Eccellenza in tv, Mogliano chiede una rivoluzione nel marketing

Il presidente Facchini torna questione dei contributi tolti ai club e pone domande sulla politica federale

COMMENTI DEI LETTORI
  1. soa 29 Ottobre 2014, 10:40

    Palinesto vuol dire che c’era la lega pro? O le bocce?

    • Giov 29 Ottobre 2014, 11:23

      No, stavolta nulla da dire: c’è la maratona di NY. Meno male che l’hanno anticipata. Diversamente mi sa che l’avremmo vista in replica in terza serata.

    • DiegoGavetti99 29 Ottobre 2014, 15:54

      Immagino quanti andranno a vedere una partita all’ 1 e 10 di Domenica…

  2. Paco 29 Ottobre 2014, 10:42

    Ma il 3 novembre non è di lunedì?

  3. ugotruffelli 29 Ottobre 2014, 10:47

    Che la federazione debba completamente rivoluzionare il modello di marketing, non vi è dubbio alcuno.

  4. Meridion 29 Ottobre 2014, 10:51

    Mmmmhhh voglio fa un pò il fetente… ma come fa un paese come Mogliano ad attirare marketing????????????? Con tutto il rispetto si fa esempio del basket ma in serie A bene o male son tutte squadre di città o cittadine si riempiono stadi da 4mila posti bene o male, a mogliano ci vivono 4mila persone! Detto ciò ci tengo a precisare che stimo Mogliano per quello che da al rugby cosi come tutte le altre squadre-paese d’Italia, volevo solo far notare la cosa.

    • Rabbidaniel 29 Ottobre 2014, 11:00

      Be’ a Mogliano non vivono proprio 4.000 persone

    • pignatta 29 Ottobre 2014, 11:05

      (per essere precisi in realtà ci vivono circa 27mila persone)

      • Meridion 29 Ottobre 2014, 11:29

        si avete ragione mea culpa mi son confuso con Mogliano nelle marche comunque penso che il mio ragionamento non sia molto errato, non dico che si deve giocare nella metropoli eh..dopotutto castres fa 44mila abitanti come San Donà (spero di non aver toppato di nuovo XD) e la ”domenica” ci sono 11mila persone allo stadio diciamo che va rivoluzionato un pò il tutto per far esprimere a realtà piccole il loro potenziale

    • muttley1975 29 Ottobre 2014, 11:23

      ma se prima di parlare ci venissi a Mogliano? Calvisano non mi sembra sia una metropoli….e comunque è proprio questa mentalità che rende il rugby in italia uno sport piccolo. Mogliano dici tu non attira marketing, ma l’allenatore campione del mondo si…..

      • Meridion 29 Ottobre 2014, 11:37

        Hai detto .e comunque è proprio questa mentalità che rende il rugby in italia uno sport piccolo… guarda è quello che sto cercando di dire io non amo lo sport super pro.. la stessa celtic non mi piace!! ma funziona così purtroppo.. se si vuole la tv il campionato competitivo devi attirare sponsor e se sei Mogliano in Italia PURTROPPO attiri meno di che ne so Bologna?! Venezia..ecc spero di essere stato chiaro non volevo sparare sulle varie Mogliano Calvisano o Viadana eh

        • Hullalla 29 Ottobre 2014, 12:07

          Infatti a Bologna ci sono piu’ sponsor per il rugby che a Mogliano, o Viadana o Calvisano???
          Se il tuo discorso fosse vero, Bologna sarebbe campione d’Italia e non Calvisano, ma non e’ cosi’.

          • gsp 29 Ottobre 2014, 12:47

            no Hulla, ma puo’ essere che a Mogliano il bacino del Mogliano e’ esaurito.

