Spinte iniziali, trincee e guerre di logoramento: il Pro12 visto dal Tinello

Vittorio Munari affronta il tema della partecipazione italiana all’avventura celtica. E si parla anche di diritti tv

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Zagor 23 Settembre 2014, 09:30

    Non sa più cosa dire nemmeno Munari.

    • Spinoza 23 Settembre 2014, 10:45

      Non è che non sa cosa dire, è che avrebbe talmente tanto da dire che non sa da dove comiciare.

  2. LiukMarc 23 Settembre 2014, 09:34

    Be, niente da dire. Da farlo riascoltare 400 volte finchè chi di dovere non lo sa a memoria.
    (la frecciatina sul Medioevo finale…?) 🙂

  3. malpensante 23 Settembre 2014, 09:46

    Da ragionarci su, più del solito. Per le terze zebrate mi sento di spezzare una lancia: non vai a metterci le mani sempre e come dovresti perché sai (o pensi) che, se la palla esce per l’apertura, o ti fai trovare in mezzo o vanno dritti in mezzo ai pali. Come a volte capita, ha detto con semplicità l’abc tecnico (in modo molto meno chiaro è quel che ho sempre pensato anch’io) del perché ‘sta cazzo di ubriacatura collettiva ci abbia portato a fare esattamente tutto quello che serviva per distruggere la nazionale.

    • Alberto da Giussano 23 Settembre 2014, 10:25

      Se permett,i qualche caraffa l’ha portata anche lui.

      • malpensante 23 Settembre 2014, 10:53

        Mi pare che sia difficile tirar dentro Munari all’impazzimento collettivo, lui aveva Smith e se lo teneva ben stretto nonostante “giocasse male”, come spesso si leggeva anche qui.

  4. ugotruffelli 23 Settembre 2014, 10:34

    C’è una grande verità in tutto questo: il rugby italiano ha un momento di crisi (non di tesserati, ma di strategie per la sua crescita tecnica e numerica) e la federazione sembra essere in uno stato di business as usual anzichè dare scosse e riforme.

    Però la Federazione è eletta dal movimento, dai club. Non si può pensare che sia un organo calato dal cielo indipendente. Se non parte da li la riscossa…

  5. Sidepass 23 Settembre 2014, 10:36

    Che dire un’ impressionante capacità di analisi, ogni volta ti fa scoprire nuovi aspetti da studiare: perfomance giocatore durante la carriera; sempre un piacere ascoltarlo e la FIR non solo non sfrutta le competenze e le capacità elevetissime di quest’ uomo che paragonate alla media degli italiani del settore sono stratosferiche ma addirittura cerca di metterlo ai margini, è assurdo!
    D’ accordissimo su tutto :sulle capacità offensive inesistenti dei giocatori e squadre italiane sempre ribadito, con una mancanza mostruosa del genere impossibile costruire una continuità di risultati e la centralizzazione del movimento sotto un’ unico dettame da parte della FIR.

  6. Stefo 23 Settembre 2014, 10:42

    Come sempre quando Munari si concentra sull’aspetto tecnico e’ un piacere ascoltarlo, il discorso sulle capacita’ offensive e difensive e’ ben centrato su alcuni dei limiti dei giocatori, abc tecncico come dice mal giustamente ma se ad oggi non si sviluppano ancora giocatori con cenrte caratteristiche vuol dire che l’abc non viene ancora insegnato propriamente.

  7. Stefo 23 Settembre 2014, 10:45

    @ Paolo: domanda veloce visto che Munari ha iniziato accennando ai pro e contro del Pro12 ma poi ha iniziato a parlare di aspetti tecnici sarebbe possibile in futuro chiedergli di approfondire il discorso sul Pro12?So che non e’ un’intervista ma un suo spazio “editoriale” ma visto che finalmente si e’ un po’ sbottonato non essendo piu’ coinvolto in prima persona sarebbe interessante capire che visione ha lui della cosa in maniera piu’ completa rispetto agli anni passati, anche eventualmente che alternative proporrebbe.

  8. bak 23 Settembre 2014, 10:51

    magari sbaglio, magari son troppo vecchio e malfidente ecc ecc. ma a me pare che dica in modo molto più aulico e supercazzolato che “italiani no buoni per rugby”…

    • Stefo 23 Settembre 2014, 10:53

      secondo me “denuncia” in mnaiera piu’ dettagliata prendendo degli aspetti specifici base il solito problema che “denuncia” da anni: i giocatori non vengono formati come si deve.

      • bak 23 Settembre 2014, 11:23

        ma certo Stefo,
        la mia era più che altro una battuta 🙂
        infatti apprezzo molto il fatto che il Munari faccia un’analisi da cui è possibile trarre più spunti (senza cadere nella partigianeria perché onestamente il suo parere non è l’unico, non è un vate), che dia anche “risposte” e “soluzioni” a questo innegabile problema invece del solito malcostume italico che si riduce a:
        “Gavazzi a casa” (prima era Dondi)
        “FIR tutti nel cesso”
        “Checchinato e Ascone + spazio libero per insulti…”
        “piove governo ladro”
        ecc ecc
        e speriamo che chi dovere lo ascolti

        • Giovanni 23 Settembre 2014, 14:51

          @bak: scusami ma, a torto o a ragione, mi sento chiamato in causa da questo tuo intervento. Intanto non ho mai insultato nè Checchinato, nè Ascione, nè chi per loro, poi quando ieri scrivevo “Gavazzi dimissioni e subito dopo a casa i vertici FIR” lo facevo a seguito di mie opinabili considerazioni.
          La prima è che, se Brunel è responsabile dei risultati e del gioco deludente della nazionale, la FIR lo è a maggior ragione di tutto il periodo negativo dell’alto livello.
          La seconda è che i meccanismi di potere della FIR sono basati sul legame tra il presidente ed i consiglieri eletti, con quella parte della base che li ha votati. Molte persone si fanno scudo di Gavazzi (e prima di lui di Dondi) per continuare ad occupare poltrone ed a ricevere incarichi dopo anni ed anni di risultati deludenti. Le dimissioni del presidente, toglierebbero questo comodo paravento ad alcune persone. Tanto più che, sollecitato tempo fa sull’argomento, lo stesso Gavazzi aveva risposto che lui “certi contratti in FIR” li aveva ereditati dalla precedente gestione e, finchè non arrivavano alla naturale scadenza, non poteva fare nulla. Bene, Gavazzi si dimetta e con lui il consiglio federale e si faccia piazza pulita, dati alla mano, di tutte quelle persone che non hanno saputo portare i risultati attesi.
          Terzo, ho descritto l’altro ieri in una risposta ad @Hullalla, i metodi di potere su cui si basa ogni federazione sportiva in Italia (non solo la FIR). Gavazzi è il delfino di Dondi, colui che lo stesso ex-presidente nominò e lanciò come suo successore nella corsa alla presidenza. Le elezioni di due anni fa dovevano rappresentare un’occasione di discontinuità rispetto ai lunghi anni della gestione-Dondi. Invece il risultato finale ha parlato di una continuità. Bene, preso atto della volontà maggioritaria delle società espressione della base, ciò non toglie che c’era un’agenda con degli obiettivi ben precisi. Questi obiettivi non solo non son stati raggiunti, non solo sono lontanissimi, ma siamo addirittura in regresso rispetto ai risultati sul campo di qualche anno fa. Quindi la gestione di questi due anni è stata fallimentare e non vedo perchè bisogna per forza attendere altri due anni, osservando in silenzio il progressivo sfascio del rugby italiano.
          Pongo una domanda: in questo tinello Munari parla degli aspetti tecnici individuali e di unit che sono la base per avere dei giocatori abili nella fase offensiva e di come i nostri giocatori non vengano adeguatamente formati in età giovanile per acquisire quegli skill. Chiedo: cosa è stato fatto in questi due anni per formare dei tecnici capaci di insegnare quegli skill? Poco o nulla direi, quei pochi che hanno voluto farlo sono andati a fare esperienze all’estero o autofinanziandosi o avendo la fortuna di venire ingaggiati (Cutitta, De Carli). Cosa cambierà nei prossimi anni se anche avessimo 10, 100 o 1000 accademie, se gli allenatori di queste accademie non saranno in grado di formare adeguatamente i ragazzi che ne faranno parte? Nulla, si continueranno a sfornare giocatori che arriveranno all’alto livello con gap tecnici evidenti rispetto al resto del mondo e ci vorranno sempre anni in più di apprendimento direttamente sul campo (ciò a cui accennava Munari) per arrivare a colmare, magari solo in parte, quelle lacune.

