Andrea Cavinato ha più volte “sollecitato” i suoi giovani a non credere di avere tutte le porte aperte. Ne abbiamo parlato con lui
Avere 20 anni tra scelte, desideri e palle ovali. Che generazione è?
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Per chi è anziano, come me , sono parole semplici e condivisibili. Riscontrabili in altri settori, scuola in primis. Una volta se prendevi 4 in latino sapevi che nessuno ti poteva salvare se non la tua capacità do recuperare. Oggi dopo un 4, ti arrivano in classe mamma e papà che ti spiegano che in realtà la notte prima il ragazzo aveva dormito poco perchè …………………
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
Sono finiti anche quei tempi.
Oggi porti un 4 e si ritrovano la mancia,un nuovo gioco alla play,la ricarica telefonica, e un “mi raccomando la prossima volta”….
Piuttosto vediamo oggi chi vince il P.P. 2014
Maxwell sei genitore anche -tu se ricordo bene- tu sei cosi’?Non mi sembri il tipo
No, io non sono così…. 🙂
Però è dura, la cultura dell’alibi è presente ( o perlomeno io la vedo così ) quanto quella della corruzione.
L’amicizia conta di più del saper fare.
Io poi sono anche un caso che oggi è atipico… Ho 43 anni con una figlia di 16, dall’asilo alla terza liceo sono il genitore più giovane, mi ha battuto solo una mamma di febbraio ( contro agosto ).
Ho l’età per guidare una settimana in Austria fino a Vienna e tutta l’Austria ( 4.000 km) e capatina all’Hofbrauhaus di Monaco, per camminare chilometri con lei senza calli e fiatoni…. è una cosa meravigliosa, di contro vedo dei genitori vecchi, tutto si cara e bacetto…persone che non hanno più l’età per essere genitori ma fanno i nonni moderni…( e mo’ so’ cazzi mia… chissà quante me ne arriveranno…. 🙂 )
Ultimo OT …. non so se eri ancora in Italia quando la Moratti era ministro dell’istruzione.
Orbene… indipendentemente dalle idee politiche di tutti, quella è stata ( IMHO ) il peggior ministro che l’Italia abbia avuto dal 1861 al 2014.
Ha letteralmente distrutto la scuola, ha reso tutti i bambini dei malati di mente… ( c’è di mezzo anche mia figlia.. che nessuno si senta offeso….è un’esagerazione voluta).
Una terza elementare che 35 anni fa studiava tutto l’evo antico oggi fa la preistoria…. una scuola media che prepare meno di una terza elementare di 30 anni fa….fino a 15 anni fa una magistrale ti preparava ad insegnare, oggi ci vogliono 5+almeno 5 di università + 1 altro anno…licei classici che al quinto anno fanno versioni latine semplificate peggio che un secondo degli anni 70-80…. mi fermo qui, altrimenti……
Non ricordo che anni era la Moratti ministro?Sulle riforma della scuola penso che tutti ci abbiano messo del loro a distruggerla, a partire dal togliere il fatto di essere rimandati e potenzialmente bocciati a settembre al liceo superiori.
vittimo purtroppo delle cazzate sul cambiamento, avremmo dovuto pensare al miglioramento, non al cambiamento per se. ed abbiamo sfasciato alcune delle poche cose che funzionavano.
Ciao Maxwell, sono un futuro genitore nonno, ho 30 anni e mio figlio va all’asilo, mi auguro in futuro di smentire il tuo triste quadretto. Nel tuo sfogo sull’età dei genitori hai lasciato per scontato che essere giovani voglia dire vitali e in salute, e meno giovani voglia dire più spenti e malaticci. Non è proprio così, i casi pululano, come del resto essere giovani e amici dei propri figli non sempre vuol dire essere dei buoni genitori. Chiaramente il mio unico intento e far sentire un po’ meglio noi genitori nonni.
Bypasso il groviglio della scuola e chiudo con un piccolo commento all’intervista di Cavinato che condivido al 100% in cui avrei esplicitato il ruolo dell’educatore (non come persona fisica, ma come funzione che qualcuno deve svolgere). Ruolo importante per traghettare i giovani verso una mentalità da professionista. Perché professionisti non si nasce, ma si diventa, quindi ben vengano codici, punizioni; premi e riconoscimenti. Corollati da una scontata, buona gestione del gruppo.
@malamatita
30 anni col figlio all’asilo sei più o meno come me…. ( e cmq avevo messo la 🙂 )
Vedrai alle cene di Natale e fine anno… all’asilo e elementari la differenza non la vedi, dalle medie vedrai.
Io a 40 anni sono riuscito ad andare sul Tornado di Gardaland insieme a mia figlia… e morivo dalle risate a vedere cinquantenni che sudavano per accompagnare i figli nella zona fasciatoio e giostrine U.6 !!! 🙂
Beh se a 30 anni si e’ genitori-nonni 🙂
Comuqnue non so quanto sia l’ta’ la discriminatne sul tipo di atteggiamento di cui parla Maxwell, io ho avuto i miei due tra i 32 (compiuti lo stesso giorno della nascita del primo genito) ed i quasi 35, la maggior parte dei genitori e’ su quella fascia, alcuni sono genitori che viziano altri no.
La penso come te anche se di anni ne ho 49 ed un figlio di nove, oltre a una di 13. Ho coetanei che sono davvero nonni e la pensano come noi anche nei confronti dei loro nipoti. Quindi non credo sia una questione di età, quanto di cultura ed educazione. Vorrei aggiunere a supporto delle tue parole che, essendo stato uno sportivo agonista in diverse discipline di fatica, (mai il rugby purtroppo: portavo gli occhiali in gioventù), di quelle esperienze mi é rimasto impresso indelebile il fatto che quello che ti guadagni con le tue sole forze ti da una gioia indescrivibile mentre gli alibi potranno sottrarti al giudizio degli altri, ma non a quello di te stesso.
adG non so se sia questione di eta’ e diversa educazione ma pur essendo piu’ giovane di te condivido in pieno quello che dice Cavinato e quello che dici tu.
Cavinato ha ragione solo sulla parte che riguarda i “giovani” che non sono più i “giovani di una volta” e che i tempi cambiano così come i costumi e lo spirito di sacrificio. Manca, per completare il ragionamento la parte che la società intera, quella rugbystica compresa, riserva ai giovani e per il loro futuro. Un analisi approfondita sarebbe uno stimolo maggiore per quei giovani che vogliono affrontare seriamente la loro passione e la carriera del rugbysta. Per giocare a rugby bisogna essere predisposti e pronti a sacrificarsi se si vede un minimo di possibilità ma si può non essere disposti a perdere dignità. Sono da verificare anche le competenze la professionalità le strutture delle varie società. Facile accusare i “giovani” di superficialità senza avere un quadro completo della reale situazione. Per chi ama questo sport le responsabilità vanno condivise se no si accetta la “cultura dell’alibi”.
Bravo Cavinato, parole importanti che spero i ggggiovani che si sentono precelti legganno con attenzione e comprendano.
