L’Europa e l’Italia: noi aggrappati al top, ma appesi sul burrone

Antonio Raimondi ci spalanca le porte dell’Heineken Cup e ci porta in un mondo dorato. Dove però non mancano i problemi

COMMENTI DEI LETTORI
  1. gsp 11 Ottobre 2012, 15:43

    Non penso proprio che gli scozzesi rimangono in retrovia in lotta con le nostre squadre. la nazionale forse si, ma i club assolutamente no.

    aggiungo “I nostri club, per varie ragioni che meriterebbero un approfondimento, non sono stati in grado di progettare il futuro, parallelamente a quanto successo in Francia e Inghilterra”, non e’ argomento secondario e necessario. e’ l’argomento principale e centrale, che rende tutte le altre cosniderazioni superflue. quindi sarebbe meglio iniziare di li. prima di imbarcarci o disimbarcarci, e’ giusto dare una risposta proprio a quel quesito.

    per il resto, il dibattito e’ sempre positivo.

  2. Rabbidaniel 11 Ottobre 2012, 17:21

    Aver puntato sulla Nazionale ha dato risultati di pubblico e di visibilità straordinari. Ma senza club forti non si può avere una nazionale forte (quanto le altre). Si farà l’esempio dell’Argentina, ma allora dovremmo mandare nei club migliori d’Europa tutti i nostri giocatori, senza considerare che l’Argentina sta invertendo la rotta negli ultimi anni.
    Sperando di essere smentito, non credo che la Nazionale arriverà a giocarsi un 6N se le formazioni italiane non passeranno almeno alla fase a eliminazione diretta di Heineken.
    I numeri che riguardano diritti televisivi e affluenza, di PRO12, sono inavvicinabili a quelli di Top14 e Premiership. Confrontarli con i dati di Galles, Irlanda e Scozia è utile fino a un certo punto, perché noi abbiamo 60 milioni di abitanti. E comunque non abbiamo un Thomond Park.
    Il lavoro da fare è davvero tanto e tanto dipenderà dalla permanenza o meno in Pro12. Come è stato detto, perdere la Pro12 non sarebbe un male in sé, ma comporterebbe una riqualificazione radicale dell’Eccellenza.

    • gsp 11 Ottobre 2012, 17:32

      aver puntato sulla nazionale ha portato anche un sacco di soldi. c’e’ sempre da vedere come spenderli, ma sempre meglio averli che non averli.

      • Rabbidaniel 11 Ottobre 2012, 17:49

        Non ho detto che sia stato negativo puntare sulla nazionale, è negativo puntare quasi solo sulla nazionale. In 12 anni di 6N la crescita, tecnica, è stata molto lenta. Non a caso si è avuto un miglioramento col Pro12. Il problema è che è mancata la fase 2 e, a mio sommesso avviso, la gestione Dondi ha il demerito di aver sottovalutato l’importanza e la funzione ultima e capitale dei club.

        • Leonida14 12 Ottobre 2012, 03:07

          concordo ora è arrivato il momento di pensare alla crescita dei campionati e dei club, franchigie in testa

  3. luis 11 Ottobre 2012, 17:59

    Il punto centrale: idee, progettualità e programmazione. Distribuzione corretta e oculata delle risorse finanziare per permettere a tutto il movimento di crescere, dove la nazionale è un punto di arrivo.

    • Silverfern 11 Ottobre 2012, 18:24

      Concordo pienamente.
      Va incentivata e sviluppata la base, come disse una volta Munari “Gli Egiziani hanno fatto le piramidi con la base larga e la punta in alto, non il contrario”.
      I soldi, forse, potrebbero anche esserci, ma finchè ci saranno casi come quello delle ragazze di Cosenza di cui si parla in una delle news (e chissà quanti altri di cui non siamo a conoscenza) non ci sarà uno sviluppo intelligente.
      Dubito che in NZ od in Galles manchino i campi per allenarsi (forse solo perchè ci sono troppe squadre, ma sempre di rugby).