          • hyperion 23 Settembre 2014, 15:13

            Bravo Giovanni straquoto.
            Ottima disamina molto esaustiva.

          • bak 23 Settembre 2014, 19:30

            Caro Giovanni
            Il messaggio non era rivolto a te e comunque ottimo messaggio il tuo: non ho nulla da eccepire, forse tanto da aggiungere per spiegarti il mio stato d’animo su tutta questa faccenda ma questo non è il luogo adatto. Per la mia storia con il rugby, cominciata più di 30 anni fa, ti posso però dire che il rugby di cui oggi posso usufruire E’ PER ME ORO COLATO rispetto solo a quello di 10 anni fa e mi dispiacerebbe molto perderlo.

          • luis 23 Settembre 2014, 19:30

            Perfetto Giovanni, ma questi discorsi sono stati fatii un’infinità di volte: e sono assolutamente con te quando affermi che in questi due anni hanno portato risultati negativi e giustamente perchè aspettare altri due anni per cambiare qualcosa? ma tant’è alla fine vedrai che la/le colpe saranno tutte di Brunel !

          • Giovanni 23 Settembre 2014, 19:46

            @bak: non si tratta di distruggere quanto di buono costruito negli ultimi 10/20/30 anni, ma solo di assegnare i posti di responsabilità a gente che sia in grado di rispondere con i fatti ai progetti che vengono loro assegnati e non secondo le logiche di clientelismo “peloso”.
            @luis: Brunel, prima o poi andrà via, ma siamo alle solite: gli allenatori della Nazionale cambiano, ma i problemi che si trovano a dover affrontare son, più o meno, sempre gli stessi.

  9. mauguerri 23 Settembre 2014, 10:59

    Mettiamola così: il rugby è un tartufo, Munari è l’unico cane da tartufi che avevamo e “qualcuno” ha fatto di tutto per fagli fare il cane da riporto. Ora, non penso che, per quanto possa sfogarsi su On Rugby, pensi di trasformarsi in un cane da compagnia facendo il giornalista.
    E in tutta sta miseria e fame di tartufi, “qualcuno” si è permesso di guastargli l’olfatto per sostituirlo con cani da guardia o da riporto (accentratori e servitori fedeli).
    A cosa serve commentare la desolazione e lo sconforto dei fine-partita?

  10. luis 23 Settembre 2014, 10:59

    Servono competenze,meglio conoscenze, capacità e competenze.
    Sicuramente Vittorio non è “ipse dixit”, ma non sfruttare e/o utilizzare le sue capacità con uno stupido ostracismo mi sembra il colmo. Ma tant’è, siamo in Italia . . .

  11. Sidepass 23 Settembre 2014, 10:59

    Però mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensa lui degli stranieri approdati a Treviso quest’ anno; visto che in maniera indiretta dovrebbe aver partecipato anche lui al loro acquisto.

  12. Hrothepert 23 Settembre 2014, 11:23

    Munari quando parla di questioni tecniche, al 99% delle volte, dice cose tanto giuste da apparire quasi scontate, purtroppo e troppo spesso quando invece parla di questioni “politiche” si lascia sopraffare da risentimenti personali che vanno ad “inquinare” la lucidità del ragionamento.

    • Stefo 23 Settembre 2014, 11:48

      Hro purtroppo ormai la politica in Italia da un paio di decenni si fa solo sui risentimenti e gli attacchi personali a tutti i livelli…lo sport segue il trend ed il rugby anche…tutti quelli che ve ne sono coinvolti.

  13. hyperion 23 Settembre 2014, 11:44

    Grande Vittorio!!!!
    Scusate signori chapeau,ditemi chi in fir è altrettanto preparato e profondo conoscitore di rugby e delle sue componenti.
    Munari for president!!!

    • lucabiavati 23 Settembre 2014, 11:54

      Quoto e quoto ancora.
      Munari Presidente FIR!!!

    • malpensante 23 Settembre 2014, 11:57

      Se proprio non vuole, van bene anche la Rosy o Mago Zurlì. Io son contento che stia a mettere su un progetto di franchigia e di filiera in una piazza del rango di Padova: ci serve molto di più di qualsiasi presidente.

  14. western-province 23 Settembre 2014, 11:59

    discorso ampiamente condivisibile, ma una cosa non mi torna
    perchè quando era DT dei leoni non ha pensato a fare qualcosa per i trequarti, tipo comprare qualche trequarti buono anche se magari anzianotto per insegnare a giocare agli altri?
    perchè la Benetton, tra l’altro con due allenatore ex trequarti non è riuscita a migliorare quell’aspetto del gioco?

    • gsp 23 Settembre 2014, 12:08

      o magari prendere l’allenatore a Milano che ha formato a Morisi, per tornare ad un esempio che ha fatto.

      tutto giusto e tutto condivisibile, ma ha avuto 10 anni per portare Treviso, anche a livello formativo a livello comparabile con con club di vertice europei nella formazione (anche in fase pre accademia), nonostante ci fossero soldi e bacino a Treviso. e non l’ha fatto.

      • Stefo 23 Settembre 2014, 12:10

        gsp se l’allenatore di Milano ne ha formato uno in tutti gli anni forse bisogna pensare che ci siano delle qualita’ in Morisi piu’ che capacita’ dell’allenaotre…se no ne avrebbe formati di piu’ con quelle caratteristiche…o no?!

        • gsp 23 Settembre 2014, 12:18

          qualcosa avra’ imparato Morisi (un esempio) dall’allenatore o no? pagalo e fagli fare quello professionalmente. ma di esempi ce ne sono mille.

          ma il discorso dei 10 anni rimane e penso che sia difficile dire che non sia vero.

          • Stefo 23 Settembre 2014, 12:21

            gsp sui 10 anni non ho minimamente detto nulla e sai che condivido in parte il tuo discorso (in parte perche’ se a livello giovanissimi non fai le cose e segui dei programmi del cacchio c’e’ poco da fare…se non fai matematica alle elemntari ed alle medie hai voglia al liceo ad insegnare studio di funzioni per capirci).
            Il discorso sull’allenatore di Milano,m non so chi sia e non lo giudico ma adesso per un giocatore uno che salta fuori non facciamone un mago della formazione…uno ne e’ venuto fuori non 1000.

          • gsp 23 Settembre 2014, 12:33

            C’e’ Morisi, c’e’ ragusi. ma a parte quello, in questa fase embrionale della tua societa’ (perche’ la formazione di Treviso ad oggi e’ emrbionale rispetto ai club con i quali compete) vai in giro a fare il talent scout anche di allenaotri, magari un paio non funzioneranno come e’ assolutamente normale, ma se lo fai per 10 anni un settore con i controc…i ci esce. se invece l’apparteneza restringe il campo di scelta, allora il rugby pro di oggi non e’ per te.

