Murrayfield si dà al sintetico: campo nuovo pronto a fine anno

Un prato storico che da mesi sta “soffrendo” per colpa di un verme. La SRU ha deciso di cambiare il manto erboso

COMMENTI DEI LETTORI
  1. ernesto 5 Febbraio 2014, 13:17

    Sono uno “vecchio” scommettitore ippico. Abituato a dare molta importanza al fattore: condizioni del terreno.
    Sarò forse esagerato, ma passare da una suferficie lenta (erba) ad una veloce (sintetico) vuol dire dover avere giocatori più veloci e questo apre le strade a molti giocatori e chiude le possibilità ad altri. Se non si cambia notevolmente preparazione atletica e piani di gioco si perde tantissimo!!

    • San Isidro 5 Febbraio 2014, 15:22

      ma la questione dei campi sintetici non riguarda soltanto il Murrayfield…

      • San Isidro 5 Febbraio 2014, 15:23

        intendevo che la questione a cui ti riferisci è da generalizzare per tutti i campi sintetici…

    • Katmandu 6 Febbraio 2014, 08:08

      @ernesto
      La risposta é ni, allora fino ad un certo livello di gioco (serie A italia) non c’é una vera differenza tra il sintetico e i campi naturali nel senso che gli errori che si commettono son da attribuire alla “scarsezza” dei giocatori (ovvio con tutto il rispetto) ma anzi un giocatore abituato a stare con i piedi nel fango appena ha qualcosa di rigido sotto le suole vola che é un piacere
      Discorso giusto quello che fai se si sale di livello, li allora si iniziano ad avere tutti campi uguali in erba (dei biliardi) e la differenza inizia a farsi sentire, meno che in altri sport ma c’é, basti vedere le partite in casa dei blues

  2. andrease 6 Febbraio 2014, 13:24

    Va bene tutto, però una delle cose belle (e anche un pò romantiche se vogliamo) del rugby è che si gioca con qualunque condizione meteorologica.
    Le partite nel fango poi, ma è la mia opinione, hanno un fascino particolare.
    Magari perchè dentro siamo sempre un pò bambini o perchè siamo dei maiali, non lo so, ma le partite su un campo che non sarà mai fangoso mi sanno di finto.
    E’ questo che non mi piace del professionismo, la perdita di contattto e la relativa eliminazione di tutte quelle piccole cose che fanno la bellezza di uno sport. (Io) ho un ricordo più vivido delle battaglie nel fango (23/12/1984 Borgo Poncarale sopra a tutte) che di tutte le altre.

    • San Isidro 6 Febbraio 2014, 16:27

      come non quotarti!
      Prima partita di u.16 con la maglia del CUS Roma (visto che venivo da altre società) nell’arena di Colleferro, fango fino alle caviglie, pioggia a tratti intensa, botte da orbi, una cracca sul naso che ancora me la ricordo, un mio amico uscito con la testa sanguinante, il pubblico che ci urlava contro, vinsero loro 25-14…e poi, sarà una casualità, sarà il destino, ma tutti i deby giovanili tra noi del CUS e la Lazio ha sempre piovuto, magari anche quella classica pioggerellina da derby, ma l’acqua c’era sempre…che ricordi! Molto meglio poi giocare sotto l’acqua che sui campi duri in primavera dove cadi e ti rompi tutto, e ancor meglio giocare sotto la pioggia che quando fa caldo…una volta ad un torneo a Verona di fine Maggio ero tutto bardato con spalline, caschetto, fasciature, ma faceva un caldo tremendo e momenti collassavo…
      Hai ragione comunque sul professionismo e i campi sintetici, c’è però da dire che, per quanto magari i giocatori si possano divertire, chi guarda una partita sotto la pioggia e con il fango si potrebbe annoiare per la lentezza del gioco…non parlo di match internazionali ovviamente, dove comunque anche se giochi sotto l’acqua i ritmi restano intensi…già ad es. la pioggia in una partita d’Eccellenza abbassa notevolmente il livello della gara…domenica ho visto Viadana-Mogliano, primo tempo bello ed intenso, poi la pioggia si è intensificata, il campo si appesantito di più e la velocità di gioco si è ridotta parecchio, nonostante la grinta e il cuore dei giocatori (che in Eccellenza c’è da dire che non manca mai)…

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