      • Hullalla 11 Ottobre 2012, 21:39

        In NZ non mancano i campi in generale, visto che hanno una densita’ di popolazione che e’ meno di un decimo di quella italiana… e anche in Scozia e Galles ci sono un sacco di campi (incolti) a disposizione…
        Pero’ c’e’ di bello che hanno anche un sacco di parchi pubblici (aperti al pubblico) con i pale da rugby…

  4. Hullalla 11 Ottobre 2012, 21:35

    Breve riflessione sui “finanziamenti pubblici”.
    Hai scritto tu stesso che la lega francese distribuisce 2 milioni all’anno alle squadre francesi, per cui i finanziamenti “pubblici” ci sono ovunque (controlla pure anche in Inghilterra e nelle altre nazioni celtiche).
    Da dove vengono questi “finanziamenti pubblici”?
    Dalle quote di tesseramento? no, perche’ in Italia le quote di tesseramento non ci sono piu’ da anni.
    Dai contributi del CONI? i contributi del CONInel bilancio (segreto) del rugby italiano “pare” siano una percentuale molto bassa.
    Se allora partliamo delle sponsorizzazioni, dei contributi dei diritti televisivi e dai contributi dell’ERC / comitato 6 nazioni, trovo un po’ azzardato chiamarli “contributi pubblici”, perche’ sono soldi generati dalle prestazioni delle squadre che vanno in campo e non da un ente pubblico benefico, per cui ci andrei un po’ pianino.
    Certo e’ vero che le sponsorizzazioni, i diritti televisivi e i contributi del comitato 6 nazioni e dell’ERC e’ il caso di NON spenderli tutti per il rugby professionistico di alto livello, ma anche di investire sulla base, ma da qui a dire che l’alto livello prende “aiuti pubblici”…

    • Antonio Raimondi 12 Ottobre 2012, 10:42

      Provo a chiarire e precisare. La lega dei club professionistici francesi LNR è un organismo di controllo, gestione, sviluppo del rugby professionistico in Francia ed è delegata a questo incarico dal ministero dello sport e dalla federazione francese. Distribuisce soldi generati dall’attività dei club professionistici Top 14 e PRO D2 e quindi non definirei pubblici i soldi ricavati dalla LNR. Altro discorso invece sono i soldi distribuiti dalle federazioni e anche i club professionistici di Francia e Inghilterra ricevono denaro dalle federazioni, generalmente come contributo per l’utilizzo dei giocatori della nazionale. Il Coni è un Ente Pubblico ed è la confederazione delle federazioni sportive e delle discipline associate. Quindi i soldi delle federazioni sono da considerarsi pubblici, indipendentemente dalla loro origine. Poi è strategico, per il sostegno e lo sviluppo dello sport di base, l’attività dello sport professionistico così come lo stesso Presidente Gavazzi ha avvisato il board celtico di non volere più pagare i 3 milioni di euro per la Celtic League (a quello mi riferivo con “per stare tra le celtiche addirittura dobbiamo pagare e far ricorso ai “finanziamenti” pubblici.”). E’ vero che l’alto livello prende “aiuti pubblici” ma non lo trovo sbagliato, perché è un investimento che dovrebbe produrre anche le risorse per il rugby di base.

  5. Da 11 Ottobre 2012, 22:58

    Credo che la pubblicazione dei bilanci della FIR aiuterebbe tutti a capire meglio la situazione alla voce finanziamenti.
    Una cosa mi vien da sottolineare: se è vero che rischiamo di non disputare, in futuro, la Celtic League poiché non portiamo contributi in termini di denaro, quanto può incidere questo a livello di programmazione per l’alto livello Italiano e le squadre di club?

