13 Aprile 2015, 12:13

          Appunto, i risultati fanno “moda”. Poi va da sé che sarebbero segnali di una crescita vera del movimento.

      • Rabbidaniel 13 Aprile 2015, 12:10

        Hro non c’è dubbio che una vittoria nel 6N abbia più risonanza, ma resta la “solita” vittoria nel 6N, mentre un risultato importante nel Pro12, PO per dire, e una prestazione importante in una coppa magari farebbe conoscere altro rugby a chi pensa che esista solo il 6N e la nazionale, che è il limite primo e ultimo del pubblico occasionale che ruota intorno a questi eventi.

      • ermy 13 Aprile 2015, 21:08

        Hro, qui ti sbagli di grosso! Treviso o, meglio, i Dogi nelle prime posizioni del pro 12 farebbero 10.000 persone a partita.
        Hai il “difetto” di considerare il Veneto come le altre zone d’Italia, non è così, lo dimostra la storia del rugby in questa regione, dove si giocava spesso con gli stadi pieni che a volte non bastava e si prendeva in prestito quelli dei calciatori… non vorrei sbagliarmi ( infatti vado al buio) , ma tu lo potrai confermare, in buona fede, negli anni 70/80 nella tua Scozia non hai mai visto, nè giocato con 10.000/15.000 persone per il domestic… noi qui si!

  8. fracassosandona 13 Aprile 2015, 11:53

    nessuna domanda scomoda.
    Avrei parlato volentieri di aironi zebre Treviso e pro12. ..

  9. R2D2 13 Aprile 2015, 13:40

    Va bene che è anziano, ma qualcuno gli può ricordare che il campionato era di alto livello quando c’erano solo 2 stranieri e non quando è iniziata l’invasione argentina (che poi è stata una delle cause del crollo qualitativo del nostro rugby)?
    Tanto perché questo qui non ci racconti che Gesù Cristo è morto di freddo…

  10. electrocase 13 Aprile 2015, 14:01

    Nulla da dire
    il problema è che Dondi si è rivelato un doroteo classico.
    L’Italia (o almeno una parte di essa)ne continua a sfornare anche oggi e anche oggi ne abbiamo esempi clamorosi nelle massime istituzioni.
    Fare ma non disfare tropp, non pestare troppo i piedi intorno e se lo devi proprio fare pesta i piedi di chi non può farti troppo male.
    E’ una strategia di sopravvivenza politica …..
    Ma a noi dovrebbero interessare i risultati ed alla fine dei mandati provvedimenti, azioni, atti.
    In Italia si tende a minimizzare, promuovere ad altri incarichi, convivere, derubricare.
    Tutto quà

  11. Bissa 13 Aprile 2015, 15:12

    Scusate ma prorprio non riesco a non bestemmiare!! Ma por.. di quella biiiiiiiiiiiiiiiiip e ri biiip ma uno a 80 anni dopo un milione di anni ai posti di comando non potrebbe starsene a casa a giocare con i nipotini o con il plaid sulle gambe a guardare la D’Urso in Tv???
    Ma che caaaa di paese siamo???
    E’ l’emblema del Paese, 80 anni passati al posto di comando, senza scontentare nessuno, accontentare gli amici mettendo ai posti giusti, sempre sulla cresta dell’onda!! Poi se i risultati sono quelli sotto gli occhi di tutti basta scaricare il barile, e prendersi quei pochi meriti che ci sono.
    Avanti cosi!!! Ma mandare sta gente afffanc no???

    • Alberto da Giussano 13 Aprile 2015, 15:42

      Scusa ma contro chi imprechi? Non ha fatto nessun colpo di stato. E’ lì perchè gli elettori lo hanno voluto. Piuttosto spiega a chi dovrà votare fra un anno e mezzo, perchè non serve più, se mai è stato utile.

    • electrocase 13 Aprile 2015, 16:57

      @bissa
      vedi il fatto è che assumersi le responsabilità di un incarico (qualunque esso sia) comporta doti (non necessariamente esemplari) che in pochi hanno il coraggio di assumersi.
      Se io dovessi tirare una linea dei 16 anni di presidenza FIR 1996-2012 segnalerei alcuni risultati decisamente importanti per il nostro movimento e sotto gli occhi di tutti (il ruolo e la considerazione della Nazionale nel mondo ovale e le disponibilità finanziarie) ed altri decisamente negativi (il livello tecnico nazionale, i giovani e la formazione, la preparazione dei tecnici la dissipazione di gran parte di quelle stesse risorse finanziarie).
      Ma il ruolo è un ruolo “politico”.
      Ed ecco quindi che torna il “doroteismo”
      Diventi presidente se la maggioranza dei votanti ti vota. Altre strade mi spiace non ve ne sono.
      Questa è la stessa ragione che mi fa sorridere dinanzi ad alcuni commenti sullo stato delle società di rugby in Italia.
      Quest’anno è stato un coro di L’Aquila e Prato fuori dall’Eccellenza per scarsa solidità societaria, sul campionato a 8 squadre, sul “più fondi” FIR all’Eccellenza e così via….
      Sorrido.
      Anche io dal mio divano, sorrido.

  12. lupo 13 Aprile 2015, 15:25

    più che un’intervista mi è sembrato un selfie 😉
    finto “coccodrillo” nostalgico di uno squalo vivo e vegeto (e pure affamato)

  13. Emy 13 Aprile 2015, 17:31

    Mah… a cosa serve dire “Per rimanere in alto servono organizzazione e lavoro.” se poi non ci sono?
    A cosa serve dire “E’ uno sport spettacolare, facile da comprendere e semplice. Potrebbe essere una grande opportunità, basta pensare a quanto ci stanno investendo Federazioni diciamo meno grandi. Ma servono giocatori e tecnici ad hoc, sono altre caratteristiche.” se poi non si fa niente?
    Incommentabile l’idea che non serva un director of rugby.
    Un’intervista tutta improntata sul “ho fatto tanto, guarda prima dove eravamo e dove vi ho portato, sì questo sarebbe da fare (ma non si fa)” con l’aggiunta di “sono stato troppo buono e ho assunto e mantenuto gente inadatta che ancora sta lì. Pazienza.”. Sono i discorsi di un uomo avanti con gli anni a cui va sicuramente riconosciuto di aver fatto tanto ma che, quando va a sfiorare quelle che sono state e sono tuttora grosse mancanze, le maschera da “vabbeh è così, è andata così, siamo italiani. Però ho fatto tanto. Ecco.”.
    Uno specchio più che fedele del perchè la posizione nel ranking è quella che è, del perchè non si è stati capaci di continuare a crescere pur avendone avuto tutte le possibilità e del perchè in questo momento il rugby italiano è sbriciolato ad ogni suo livello.

  14. ostrica placida 13 Aprile 2015, 21:05

    Interpretazione dell’intervista: quoto i post di Stefo.
    Tuttavia mi chiedo, e non riesco a capire,
    Perché un’intervista fatta venerdì viene pubblicata 3 giorni dopo.
    E dopo il bailamme della cena veneta…

  15. ermy 13 Aprile 2015, 21:10

    La foto sul terrazzino del suo XV Gatti la dice lunga sull’andazzo da politico consumato… il contenuto dell’intervista poi conferma la prima impressione alla grande!!! 😉

    • boh 14 Aprile 2015, 09:36

      Quanto hai ragione ermy…il problema, è che non è un semplice …terrazzino…dovessi vedere gli uffici a sua disposizione

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