Unico piccolo appunto…la “cultura degli alibi”…potevi anche ricordare chi nello sport in Italia ha portato questo pensiero 🙂
Già..quello che dice Cavinato è giustissimo, il problema infatti è talmente profondo che i ragazzi se leggono questo articolo hanno di contro 3/4 anni di accademia con la convizione di avere tutti i diritti dal modno del rugby italiano e quindi nella loro testa nulla cambierà. Invece il concetto è davvero scontato e semplice: se non rendi te ne stai in panca e non dovremmo nemmeno star qui a parlarne!!!
ecco la spiegazione chiara della “cultura degli Alibi” dell’ottimo Julio Velasco: https://www.youtube.com/watch?v=vk5Jg-mAeVY
quando mi è capitato di dire -e dico ancora- che ci vorrebbe un Julio Velasco anche nel rugby, mi riferisco alle cose che dice in questo video, al cambiamento culturale che serve per ottenere i risultati (e non solo nel rugby ….), d’altra parte julio non ha avuto risultati come motivatore nel calcio nostrano e la cosa è comprensibilissima ma in Iran – sempre nel Volley – mi pare abbia seminato molto bene.
Comunque per quel che ricordo gli sportivi italiani all’estero sia nel Rugby in inghilterra o nel basket negli usa. mi sembra abbiano scoperto la necessità di cambiare mentalità
E’ una questione di deriva culturale, io ho 40 anni e quando ero giovane avevo rispetto per i più “vecchi”, la nostra generazione, per fortuna meno tecnologica, ha goduto di una crescita più sana, la società era più sana, ore ed ore all’oratoria a giocare a calcio e non su una playstation, a scuola c’era rispetto per gli insegnanti e mia madre mi legnava se facevo dei casini in giro.
Oggi è diverso, tutto è permesso partendo dalla scuola, ma lo si vede anche nello sport giovanile, i tempi sono completamenti cambiati.
Non é che chiamare ‘faccia di m….’ un ragazzo sia il massimo dei metodi educativi.
???
Esatto Max, mi riferivo ad un commento sull’affaire Buscema.
adesso ricordo…. oggi sono io il diesel. 🙂
Mi sono permesso di dargli della “faccia di m—-” dal momento che sono entrato nel pensiero di Mogliano e se hai sottoscritto un contratto e sei regolarmente pagato, come mi risulta, abbandonare la squadra a dicembre non mi pare corretto ed onesto, tra l’altro lasciando il Mogliano con un buco difficile da colmare
maz, la separazione e’ stata consensuale, quindi la storia del contratto non ha molto senso. ogni volta che cambi lavoro sei un ‘faccia di mmm’?
ti sta antipatico, ti sta ancora piu’ antipatico che sia andato a calvisano dal nemico, ed ‘e diventato faccia di m. se ti sembra un modo accettabile di trattare un ragazzo per paranoie assurde di politica rugbistica…
gsp la separazione e’ stata consensuale dopo che il Mogliano ha provato a far cambiare idea al ragazzo…
sicuramente Stefo. ma quando cambi lavoro non sempre il tuo datore di lavoro e’ daccordo.
non per questo puoi dare ad un giovane del ‘faccia di m…’.
@mez74:
secodo me sono due concetti diversi:
1) l’impegno personale: da sempre un giocatore si impegna a rispettare la squadra e a non lasciarla in braghe di tela quando serve – questo e’ il rugby “vecchio”, melenso e amatoriale (quello che capisco meglio)
2) il contratto: nel contratto ci sono le clausole per rescindere il contratto (consensualmente o meno) e quindi si puo’ fare senza remore quando e come e’ previsto dal contratto – questo e’ il rugby “moderno”: il turborugby (quello che vive di soldi e non di emozioni)
anche mez è 74, ma quello è maz!
Da datore di lavoro mi sono un po’ incavolato dal modo ed il metodo, Calvisano non c’entra nulla dal momento che sarà completamente ininfluente, magari facessero giocare lui e non Seymor. I contratti vanno rispettati e la risoluzione consensuale è grazie alla gentilezza del Mogliano, ma leggendo il loro comunicato non mi sembrava molto consensuale.
E comunque al Mogliano si è aperto un buco in un ruolo importante e di difficile sostituzione a dicembre
Una cultura dirompente dell'”io” di cui i giovani sono le prime vittime. Sembrano cose scontate quelle dette da Cavinato ma non lo sono e mi compiace -per na volta- come le abbia rimarcate.
Sta anche in noi genitori, (o nel mio caso) allenatori a dare un’impostazione corretta ai nostri giovani.
Semplice, lineare, condivisibile, se parliamo di rugby. A partire dal “Questo è un problema che c’è sempre stato, non è una novità assoluta. O almeno c’è da quando esistono le Accademie..” Sociologia de noartri, se si va sul generale: non ci sono più le mezze stagioni, ecc. Anziché parlare di “giovani”, sarebbe meglio parlare dei non giovani, leggevo giusto stamattina che siamo i campioni del mondo nel rapporto tra pensioni e spesa pubblica: il 32% su una media del 18. Saranno anche delle teste di cazzo, ma di certo qualche buon motivo per sbattersene i coglioni e cercare scorciatoie ce l’hanno, o no?
Beh, ci sono anche quelli che si fanno un mazzo tanto e riescono a farcela.
O chi, pur di fare ciò che gli, va lo vanno a fare a Londra, Amsterdam o Dublino, senza piangersi troppo addosso.
o Zurigo 😉
O in Nord Africa…
AdG, di questi tempi richiede molto, molto piu’ sacrificio stare e rimanere e lavorare in italia. Per lavorare di piu’ e peggio, e per essere pagati molto molto poco. Serve un po’ di autostima e conoscenza dei fatti, per cui quando si dice che in italia si lavora poco capire che e’ uno degli stereotipi piu’ beceri che esistono.
Non so perchè mi affibi questo pensiero. Io cerco di non sputare mai nel piatto in cui mangio. Se ti ho dato questa impressione, non mi sono, di certo, spiegato bene.
Mal quello che dici sulla spesa pubblica e’ in parte dovuto anche alla situazione demografica…
Stefo, in questo paese chi è andato in pensione dieci anni fa con 35 di contributi oggi prende di più di uno che fa lo stesso mestiere, lavora da 35 e ne lavorerà altri 10. Pagando con i contributi le pensioni degli altri. Un ragazzo che guadagna 900 euro ne paga 100 di contributi per una pensione che a 67 anni sarà più bassa di quella di uno che non abbia mai lavorato. Io faccio parte dei vecchi ma, se questa è la prospettiva che hanno, non mi sento di scandalizzarmi che abbiano più pretese che talento. Non di approvarli o giustificarli. Poi come ricorda Alberto ci sono quelli che si dannano per farsi una strada, nonostante i non giovani, e sono l’unica prospettiva seria di questo Paese.
mal concordo con te, volevo solo dire che c’e’ anche da tenere in conto la curva demografica del paese, che e’ cosi’ da parecchio tempo non da poco.
mal a me risulta che la spesa previdenziale ( pensioni) in Italia sia :
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(Ansa)
MILANO – La spesa per le pensioni vola al 16,85% del Pil, ma per più di quattro pensionati su dieci l’assegno non arriva neppure a mille euro al mese.
———————————
Quindi più bassa della media Europea.
