Di rivoluzioni culturali, dalla Premiership al campetto dietro casa

Secondo appuntamento con “Giù il gettone”, la rubrica curata da Antonio Raimondi. Dove si parla di mete, muscoli e cervelli

COMMENTI DEI LETTORI
  1. alessandro63 21 Settembre 2012, 12:15

    Antonio sei un grande!!!

    • antonio campagna jad67 27 Settembre 2012, 11:36

      la speranza è che articoli come questo siano letti dai soloni che, da anni, gestiscono i settori giovanili soprattutto quelle della FIR: ancorati alle loro modalità tecniche desuete, privi di flessibilità e di adattamenti, inspirati da nepotismo, clientelarismo ed interesse personale.

  2. MarkElla 21 Settembre 2012, 12:25

    Faccio una considerazione sulla parte dello spettacolo e dell’intrattenimento, tralasciando volontariamente quella tecnica, pur essendo consapevole della sua importanza,
    mi verrebbe da fare questa equazione basilare ma esplicativa
    murdock:super15=150milioni BT:premiership
    quando si investono cifre astronomiche in dei progetti, specie in periodi di vacche magre come quelli stiamo vivendo, penso lo si faccia con una buona sicurezza di ottenere dei ricavi adeguati.
    Il “rugby entertainment” di cui parla Antonio (che si avvicina sempre di più al League per alcuni aspetti) e che nell’emisferso sud (Australia principalmente) o in Francia viene proposto ormai da tempo sembra venire maggiormente incontro alle esigenze di pubblico. Le lotte furibonde nelle ruck, gli scontri titanici nelle mischie ordinate, sembrano non avere più molto appeal sul pubblico che preferisce le grandi giocate allargate e un gioco più spettacolare e veloce. Da un paio di anni noto nelle premiership una decisa volonta di virare in questa direzione e le grandi presenze di spettatori fatte negli stadi unitamente all’ultima grandissima offerta per i diritti TV sembrano confermare questa ipotesi.
    Detto da uno che adora vedere un flancker che si getta sul giogatore placcato per strappargli la palla prima dell’arrivo del sostegno e che si esalta nelle maul e nelle mischie ordinate, il rugby è meraviglioso per la sua complessità!

  3. mope 21 Settembre 2012, 12:25

    RAIMONDO veramente un grande! pensa se lo leggi Gavazzi….impallidisce! ahahahah….” ma perchè sto raimondi nu se fa li str….zzi suoi? ambè è amico de munari…” ahahhahaa 🙂

  4. borghy 21 Settembre 2012, 12:47

    Raimondo, grazie 1000, vediamo se cambiamo ottica anche con il nostro gioco…

  5. gian 21 Settembre 2012, 12:56

    bellissima la disamina educativa finale, interessante l’analisi tecnica iniziale; se sulla prima non posso che essere d’accordo ed applaudire, sulla seconda mi piacerebbe discutere.
    se è vero che la spettacolarità del gioco è utile per vendere il prodotto rugby anche ai non addetti ai lavori e, di conseguenza, crei giocatori e sistemi di gioco più adatti a farti vincere comunque le partite facendo vedere gran corse e facendo girare la palla così da avere più clienti disposti a guardare, è anche vero che in questa logica il regolamento spinge sempre di più, anche i più riottosi, ad adattarsi a questi moduli di gioco, magari non avendone l’attitudine mentale e caratteriale, ancorprima che i fisici, le abilità tecniche o una leva tale da selezionare un certo tipo di giocatori.
    penso che tu ricordi bene i tempi in cui la battaglia davanti era la base per decidere come giocare una partita, ma allora la touche veniva fatta con i saltatori che non potevano essere toccati dai compagni quindi il possesso era ben lungi da essere sicuro ed anzi si contestava sempre, non appena toccavi terra dovevi mollare la palla e non avevi tempo per sistemarti girarti o rigirarti e allora grandi battaglie di spinta ruck e controruck con 6/7 mischiaroli impegnati a combattere, altro che miniunits, maul che duravano minuti con gente che entrava da tutti i lati e anche lì bisogno di tanti uomini per entrambe le squadre, la possibilità di tenere la palla dentro in eterno, mischie che vincevano la partita sull’entrate, perchè se eri messo male l’arbitro non fischiava, ti passavano sopra gli altri.
    con questo non voglio dire che era meglio prima o adesso, bisogna valutare anche che con i fisici attuali certi scherzetti di 20 anni fa ti rovinerebbero la vita oltre che stroncarti la carriera, ma è certo che meno uomini e meno bisogno di combattimento per il mantenimento o la conquista della palla e limitazioni nel tempo e nell’organizzaione di un gioco chiuso comportano di per se stessi una forzatura nello sfruttare di più il gioco aperto, anche perchè il fatto di avere più uomini “fuori” limita anche il gioco al piede, trovando un campo più coperto.
    non ritengo, dunque, sia una scelta del tutto voluta, ma, piuttosto, un adattamento ad un tipo di gioco per certi versi nuovo e diverso.

  6. giulio1993 21 Settembre 2012, 13:27

    Sottoscrivo in pieno!!!!bravo è così che si ragiona!!!!!

