Josh Strauss, un rinnovo al profumo di RWC e nazionale scozzese

Il terza linea diventerà eleggibile per la nazionale

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Alberto da Giussano 7 Dicembre 2014, 09:05

    Ciò che sarebbe interessante sapere, è se questa sostanziale facilitazione alle equiparazioni è un pilastro della politica attuale e prossima dell’World Rugby volta ad avere la massima spettacolarizzazione del gioco a scapito delle “posizioni nazionali” o un semplice momento di passaggio.

    • Katmandu 7 Dicembre 2014, 09:19

      He bella domanda, io credo che sia spinta tanto dalle nazionali come noi e dietro di noi, pescare da bacini formativamente più flofidi, a mio avviso fa aumentare il livello del gioco espresso dalle nazionali “piccole” (e ci metto pure noialtri in mezzo) se pensiamo a una che ci sta davanti, Samoa, bon da domani la NZ non da più la possibilità di avere il doppio passaporto, e diche che i bimbi nati in NZ son solo neozelandesi, quanto perderebbero in termini qualitativi? Io credo veramente tanto!

    • Stefo 7 Dicembre 2014, 09:26

      AdG c’e’ un rifiuto della IRB a voler rivedere la regola vecchia di quasi 15 anni. figlia di un altro rugby quello dilettantistico e del primo professionismo, un rifiuto ottuso come non mai di voler aggiornarsi alla nuova realta’ degli equilibri del rugby…e senza dubbio c’e’ l’idea di poter aiutare chi ha diffico;ta’ rinforzandolo in questa maniera.

      • Katmandu 7 Dicembre 2014, 09:30

        Stefo una domanda, secondo te le nazionali dal 9-10 mosto in giù si aiuatano così oppure si da una scorciatoia che difficilmente porterà da qualche parte?
        Conta pure i costi/benefici in mezzo

        • gsp 7 Dicembre 2014, 11:30

          Dipende Kat, alcune come Fiji e Tonga si danneggiano cosí.

        • Stefo 7 Dicembre 2014, 13:38

          Kat per me si danneggiano sia nazionali come Fiji, Tnga, Samoa perche’ gli si rubano giocatori.
          Nazionali come Italia o Giappone, le si aiuta ad avere una scorciatoia per essere competitive ma non le si aiuta a lavorare nella formazione quindi le si danneggia.

          • Katmandu 7 Dicembre 2014, 14:06

            Appunto stefo ma “produrre” (che brutto termine) giocatori ha un costo X che non tutte le nazioni posson permettersi, i parrucconi dell’irb lo sanno bene, che fanno un campionayo del mondo a 7? Tagliamo fuori mercati importanti o potenzialmente importanti?
            Io non son contrario alle naturalizazioni, ma penso che van riviste con parametri più selettivi

          • Stefo 7 Dicembre 2014, 14:32

            kat quanti equiparati schierano Romania e Georgia, Union sicuramente piu’ povere di Italia o Giappone?Quella dei costi e’ una scusa che non regge…e non prendo neanche di mezzo la UAR che di soldi ne ha molto meno anche lei di altre union.
            Tralasciando le revisioni possibili sulla regola, il problema resta se lo fai diventare sistematico il ricorso invece che usarlo per tappare uno o due buchi momentaneamente.

          • Alberto da Giussano 8 Dicembre 2014, 14:36

            Produrre giocatori non deve far storcere il naso. E’ il termine corretto, così come produrre medici e ingegnieri.
            Produrre giocatori di rugby in Italia, prima ancora che di euro necessità di uno sforzo culturale per capirlo. Moltissimi, anche fra gli addetti ai lavori e su questo blog pure, sono convinti che basterebbe ottimizzare l’esistente.
            Come spiegare che è una bufala è molto più difficile che far capire quanti euro servono per il progetto stesso.

    • balin 7 Dicembre 2014, 09:30

      Facilitare questo modo di fare cristallizza il sistema è non facilita lo sviluppo locale, è la nostra esperienza, progetti apertura e tante altre cose poi se le cose non vanno per il verso giusto avanti con gli equiparati.
      Niente contro le persone ma possibile che fra Dominguez ed oggi ci siano stati solo Scanavacca Marcato e Bocchino ?
      Comunque se noi siamo facili nel l’accoglienza di immigrati o figli e nipoti di nostri emigrati gli scozzesi non scherzano.

  2. vecchio cuore neroverde 7 Dicembre 2014, 09:52

    Non inquadrate correttamente la questione. Figli e nipoti di emigranti se in possesso di passaporto sono ad ogni effetto legale italiani. Sono gli equiparati che dopo tre anni indossano una maglia non loro a falsare il sistema. E se basta andare al mercato e comprare i sottoprodotti scartati da altri la formazione dei giovani diventa perdita di tempo. Aggiungici poi la rincorsa delle franchigie ed il gioco e’ fatto. Sino a 15 anni fa Treviso, ad esempio, aveva una line di blacks locali, o della marca, ed il suo gioco era divertente da vedere e giocare. Ieri dal 9 al 15 giocavano (provava o mediocremente a farlo) 7 iscritti a referto di cui uno solo della marca. Svilire il campionato e creare le accademie e ‘ il de profundis del rugby italiano. E la nazionale l’hanno portAta su negli anni 90 i giocatori del rugby “del campanile”

    • Alberto da Giussano 7 Dicembre 2014, 10:31

      Il “campanile” è sempre stato un fattore importante nell’impegno agonistico del rugby italiano. Per alcuni versi lo è ancora adesso. In merito alla tua osservazione, direi che le Accademie di per se stesse, in linea di principio, non sono nè buone nè cattive. Il fatto che tu metta insieme 30/40 ragazzi di 15/16 anni selezionati su una base di 1000/2000 praticanti ci sta. Il problema che da noi mancano i 1000/2000 ragazzi per accademia su cui fare selezione.

