Stati Uniti, il gigante addormentato continua a svegliarsi…

Una ricerca afferma che il numero di praticanti è cresciuto di oltre l’80% negli ultimi cinque anni

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Emy 12 Dicembre 2014, 16:04

    Io ne sono convinta da sempre: è solo questione di tempo e poi arrivano. Il rugby da loro è solo all’inizio ed è schiacciato da una vera venerazione nei confronti degli sport maggiori, però è anche il posto al mondo dove la mentalità sportiva è più aperta, la cultura sportiva scolastica è più solida, le conoscenze e le esperienze di organizzazione e management sportivo sono più al top.
    Aggiungiamoci l’impiantistica, le possibilità dei potenziali grandi sponsor, un lavoro già ben avviato sul 7 (loro non se lo sono fatto sfuggire che nel 2016 sarà sport olimpico), un ottimo lavoro di comunicazione social da parte della federazione (non poteva essere altrimenti), che spazia dagli Eagles 15, al 7, alla femminile.
    Credo che Rio sarà il primo ed importantissimo banco di prova dove verrà valutato lo stato di avanzamento dei lavori: i giochi olimpici sono il massimo per quanto riguarda visibilità planetaria, sponsor, spazi sui media e seguito di pubblico, ancora di più in un paese abituato ad avere atleti praticamente in ogni singola disciplina. Al di là del risultato sportivo della loro 7, sicuramente staranno a vedere quanto seguito ed attenzione riusciranno ad avere e quanto questo si rifletterà sui numeri del movimento di base, che sta nascendo, sugli sponsor e sulla possibilità di organizzare nuovi e vari eventi che creino sia moneta che pubblicità (vedi All Blacks).

    Altrove, non si è mossa un’unghia per costruire un adeguato e organizzato progetto per il 7, sputando su un’occasione incredibile.

    • frank 12 Dicembre 2014, 17:27

      l’importante è rifare il Peroni Stadium, cazzo gliene frega a quelli del movimento?

    • william 12 Dicembre 2014, 17:55

      Su you tube si trovano dei video tutorial su tecniche di allenamento dei fondamentali che mostrano tutta la qualità sportiva di quella nazione. Una cura dei dettagli che noi ce la sogniamo. E’ solo questione di tempo, poi arrivano

      • giodeb 13 Dicembre 2014, 19:09

        Io sto facendo il college negli USA e posso dirvi che da quanto vedo qui gli USA nel rugby (anche nel calcio a chi interessa) sono anni indietro, anche rispetto a noi…
        Il primo problema è che il rugby non è un varsity sport (il livello più alto degli sport collegiali) ma un club sport, i giocatori sono normali studenti che si ritrovano qualche pomeriggio a settimana per allenarsi e giocano la domenica. Il campionato dura solo il semestre autunnale, quindi niente rugby in primavera!
        Il problema più grande è che i giocatori fino ai 18 anni facevano altri sport, sono tutti scarti o del football o del wrestling(soprattutto i piloni), alcuni neanche erano a conoscenza del rugby prima di arrivare al college!
        Fisicamente sono preparatissimi, forti e veloci, ma i fondamentali mancano completamente. Finchè non inizieranno a giocare i bambini, o almeno le high school, non faranno mai molta strada.

  2. armin 12 Dicembre 2014, 16:07

    Stando ai recenti dati IRB gli Stati Uniti avrebbero 1 milione di giocatori. Il rugby è ampiamente giocato a livello di college e una cifra tale potrebbe portarli facilmente in alto.
    Se consideriamo che sopra ci sarebbe solo l’Inghilterra (con, mi sembra di ricordare, ca. 1,2 M) e se solo si affinassero un po’ qualitativamente darebbero del filo da torcere un po’ a tutti nell’arco di qualche anno.