Forse i Dati che mostri sono comprensivi dell’assistenza in generale caso tipico e solo Italiano
Del resto ( e per quel che può valere) il Fondo monetario ha promosso la riforma pensionistica Italiana
Quel e’ la pensione media europea?
secondo quanto dice mal sopra 18%
Cito da mal :
Anziché parlare di “giovani”, sarebbe meglio parlare dei non giovani, leggevo giusto stamattina che siamo i campioni del mondo nel rapporto tra pensioni e spesa pubblica: il 32% su una media del 18.
No, mi sa che fai confusione: la spesa media per le pensioni rispetto al PIL in Europa e’ il 18%, ma io volevo capire se mille euro al mese siano sopra o sotto la media delle pensionieuropee.
Nel primo caso si parla di percentuale del PIL, nel secondo di importi medi percepiti dai pensionati.
Ho il forte dubbio che mille euro non siano sotto media.
Non so quanto sia la pensione media europea.
Comunque cio’ che conta è il suo valore per potere d’acquisto
Controllo sull’istat europeo e avrai molti dati interessanti.
Si chiama Eurostat
1) Se hai tre pensioni da 999 euro in quella statistica conti per tre. Tutte le vedove d’Italia contribuiscono a quel 40% truffaldino.
2) La mia statistica era sulla spesa sociale, questa sul PIL.
3) Con questo livello di spesa per tutti gli altri, dai disabili ai disoccupati, ovviamente restano le briciole
4) Non è un paese per giovani
5) Chi paga oggi, domani chiederà l’elemosina
6) Chi comanda, a tutti i livelli e a partire dai sindacati, non è tra loro
7) Un sindacato in cui i precari iscritti sono lo 0,8% e i pensionati il 59%, per chi tiene?
Scusa non capisco cosa vuoi dire.
Tu hai dato un valore percentuale teso a dimostrare che noi per pensioni spendiamo troppo,almeno così intendo.
Poi il fatto che all’interno della spesa pubblica ci sia un capitolo di spesa dove le pensioni pesino di più p significa che esse siano alte ma che le altre sono spese sono basse o vorresti togliere a quelli che prendono 1000 o meno?
Per il resto potrei essere d’accordo ma non c’entra molto con le pensioni perché come dimostra rispetto al PIl siamo sotto media e se lo vai a confrontare col potere d’accquisto e’ ancora peggio. visita eurostat e vedrai cose interessanti
Gino,
1) la tua percentuale era sul PIL e la mia sulla spesa pubblica, da qui la differenza.
2) nella tua statistica, nella percentuale delle pensioni da meno di 1000 euro ci sono dentro tutte, comprese quelle da reversibilità che sono praticamente tutte sotto i 1000 ma che vanno a vedove/i che ne prendono un’altra intera, o più di una. 900 euro di pensione e 300 di reversibilità del marito, fanno 1200, ma nella statistica sono due pensioni da meno di 1000.
3) Se uno ha due pensioni, per esempio una da 500 da professionista e una da 900 da dipendente, prende 1400 ma nella statistica di cui sopra sono due pensioni da meno di 1000.
Mal a livello statistico internazionale la spesa pensionistica e’ calcolata rispetto al PIL giusto o sbagliato che sia.
Questo dato dimostra che siamo sotto la media.
Diverso e’ il contributo di ciascuna voce sulla spesa pubblica che caratterizza invece la qualità di essa.
Eurostat dice che il nostro potere d’acquisto e’ diminuito negli ultimi 13 anni.
Poi ci saranno anche due pensioni una di 900 + 300 che figurano sotto le mille entrambe come media però entrambe finiscono come somma nel montante che va a fare la % nel PIL oppure nells spesa pubblica.
Accetto il tuo ragionamento per quello che riguarda come sia ripartita la spesa pubblica non sulle pensioni che mediamente sono basse.
E aggiungo che la percentuale aumenta perché il PIL da anni diminuisce stando uno al nominatore e l’altro al dominatore
In Italia sono clamorosamente bassi gli stipendi netti dei lavoratori, non le pensioni. Chi è già in pensione prende più (spesso molto, a volte enormemente) di quanto ha pagato in contributi, chi paga i contributi riceverà meno (spesso molto meno, e tanti direttamente nulla) di quanto gli viene trattenuto. Il resto va bene per i talk show, ma se per te è uno scandalo un pensionato a 900 euro, per me lo scandalo è un ragazzo che si fa il culo a 900 e ne paga 100 all’INPS. Zitto e pedalare che articolo 18 o 19, o fai straordinari e festivi a gratis, o vai fuori dai coglioni e avanti un altro.
malpensante, sono d’accordo con te.
mal, sono statistiche usate un po’ a convenienza. nel senso che le pensioni sono quasi l’unico welfare, mentre dappertutto ci sono mille ed altre forme di welfare sconosciute in italia.
il problema e’ che molti che usano quella statistica cercano di dirti che vanno tagliate le pensioni senza rimpiazzarle, quando negli ultimi anni le pensioni sono state una delle poche cose a tirare avanti l’italia ed a funzionare da welfare informale.
negli ultimi anni davvero abbiamo letto, sentito ed accettato una marea di idiozie. speriamo che i giovani siano un po’ piu’ scafati dei vecchi nel riconoscerle.
@gsp
“dappertutto ci sono mille ed altre forme di welfare sconosciute in italia”
Ehm… no.
Per lo meno, non dappertutto.
Credici: in Italia il welfare e’ molto alto rispetto a molti altri paesi del mondo.
Sembrera’ strano a qualcuno, ma e’ cosi’.
Hulla, credimi. ci sono molte forme di welfare all’estero che in italia non esistono. il welfare italiano, al di fuori delle pensioni, e’ quasi inesistente.
Forse da qualche parte, ma di certo NON dappertutto.
Per esempio, il sistema sanitario in Italia (io ovviamente ho esperienze personali con quello Veneto), per quanto bistrattato, e’ molto meglio che in gran parte dei paesi del mondo, anche questo e’ qelfare.
Lo stesso vale per il trasporto pubblico (treni, autobus…), che in Italia costa meno che in gran parte del resto d’Europa, e non credere che nel resto d’Europa non ci siano ritardi e che i treni siano tutti nuovi e fiammanti…
L’universita’ in gran parte del mondo costa molto di piu’ che in Italia.
Non piangiamoci troppo addosso.
Pienamente daccordo con te su ospedali e treni, ed anche scuola, per certi versi universita’.
se per welfare consideri pensioni, benefits, aiuti all’impiego, case popolari l’italia fa quasi solo pensioni.
pienamente daccordo sul non piangerci addosso, anzi sarebbe il caso di capire bene le cose che funzionano e quelle che vanno immdiatamente tagliate.
Ad esempio quando si parla di pletora di impiegati pubblici, i numeri vanno comparati bene. la sensazione che ho io e’ che in italia lavorino in pochi. nel senso che ci sono pochi impiegati in termini numerici, e di quelli che ci sono, molti lavorano poco e pagati male.
Boh… per esempio in Italia c’e’ la cassa integrazione, che dura di piu’ e paga meglio che in molti altri paesi del mondo, dove e’ normale licenziare con una buonuscita e arrivederci nel giro di tre mesi o giu’ di li’.