          • Stefo 23 Settembre 2014, 12:39

            gsp ma senza dubbio certe cose non sono state fatte quello che volevo dire era non creare adesso il santone della formazione per un paio di giocatori che saltano fuori…il problema e’ che a me pare ovunque, ed anche a Treviso negli anni di Munari quel poco di superiore alla media in termini di formazione e’ stato , legato probabilmente piu’ ad essersi trovati tra le mani un paio di ragazzi di “prima fascia” come materiale…e’ piu’ chiaro ora cosa intendo?

          • gsp 23 Settembre 2014, 12:47

            si e’ chiarissimo Stefo, per me Morisi era un esempio che ha fatto Munari stesso.

          • hyperion 23 Settembre 2014, 12:47

            Morisi e Ragusi provengono entrambi dall’ASR Milano società che è sempre stata molto attenta ai vivai giovanili ed alla loro formazione tecnica.
            Mentre Morisi ha fatto un percorso di crescita via via piu’ impegnativo in Italia,Ragusi è stato nella Osprey’s accademy, per un paio di anni mi sembra, prima dell’exploit in eccellenza.
            Logico che oltre alle capacità educative dei loro allenatori ci siano anche le singole capacità e propensioni.

        • Hullalla 23 Settembre 2014, 22:11

          Stefo, bisogna anche dire che non e’ detto che tutti i ragazzini formati “bene” poi decidano di buttarsi sul rugby: c’e’ anche altro nella vita!
          Non so se hai figli, ma se ne avessi, saresti contento se a 16 anni decidessero di fare i professionisti del rugby? Io no, specialmente in Italia, ma non solo.

      • tony 23 Settembre 2014, 17:57

        @gsp non posso che concordare su ciò….treviso prima dell’era Munari portava in 1a squadra un numero importante di ragazzini che iniziavano prima dei 15 anni dopo nessuno perchè privilegiava prendere giocatori stranieri,argentini o di altre squadre che non potevano permettersi i compensi della Benetton.

        • Hullalla 23 Settembre 2014, 22:14

          Anche a Padova nella prima era Munari (quando si son vinti scudetti a ripetizione) non sono stati fatti esordire ragazzi in prima squadra per parecchi anni (lui in quegli anni ha sempre preferito giocatori gia’ formati e testati), ma non e’ detto che se uno ha fatto degli errori 30 anni fa (o 20, o 10…) non possa poi rivedere certe posizioni e correggerle.
          Spero.

      • Hullalla 23 Settembre 2014, 22:08

        C’e’ anche stato Chris Roden, che e’ stato responsabile del settore giovanile che ha formato Bergamauro, Brgamirco, Bortolami, Marcato, Barbini (Matteo) e Ghiraldini (tra gli altri).

  15. gsp 23 Settembre 2014, 12:15

    Ha pienamente ragione sulla difesa, ma io non penso che manchi la volgia di giocatori di metterci la testa, ed a come farlo bene s’impara, basta lavorare con arbitri e tecnici di livello dipsoniblissimi anche per consulenze temporanee ben pagate. basta vedere che ti fa un Mouneimne in poche settimane.

    c’e’ un sacco di lavoro sporco che noi non facciamo o facciamo male. basta vedere solo due mete del fine settimana ottenute, con un giocatore, fuori dalla ruck, che trattiene una guardia ed apre lo spazio. bene, l’arbitro non la chiama, il weekend successivo si passa due ore a capire come farlo.

    il problema delle zebre (che ho visto di piu’) viene di piu’ al largo, perche’ sono piu’ attenti e veloci a salire vicino alla ruck, ma manca invece la strategia di come salire sul portatore di palla, insomma uno scout che vada a piallare il 10/12/15 avversario che riceve il passaggio piu’ lungo ed apre. senza mettere pressione li, poi ci si trova in 2/3 contro uno e si va a nozze.ma ci sono modi per porvi rimedio. il rugby di oggi e’ molto codificato, quasi uno dei primi programmini ma con molte variabili. se si verifica a, tu puoi fare b o c. per evitare d, devi fare e o f.

    idem in attacco. ormai sono pochissimi quelli che inventano qualcosa dal nulla. ma ci sono una serie di opzioni da valutare. gli allenatori sono li per provare quelle cose.

    • geo 23 Settembre 2014, 12:25

      Beh umilmente mi viene da dire che magari queste analisi lo staff tecnico le fa pure poi però è chi gioca che deve metterle in pratica. Qui sarebbe da capire se tutte queste analisi devono ancora diventare automatiche nel gioco di Treviso (le Zebre dovrebbero essere in gran parte acquisite) o se alcuni di questi giocatori non sono in grado di svolgerle alla velocità richiesta…

  16. Alberto da Giussano 23 Settembre 2014, 12:17

    Non credo che Munari sia, nè lui probabilmente pensa di sè, la panacea di tutti i mali. Sarebbe troppo facile.
    Limitandoci alle disquisizioni tecniche, tutti gli approfondimenti portano alla conclusione che i fondamentali sono ancora un pio desiderio, per i giocatori italiani. Del resto , chi, fra di noi frequenta qualche allenamento degli under 14 o under 16 salta subito all’occhio la scarsissima qualità dei fondamentali di base.
    Ciò che èveramente interessante da vedere è come Munari affronterà questi problemi nella gestione della “cantera” di Padova, come intelligentemente ha osservato @mal.

    • gsp 23 Settembre 2014, 12:26

      AdG, lo dico, tanto sono io la mm…a che non osanna l’uomo e fa domande scomode.

      Se in un qualsiasi posto del mondo Munari fosse andato ad un colloquio di lavoro, gli chiederebbero che ‘differenza’ ha fatto lui nei settori formativi dove lui ha lavorato.

      Lui giustamente direbbe che ha lavorato a Padova e Treviso, che tra le due societa’ di vertice nella formazione dei giocatori in italia.

      l’intervistatore astuto ed esperto gli chiederebbe, si ma Padova e Treviso facevano bene anche prima che ci arrivassi tu, ed anche col tuo arrivo i risultati sono rimasti gli stessi.

      quindi se cerchiamo uno che ti da qualcosa in piu’ tu non sei la persona giusta. se avessimo un settore che funziona ti daremmo anche chiavi e segretaria.

      poi si dira’, certo e’ il migliore in italia (ma non l’unico). ma penso che il punto di entrale del tinello di oggi e’ che il meglio d’italia non e’ basta.