    • Stefo 7 Dicembre 2014, 14:33

      Vecchio cuore mi sembra che tutti parlano degli equiparati e non degli oriundi.

  3. LoScozzeseMilanese 7 Dicembre 2014, 10:13

    In realtà è la prima volta che sento parlare di Strauss come possibile nazionale per la Scozia. In effetti potrebbe succedere, ma mi chiedo se ne abbiamo così bisogno. Denton e Beattie secondo me sono meglio, e anche Ashe non ha sfigurato a novembre. Inoltre non penso che Cotter lo porterà al mondiale senza prima testarlo. Almeno lo spero!

  4. malpensante 7 Dicembre 2014, 10:22

    Nessuno che si voglia ricordare che li abbiamo sempre avuti e che siamo arrivati nel rugby che conta quando eravamo i ricchi di uno sport povero e ci potevamo prendere quelli buoni. Compreso Dominguez, che aveva pure messo la camiseta dei Pumas. Il problema vero è che siamo ancora lì, a buttar soldi sulla logica che una “grande nazionale” tiri più del carro di buoi. Per il resto, uno che gioca qui da tre anni, o quattro o cinque, e uno che non ci ha mai giocato ma ha la nonna probabilmente di Roccacannuccia, quasi quasi propendo per l’immigrato. E comunque, a trovar la differenza nella sostanza, ci vuole un rabdomante.

    • Rabbidaniel 7 Dicembre 2014, 15:49

      Concordo, tra Haimona e Gower, da un certo punto di vista, meglio Haimona. Resta il fatto che la norma sugli equiparati è anacronistica e se WR crede di favorire un livellamento, allora devono farsi qualche esame sulle capacità cognitive.

  5. Danthegun 7 Dicembre 2014, 12:58

    Personalmente non ci vedo nulla di male nella possibilità di eleggere giocatori stranieri nelle nazionali dopo un periodo di tempo di militnza in una squadra di quella nazionale. Forse sono da rivedere modalità e tempistiche.
    _ 3 anni sono pochi a mio avviso e andrebbero portati a 5. Qui ci si intreccia con una legislazione, nazionale ed europea che sarebbe da rivedere.
    _ bisogna fissare una regola internazionale che decida da quale nazionale in avanti non è più possibile essere eleggibili per altre nazionali. Magari fissando una regola unica per la possibilità di passare ad un’altra nazionale dopo anni di intattività a livello internazionale. Magari per i salti di codice.
    _ serve anche una regolamentazione per lo “ius sanguini”

    La cosa vera è che va fermata la degenerazione attuale fissando regole internazionali uguali per tutti altrimenti ogni nazione farà sempre e solo i propri interessi specifici.

    • malpensante 7 Dicembre 2014, 15:52

      Andrebbe fermato il poaching , e non so se i 5 anni siano la soluzione buona. Una serie di regole, probabilmente. Per me, una importante sarebbe quella di impedire la naturalizzazione di chi ha giocato nella under 20 in una competizione internazionale importante.

    • Rabbidaniel 7 Dicembre 2014, 15:56

      – Per non saper né leggere né scrivere, se porti la maglia dell’U20 per una nazionale non puoi cambiare. Puoi portà a machina e nun c’hai a testa pe’ decide pe’ chi giocà?
      – Per l’equiparazione metterei un limite di 5 anni, a meno che non si prenda la cittadinanza prima http://www.esteri.it/MAE/IT/Italiani_nel_Mondo/ServiziConsolari/Cittadinanza.htm
      – Sugli “oriundi”, nessuna forma di limite se sono cittadini italiani, ovvio, ma andare a pescare fino alla 4a generazione, in assenza di continuità di trasmissione di cittadinanza, mi pare ridicolo, a meno che non si inizi la procedura di richiesta di cittadinanza.
      Il mio bisnonno era cittadino dell’impero absburgico, forse il posto da estremo nella nazionale autriaca me lo sarei potuto giocare 😀

    • Danthegun 8 Dicembre 2014, 12:20

      Esattamente quello che intendevo: vanno fissate una serie di regole a livello internazionale, uguali per tutti, dalle quali non si scappa.
      – under 20 come primo livello di nazionale per la quale non si può più cambiare nazionalità;
      – 5 anni di residenza in Italia e militanza in un club italiano;
      – almeno un nonno di nazionalità italiana;

      Molto sinceramente credo sia giusto prevedere anche una regola per svincolare i giocatori dalle loro nazionali qualora ci fosse un totale inutilizzo di giocatori che magari hanno avuto un qualche caps ma poi per anni non vengono più convocati. Sia per i salti di codice, che anche nello stesso codice.

  6. frank 7 Dicembre 2014, 19:07

    Che schifo questi come si permettono di convocare uno senza nemmeno una goccia del nobile sangue scoto?!

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