Ci sono anche gli assegni famigliari e quando sei in maternita’ prendi piu’ che in gran parte d’Europa (tranne Francia, Germania e qualche paese Scandinavo).
La situazione degli asili comunali in Italia e’ un vero disastro, invece!
C’e’ poi da dire che 35 giorni di ferie base come in Italia non esistono da nessuna parte del mondo…
Questo è un bel dibattito ma siamo sempre al generico : che senso ha dire nel mondo oppure dappertutto o ancora qualche paese?
Vuol dire india? O la più povera provincia cinese o i dhalit?
Di Quali paesi stiamo parlando?
Scegli pure tu se preferisci il Mondo o l’Europa.
Comunque il discorso e’ partito da gsp che diceva che “dappertutto” c’e’ un welfare migliore che in Italia.
gsp, finché ci sono pensioni (peraltro pagate da tempo immemore a gente uscita a 50 anni) che sono più alte dell’ultimo stipendio percepito e maturate pagando un cazzo di contributi, altri tipi di welfare te li scordi. Come solito, i diritti acquisiti valgono per qualcuno e gli altri si attacchino.
dappertutto era troppo generico, ma io intendevo europa.
Hullalla non mondo non Europa ma nazioni:
come vanno in Inghilterra?
Francia Svezia Germania etc perché è così che puoi confrontare altrimenti tu mangi un pollo io niente però c’è un mezzo pollo a testa solo che io con quel mezzo dopo un po’ mi trovo in una bara.
In INghilterra (per farti l’esempio di dove vivo) il sistema sanitario nazionale e’ molto peggiore che in Italia (o per lo meno in Veneto), i treni costano il quintuplo e spesso vengono cancellati all’ultimo minuto, l’universta’ costa 9000 sterline all’anno, si licenzia con tre mesi di preavviso e una buona uscita, in maternita’ mantieni il posto di lavoro ma ti pagano si e no un caffe’ al giorno, i pensionati NON possono vivere con le pensioni, ma DEVONO avere dei risparmi o degli investimenti alternativi fatti mentre lavoravano, altrimenti devono continuare a lavorare anche dopo i 70 anni (io ho controllato le proiezioni della mia e ho scoperto che con i contributi “normali” saro’ sulle 600 sterline al mese, per cui devo assolutamente farmi la pensione integrativa perche’ il costo della vita e’ superiore all’Italia), c’e’ un sostegno al reddito che copre la strettissima sopravvivenza (meno di quello menzionato per le pensioni, per capirsi), le case popolari non le costruiscono piu’ praticamente dai tempi della Thatcher, le vacanze vanno dai 20 ai 25 giorni l’anno, a seconda di dove lavori e da quanto tempo…. devo continuare?
Pero’ le tasse base sono sul 35%.
Anche la disoccupazione, dopo un po’ di anni brutti, e’ di nuovo bassa.
condivido Hulla sull’inghilterra.
aggiungo in termini di disoccupazione sono numeri leggermente fuorvianti, nel senso che includono contratti a zero ore, e sottooccupati. ma soprattutto un numero larghissimo di lavori che sono praticamente sovvenzionati a favore delle grandi compagnie di distribuzione che poi fanno elusione fiscale come e quando gli pare. gente che lavora a tempo pieno ma e’ praticamente povera. insomma una situazione assolutamente insostenibile.
al momento solo bolla edilizia, ed appena salgono i tassi d’interesse si ritorna in ginocchio.
Hullalla e gsp ma se da voi la situazione è così why in earth ci siete andar a fare?
x Hullalla metto un sacco di faccine perché è una battuta (cattivella) ma battuta é 🙂 🙂 🙂
Gino, cambiano le esigenze e le fasi della vita. Soprattutto realizzi che il posto perfetto non esiste. Ma certo é ancora un paese dove si trova lavoro, centro del mondo, musica come e quando e dove vuoi. Diritti civili in primis, apertura mentale, diversitá, ognuno si sente a casa e si campa bene. Certo a Londra é cosi, altrove…
Gino, io ho avuto delle buone offerte di lavoro, ma questo non vuol dire che sia la terra del bengodi dove basta atterrare per fare la pacchia.
Facendo un buon lavoro, pero’, si ottengono buone soddisfazioni.
Con me (che vivo all’estero da anni) vai a nozze con questo discorso.
Il punto e’ che andare all’estero NON e’ una scorciatoia facile ma un mettersi alla prova in un ambiente competitivo dove hai tutto da dimostrare.
La scappatoia sarebbe andare all’estero con i soldi di papa’ (e non un contratto) in tasca.
Grazie Hullalla.
Quotissimo, aggiungi poi che non vi sono certezze all’estero
..sugli streaming… O su biglietti aereo Tunisi Milano il sabato per vedere la nazionale presi in saccoccia.. Si scherza ma non troppo..
Contestualizando siamo i Brugnara/Pasquali del mondo del lavoro..
😀
In realta’ il mondo sta cambiando e sta diventando sempre piu’ piccolo, per cui no c’e’ niente di strano nel cercare e trovare lavoro oltre confine.
Sono gli stati che stanno rimanendo indietro, chi piu’ chi meno: liberalizzare gli scambi di merci e capitali non puo che portare a molto maggiori scambi di persone.
La cultura dell’alibi ! Ormai è diventata una scienza dell’auto giustificarsi.
Ah, il grande Julio Velasco.
Nel millennio scorso, dopo una gara della Sisley si fermò a cena in Ghirada ed ebbi la fortuna di sedermi al suo fianco ( mi correggo : ebbe lui l’onore 🙂 )…
Finimmo alle due…
Cmq, mi permetto di dire che, ligio ai suoi insegnamenti, mi sono totalmente convinto che i primi ad applicare questa “cultura” siamo stati noi genitori.
( molti, ovviamente, non tutti ).
Sbagliamo proprio nel concetto base.
Come si fa a scaricare sui nostri figli imberbi le responsabilità ?
È’ vero che fare il genitore è il mestiere più difficile al mondo, ma non potrà mai essere colpa dei figli.
Se i figli crescono in una determinata maniera o in un’altra, sarà sempre e solo per come sono stati guidati dai propri genitori.
OP ha 2 figlie, una che è Santa ,beata e martire….l’altra ebete.
Confermo !!
Allora una ha preso dal padre…..
Certo. Quella che ho impalmato !
Però, se ne avessero fatta un’altra…sarebbe stata da zoo profilassi…
oh, ma il gatto?
Gatto e coniglio scappati via.
Han preso l’ascensore e sono spariti.
So che le hanno lasciato un messaggio :
” sei così ebete che ai mondiali arriveresti seconda…”.
grande quel sisley gianni!
Come già dissi tempo fa, resto dell’idea che “in medium stat virtus”: Velasco ottimo psicologo e motivatore, ma il materiale umano che ebbe a disposizione fu eccezionale.
Una volta Charles Barkley disse ad un giornalista che gli parlava di Bird o Magic come esempi di giocatori che, col proprio talento, rendevano migliori i compagni di squadra: “Mi dica, è più facile rendere migliori Jabbar e McHale o…Shelton Jones?” 🙂
Velasco fece molto di più rivoltò la mentalità e i modi di preparazione così come ha fatto in Iran.