      • gian 23 Settembre 2014, 12:47

        scusami, ma senza dover difendere munari, visto che io c’ero, al petrarca, subito prima che passasse a treviso, oltre a vincere 5 scudetti di seguito con una squadra competitiva, certo, come il più giovane allenatore italiano a farlo, dopo circa 10 anni di piazzamenti, creò un sistema simil-accademia che crebbe una valanga di ottimi giocatori a partire da bergamauro, passando per bortolami fino a ghiraldini e rizzo, tanto per nominare i più famosi (ma ad andare a spulciare le formazioni giovanili del petrarca, troverai tanti ragazzi che poi si sono trasferiti in altre realtà competitive senza arrivare ai vertici), a treviso non so e quindi non parlo, ma gran parte dei trionfi a tutti i livelli del petrarca (nella maggior parte juniores) degli ultimi 20 anni sono dati dal suo modo di lavorare e il rischio di perdita del primato in zona a livello giovanili a favore di realtà che sono cresciute è dato dal fatto che questo sistema, che aveva perso un po’ di spinta nel petrarca, è stato riproposto da ex petrarchini che l’avevano vissuto, in altre realtà più permeabili o, comunque, più rozze e malleabili.
        vittorio non è un vate e non è il verbo, ma quello che dice, tecnicamente, non lo ha imparato solo teoricamente, l’ha applicato, studiato e perfezionato e, soprattutto, l’ha fatto funzionare al meglio, e non perché lo dice lui, ma perché oggettivamente i risultati ci sono stati, forse molti suoi detrattori (e ripeto parliamo solo di tecnica e conoscenza dello sport, sul resto non discuto per il fatto che ognuno ha diritto alle sue idee) non sono ben informati sulla sua vita “professionale”

      • Stefo 23 Settembre 2014, 12:50

        Senza dubbio gsp il meglio non basta, non credo che nessuno sano di mente sia dell’idea che se Munari avesse le chiavi in mnao farebbe diventare l’Italia la NZ…il punto pero’ e’ che nella mediocrita’ generale e’ uno dei pochi che qualcosa lo sa e potrebbe fare (non dico neanche il migliore ma uno dei pochi).
        PErsonalmente trovo molto riduttivo il tuo discorso su Munari in questo post, vero la formazione giovanissimi poteva essere fatta meglio e senza dubbio Treviso nei suoi anni non ha coperto quelle lacune di sistema ma non e’ un club solo che puo’ farlo prima di tutto, e qua sta l’errore sempre solito che si fa: si aspetta sempre il santone, il deus ex machina, il singolo che risolve i problemi in un sistema bacato. Treviso e Munari potevano fare quello che potevano all’interna di un sistema generale inadeguato…potevano fare di piu’?Probabilmente si ma non credo moltissimo….quello che senza dubbio hanno fatto e mediamente bene e la parte finale della formazione, prendere i migliori prosetti che potevano e portarli alla maturita’ nella miglior maniera possibile…non insegni le addizioni e le sottrazioni all’universita’ gsp poco da girarci intorno…e preciso con Treviso in passato Milano prima, Calviasano e Viadana in altri momenti sono stati altri club (non gli unici i primi che mi vengono in mente) che hanno fatto questo lavoro in maniera soddisfacente.
        Il problema e’ quello sottolineato da AdG e parte dal basso, dall’abc che di fatto e’ quello che Munari sottolinea e’ carente, e si torna quindi ai soliti punti:
        chi insegna?
        cosa inesga?
        come (metodologia) insegna?
        Sono i programmi per i giovanissimi corretti ed al passo coi tempi?Sono gli sitruttori preparati ed al passo coi tempi?
        A questo poi si aggiunge il solito problema: base ristretta prevalentemente “scarto” di altri sport.

        • gian 23 Settembre 2014, 13:27

          tra l’altro, e questo può confermarlo chiunque segua il rugby giovanile italico, anche di sfuggita, c’è un abisso tra le varie società, in alcune si nota (capacità personali a parte) una tecnica infusa che può portare a risultati, in altre regna una quasi totale incapacità tecnica che non può essere imputata alla sola scarsità del materiale umano, quindi, comunque, su 100 ragazzi che giocano a rugby almeno la metà ha delle basi inconsistenti e quindi la base è ancora più ridotta, in quanto difficilmente da questa quota di “carne da cannone” può emergere un giocatore che non sia un totale fenomeno

          • william 23 Settembre 2014, 14:48

            E guarda caso le società che vincono a livello giovanile sono sempre più o meno quelle. NOn perché i ragazzi forti si iscrivano sempre lì, ma forse perché in alcuni club si insegna meglio la tecnica di gioco. E allora torniamo a quello che dice stefo.
            Chi insegna?
            Cosa insegna?
            Come insegna?

          • gian 23 Settembre 2014, 17:23

            quoto, infatti volevo far notare come il bacino che consideriamo sia, in realtà, meno ampio di quanto dicano i numeri, altro aspetto su cui bisogna lavorare per crescere

        • gsp 23 Settembre 2014, 13:28

          Figurati Stefo, non ho problemi a fare l’ipercritico in un contesto e su un argomento dove la mia opinione e’ cosi minoritaria, e le qualita’ dell’uomo rispettate e riconosciute.

          hai ragione quando dici che non puoi insegnare la matematica all’universita’, ha ragione AdG.

          pero’ treviso e’ una societa’ che ha tutto, dall’asilo in su, risorse e pure bacino e 10 anni per lavorarci. e l’insegnamento della matematica arriva cmq in ritardo enorme.

          allora se mi si dice che Munari e’ il migliore io posso anche essere daccordo. ma posso mettermi un minimo di dubbio che se avevi tutto e non hai fatto quello che avresti potuto, una domanda me la faccio?

          • Stefo 23 Settembre 2014, 13:44

            gsp pero’ il tuo essere ipercritico si allinea all’idea del santone, di quello che da solo potrebbe fare e risolvere tutto ed e’ qua che secondo me sia chi invoca Munari presidente come il Prescelto che risolverebbe tutto ma anche tu (o altri) ipercritici esagera, e stesso discorso su Treviso che poteva/doveva risolvere i problemi da sola.
            Nessun club in nessuno sport puo’ risolvere da solo i problemi di un sistema sbagliato, e’ pura utopia questa, puo’ lavorare sempre e comunque nel contesto in cui si trova e le analisi dei risultati e della produzione non possono esulare dal contesto.

          • gsp 23 Settembre 2014, 13:57

            Stefo, io penso che se hai controllo totale su un club (che fa quasi tutto, dalle elementari in su) con quelle dimensioni e risorse e tempo di lavorarci, non e’ realistico pensare che lo porti a livello dei migliori in Europa, ma la differenza della qualita’ nell’impostazione dei giocatori che produci dovrebbe vedersi lontano un miglio e dovrebbe almeno avvicinarsi ai migliori in Europa. per me non si vede.

            se mi dici (tu generico e semplifico) vota Munari perche’ ti colma il gap di formazione, io ti dico che ci vuole uno sforzo di immaginazione.

          • Stefo 23 Settembre 2014, 14:04

            gsp ed io ripeto che questa visione e’ quella del santone che mi sembra esagerata.
            Il sistema dentro cui lavori non puo’ non venir considerato, ed ogni analisi va contestualizzata nella sua realta’…pensare che Treviso da sola in un contesto tecnico di basso livello come l’Italia dovesse essere vicina ai migliori club europei e’ per me utopistico ed irreale.

          • gsp 23 Settembre 2014, 14:24

            all’interna dellla societa’ in cui lavori, se copri tutte le aree di formazione ed ai risorse, e hai carta bianca e tempo, puoi cambiare eccome. se le conoscenze non le hai, le importi.

            ma capisco che siamo arrivati all’impasse e quindi ho capito la tua posizione e tu hai capito la mia.

            pero’ se Munari nel benetton non puo’ fare molto, allora gli altri a tutti i livelli, nei club, non possono fare assolutamente nulla.

          • william 23 Settembre 2014, 14:56

            @gsp

            scusa ma, come dice Stefo, non ci si può astrarre dal contesto.
            Pensa a una cosa semplice: in Australia un ragazzino a cui piace il rugby fa un ora di rugby al giorno a scuola. Poi esce da scuola e va un paio di giorni a settimana in un club esterno. E probabilmente quando va al parco con gli amichetti l’unica palla che hanno è quella ovale.. Non c’è paragone anche solo culturale con quello che può succedere da noi. Queste cose fanno nettamente la differenza

          • Giovanni 23 Settembre 2014, 15:11

            @gsp: il tuo problema è che ti attacchi a Munari come fosse un ossessione. Ok, non sarà Munari l’uomo in grado di risolvere i gap tecnici del rugby italiano. Ma allora mi fai i nomi di chi potrebbe esserlo, per favore? Perchè spero converrai che la gestione tecnica degli ultimi anni è stata fallimentare ed allora un cambio di responsabile si impone e, se convieni con me su questa cosa, non puoi sempre e solo continuare a criticare Munari, devi anche indicare i nomi di chi ritieni all’altezza di un simile compito.