  3. cainerandrea 12 Dicembre 2014, 16:28

    Stanno lavorando bene e tanto. Concordo su tutto con gli altri 2 post e aggiungo che anche il Canada sta lavorando altrettanto bene; USA e Canada hanno poi un link privilegiato con NZ, quindi organizzano spesso (in Canada i Nz ci svernano) stage e aggiornamenti per coach. Adesso si stanno organizzando per avviare la macchina mediatica, organizzativa ed economica (no job without money); qualche anno, e saranno dolori per tutti

  4. San Isidro 12 Dicembre 2014, 16:32

    Concordo con quanto dite, come ho già detto le volte scorse, fossi nel board celtico guarderei ad un’espansione del torneo in USA e Canada negli anni a venire, anzichè ad un campionato panbritannico…basi delle franchigie nordamericane sulla costa orientale per facilitare la logistica dai Paesi celtici e dall’Italia (sempre se resteremo) e suddivisione della competizione in conference…

    • Emy 12 Dicembre 2014, 17:00

      Purtroppo sono molto lontani. Al contempo, sono però nel nostro stesso emisfero. Un domani, se continueranno a crescere come sembra, nascerà l’esigenza di un inserimento da qualche parte, e logisticamente non sarà una passeggiata. Banalmente, a livello di nazionale potrebbero chiedere un 7 Nazioni (o un 6 dove non ci sarà più l’Italia), così come l’Argentina ha allargato il Tri Nations: porterebbero in dote begli sponsor, diritti tv abbondanti, stadio pieno e tutto il turismo che si vuole (New York’?). A livello di franchigia sarà più complicato, con trasferte frequenti davvero impegnative sia in termini logistici che economici (ma magari tra gli sponsor entra American Airlines e si risolve tutto!).

    • mistral 12 Dicembre 2014, 18:38

      è una visioneun po’ europeo-centrica condizionata dal planisfero di mercatore, la nuova frontiera secondo me è è il pacifico, se fossi nel board statunitense guarderei con molta più attenzione alla costa occidentale ed alla futura espansione verso le australi ed il giappone…

      • Stefo 12 Dicembre 2014, 19:59

        Ni mistral, gli USA avevano gia’ approciato anni fa il board celtico, per loro ha piu’ senso mettere eventuali franchigie in mercati come quello di NY, Chicago, Boston, mercati ricchi di expat B&I…la costa ovest non offre tale ricchezza, sia LA che San Diego nel circuito Sevens IRB non funzionarono bene.
        Problema e’ che i celtici non ci hanno voluto sentire.
        Non condivido molto neanche la nuova frontiera sia il pacifico, il rugby australiano e’ con le pezze al culo finanziariamente per esempio, le pacifiche piccole (Fiji, Samoa, Tonga) ovviamente non rappresentano un mercato credibile…resta la NZ che non so quanto ulteriormente possa crescere e dil Giappone col suo potenziale…intanto in Europa Francia ed Inghilterra crescono finanziariamente come movimenti, il Pro12 trovato il nuovo accordo e la temporanea pace gallese sembra riassestarsi con anche le Gallesi ora con contratti semicentrali che riportano i pezzi grossi in patria ed una lega coi Sexton e i Lydiate di questo mondo e’ sicuramente piu’ interessante per TV e sponsor.

        • San Isidro 12 Dicembre 2014, 20:56

          Stefo non ricordo, perchè i celtici hanno storto il naso?

          • Stefo 12 Dicembre 2014, 21:35

            I celtici all’#epoca hanno detto no, e credo che purtroppo possano aver perso il treno anche se io penso che gli USA non saranno pronti ad un discorso franchigia ancora per 4-5 anni.

    • San Isidro 12 Dicembre 2014, 19:10

      ragazzi, la mia è una mera ipotesi, ma, guardando come si sta espandendo il SR, penso che non sarà impossibile in futuro un torneo pro dell’emisfero nord allargato al Nord America…l’entrata di USA e Canada nel SR complicherebbe ancora di più la logistica e le conference, secondo me invece i celtici potrebbero guardare al Nord America come nuova frontiera…il SR ha già inglobato Argentina e Giappone e non è escluso negli anni a venire anche l’ingresso di un superteam del Sud Pacifico, se entrassero pure i nordamericani sarebbero davvero troppi…è ovvio che ne dovrà passare di tempo prima che USA e Canada saranno in grado di tirare fuori dei team pro, ma fossi in loro guarderei l’Europa, o meglio il torneo celtico…è vero poi che le trasferte saranno impegnative, ma anche in SR mi pare che ci siano trasferte enormi, comunque con eventuali conference si può studiare bene il calendario…pure illazioni al momento, ma ve le immaginate delle partite di Celtic Legue nelle città degli USA? Il Leinster a New York, il Munster a Boston, ma anche le Zebre a Washington DC (con Obama che va a vedere la franchigia arrivata da Parma)…

