Sun Tzu, Buddha, Tao e kung-fu: la via del rugby alle filosofie orientali

Accostamenti azzardati, forzature di conoscenze lontane o vicinanze inattese e inaspettate? A spiegarcelo è Antonio Raimondi

COMMENTI DEI LETTORI
  1. RollingMan 19 Aprile 2013, 11:22

    La performance sportiva non è fatta di soli muscoli, capisco che qualcuno possa considerare l’articoli pieno di “seghe mentali”, secondo il mio modesto parere è uno dei tuoi più interessanti tra quelli che ho avuto il piacere di leggere.

  2. barbin cursari 19 Aprile 2013, 11:23

    caro antonio altro che seghe mentali, un ottimo articolo. pratico arti marziali da quasi vent’anni e posso dirti che trovo un’assoluta corrispondenza tra i principi che le regolano e il mondo del rugby. rispetto per l’avversario, ricerca continua di miglioramento (personale e come squadra), spirito di sacrificio, sofferenza come “via” per un’elevazione morale, onore anche nella sconfitta: sono tutti concetti assolutamente sovrapponibili tra arti marziali e rugby. allargando il concetto, penso che molti sport di squadra troverebbero giovamento da seminari con insegnanti seri di arti marziali. se non sbaglio, ra l’altro, anche la nazionale azzurra di pallanuoto alle ultime olimpiadi ha svolto allenamenti con insegnanti di aikido. ti saluto marzialmente: oss!

  3. malpensante 19 Aprile 2013, 12:12

    Il concetto che mi viene in mente è olismo: 15 che esprimono molto di più di una somma e non solo per una volontà, ma per le regole stesse del gioco. Matematica, fisica e filosofia fanno parte di una stessa famiglia e in oriente (in epoca precristiana anche in occidente) non esiste o è meno accentuata la cesura tra scienza e religione, che riguarda principalmente le religioni monoteistiche di comune radice mediorientale.

  4. andreac 19 Aprile 2013, 12:34

    per chi come me pratica kung fu da 13 anni e adora il rugby, quest’articolo è oro colato!!!!

  5. Canino 19 Aprile 2013, 12:37

    Innanzitutto complimenti Antonio per la proposta coraggiosa, bell’articolo e bell’argomento!
    Sono accostamenti interessanti con i quali mi trovo piuttosto in accordo e sui quali nel mio piccolo mi era già capitato di riflettere notando casualmente delle similitudini proprio mentre guardavo le partite di rugby. Per quanto rigurda la similitudine con le arti marziali trovo molta più affinità nei principi di fondo con il rugby rispetto alle discipline sportive derivate dalle arti marziali stesse. In entrambi i campi sarebbe facile scadere nella violenza e nella lotta personale per esaltare il proprio ego, ma sempre in entrambe la via migliore e proprio quella opposta: cioé l’utilizzo della forza e del proprio corpo senza un coinvolgimento meschino e autocelebrativo della propria forza e del proprio io, in poche parole se non si è umili e fluidi come l’acqua sia nella mente che nel corpo non si va molto avanti; è ovvio che nelle arti marziali il contesto è la vita più in generale o la situazione di guerra e nel rugby la partita con le due squadre in campo, ma l’affinità io ce la vedo. Anche il corpo è uno strumento intelligente a disposizione della squadra che perde una collisione ma magari fa avanzare la squadra.
    Altro punto interessantissimo è quello del paragone con le filosofie orientali, anche qui i veri campioni e le grandi squadre non sono tanto quelle imbattibili perfette e dagli schemi ultra-rodati (per carità elementi imprescindibili soprattutto nel rugby di oggi), ma quelle che, a parità di livello fisico-tecnico-tattico, riescono con umiltà ed intelligenza ad accettare e padroneggiare le situazioni di difficoltà, quei momenti in cui saltano i piani e sembra tutto perduto, ripartendo dalle basi e dalle cose che riescono bene.

    • barbin cursari 19 Aprile 2013, 13:05

      condivido tutto e aggiungo che sia le arti marziali quanto il rugby sono metafore di vita. per riuscire quasi mai bastano le proprie forze ma occorre l’aiuto di qualcuno; raggiungere i propri obiettivi costa fatica e dolore; non sempre le cose vanno per il verso giusto, oggi si e domani no; quando cadi, rialzati; non è detto che fare un passo indietro si un male, a volte può servire a farne due avanti…

  6. mezeena10 19 Aprile 2013, 19:13

    da rugbysta e judoka appassionato, apprezzo! grazie antonio!!! 🙂

  7. borghy 21 Aprile 2013, 14:50

    Grazie Antonio per quello che hai scritto, sono 40 anni che vivo di rugby, ho sempre affermato che il Rugby non è uno sport bensì una DISCIPLINA

  8. Silverfern 22 Aprile 2013, 18:10

    Le seghe mentali sono ben altre! (le dietrologie, i complotti, le giustificazioni, il “non è mai colpa mia”).
    Articolo interessantissimo.

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