          • gsp 23 Settembre 2014, 15:45

            No Giovanni io non critico assolutamente Munari in questo caso (l’ho fatto sulla gestione pro della squadra quando le cose hanno iniziato a non funzionare). ma mi faccio delle semplici domande che trovo strano che altri non si pongono.

            se Munari non e’ riuscito a trasformare la societa’ piu’ ricca, con piu’ risorse e base d’Italia, come fara’ a cambiare il rugby italiano che e’ molto piu’ farragginoso, complesso, e dove a differenza del Benetton, ci sara’ davvero gente che rema contro?

            io non ho mai detto che questi che ci sono adesso, sono meglio di Munari, non mi sognerei mai di dirlo. io invece rispondo a quelli che dicono che Munari risoverebbe i problemi, ribattendo che se non l’ha fatto al Benetton, e’ quanto meno un atto di fede che riesca a farlo in un sistema ben piu’ complesso, resistente e variegato al cambiamento come quello italiano.

          • gian 23 Settembre 2014, 17:30

            non volevo intervenire sul discorso treviso, perché non so i rapporti e il tipo di lavoro che era richiesto a munari, ma @gsp, non ti sei posto il problema che il settore giovanile ed il settore pro fossero volutamente staccati, ovvero chi lavora con i pro pensa al pro e chi lavora in giovanile, magari con qualche dritta, lavora col settore juniores e basta, visto che le giovanili non avevano nessun collegamento col vertice (ti ricordi tutti i discorsi sulla possibilità di avere un’accademia interna?), ripeto che non so che accordi ci fossero, ma questo dubbio non ti ha sfiorato? in fondo una squadra pro che vive isolata non ha bisogno di crescere giocatori, può comprarli già formati o, al più grezzi, ma potenzialmente già pronti….

          • gsp 23 Settembre 2014, 17:39

            @gian, di dubbi me ne vengono ed anche spesso, e li accetto sempre con piacere.

            pero’ se e’ vero quello che dici tu allora non si puo’ neanche chiedere di affidare la formazione federale a Munari basandosi sui risultati formativi (ottimi per l’italia, ma non compete in Italia) di Treviso. o affidargli la formazione giovanile su quello che fatto 15 anni fa a Padova, quando il rugby e’ completamente cambiato.

          • gsp 23 Settembre 2014, 17:40

            e la storia di comprare giocatori gia’ pronti e’ esattamente una di uelle cose che assolutamente nessuno di noi vuole in chiave nazionale ed alto livello.

          • Paolo 23 Settembre 2014, 17:55

            Treviso aveva un U20. Costruita nel tempo e spendendoci parecchi soldi. L’hanno costretta a chiuderla.

          • gian 23 Settembre 2014, 19:23

            se mi dici che dovrebbe rimettersi in gioco da zero visto che quello che ha fatto l’ha fatto, a livello formativo, in un altro mondo, non posso che darti il mio appoggio ed essere d’accordo con te, che non abbia mai dimostrato niente lo trovo discutibile

          • Stefo 23 Settembre 2014, 19:25

            Ecco gian, direi che riassumi bene i possibili dubbi…e forse si potrebbe dire che la scelta di tornare a PAdova sia un rimettersi in gioco

          • gsp 23 Settembre 2014, 20:58

            paolo se non c’é la/u20, la differenza si vedrebbe nell’u18.

            Gian non mi permetterei assolutamente mai di dire una cosa del genere. Se mi dici che é il migliore in Italia io non posso neanche contraddirti (Al Max.ti dico che non é l’unico).

            Quello che dico é che se va a ricoprire un ruolo federale importante Si troverá ad affrontare problemi, che anche nel piccolo del Benetton secondo me non é riuscito a risolvere (formazione in generale, aperture).

          • gian 23 Settembre 2014, 22:22

            anche su questo non posso che darti ragione, in linea di massimae

      • lucabiavati 23 Settembre 2014, 13:03

        Buongiorno gsp,
        non sono così sicuro dell’esito del “colloquio di lavoro”. Intanto l’intervistatore astuto ed esperto , esperto più di Munari, ci dovrebbe essere e non mi pare di vederlo in giro o di sentirlo parlare la nostra lingua, magari tu riesci ad indicarne uno.
        Credo Non bastino le leve del potere per poter cambiare le cose, servono anche condizioni per le quali questi cambiamenti vengano interpretati , capiti, digeriti e condivisi, da tutti altrimenti progresso non c’è, ed è di progresso che si parla. In una conferenza pubblicata da ON RUGBY qualche tempo fa, ascoltare Munari e sentirlo chiedere di portare questo sport nella scuola, invece di preoccuparci dell’alto livello soltanto di preoccuparci del “seme” personalmente me lo rende prezioso, unico, da seguire e se mi fosse possibile anche aiutare.
        Non lo conosco, forse non lo conoscerò mai…,ma personalmente, mi sembra migliore di molti che parlano e non hanno carattere e cervello che funziona come il suo.
        Ciao

        • Alberto da Giussano 23 Settembre 2014, 13:28

          “Portare il rugby nelle scuole” è diventato ormai uno stucchevole ritornello che è sulla bocca di chiunque si interessi di sport. Il problema è come arrivarci.
          In pochi, purtroppo conoscono i meccanismi che consentono questo ingresso, le porte a cui bisogna suonare e le chiavi che bisogna usare.
          Se poi la risposta è demandata al CONI e al Ministero dello sport e della Pubblica Istruzione, ciao, ciao!

          • gian 23 Settembre 2014, 13:59

            come si fa?!
            https://www.facebook.com/rugbytotsItalia?fref=ts
            tanto per dirne una e alcune materne hanno accettato di tenere i corsi nei loro orari, dai un’occhiata ai numeri di chi ci prova (che non vuol dire che continuerà o diventerà un campione, sia chiaro), e questa iniziativa si sta espandendo a macchia d’olio; come mai altre non creano numeri?
            torniamo sempre allo stesso discorso, chi è preparato e stimolato ottiene risultati, chi sa che la pagnotta arriva comunque anche se non ha ancora capito perché i palloni sono diversi da quelli da calcio e lavora dall’ufficio facendo telefonate, piuttosto che essere 20 anni che non realizza una virgola ed è ancora là, non ci riuscirà mai se non tramite una botta di c..o, non raccontiamoci storie

          • Alberto da Giussano 23 Settembre 2014, 14:25

            Concordo. Mi riallaccio ad un discorso già fatto. I consigli di circolo sono apertissimi a progetti di di inserimento del minirugby nelle scuole elementari. Certo che il progetto va fatto e gli istruttori per l’insegnamento del minirugby vanno trovati.
            Insegnare il minirugby alle elementeri non significa nè fare la mischia nè gli up and under, serve una preparazione specifica per inserire i fondamentali del rugby ( corsa e handling soprattutto) nella programmazione ludico sportiva della scuola.

          • mezeena10 23 Settembre 2014, 17:58

            bel progetto!

        • gsp 23 Settembre 2014, 13:31

          ciao Luca, non e’ questioni di essere piu’ esperto di rugby di Munari. una domanda base di qualsiasi colloquio a qualsiasi livello, e’ ‘che differenza hai fatto tu’?