        • sentenza 29 Ottobre 2014, 17:16

          Mi pare che il problema tivù non sia nei paesi o paesini, dove evidentemente il rugby italiano ha trovato la sua dimensione, ma nel numero di telespettatori che guardano il rugby. A proposito di sport super-pro basta ancora ricordare che nella famosa o famigerata NFL c’è Green Bay ma NON Los Angeles! (E ci hanno provato e riprovato). Se lo share è troppo basso nessuno vorrà fare pubblicità quando viene trasmesso il rugby, quindi non si potranno coprire manco le spese di produzione. E l’eccellenza è il meno. La celtic quanto fa? Nuvolari paga qualcosa di diritti o è la fir a pagare le riprese pure lì? La soluzione non è nel marketing, ma nel prodotto in se stesso. Il bravo venditore o promotore può al massimo riuscire a “far provare” una cosa, ma se poi il prodotto è scarso o comunque più di tanto non attira c’è poco da fare. Ai tempi della LIRE non c’era già un mago del marketing venuto dalla pallavolo? Com’è finita? E perchè? Il problema quindi è il rugby tout court, non solo l’eccellenza. Oggi si può dire con certezza, perchè altrimenti non sarebbe progressivamente retrocesso TUTTO dai canali “maggiori” a quelli sempre più “minori”.

  5. Rabbidaniel 29 Ottobre 2014, 10:59

    Serviranno anni e servirà, magari, un’attenzione maggiore ai bilanci e alla sostenibilità.

  6. Appassionato_ma_ignorante 29 Ottobre 2014, 11:37

    Serviranno anni, va beh, ma quello che dice Roberto Facchini lo vado ripetendo anche io da un anno. Fa piacere vedere che siamo in due a pensarla allo stesso modo! E che il secondo ha levatura diversa dal sottoscritto.
    La differenza sta nel fatto che le parole di Facchini sono state pubblicate su un giornale e le mie no. E questo perché giustamente lui è lui e io non sono un c***o. 😀
    A proposito:

  7. Alberto da Giussano 29 Ottobre 2014, 12:19

    Vorrei solo ricordare una cosa. Con tutto il rispetto per i presidenti delle societa sportive in genere e di rugby in particolare, questa del marketing è una trovata per spostare l’ostacolo più in là.
    In realta chi alimenta gli spalti degli stadi e dei palazzetti?
    I praticanti ,gli ex praticanti, le mogli e le fidanzati degli uni e degli altri.
    Da uno studio fatto dalla federazione di pallavolo agli ultimi mondiali gli spettatri sotto i 20 anni sono stati la metà di tutti gli spettatori.
    Del resto guardando le telecronache appariva all’occhio quanto fossero giovani gli spettatori.
    Più che marketing è necessario incrementare la diffusione della pratica, che oltre a creare i giocatori crea anche gli spettatori.
    Giustamente @mal , osservava, tempo fa, ad un mio appunto su quanti “ciccioni” praticavano il ns. sport, che costoro sarebbero potuti diventare spettatori e sostenitori dello sport, anche se non avessero nemmeno una stilla di fluido rugbistico dentro di sè.

    • Appassionato_ma_ignorante 29 Ottobre 2014, 13:15

      @AdG, non so come concepisci il marketing o quale sia la tua definizione del termine, ma la mia definizione è: l’intero ciclo che parte con la concezione di un un determinato prodotto o servizio, passa dal suo “confezionamento” o “presentazione” e culmina nella fruizione dello stesso. Quindi non si limita alla pubblicità (sono molti a pensarla così), anche se l’include. E non è neppure una sola azione per ciascun segmento di quel ciclo. Diffondere la pratica del rugby È un’azione di marketing. Creare squadre competitive/uno spettacolo degno È un’azione di marketing (per fare un parallelo, prova a vendere un’auto che è un bidone…). Creare un contorno piacevole per chi va a vedere le partite È marketing. Per ognuno di quei segmenti ci sono un mucchio di azioni e il tutto si somma in una sola parola: marketing.

    • Joest 1 Novembre 2014, 01:03

      magari mandare in TV personaggi un po più appetibili di Ongaro e Perugini ?