Poi certo il materiale conta ma da solo va poco lontano.
Beh, il materiale conta. Con la nazionale femminile non ottenne altrettanto successo.
Haimona? Iannone?? gente più formata??? Ma scherziamo…..
Comunque soldato allineato Cavinato…io parlerei anche dei vari Bergamasco Mriko che il posto(o meglio Los stipendio) ce l hanno assicurato….
Quando in eccellenza ci sono centri ben più forti….
Afferma che e’ il sistema delle accademie federali ad aver creato queste distorsioni nelle teste dei ragazzi e sarebbe allineato?
Sei off topic. Qui si sta’ parlando di giovani e Mirco non lo e’.
Se invece usi l’esempio di Mirco per trovare un alibi ad altri giocatori giovani che non hanno voglia di sudarsi la maglia…allora sei come loro.
Tutto vero, ma é anche naturale che i ragazzi sbaglino. É normale e fa parte del processo di apprendimento.
Ahahaha gsp niente da fare il punto pricipale anche oggi del discorso di Cavinato lo cerchi di sviare…
Capisco il punto stefo, é solo per dire che un sistema CH crea ragazzi che non sbagliano non esiste da nessuna parte. Di ragazzi che si perdono perché sono teste calde ci sono sempre state e CE ne saranno sempre. Cavinato dice che sono peggio di prima dell’accademia e la rispetto come opinione.
Il problema e’ che sbagliano e anziche’ imparare evitano il problema.
Mah, da che pulpito vengono le prediche…Premesso, che dice cose ovvie, dovrebbe anche ammettere, che nella logica del sempre colpa degli altri, in prima fila c’è anche lui…che non è propriamente un giovanotto di primo pelo. Confermato dall’affermazione che certi problemi esistono anche da quando ci sono le accademie…Ma se non sappiamo formare il carattere dei giovani…figuriamoci il resto…..E lui avendo bazzicato per tanti anni nelle giovanili non dovrebbe essere esente da critiche…Ah già, ma è sempre colpa degli altri.
A me però sembra che non faccia più cazzate da anni…..
( non considero le affermazioni su Munari di dicembre scorso….un po’ di sano PRIDE e peperoncino-Mourinho ogni tanto può anche servire.
P.S. Che abbia esagerato è fuori di dubbio, ma non lo considero una cazzata.)
Forse il
“….. I giocatori hanno diritto di sbagliare, l’importante è che lo sbaglio sia l’eccezione e che non diventi la regola….”
vale anche per gli allenatori, e mi sembra che stia facendo “il percorso” giusto. 🙂
boh, il carattere dei giovani difficilemtne si forma. non credere a menate del genere.
quando si parla di bravi ragazzi, con la testa a posto e con una famiglia dietro, vuol dire che hai gia’ tagliato molti dei rami secchi, non che li hai formati.
gsp, hai ragione, però quantomeno a quell’età lo puoi guidare, visto che portandoli in strutture federali ti vai a sostituire alla famiglia. Anzi, una delle cose da fare, sarebbe quella di iniziare a scremare certi atteggiamenti caratteriali. Ma purtroppo non lo possono (o vogliono) farlo altrimenti in accademia rimarrebbero più istruttori che allievi.
Ah per quelli che sostengono che Cavinato e Munari dicono sostanzialmente la stessa cosa, vorrei far presente che per Munari, è farina del suo sacco. Per Cavinato il sacco sicuramente non è suo. E se è suo vuol dire che a 50 anni il carattere non si forma, ma si può modificare. F
Mi sembrano esattamente le stesse affermazioni che fa Munari da tempo.
Considerando quanto diversi sono Cavinato e Munari, mi sa che e’ quanto meno un sintomo che c’e’ un fondo consistente di verita’.
Quoto hulla
Il punto e’ che ci sono indicazioni che questo non e’ tanto o non e’ solo un problema delle accademie federali o dei giovani rugbysti italiani, ma e’ un problema piu’ generale dei giovani Italiani.
E’ a scuola? sono le famiglie? E’ la cultura? E’ la societa’?
Fatto sta’ che le giovani generalzioni -in generale- sembrano avere sempre meno voglia di lottare e stringere i denti, mentre preferiscono le scorciatoie.
🙁
e’ un problema hulla, ma e’ di tutti i giovani ovunque.
Ovunque? Un altro alibi?
confondi motivazioni e dati di fatto.
che i giovani sbagliano e’ un fatto, devi saperlo e tenerne conto, anche per arginarne, prevenire e gestire i problemi.
Se usi il fatto che i giovani sbagliano per giustificarti quando tu giovane sbagli, quello si e’ un alibi.
e’ semplice come discorso.
Scusa, non mi sono spiegato: quello degli alibi NON e’ un problema di TUTTI i giovani, OVUNQUE.
E’ piu’ un problema di ALCUNI paesi, e tra questi purtroppo c’e’ l’Italia.
Non so Hulla, io non ci vedo tutta sta differenza sistemica. Direi che é un problema di ALCUNI giovani.
Magari in un sistema che funziona I 50/50 li salvi, quando non funziona li perdi.
Boh… io, quando lavoravo in Italia, prima della crisi dei subprime, ho fatto un po’ di colloqui di assunzione per “giovani”.
Per esempio quando gli dicevi che gli orari erano dalle 8:30 di mattina, due su tre ti chiedevano se era un problema se arrivavano al lavoro alle 9-9:30, perche’ avevano problemi ad alzarsi cosi’ presto.
Tre su quattro giovani candidati che rispondevano ad una inserzione per fare il rappresentante ti chiedevano se potevano lavorare da casa facendo solo telefonate ai clienti, perche’ andare in macchina dai clienti a vedere i loro problemi e presentare le tue proposte per risolverli e’ troppo stressante.
Altri ancora allibivano all’idea di lavorare ben cinque giorni alla settiana, dal lunedi’ al Venerdi’.
Tutta gente al primo impiego e PRIMA ancora di parlare di stipendi eccetera. Proprio non volevano fare quella vita.
Sono solo io su questo sito che ho fatto colloqui di assunzione? Il mio e’ un caso isolato o ce ne sono altri?
Sono sicuro che ci sara’ anche chi ha voglia di mettersi in gioco, ma di ragazzi che immaginano che sia tutto facile nella vita ce ne sono tanti!
Io non mi sarei mai sognato di rispondere cosi’ ai colloqui di lavoro!!!
Hullala ma anche tu 5 giorni alla settimana alle 8:30…e magari 8-9 ore al giorno? Schiavista! 🙂
Cose da pazzi…
La mia ex-segretaria in Italia (mia non nel senso che ero il padrone della azienda, perche’ ero un dipendente, ma mia nel senso che si occupava degli aspetti amministrativi generati dal mio lavoro) nell’ultima ora di lavoro si poteva occupare esclusivamente di sistemarsi il trucco e usciva dalla porta cinque minuti prima in modo da essere in macchina fuori dal cancello esattamente alle 16:30… ed era una di quelle con piu’ buona volonta’ e dedizione al lavoro…
Hulla volevo aggiungere una cosa, per fortuna che le dice Cavinato queste cose, perche’ quando le diceva Munari erano bollate come “attacchi politici”…almeno a Cavinato non potranno dare questa etichetta.