          • malpensante 23 Settembre 2014, 16:14

            gsp, per non farla tanto lunga, dopo molto molto tempo Treviso quest’anno ha vinto il campionato u18. A parte questo, non credo anche che un club pro sia il posto ideale dove fare la finitura del giocatore, per quel che ne so io (per esempio a Swansea e Neath) gli staff della franchigia fanno orientamento ai formatori e danno un’occhiata, ma fino a 16-17 anni i polletti razzolano nei Club, e ci giocano anche quando si allenano già con la prima squadra. Voglio dire che realtà come Milano (diverse altre dalla Capitolina a Paese, o quelle di casa mia) spesso sono l’ideale per far crescere i ragazzi, e “sotto casa”. Poi ci sono le eccezioni “storiche” sopravvissute, tipo il Petrarca, ma comunque non è “pro”.

          • malpensante 23 Settembre 2014, 16:15

            *io” credo anche che un club pro ecc..

          • gsp 23 Settembre 2014, 16:51

            Ciao Mal, su questo sono pienamente daccordo con te. non e’ assolutamente necessario che un club pro faccia tutto dalla A alla Z (se per questo neanche il DS puo’ fare tutto…), forse non e’ nemmeno il posto piu’ indicato. da 18 anni in su e’ tutto diverso.

            il discorso di Treviso io l’ho usato nell’accezione di una club che fa quasi tutto, e quindi se i meccanismi e protocolli formativi fossero davvero superiori ad altre societa’, si vedrebbero giocatori diversi. era una risposta a quando Stefo dice che non puoi insegnare la matematica all’uni.

          • Paolo 23 Settembre 2014, 17:33

            Scusa gps, credo che qualcuno ti abbia risposto anche prima ma il Petrarca pre-Munari allenatore/dirigente non era esattamente il Petrarca post. Per dirne una.
            Dettaglio: era anche nel Technical Advisory Commitee dell’IRB che ha discusso del cambio delle regole in previsione dell’ingresso nel professionismo. Ma forse sarà successo perché “non ha fatto la differenza”…

          • Stefo 23 Settembre 2014, 17:53

            gsp posso porti una domanda?Mi rispondo da solo si: ma chi ti/mi/ci dice che a Treviso negli ultimi 10 anni sono stati usati a livello giovanile protocolli formativi diversi da quelli dettati dalla federazione?
            Tutti i tuoi discorsi si basano su questa idea, ora io non ne ho idea ma tu sei sicuro che i protocolli ed i sistemi usati potessero essere diversi e non si dovesse seguire un programma centrale?

          • gsp 23 Settembre 2014, 19:09

            Stefo, secondo me no. A treviso il lavoro si inizia gia’ da ben prima delle direttive federali.

            ma se fosse come dici tu, rispondo come ho detto a Gian. allora le sue credenziali sulla formazione negli ultimi 10 anni sono nulle.

          • Stefo 23 Settembre 2014, 19:14

            aspetta gsp io non “dico” nulla, mi/ti/ci “domando” fino a dove avesse liberta’ e possibilita’ di fare…non lo so non dico ne che le avesse ne che non le avesse.

          • Stefo 23 Settembre 2014, 19:22

            gsp una cosa pero’ applicando il tuo ragionamento le crtedenziale sulla formazione giovanile nelgi ultimi 10 anni di Grahaam Henry anche sono nulle…che fai se si offre gli dici “ma tu negli ultimi 10 anni formazione giovanile non l’hai fatta….pussa via”?

            PS: spero sia chiaro che nons to mettendo Munari sullo stesso livello di Henry…ma lo preciso che non si sa mai….

          • gsp 23 Settembre 2014, 19:51

            no stefo, valuterei caso per caso. pur tenendo da parte quanto si siano specializzate le cose al momento, per cui una cosa e’ una una under 18, altra roba quelli piu’ giovani.

            Pero’, tornando alla domanda di Gian, se mi si dice affidiamo a Munari la formazione perche’ ha fatto bene a Treviso nella formazione, e poi mi si dice che non ha avuto la possibilita’ di influenzare la formazione, allora le due cose sono un attimo in contraddizione.

          • gian 23 Settembre 2014, 19:58

            no, scusa, dove ho detto che ha potuto fare formazione a treviso? io ho detto quello che ha fatto a padova e ho anche ammesso che ci stà che tu mi dica che sono altri tempi, io ho detto che a treviso non so che incarichi e influenze abbia avuto sulle giovanili e che, forse, non era suo compito, se ho scritto qualcosa di diverso o ho detto una stupidaggine o mi sono spiegato male, adesso vado a rileggermi i miei post

          • gsp 23 Settembre 2014, 20:22

            Tranquillo Gian, può essere che abbia capito male io. Dico solo che i due argomenti sono in contraddizione.

          • gian 23 Settembre 2014, 20:44

            messa così sì, per quello mi stupisco di averlo detto, va bene mona, ma pensavo di avere un limite anch’io 😉
            tra l’altro se vai sotto c’è l’evoluzione del discorso formazione con le nuove info date gentilmente da @tony, che avvallano più la tua tesi, nonostante la mia disperata difesa 😀 😀 😀

    • hyperion 23 Settembre 2014, 12:56

      @AdG sicuramente Munari per le competenze che ha è meglio di molti che infestano la fir e altrettanto sicuramente idoneo a rivestire un ruolo importante in fir.
      Le idee e su come realizzarle le ha.
      Meglio dell’immobilismo attuale.
      Ma penso che se anche ci fosse Graham Henry come presidente fir troveremmo sempre qualcuno che critica…

      • Alberto da Giussano 23 Settembre 2014, 13:21

        Probabilmente hai ragione, ma ritorniamo su un tema sul quale abbiamo già dibattuto. A VM, secondo me, mancano le qualità “politiche” per dirigere la FIR.

        • gsp 23 Settembre 2014, 13:32

          non e’ un politico AdG. pero’ il consenso e la capacita’ di creare consenso in qualsiasi tipo elezione e’ necessario. altrimenti quello non e’ il mestiere per te.

          • Alberto da Giussano 23 Settembre 2014, 13:36

            E’ appunto ciò che volevo dire.

          • geo 23 Settembre 2014, 14:13

            beh se creare consenso è aprire una accademia in ogni club…
            OT Rugbytots è fighissimo. Mio figlio inizia il secondo anno. Però siamo quattro gatti 🙂

          • gian 23 Settembre 2014, 14:55

            zona, @geo?

          • gsp 23 Settembre 2014, 15:46

            dai Geo, sai benissimo che si intende per creare consenso.

            pero’ ti dico anche che crearne una nuova crea altrettanto consenso che darla ad un club storico.

        • Stefo 23 Settembre 2014, 13:57

          AdG definisci qualita’ “politiche”

          • gian 23 Settembre 2014, 14:05

            credo nel senso che munari, a livello interpersonale, sia capace di lisciare il pelo a qualcuno con la stessa delicatezza con cui lo farebbe un orso marsicano dopo una settimana di dieta a base di radici 😉

          • Stefo 23 Settembre 2014, 14:08

            Se e’ cosi’ allora concordo pero’ ci sarebbe da discutere su chi ha tali qualita’…

          • gian 23 Settembre 2014, 14:15

            è pieno di gente disposta a scendere a compromessi o accordi pur di essere “importante” in questo mondo, molta di più di chi si sente troppo superiore per poter venire incontro alle idee, magari non illuminanti, di qualcun altro.
            entrambe le posizioni sono sbagliate e portano poco lontano, ma mentre nel primo modo scivoli dentro a qualsiasi ingranaggio pur non essendo una cima, nell’altro, fossi anche il faro in grado di illuminare il mondo (e non lo sei quasi sicuramente), vai gran poco lontano

          • Alberto da Giussano 23 Settembre 2014, 14:19

            Le capacità politiche, dal macchiavelli in avanti, sono le abilità di un individuo nel saper coinvolgere intorno ad un progetto specifico il numero di persone necessario per portare a termine tale progetto, utilizzando i mezzi necessari per farlo. Nella fattispecie se ho un progetto di “riforma” della federazione di rugby devo saper couagulare intorno a tale progetto il 50% + 1 dei presidenti di società. Rinunciando , quando serve alle mie prerogative personali.