    • Leonida14 12 Ottobre 2012, 03:11

      credo che l’annuncio che le italiane possano lasciare la celtic sia una mossa politica per cercare di rimanerci senza più pagare. il bilancio aiuterà a capire che strada vuole prendere la fir, più che quelli passati che, anche se pubblicati, ritengo che sarebbero indecifrabili, punterei a vedere e analizzare i bilanci programmatici per il futuro

  6. mistral 12 Ottobre 2012, 09:30

    credo che nei noiosi numeri sia scritta la risposta alla domanda inquietante: che fare?… mi riferisco in particolare al top 14: campionato con grandi numeri, affluenze di paganti maggiore del calcio francese (in media) e soprattutto numeo di abbonati rilevante… certo, devi offrire ambienti e spettacolo all’altezza, e soprattutto non merce scadente, o scaduta!… è chiaro che la palla ovale ormai viaggia a due velocità, il professionismo vero (inglese e francese in primis) cioè interpretato da imprenditori privati, manager, strutture societarie mature, di derivazione e con bilanci privatistici (chi non rispetta le regole di bilancio fallisce, si chiamasse anche biarritz o SF) ed il professionsmo a partecipazione statale (le celtiche) basato sulla passione sfrenata per il rugby di una popolazione relativamente piccola in rapporto ai risultati ottenuti (onore al merito)… in italia si è voluto coniugare le due cose: un’idea di business privato gestito con criteri para-pubblici, creando una situazione che si è trasformata, come accade quasi sempre in italia, in un buen retiro per le mediocrità professionali del settore… conseguenza: spettacolo mediocre in campionato e nelle coppe, con l’unica eccezione di treviso, pecora nera del rugby italiano, spettatori inesitenti dal vivo e scarsi in televisione (d’altronde, potendo scegliere, e a volte è possibile, tra la “diretta” della partita di eccellenza su raisport ed una qualsiasi partita del top14 o della premiership, o anche “solo” di proD2, alzi la mano chi si guarda l’eccellenza, anche ad audio spento!) ed a cascata sponsor che si allontanano dal rugby, anche da quello di base, strutture molto spesso inospitali e “lontane” dal cuore delle città ospitanti, etc etc… la base ne risente e ne patisce in modo esponenziale le conseguenze, e si crea un vortice non-virtuoso che si avvita verso il basso… personalmente credo che la creazione di realtà rugbistiche nazionali (intendendo con nazione il conceto originale di unità culturale, linguistica ed etica) e cioè macro-regionali possa generare fenomeni virtuosi (perchè il rugby debba “obbligatoriamente” essere diffuso e di buon livello su tutto il territorio italiano per me rimane un mistero, perchè debba essere obbligatoriamente “trapiantata” una franchigia al centro sud, o destinare soldi in modo egualitario, e quindi mediocre ed alla fine non equo), quando nella stessa francia al di fuori del sud occitano e cataro, della regione parigina e di clermont (dove lo sponsor storico è paragonabile al nostro benetton) il rugby è sport assolutamente secondario, così come in inghilterra a nord di leicester… solo perchè siamo 60 milioni di individui, non vuol dire che l’interesse per il rugby sia omogeneo e diffuso su tutta la penisola… per dirla con una simil-munarata (anche se assolutamente non al livello dell’originale!) non si può andare a funghi sui nevai, è chiaro che non li si troverà mai! (i funghi intendo, ma tra un po’ neanche più i nevai)…

    • Stefo 12 Ottobre 2012, 10:57

      Mistral condivido il 99% delle cose che scrivi mi permetto pero’ di dissentire dal:
      “(chi non rispetta le regole di bilancio fallisce, si chiamasse anche biarritz o SF) ” visto che in particolare per lo SF per due anni di fila si e’ lavorato in LNR in tutte le maniere perche’ non fallisse…purtroppo anche in Francia ci sono le squadre “piu’ uguali” delle altre

      • mistral 12 Ottobre 2012, 11:43

        è assolutamente vero, d’altronde, come diceva l’avvocato, le azioni non si contano, si pesano… non si può perdere il palcoscenico parigino, mentre bourgoin se ne può scendere tranquillamente in federale… ma credo che oggi (2012) oltre certi limiti neanche la LNR possa più andare…

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