E’ il problema della demonizzazione dell’avversario di cui si scriveva ieri.
Munari e Cavinato dicono, fondamentalmente, la stessa cosa, ma vengono attaccati (sul forum, ma sono sicuro che anche fuori dal forum non cambia molto) dagli avversari (politici) che anziche’ ascoltare cosa hanno detto e rendersi conto di essere d’accordo, hanno gia’ cominciato a spalare merda tanto per non prendersi indietro.
Cervelli spenti e impossibilita’ di parlarsi (amche quamdo si e’ d’accordo).
Boh… non fa per me…
Per Munari erano attacchi politici alla FIR, mentre Cavinato si e’ preso del “soldatino allineato” (alla FIR).
Dicendo le stesse cose…:-S
Sul Munari D.G. Benetton….
Una delle cose che non mi è mai piaciuta di lui era il portare l’asticella sempre più in la.
Mi spiego:
Il primo anno tutti a fare i complimenti e lui a spostare l’asticella che si gioca 12 mesi e non 4.
Il secondo anno che erano più le perse che le vinte
Il terzo che la diff. punti era ancora negativa……
Ora chiariamoci bene…..MUNARI HA RAGIONE 100%
Però :
1) Si viene dall’Eccellenza ed in 3 anni guarda dove sei arrivato…. e mollalo un sorriso…. CAZZO!!!
2)Siamo italiani con i nostri pregi e difetti.
Ogni tanto dire :”Oggi abbiamo vinto…. 2 giorni di festa e poi si torna a lavorare…..”
Daiiii… mica si deve andare ai PlayOff per dire che una stagione è positiva….. CAZZO !!
In realta’ quando giocavo ero un po’ cosi’…. di certo non un ottimo sportivo: quando si vinceva di solito non ero troppo contento perche’ avevo solo fatto il mio dovere, quando si perdeva mi arrabbiavo come una biscia…
Da allenatore minirugby (dove il risultato sul campo e’ secondario alla formazione dei ragazzini, per cui se per far migliorare un ragazzino mettendolo in campo in un certo frangente, vai poi a perdere la partita che avresti potuto vincere facendo sempre giocare i piu’ forti, e’ giusto perdere ma crescere insieme) all’inizio e’ stata dura ingoiare certi rospi, ma poi ho imparato a controllare la cosa e a misurare i passi avanti anche con altri metri.
Ma in prima squadra bisogna pensare di piu’ a vincere sempre.
Quella del soldatino allineato oggi e’ l’esempio lampante…anni a scrivere sempre gli stessi messaggi sulle “*”, Cavianto bene o male ripete uno dei punti di critica alle “*” scritto per anni e via e’ un soldatino allineato…patologico 🙂
Un po’ fuori dal coro:
un ragazzo che intraprende il percorso dell’Accademia, viene sradicato dalla proprià città-famiglia-scuola-amici-amori a 15 anni.
Quando va bene si trova catapultato in una caserma (ad es. quella della polizia a Roma) in una sorta di servizio militare anticipato (e di lunga durata) e lì rimarrà per due anni.
Poi, se è bravo, cambierà città e andrà a Parma (e siamo a 3 anni).
Questo implica: enormi difficoltà di integrazione, enormi difficoltà scolastiche, investire alcuni degli anni più delicati della propria vita nel rugby.
Ora non so cosa si dice cosa si promette ai ragazzi nelle Accademie, certo è che se le loro aspettative sono molto alte, non ci trovo nulla di strano.
Il problema è quello di sradicarli dalla famiglia per andare a Roma in caserma e Parma in Dondicity… probabilmente si sentono la “creme du rugby”….
Io manderei un’annata in Francia ( per i 3-5 anni),un’altra in Inghilterra, un’altra in Galles e un’altra in Irlanda.
Almeno farebbero un bell’Erasmus di scuola, vita e capirebbero che il rugby è un meraviglioso gioco che per alcuni potrebbe essere un lavoro.
Sempre generalizzando …….”la pianterebbero di sentirsi un’elite”
Il problema e’ che, a fronte delle difficolta’ scolastiche, se uno non “sfonda” (nel senso che la nazionale non basta: bisogna anche emigrare in Francia…) si ritrova con un pugno di mosche in mano a fine carriera.
Eppure c’e’ chi farebbe carte false per andare in accademia…
Mi sembra che dalle parole di Cavinato, sostanzialmente condivisibili, se si è onesti intellettualmente non se ne può dedurre che una cosa: l’impianto delle accademie (nella sostanza un ipotesi di economia programmata alla sovietica..) ha fallito il suo scopo, bisogna tornare ai clubs, aiutarli in vario modo a crescere i giovani, fare dell’Eccellenza il primo vero gradino, creare tramite – e non contro – l’Eccellenza un sistema di vere franchigie per far giungere i migliori ai gradini superiori…
hai elementi per dire che le stesse cose non succedono e succedevano nei club prima delle accademie?
Nei club non illudevano i ragazzi facendogli pensare di essere dei predestinati, ma in compenso li frustravano prendendo carrettate di oriundi di venticinquesima fascia che pagavano (poco) e che quindi dovevano far giocare (al posto loro che, pur essendo spesso superiori, non prendevano nulla).
Il problema di base della formazione dei giovani per l’alto livello c’e’ tutto e c’era anche prima (per anni e anni solo Petrarca e L’Aquila e… Argentina hanno formato i giocatori della nazionale Italiana… e tutti gli altri???).
Solo che cosi”’…. pezo el tacon chel sbrego.
Pero’ lo sbrego c’e’ e c’era.
Ma non è assolutamente vero. Ci sono fior di giocatori che non son venuti dall’Argentina ma neanche da L’Aquila o da Padova. Sarebbe anche ora di finirla con le favole, i giocatori uscivano anche senza accademie, più e meglio di ora.
Questi sono quelli di Grenoble 97, come formazione:
Pertile, Arg
Vaccari, Calvisano
Bordon, Rovigo
Francescato, Tarvisium/Treviso
Marcello Cutitta, SA
Dominguez, Arg
Troncon, Treviso
Gardner, AUS
Sgorlon, San Donà
Giovanelli, Noceto
Croci, San Benedetto
Cristofoletto, Treviso
Properzi, Milano
Orlandi, Piacenza
Massimo Cutitta, SA
Fai una statistica della nazionale dopo l’ingresso nel sei nazioni e vedrai (purtroppo).
Purtroppo non è che i club non sanno crescere i giovani, non li hanno proprio. Un accademia, pubblica o privata che sia , ha uno scopo d’esistere. può servire. Ma deve esse essere il terminale di un percorso selettivo. Il vertice di un lavoro di propaganda, addestramento e selezione che porti i migliori di quel territorio ad affinarsi ulteriormente in una eventuale accademia.
Purtroppo il grosso lavoro va fatto prima dell’accademia, dalle società che fanno riferimento territorialmente a quella accademia.
Noi oggi, confondiamo, le accademie come se fossero esse la massa critica invece, la massa critica, su cui fare selezione è proprio quello che manca.