          • malpensante 23 Settembre 2014, 16:30

            Alberto, lascia stare Machiavelli, la questione da cui partire è che la FIR è diretta da un Coniglio eletto in base a un tesseramento farlocco. Se partiamo da lì, si cava forse il ragno dal buco, se no continuiamo a prenderci in giro. Più tesserati hai più conti e ti ricompenso, anche se poi quando vado a vedere quante squadre metti in campo, sì e no ti trovo. Questo non l’ha detto Gavazzi, ma non l’han detto neanche Amore e Zatta. Il primo che lo dirà in campagna elettorale, può darsi che gli dia fiducia. Il problema non è Gavazzi, è il modo e il chi lo ha eletto. Se ha un problema in più e tutto suo, è che abbaia abbaia ma è un carlino e non un rottwailer, un presidente per grazia ricevuta che sta su solo se accontenta tutti, esattamente per quel che gli chiedono e pronta cassa.

          • Alberto da Giussano 23 Settembre 2014, 16:37

            Tu, che Macchiavelli lo conosci molto bene, anche se fai finta di no, hai descritto in poche righe la palude in cui il “Principe” deve saper camminare se vuole arrivare alla meta.

          • gian 23 Settembre 2014, 17:39

            si AdG, ma a quei tempi se non ci arrivavi con le buone e la politica, ai tuoi obbiettivi, dopo un po’ saltavano le teste (non in senso metaforico) ed i risultati si raggiungevano comunque, metodo sconveniente e poco consigliato, ma accettato e condiviso, una volta messo in pratica.
            oggi nessuno pensa di farlo neanche metaforicamente, quindi o non c’è un piano e degli obbiettivi, motivo per cui si viaggia a vista e quello che viene viene o si è convinti che siamo sulla strada giusta 😉

  17. william 23 Settembre 2014, 14:51

    Per quanto riguarda la nazionale l’assenza di Favaro e Minto è stata devastante. Personalmente ho sempre detto che siamo estremamente dipendenti da questo tipo di giocatori.
    Come sottolineato dia Munari l’Italia vive di situazioni estemporanee. Mancano come il pane giocatori che sappiamo attaccare la linea. E manca come il pane il saperlo fare insieme.
    Andare a prendere il turnorover sui BD permette a squadre più deboli di riuscire ad attaccare, perché la difesa avversaria non è schierata. Pensate all’ultima vittoria sulla Francia e ricorderete che le mete sono nate così. Ma mi vengono in mente anche altre partite di Treviso vinte in maniera simile

  18. fabiogenova 23 Settembre 2014, 15:51

    Caro Vittorio, bella la metafora costruita tra gli avvenimenti bellici della Grande Guerra e lo perdita di slancio del rugby italiano, ma c’è una differenza davvero consistente: dopo essere stati respinti sulla Marna i tedeschi hanno subito un lento logorìo e una stretta sulle importazioni che li ha ridotti alla fame in quattro anni, ma l’esercito tedesco aveva più mezzi, più armi e una tradizione bellica superiore alle spalle; inoltre, chi li ha battuti non se l’è passata bene, anzi. Il rugby italiano la trincea che alla lunga l’ha logorato se l’è costruita senza avere un nemico. Uno slancio che poteva fermarsi solo per mancanza di forze, non per reazione altrui. I tedeschi hanno perso per incapacità politica, non per mancanza di mezzi e di coraggio. Nel rugby italiano la trincea è stata costruita aspettando la battaglia nel Deserto dei Tartari, più che la difesa francese sulla Marna.
    State in gamba.

    • gian 23 Settembre 2014, 15:59

      più la campagna d’africa italiana nella seconda guerra, allora

  19. fracassosandona 23 Settembre 2014, 15:51

    a chi parla di linee tecniche, giovanili e quant’altro di utile per programmare uno sviluppo equilibrato delle skills nelle under, suggerisco di vedere quanto messo a disposizione sul proprio sito dal Petrarca…

    http://www.petrarcarugby.it/it/Squadre/junior-link/linea-tecnica-2011-2013.html

    non ho le competenze per dire se siano direttive giuste o sbagliate (per quanto i risultati degli ultimi anni mi facciano propendere per una valutazione positiva del lavoro), ma almeno dà l’idea che qualcuno abbia studiato un Piano Formativo pluriennale e non si limiti a far correre bambini e ragazzini con la palla in mano…
    magari documenti analoghi esistono anche in altri club, trovo bello che il Petrarca abbia reso pubblici i suoi, magari anche come spunto di lavoro per realtà più piccole e meno organizzate…

  20. jock 23 Settembre 2014, 17:50

    Come sempre, già detto da altri e ripetuto pressoché dopo ogni tinello dal sottoscritto, ottimo, eccellente, quando tira fuori la cifra tecnica e non si mette in testa di fare la difesa d’ ufficio delle azioni del suo ex datore di lavoro Benetton, e quando non attacca con beghe da comari, ma sempre in tono sfumato e non diretto, con Gavazzi. Per quanto provocato, tirato per il collo e offeso dal medesimo, di ben altra caratura, anche umana. Pur senza conoscerli di persona.
    Infatti, mi infastidisce, e molto, quando non ha il coraggio di chiamare direttamente in causa Brunel e lo irride (entro gli otto del ranking, il motivo), ma sempre indirettamente, e secondo me, subdolamente, tanto per essere chiari: gli da del “qualcuno”. O fai nomi e cognomi o tieni chiusa la ciabatta. La seconda cosa che mi ha disturbato, è stata l’ uscita sul curriculum, spesso, in passato, ripetuta: sono certo la si possa pensare in modo diverso, anche se in possesso di un cursus honorum, per chiunque nel nostro mondo ovale (troppo facile), infinitamente inferiore al suo. E un curriculum, anche il suo, è il passato, è dietro le spalle, si parla della Nazionale di oggi, di questo movimento, è ora. Il resto aspetto a scriverlo. Ottima l’ uscita sul Medio Evo, invece. Comunque, e in conclusione, Director Of Rugby, con convinzione; a lui tutto il movimento, all’ allenatore della Nazionale gli Azzurri e la supervisone delle celtiche. Io la penso così.

    • tony 23 Settembre 2014, 18:46

      @jock per consegnarli tale incarico ha avuto 10 anni di tempo per dimostrare di saper organizzare tale settore, e non è propriamente ciò che ha dimostrato ,sai quanti under 15 Benetton ha formato per la 1a squadra : 0 pur avendo mezzi innumerevoli rispetto la concorrenza e mani libere all’interno del club.

  21. jock 23 Settembre 2014, 18:59

    @tony, grazie, non sapevo, per certo, quello che mi dici, e poi mi risultavano 12 anni, a TV. Però prima, al Petrarca, bene, mi risulta.