  8. Katmandu 29 Ottobre 2014, 12:25

    Il pres ha ragione da vendere, ma dovrebbero essere anche i club in prima persona a metterci la faccia, nel senso, portare 1.300 persone di media al Guizza è un risultato spettacolare per la media dell’eccellenza ma dovrebbe far piangere, stesso dicasi per le altre realtà eccellenti, certo va trovata una strategia comune ma bisogna passare anche da queste riflessioni

  9. aug61 29 Ottobre 2014, 12:26

    Con i 400.000 euro in più avuti dal CONI la FIR potrebbe dare un aiuto concreto alle squadre, eliminando il contributo / riduzione contributi (come si preferisce per le riprese televisive che ammonta a circa 200.000 euro.
    Un piccolo gesto, ma sicuramente apprezzabile, date le difficoltà in cui che incorrono tutti i club d’eccellenza

    • Alberto da Giussano 29 Ottobre 2014, 12:30

      Proposta per proposta con: 400.000 euro finanzi 100 corsi di minirugby, chi li fa ottiene i soldi.

      • soa 29 Ottobre 2014, 12:51
        • Alberto da Giussano 29 Ottobre 2014, 12:55

          Grazie e aggiungo a merito di marketing: 25 ragazzi e ragazze per corso sono 2500 possibili nuovi utenti di rugby, ( sempre che non debba saltar fuori nessun giocatore con qualche prospettiva)

          • soa 29 Ottobre 2014, 12:59

            Per il marketing servono tette e culi, tette e culi ovunque.

  10. gsp 29 Ottobre 2014, 12:32

    il problema per me e’ che ragionare come ‘rugby italiano’ non aiuta. ci sono almeno 3 livelli, tutti con problemi e bacini diversi. e non aiuta che il pacco nazionale, nazionali, pro12, eccellenza non si puo’ fare.

    ho sempre pensato che un ruolo avrebbero potuto giocarlo magari le tv locali e regionali, ma visto le anomalie del mercato italiano purtroppo ce ne sono troppo e troppo povere.

    c’e’ anche il problema concettuale, che il rugby d’eccellenza vende magari anche un concetto d’appartenenza chiuso (anche per treviso per certi versi fino all’anno scorso), che quindi e’ in contrapposizione col concetto base di marketing di allargare e vendere un sogno, o qualcosa in cui riconoscersi. insomma l’appartenenza come troppi la intendono nel rugby italiano e’ antitetica all’allargamento.

  11. tonibaruchel 29 Ottobre 2014, 13:08

    Per prima cosa bisognerebbe cambiare l’UFFICIO STAMPA , questa struttura
    ogni giorno dovrebbe dare notizie ed informazioni ovviamente interessanti,
    inondando gli organi di stampa ad es. : tv/private locali , nazionali , quotidiani
    locali e nazionali , riviste , radio locali etc ….
    Poi per quanto riguarda il marketing , la comunicazione e l’immagine perché
    non sondare qualche super AGENZIA tipo ARMANDO TESTA e o simili , dove magari potrebbe annidarsi tra i titolari qualche ex o appassionato di rugby
    disponibile a budget amichevoli per prendere in mano questo nostro meraviglioso sport .
    Credo che chi ha certi contatti tra Torino , Milano, Bologna e Roma , dovrebbe sentire l’obbligo di provarci .

  12. papavero 29 Ottobre 2014, 13:55

    Io per motivi di lavoro sono stato a Newport in galles. buttateci un occhio su google Earth. io non ho mai visto un posto più brutto triste abbandonato nel mondo, che in confronto calvisano, viadana,mogliano, san donà sono Parigi. Eppure le cose funzionano. Il pesce puzza sempre dalla testa. E un’altra cosa che vedo in giro Italia a parte che il campionato ha uno sponsor, che alcuni sponsor sono su tutte le maglie dei club per cui quei marchi sono stati trovati da una struttura centrale.
    Tipo Peroni che è sponsor dell’ Italia, e del Calvisano… E gl’altri 9 non hanno uno stadio?