Allora i soldi delle accademie diamoli ai reclutatori, visto che le accademie “non possono fare niente” se non ci sono i reclutatori alla base… eh! altrimenti e’ solo uno scaricabarile per i propri fallimenti.
Beh, io lo dico da sempre.
AdG l’accademia devono fare anche un altro lavoro in teoria. quella formazione ‘pro’ dai 18 anni in su, che hai solo se la fai quasi a tempo pieno e mentre studi. adesso i club non hanno i numeri per giustificare una spesa per una infrastruttura del genere, mentre i finanziamenti ad una accademia (club o fed non importa) fanno massa critica.
Oggi in versione Novello zorro come non mai gsp 🙂
Infatti io credo che l’accademia abbia un ruolo. E credo anche che una società non possa permetterselo. Non ho capito cosa intendi per massa critica.
@stefo, sempre zorro e fedele alla linea. proprio per quello ho precisato accademie (fed o club non cambia).
@adg, massa critica nel senso di una disponibilita’ di risorse che ti permette di impiegare allenatore, fisio, avere strutture, pagare studio ed affitto ai giocatori sopra i 18 anni, fare una squadra intera competitiva su quasi tutti i ruoli.
Comunque guarda che con i tagli di Auva’a e Salesi c’e’ da fare il calcolo dei giocatori in rosa al Benetton 🙂
Non mi far parlare… 🙂
@gsp le (*) prima si chiudono e meglio e’ per il rugby
italiano.
6n, ma se diventano dei club, rimangono (*)?
Da giovane condivido totalmente le parole di Cavinato ma con una doverosa premessa. L’Italia è un paese (e lo è anche nello sport) dove si fa fatica a dare fiducia ai giovani, dove non si ha la pazienza di farli crescere e dove dare loro il tempo di sbagliare e correggersi è sempre tempo perso.
Ho sempre sostenuto che sopratutto in ottica nazionale si sarebbe dovuto programmare un maggior impiego delle nostre giovani promesse anche solo per il semplice fatto che il tempo passa per tutti e prima o poi avremo necessità di farli giocare. Ma ciò non toglie che il posto vada guadagnato con impegno e sudore. Le accademie forse generano troppe aspettative.
..nessuno credo ha intenzione di dire che prima delle accademie ci fosse il paradiso terrestre, e forse l’esperienza delle accademie ha espresso un punto di passaggio doloroso ma necessario, una esperienza da fare: ma poi bisogna avere l’intelligenza di analizzare i risultati e anche l’umiltà di cambiare rotta…
Per quanto attiene alle carrettate di oriundi (sic Hullalla)..beh la situazione non mi sembra cambiata di molto: e che forse l’Haimona di turno (..operazione tanto vantata dal presidente FIR..) è frutto del nostro vivaio o delle nostre accademie.? E così tanti altri che costituiscono oggi ancora l’ossatura della nazionale e delle celtiche..?
Bisogna intervenire sulle società, limitare gli stranieri (…senza raggiri), imporre ad ogni società di Eccellenza di avere una propria accademia, coordinare i programmi di lavoro con Fir e controllare l’erogazione dei finanziamenti, consentire ai giovani valorosi dei club più piccoli di accede a club più strutturati, insomma di creare una piramide virtuosa che stimoli nella competizione tutti a fare il meglio (..guardando una partita in tv ho appreso che la stragrande maggioranza dei giocatori degli Harlequins viene dalla loro accademia..non potrà mai essere così per i nostri club d’Eccellenza..?)
Guarda che ti sfugge che quel che mancano sono i ragazzi da crescere e formare. Continuamo a rigirare la stessa polenta. Le academie hanno tolto dalle spese delle società la formazione e tornare indietro non sarà facile.
Ma soprattutto, oggi, è il pensiero di allargare la base , che è del tutto assente dai pensieri delle società.
A me sembra più assente dai penseieri della FIR che da quelli delle società.
Se tu guardi attentamente la riunione di Rovigo. Nessun accenno è stato fatto su questo tema. E parliamo di società che rappresentano la punta di diamante del rugby italiano. Quelle che dovrebbero avere la maggior dimestichezza con questi temi.
La Fir non se lo pone di certo questo oiettivo se le società non la sollecitano e/ o obbligno a farlo.
AdG io aspetterei di vedere cosa saranno le iniziative dei Dogi ma anche quelle delle Zebre a nord ovest…se finisce tutto a cartolina di Natale e qualche biglietto omaggio o se si proveranno a rivedere alcune cose.
Logicamente speriamo.
Io spero anche contro logica in questo caso…:-)
Belle idee, ma ci vuole tempo, investimenti, tanta buona volonta’ e…crederci.
Tutte cose che non vanno bene per il turborugby in salsa italiana.
🙁
Io vado controcorrente e, dopo aver letto commenti su “i giovani qui ed i giovani lì, poco motivati, poco disciplinati, poco educati e frutto di famiglie assenti”, dico tutto giusto, però non perderei neanche di vista un’altra cosa: viviamo in una nazione che negli ultimi 15 anni sta prendendo A PESCI IN FACCIA le giovani generazioni. Ho conosciuto, sia nella mia che in altre città, parecchie persone intorno ai 30-35 anni motivate, appassionate del proprio lavoro, disposte a fare sacrifici e che hanno ricevuto in cambio precarietà, mobbing e licenziamenti mascherati. Ho conosciuto ex-Telecom, esternalizzati da criminali in doppiopetto protetti dalla politica, infermiere con 10-12 anni d’esperienza e doppio-triplo lavoro, costrette a cambiare città ed ambiente perchè uno stronzo di manager sanitario le aveva scaraventate in una cooperativa di un amichetto con cui faceva a mezzo e loro venivano pagate la metà, dall’oggi al domani, pur continuando a svolgere esattamente le stesse mansioni di prima. Ho conosciute insegnanti seri, preparati ed appassionati che si avviano ai 40 (ed in certi casi li hanno già superati) e sono ancora precari a chiamata, pur avendo partecipato a tutti i corsi d’aggiornamento LIC, LUC, LAC, LIS e menate varie, utili solo a far guadagnare il cadreghino all’amico di tizio o di caio. Ho conosciuto programmatori e sistemisti che lavoravano 12-13 ore al giorno e tiravano su dal nulla piattaforme software su cui pezzi di merda guadagnavano e guadagnano barche di soldi e loro, come tutto ringraziamento, sono stati scaricati quando non servivano più. E potrei continuare per un po’. Ora quelli che hanno 10-15 di meno, che si affacciano ora al mondo del lavoro e vedono come vengono trattati quelli che dovrebbero essere i loro punti di riferimento, i loro “colleghi esperti”, quelli da cui imparare, secondo voi che idea possono farsi del mondo del lavoro in Italia? E quali stimoli ne possono trarre dal fatto di sapere che, qualunque sarà il loro impegno, il valore del loro sforzo, della loro applicazione sarà sempre e comunque considerata cacca? Come si possono mai porre di fronte ad un Paese che fa di tutto per farli sentire un inutile peso indesiderato e li spinge lontano da sè?