    • tony 23 Settembre 2014, 19:20

      @jock si 12 il problema sai qual’è che lui ha sempre privilegiato gli stranieri,gli equiparabili e i giocatori degli altri club che non potevano permettersi di pagare gli ingaggi della Benetton, ciò perchè era più semplice e meno oneroso….c’erano le code per andare in Benetton Tu potevi mettere i nomi di tutti i giocatori italiani in un cestino e sceglierti quelli che ti interessavano.

      • gian 23 Settembre 2014, 19:37

        guarda che questo l’ha sempre fatto, anche a padova ha organizzato e diretto la formazione, spesso andava in campo a guardare e dare indicazioni alle squadre minori (seniores e juniores che fossero), ma non si è mai dedicato alla formazione diretta dei giocatori, questo era demandato agli allenatori di sua fiducia nella filiera, lui raccoglieva il meglio a fine catena e ci vinceva gli scudetti con la prima squadra, ciò non toglie che senza di lui tanta gente non sarebbe cresciuta, chiaro che nel petrarca pescava da un bacino limitato, nel benetton pro aveva la possibilità di guardare in casa, aironi/zebre, eccellenza (a cui magari far sgrezzare o rodare qualche giovane biancoverde) ed estero; alla fine non ha fatto niente di meno di quello che fece a padova, non c’è niente di male in questo, o di sbagliato, prendendo l’esempio di Henry, credi che si metta ad insegnare alle terze di 15 anni a placcare o ai centri a passare?

        • tony 23 Settembre 2014, 19:57

          @gian non hai capito da lui dipendevano le decisioni riguardanti la formazione e quant’altro ci mancherebbe che si fosse sovrapposto come fatto con smith riguardante la mischia.

          • gian 23 Settembre 2014, 20:16

            quindi ha fatto, anche lì, una sorta di direttore generale? ti faccio una domanda da persona che, evidentemente, conosce il campo, sei convinto che una qualsiasi società singolarmente sia in grado di garantire una leva minima, per quanto bene lavori e per quanti ragazzi possa portare a giocare e formare, per una squadra di rango?
            non può farlo per la derelitta eccellenza, credi che possa farlo per un livello come il pro12?
            non parlo di prendere ragazzi forti di 18/20 anni ed affinarli prima di lanciarli, parlo di formare 25/30 giocatori ogni 5 anni in grado di giocare pro, non lo riescono a fare i celtici che sono il vertice di larghi gruppi di club e pensi che possa farlo il treviso?
            parlando di avversari che ho sempre stimato ed ammirato, secondo te è meglio che un ragazzo di paese o badia che ha potenzialità venga sgrezzato a rovigo o treviso o in loco? un potenziale ottimo elemento del petrarca o del mogliano, piuttosto che del san donà, è meglio che si sgrezzi nella sua filiera o è meglio che venga portato a treviso a 18 anni?
            stiamo ragionando ancora con un’idea vecchia, in cui il mio vivaio è quello da cui attingo principalmente, che può andar bene in un campionato semipro come l’eccellenza, ma con i forti è anacronistico, munari lo trovi tanto più bravo a parole che nei fatti, ci può stare, mi hai dato anche info che non avevo sul suo incarico a treviso, vero che ci sono pochi biancoverdi in campo in CL (comunque controlla sempre il curriculum dei vostri ragazzi, potresti scoprire che molti sono “acquisti”), ma a livello giovanile avete rincominciato a vincere, a partire dall’U10, dopo molto tempo

          • tony 23 Settembre 2014, 21:13

            @gian quindi stai dando ragione a me il problema è che lui accusa gli altri di non saper gestire la filiera , cosa che non ha saputo fare a Treviso, ci sono vari step nella formazione , lui ha avuto unico in italia la possibilità di avere i mezzi finanziari e la possibilità di gestire la filiera a suo piacimento e disponendo del materiale che necessitava, non è stato efficace in ciò….la morale sai qual’è: non accusare gli altri di qualcosa che neanche tu sei riuscito a fare come il fatto della federazione che cerca gli equiparabili cosa di cui lui è stato un maestro e precursore e questo a prescindere dalle sue capacità o di quelli che denigra ….bisogna fare, ripeto fare, e non trovare sempre qualcuno a cui dare le colpe.Ti dirò di più il settore giovanile ante Munari era molto più performante relazionato chiaramente ai mezzi e ai tempi.

          • gian 23 Settembre 2014, 23:03

            io dico che ho rivisto treviso rivincere nelle categorie giovanili “pure” dopo molto tempo (oltre i 16 anni ci può essere un doping dato da acquisizioni di ottimi elementi esterni fatti maturare da un grande ambiente, ma impostati, in precedenza, da filiere diverse, e su questo treviso è sempre stato molto più avanti di altre realtà più “conservative”, dico questo senza valutarlo ne un bene ne un male, anzi invidiando questa impostazione più moderna di treviso), che ciò sia merito o meno di munari non posso dirlo non conoscendo a fondo l’ambiente, poi che un singolo club non possa pensare di sostenere da solo, per quanto buona sia la sua formazione, una realtà pro è un fatto assodato, se qualche risultato positivo delle giovanili è riferibile alla sua impostazione, in un’unica realtà, allargato a tutto il movimento, potrebbe essere utile, se tali risultati sono frutto della normale vita di un club, come lo furono i risultati di quella meravigliosa infornata gestita e formata splendidamente, che annoverava tra gli altri un certo troncon e un certo dallan (non ricordo quale dei due), penso che tu sia il primo a dire che le cose sono diverse; ma questo puoi capirlo solo tu che tale realtà vivi, non certo io che sono di un’altra parrocchia e che, mio malgrado (ma punto ad incastrare mio figlio che adesso ha 3 anni), seguo solo sporadicamente certe situazioni, nonostante la passione, e vivo di bei ricordi di tutti quei campi e di tanti ragazzi, più o meno famosi, che ho avuto la sorte di incontrare

      • jock 23 Settembre 2014, 21:11

        @tony, sinceramente conosco pochissimo l’ ambiente Benetton, seguo la squadra di Treviso da moltissimo tempo però, e vado alle partite, anhe ora, tutte le volte che posso; scrivo questo, perché, senza essere in grado di giudicare, assolutamente, il tuo discorso mi pare abbia una logica per nulla peregrina. Ci ho riflettuto molto anche io, senza riuscire a darmi una risposta, ma anche adesso, ad esempio, i “giovani” della Benetton sono pescate da squadre viciniori. E i dubbi sulla dirigenza passata e attuale li ho esternati spesso. Comunque, grazie.

        • tony 23 Settembre 2014, 21:34

          @jock fammi sapere quando vieni sarà un piacere conoscerti.

  22. San Isidro 24 Settembre 2014, 15:20

    Ascoltato ora il Tinello, a parte le divagazioni sulla storia e sull’arte rinascimentale, non posso che condividere ogni singola riflessione del buon Vittorio…peccato che uno come lui non abbia più un incarico nell’alto livello del nostro rugby…

  23. Stefano taurino 7 Ottobre 2014, 11:36

    Caro San Isidro e Malpensante,
    Ho visto giocare Giulio Cenedese e ho sentito parlare da miei colleghi inglesi che secondo loro è molto più forte di Mucignat. Secondo Voi perchè non gioca in Benetton? ( perchè il Sig.Casellato cerca schiavi e non veri giocatori, o perchè è molto permaloso? )

    Grazie

  24. Joest 11 Ottobre 2014, 00:11

    riassunto :
    No, mi permetta, no io… Scusi, noi siamo in quattro, come se fosse antani anche per lei soltanto in due oppure in quattro anche scribai con cofandina, come antifurto, per esempio.

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