  13. rd973 29 Ottobre 2014, 15:48

    Bah.. io direi che anche le società dovrebbero fare un pò di autocritica. Quale promozione fanno loro sul territorio? Vivo in una provincia con un’alta concentrazione di rugby (Brescia) ma sapere con un pò di anticipo di una partita “interessante” è difficile se non si segue costantemente il calendario del campionato (e comunque allo stadio verrebbe solo chi già segue il campionato). Iniziative per attrarre nuovi spettatori? Vedi sopra.

    Io personalmente sposterei una partita del campionato al venerdì/sabato sera alle 19.00… Partita, pizza con gli amici (o meglio ancora salamelle e birra alla club house) e via a far serata. Forse qualche giovane in più sugli spalti lo vedremmo.

    • fracassosandona 29 Ottobre 2014, 16:11

      sono d’accordo.

      secondo me i comitati regionali dovrebbero acquisire spazi nelle radio/Tv locali per rubriche fisse e spot che pubblicizzino tutti gli eventi della settimana, dal pro12 alla serie C sinanco ai concentramenti di minirugby…
      e bombardare via fb e twitter le pagine di tutte le società…
      ne beneficerebbero tutti… ovviamente le squadre dovrebbero dare un loro contributo ma potrebbero risparmiare una parte delle spese dirette di promozione….

  14. DiegoGavetti99 29 Ottobre 2014, 16:05

    Per le realtà che ci sono nel Rugby italiano l’unica via percorribile è avere un sponsor di livello tipo Calvisano-Peroni,un tempo Viadana-Mps o andando più indietro Roma-RDS. Questo sponsor deve acquisire i diritti dello stadio,della vendita dei gadget e della pubblicità dei match su TV locali,radio,giornali e soppratutto social network dove ci sta la gioventù. Le soietà da sole possono spargrere la voce al proprio bacino d’utenza di 1.500 persone di cui non tutte ovviamente vanno allo stadio. Ovviamente se mi sponsorizza la partita una grande azienda invece che la società in se sono più attirato perchè almeno in partenza dovrebbe essere un grande evento. La fase 2 sarebbe invogliare i tifosi ad organizzarsi (non ultras) e portare persone nuove allo stadio.

  15. Joest 29 Ottobre 2014, 21:12

    “soldi che verranno usati dalla FIR per pagare la trasmissione delle partite su RaiSport.”

    ohh finalmente nero su bianco quel che sostengo da anni: per andare in TV si paga… altro che introiti milionari…..

    Sappiate che tolto due o tre sport (calcio e f1) .. se vuoi andare in TV devi PAGARE….

    • Sergio Martin 30 Ottobre 2014, 00:14

      E non è detto che basti…Io ho pagato 5.000 Euro per andare a Zelig, e ancora non mi chiamano. Che dici, m’hanno fregato??

      • Joest 30 Ottobre 2014, 08:24

        Guarda che non è una novita. E guarda che è molto più diffuso di quanto credi…. Credi che le marchette dei FILM nei TG siano gratuite ?

  16. Sergio Martin 30 Ottobre 2014, 00:08

    Facchini ha ragione da vendere. Il 6 Nazioni è stato venduto bene. Il resto continua a non essere proposto in modo sufficientemente efficace. Bisogna portare la gente allo stadio, suscitare interesse e creare i presupposti per l’arrivo degli sponsor e dei diritti televisivi. E per fare questo ci vogliono esperti di marketing.

  17. Joest 30 Ottobre 2014, 08:22

    venduto bene ? Passando da RAi a al a7 a sky al banco dei ugni ? Sicuro ?

    • Sergio Martin 30 Ottobre 2014, 14:21

      Io mi riferisco alla vendita del prodotto nel complesso, non solo agli aspetti televisivi. Magari si potrà fare di più e meglio, ma è un fatto che, quando gioca la Nazionale, l’Olimpico si riempia sempre. Le partite di Pro12 e di Eccellenza le vanno a vedere in pochi.

      • Sergio Martin 30 Ottobre 2014, 14:24

        E su questo si può e deve lavorare molto, con l’aiuto di esperti di comunicazione, di marketing ecc.

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