Caso Aironi: una sentenza che farà giurisprudenza. E discutere…

Il Tribunale di Mantova si è espresso sul fallimento dell’ex società. Una sentenza molto tecnica, ma che parla di professionismo

COMMENTI DEI LETTORI
  1. gsp 24 Aprile 2014, 11:55

    Mi sembra Giusto. Quindi o Capitolina o dipendenti. Se la FIR decide di non fare il downgrade dell’eccellenza questo avverá cmq e di fatto.

    • Rabbidaniel 24 Aprile 2014, 14:03

      Già, ma è una consapevolezza che dovrebbe maturare non solo in FIR, ma anche e soprattutto nella coscienza di società che allettano e illudono giocatori, prospettando un professionismo che non esiste o che è roba per 1 su 100, se va bene.

  2. Katmandu 24 Aprile 2014, 13:09

    Mi sembra qualcosa di ineccepibile che dovrebbe essere messa in pratica anche nella vita “non sportiva”

  3. Corrado Chiatti 24 Aprile 2014, 14:14

    A mio parere se si vuole veramente creare il professionismo si deve partire veramente dall riforma delle regole. Vuoi partecipare all’eccellenza ? bene devi essere una società professionistica.
    Iscrizione alla camera di commercio, responsabilità tributaria, fiscale e legale, registro fornitori dipendenti ecc. e verifica trimestrale del pagamento degli emolumenti e della regolarità contributiva, pena l’esclusione dal campionato !
    In una parola sola : serietà !
    Sarebbe uno shock ma secondo me necessario !

    • Katmandu 24 Aprile 2014, 14:15

      applausi!!!!!!

      • Corrado Chiatti 24 Aprile 2014, 15:12

        ovviamente queste regole possono essere diverse in base alla categoria ! non si possono mettere sullo stesso piano società professionistiche e quelle dilettantistiche !

        • gsp 24 Aprile 2014, 15:31

          Il problema corrado è che oggettivamente molte societá d’eccellenza non sono pro e non possono esserlo. E con quei criteri se ne iscrivono un num troppo piccolo per farci un campionato.

    • maz74 24 Aprile 2014, 15:47

      Attenzione a gridare al professionismo, quanto le società italiane non sono strutturate economicamente come in Francia o Inghilterra.
      Questa sentenza protebbe rivelarsi pericolosa dal momento che facendo giurisprudenza qualsiasi ufficio delle entrate di qualsiasi città potrebbe contestare alle società cifre enormi, per meglio specificare per un “lavoratore subordinato” si devono versare IRPEF, INPS, INAIL, che vanno a raddioppiare il costo effettivo.
      Se passe questo principio, chiudiamo baracca e burattini.

      • graffio 24 Aprile 2014, 16:19

        Sacrosanto!!! Mi hai preceduto ed ho paura che saranno dolori per tutti …

  4. boh 24 Aprile 2014, 14:23

    Ecco caro Gavazzi i problemi urgenti da risolvere….Non le strategie e le manovre subdole per vincere le prossime elezioni……vedi un po tu…

  5. Hrothepert 24 Aprile 2014, 14:36

    Bene che finalmente sia riconosciuto anche ai rugbysti italiani lo status di professionisti, ora la F.I.R. non potrà fare altro che adeguarsi. Sono daccordo con @Corrado Chiatti che questa sentenza adesso imporrà un cambiamento delle regole, però il mio pensiero va nella direzione diametralmente opposta alla sua, cioè è giunto il momento di riportare il domestic italiano a quella che è la sua reale dimensione, cioè un campionato di eccellenza dilettantistica dal quale poi chi avrà le capacità potrà poi spiccare il salto verso il professionismo delle franchigie celtiche o dei campionati inglesi e francesi, perchè io, onestamente, ritengo che in Italia non esistano né presupposti economici né un sufficiente numero di giocatori qualitativamente all’ altezza per allestire un domestic di tipo professionistico.

    • Rabbidaniel 24 Aprile 2014, 14:49
    • Corrado Chiatti 24 Aprile 2014, 15:08

      secondo me queste regole posso essere applicate anche alle società semiprofessionistiche o dilettantische che pagano (o in nero o sotto la forma di rimborsi spese) i giocatori ! dando una maggiore garanzia ai giocatori ecc di essere pagati !

      • Hrothepert 24 Aprile 2014, 15:25

        Se sono dilettantistiche e pagano in nero compiono un reato, sia loro che pagano sia chi percepisce il denaro, quindi quelli sono comunque esclusi da ogni norma, casomai la cosa potrebbe avere una valenza per i semi pro ma lì dovremmo chiederlo a chi è più addentro al diritto del lavoro.

    • 6nazioni 24 Aprile 2014, 17:46

      caro cardo condivido in pieno il tuo discorso.
      qui in italia si vogliono fare le nozze con i funghi.

    • San Isidro 25 Aprile 2014, 01:55

      Condivido anch’io @Hroth…

  6. malpensante 24 Aprile 2014, 14:59

    Il problema non è Gavazzi ma tutto il rugby, e la chiave sta nella “attività lavorativa esclusiva, onerosa e continuativa”. Un po’ come per i coltivatori diretti: sei professionista se il reddito principale deriva dall’attività sportiva. Salvo mettere a punto la disciplina per chi studia (in altri paesi c’è una soglia d’età, se no ci ritroviamo come con quei parlamentari nullatenenti e studenti a 40 anni), se si vuole essere trasparenti e partire di qui a riformare i campionati ci sono tutte le possibilità. Campionati per pro e per non pro: nei primi giocano professionisti, negli altri chi ha un altro lavoro o studia, a rimborso spese ovviamente calmierato. Ovviamente per chi fa la squadra pro, bilanci da azienda normale e la giustizia sportiva più svelta, rigida e sommaria di quella ordinaria: trovatemene abbastanza per fare un campionato che ci stiano e che si piglino il rischio di un fallimento anziché di una retrocessione e poi ragioniamo di Eccellenza ridotta e sostenibile.

    • boh 24 Aprile 2014, 15:32

      mal, e chi è il capo di tutto il rugby? A chi compete, chiamare i capi dei vari …..rugby in Italia e sottoporre queste proposte che tu fai o che altri hanno magari, anche migliorative?
      …….Chi ricorda, i famosi stati generali di elettoral memoria?….

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