Scusate lo sfogo: ma penso che bisogna guardare entrambi i piatti della bilancia e definire la realtà per ciò che è.
Caro Giovanni…
è una società malata quella in cui si diventa milionari in poco tempo postando le foto del proprio gatto imbronciato o riprendendo il proprio figlio che scarta i regali o se stessi mentre si provano i video game…
food blogger, youtubber, webtroie assortite possono arrivare a guadagnare in un anno quello che un primario di cardiochirurgia non potrà accumulare dopo una vita dedicata allo studio ed alla scienza…
ci stiamo riducendo come i cubani, dove il medico fa la fame mentre il pescatore che riesce a piazzare una cesta di pesce al turista guadagna in un instante una somma pari a sei mensilità dell’altro…
mia cugina mi chiese qualche anno fa quale facoltà universitaria consigliassi alla sua bella ed intelligente figliola: le risposi di mandarla a fare la velina… all’epoca non capì e si offese, ora mi dà ragione!
lo spirito di sacrificio non deve essere commisurato ad un guadagno ma ad una propria aspirazione e soddisfazione personale…
nessuno ti obbliga a fare la pratica professionale, il cuoco, il rugbista: quello che fai devi farlo al meglio… sennò ti accontenti e cerchi il famoso posto al ministero (come secondo me ha fatto chi ha già un certo percorso in testa o anche il teammanager sconosciuto al suo stesso presidente: e lo dico senza spirito di condanna… tutti in questo paese teniamo famiglia)…
“lo spirito di sacrificio non deve essere commisurato ad un guadagno ma ad una propria aspirazione e soddisfazione personale…”, giusto. Ma posso assicurarti che gli esempi che descrivo nel mio intervento sono di gente che non aspira ad arricchirisi ma solo a poter guadagnare il giusto per vivere decorosamente, il tutto volendo svolgere con dedizione la professione che si sono scelti e che gli piace. Ritrovarsi a dover ricominciare tutto daccapo, pur disponendo di un curriculum corposo, solo perchè qualcuno, sfruttando leggi criminali ne può fare carne da licenziamento come e quando vuole e magari vedersi passare avanti persone che non valgono manco la metà, ma hanno il “merito” di avere il padre o lo zio nel posto giusto, ti assicuro che fa rabbia, tanta rabbia. Sentirsi, oltre a ciò, definire “bamboccioni” aggiunge la beffa al danno. Poi sono il primo a non credere alle storielle dei “giovani d’oggi” o de “ai miei tempi si che…”. In ogni massa di persone, di qualsiasi età, cultura, estrazione sociale e così via, si trovano e si troveranno sempre quelli in gamba, quelli medi e quelli sfaticati. E dico ciò senza voler giudicare nessuno e tenendo ben presente che tutti, prima o poi, “teniamo famiglia”.
P.S.: “ci stiamo riducendo come i cubani”, con la differenza che noi, rispetto a loro, ci sentiamo “quelli giusti”, i fulgidi rappresentanti della democrazia. Non sono certo un fan di Castro e del suo sistema, ma il continuo sentirci quelli buoni mi puzza sempre più spesso di ipocrisia autoassolutoria.
Chissa’ come mai, il sistema dove non si viene promossi per merito ma per altri motivi sta andando rapidamente in fallimento.
Io quegli stessi ragazzi li incontro tutti i giorni e si stanno facendo strada. All’estero.
Anche questo fa parte di dimostrare la voglia di arrivare.
L’importante, come detto sopra, e’ andare all’estero con un contratto (e non con i soldi di papa’) in tasca.
Il dramma è che non vanno all’estero per scelta, ma per necessità. E la maggior parte di loro, le proprie esperienze, le proprie competenze non le riporteranno in Italia, ma le investiranno all’estero, arricchendone altri Paesi. Ed il nostro si impoverirà sempre più.
Non so bene capire dove finisce la scelta e dove comincia la necessita’. Non e’ un discorso lineare e comunque sempre piu’ persone si sentono cittadini del mondo.
L’importante comunque e’ non intaccare i privilegi acquisiti in Italia. Almeno finche’ rimane qualcosina da mangiare.
letti 100 commenti…… MA la parolina magica MERITOCRAZIA zero assoluto.
adios……….
Scusate non ho letto tutti i commenti, ma tralasciando l’età di nascita dei genitori (ho avuto mia figlia a 27 anni e mi sentivo vecchio!) l’Inps e balle varie
Ma più o meno siamo tutti concordi con Cavinato, così a occhio e croce, il problema è quando si va nello specifico, ricordo Buscema l’altro giorno, ci siamo divisi in 2 quelli sostanzialmente pro Mogliano e quelli che non disprezzavano la scelta di buscema
Allora un’attimo di coerenza ci starebbe bene, per me le parole dell’architetto son giuste e misurate, soprattutto sulle accademie e sull’aspetto psicologico dei giocatori o mi sbaglio? Se uno non gioca e punta i piedi per giocare siamo alla follia pura se quello che ti sta davanti ha più bravura e più spessore di te, e lo dimostra coi risultati, soprattutto se parliamo di gente ancora imberbe
sono d’accordo su quello che dici e sulle belle parole di cavinato
buscema non e’ che un esempio di come sono purtroppo tanti ragazzi d’oggi , o forse gia’ da un po’ , che non hanno voglia di sacrificarsi..uno come properzi , e dico PROPERZI cioe’ un grande come giocatore e uomo…gli dice di aspettare e allenarsi…e lui invece di lavorare a migliorarsi sacrificandosi allenandosi duramente che fa’ ? getta la spugna e chiede di andarsene sperando, da ignorante sportivo, di trovare una societa’ che lo faccia giocare titolare senza fare troppi sacrifici ?
per fortuna ci sono tanti altri ragazzi come odiete che si allenano facendo tanti tanti sacrifici senza neanche lamentarsi…
spero che ci siano sempre piu’ odiete e meno buscema perche’ di ragazzi che vogliono sacrificarsi per migliorarsi nello sport e nella vita ne abbiamo bisogno tanto in italia
mai cosi’ tanto come di questi tempi !!!!!!!!
Parega il lavoro PAGA quasi sempre e Odiete è l’esempio di come un giocatore buono, IMHO, con tanto lavoro trova la continuità, il problema che solleva l’architetto son i ragazzi che non voglion aspettare, che son una minoranza ma son comunque quelli di cui si chiacchierà di più
minoranza ? non penso proprio kat purtroppo
I ragazzi bravi e volenterosi ci sono eccome, i tesserati del resto crescono seppur lentamente: non sono supportati da adeguate strutture, non sono allenati adeguatamente, gli viene tolto il sogno di arrivare lontano (..un ragazzino che per qualsiasi motivo a 16 anni non è in accademia è fuori definitivamente..), non c’è spazio per una meritocrazia vera, siamo in un sistema bloccato, che fa avanzare solo i raccomandati ( e le accademie, in fondo, essendo esperienze autoreferenziale sono un sistema chiuso ed escludente anch’esse..), nel rugby purtroppo come in Italia del resto..
@aug61 sei un mito hai scritto meritocrazia,la prossima volta che vieni
nella capitale x il 6 nazioni ti offro dieci birre icnusa.