      • mistral 12 Dicembre 2014, 19:27

        in un’ottica di trasferte trans-oceaniche ritieni che le attuali franchigie celtiche potrebbero sostenerne l’onere?… funa per nazione? …o forse due per l’irlanda, e probabilmente nessuna per l’italia e la scozia…

        • San Isidro 12 Dicembre 2014, 19:54

          si è vero, ma in un futuro chissà…comunque metti che in Nord America riescano a tirare fuori 4 team pro (due per gli USA e due per il Canada) con un sistema di conference studiato si fa in modo magari che le nordamericane si affrontino tra di loro in andata e ritorno e con le europee debbano giocare solo e in gara secca (e non con tutte) così da limitare le trasferte per le celtiche…ripeto, siamo nella pura speculazione metafisica, ma, secondo me, un simile allargamento del torneo celtico non è del tutto impossibile…

        • Stefo 12 Dicembre 2014, 20:01

          Dipende dalla tassa d’iscrizione che gli fanno pagare, dipende da che sponsor e contratti TV portano in dotazione…di sicuro oggi la SRU ha piu’ soldi della ARU che e’ a rischio insolvenza.

          • mistral 12 Dicembre 2014, 20:24

            e tutto questo discorso non considerando il ruolo che potrebbero avere in ottica di allargamento delle frontiere continentali le potenze inglesi e francesi…

          • San Isidro 12 Dicembre 2014, 20:54

            tutto può succedere, secondo me però la Premiership e il campionato francese, non essendo competizioni per franchigie, ma tornei per club con retrocessioni e promozioni, rimarrano intatti…

          • mistral 12 Dicembre 2014, 21:55

            ma si è sicuri che gli USA si struttureranno in franchigie e non in club?

  5. Bob 12 Dicembre 2014, 17:05

    Ho avuto il piacere di giocare contro due squadre provenienti dagli USA, la squadra del college del Wisconsin e la squadra dell’UCLA di Los Angeles, la prima neo promossa al campionato nazionale dei collage, l’altra non mi ricordo di preciso. Loro erano atleti di college (max 24 enni) e noi limiti di età non ne avevamo 😀 Risultato finale vinte entrambe grazie a delle cose in cui l’età e l’esperienza la fa da padrona, la mischia ordinata e la touche. Fisicamente avevano una preparazione veramente notevole, peccavano solamente nelle fasi statiche. Parlando con loro (anni erano 2010 e 2011 se non ricordo male) ci avevano riferito di una forte espansione, specialmente a livello di college. Unico loro “freno” sono le distanze eterne che devono coprire per giocare una partita. I Ragazzi del Wisconsin partecipavano ad un campionato del nord organizzato in giornate che per forza di cose erano tenute come dei concentramenti disputando 3 partite a tempi ridotti in una giornata. Forse quando inizieranno a girare maggiori danari all’interno di quello sport saranno il prossimo Giappone, se non addirittura meglio!

  6. soa 12 Dicembre 2014, 17:17

    Sì sì crescono a tassi dell’80%, ma crescono comunque meno della Lombardia e soprattutto della provincia di Brescia 😛

  7. sandro 12 Dicembre 2014, 19:57

    Certo che… parlare di rugby senza metterci dentro Gavazzi e Calvisano … E’ diventato veramente difficile…
    Tra poco qualche strizzacervelli conierà un nome per tale forma di dipendenza… gavazzite? Calvinomania?:-)

  8. Alberto da Giussano 13 Dicembre 2014, 07:15

    Calvisano è come il maiale. Come sostantivo, preso isolatamente evoca un’immagine negativa. Non si sa il perchè .
    La locuzione ” tu sei un maiale” non viene usata per esprimere un complimento, al pari di ” taci tu che sei di Calvisano” , per molti scrivani di questo blog, eppure poi, con calma e pazienza cominci a fare l’elenco di ciò di terribile che rappresenta il maiale:
    salame
    cotecchino,
    musetto,
    spianata,
    prosciutto,
    zampone
    coppa,
    pancetta,
    mortadella,
    lardo di colonnata,
    cassoela,
    culatello,
    salsiccia,
    stinco
    e come d’incanto , ogni negatività, se ne va. Anzi , colui che usa il termine “maiale” per insultare dice ” ma quanto sono stronzo”.

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