  7. madflyhalf 21 Settembre 2012, 14:20

    Splendido articolo.

    Tristissimo il fatto che, secondo me, “noi” continueremo ad andare in direzione opposta per altri 4 anni.

    Quando di recente ho letto:

    «Il discorso è più complesso. A 19 anni i nostri ragazzi non hanno la maturità fisica dei britannici. Per non parlare dei coetanei dell’emisfero sud. Il gap lo colmiamo solo verso i 22-23 anni».

    «Beh, i certi ruoli dovremmo individuare qualche isolano (del Sud Pacifico; ndr) che a 16-17 anni sia disponibile e farlo crescere da noi. Ormai lo fanno tutti, persino inglesi e francesi. Non dico cinquanta, qualcuno»

    Oltre a un grosso prurito alle mani, ho pensato che non ci fosse speranza per il nostro rugby.

    Poi per fortuna c’è ancora gente che scrive articoli come questo che mi tira su il morale.

    Grazie! 😀

    • gsp 21 Settembre 2012, 15:08

      Il discorso della maturazione l’ha detto in questi termini anche munari. Io personalmente non riesco a vederci una spiegazione scientifica

      • MarkElla 21 Settembre 2012, 15:24

        in realtà Munari ha detto il contrario
        ha detto (cito a memoria) “se non riusciamo a colmare il gap che ci separa dai nostri competitor nelle fasi giovanili, qualcuno mi spiega in che modo speriamo di colmarlo dopo”
        era riferito più che altro all’organizzazione di gioco e soprattutto alla tecnica individuale…
        la fisicità non è molto importante posso assicurarvi che per costruire un bel fisico ci vogliono due anni di allenamento ben fatto e ciò vale per qualsiasi età dai 18 ai 30 passati..

        per avere dei buoni skills quanto tempo ci vuole?? e soprattutto è necessario iniziare da giovani/giovanissimi quando il cervello è più in grado di acquisire nuove tecniche…
        .. a 20 anni passati è difficilissimo rifinire gli skills, mentre il fisico te lo puoi ancora fare senza problemi

    • gsp 21 Settembre 2012, 15:10

      L’altra parte del discorso e’ oggetivamente cosi’ purtroppo. Per alcuni versi andrebbe megli sistematizzato in una struttura seria e programmata tipo exiles.

  8. M. 21 Settembre 2012, 14:23

    Sottolineo la questione dell’abbandono in età giovanile. Guardate le serie C: sono piene di “vecchietti” trent’enni se non quarantenni. Negli altri sport il divario non è così grosso e la “varietà” di età nelle prime squadre è molto più presente.
    E’ anche difficile tenere le generazioni della playstation al campo, in generale si stancano prima, si annoiano subito, ci vuole una fortissima determinazione da parte degli allenatori e del gruppo. Non parlo volutamente dei genitori perché molto spesso meglio che proprio non si fanno vedere… 🙁

    • IronJones 21 Settembre 2012, 17:05

      Sarà che siamo in una realtà in divenire, ma da noi non è così pieno di trentenni e quarantenni. Si pensi anche che i migliori giovani prospetti, se possono, vanno a giocare nelle serie semi-pro. Le serie C sono dei campionati di livello amatoriale con un gap importante (soprattutto in certe zone) con la serie superiore e sicuramente rispetto ad altre nazioni la nostra serie C è molto più scadente di un federal 3 francese o di una serie B spagnola.

  9. Davide G. 21 Settembre 2012, 15:20

    Io credo invece che molto dipenda dagli insegnanti. Se fin da piccoli gli insegni a passare la palla significa che c’è un maggior coinvolgimento di tutti i ragazzi, mentre alle molte partite a cui ho assistito lo schema è sempre quello: palla al più grosso e via di sfondamento, con bimbi che toccano sì e no 2 volte la palla nel corso della partita. La scena è quella di un moscone impazzito che gira per il campo con la palla con dietro e davanti un nugolo di mosche vorticanti (senza offesa alcuna per i bimbi, è solo un’immagine evocativa ovviamente). Naturalmente alla lunga chi tocca meno palloni si stufa e cerca altri sport di maggior integrazione.
    Mi rendo conto benissimo di quanto sia difficile partire subito gettando certe basi e disciplinare dei bambini in un gioco organizzato, ma se non si cominciano ad aumentare gli sforzi in questo senso il destino appare segnato.
    Bravo Antonio.

  10. mistral 21 Settembre 2012, 15:58

    le riflessioni espresse da antonio raimondi trovano una interessante analisi complementare in villepreux, per chi ha voglia di leggerselo tutto: http://www.rugbyrama.fr/pierre-villepreux_blog105/l-attaque-est-elle-dans-une-impasse_post1050504/blogpostfull.shtml
    secondo lui, le nuove regole privilegiano un gioco difensivo “leggero” ed un rapido e reciproco turn-over, obbligando l’attacco ad essere sempre più innovante e slegato dagli schemi classici…diverse angolazioni di lettura e diverso approccio, ma stesso risultato, il rugby è sempre più dinamico anche nelle sue fasi statiche…

  11. Katmandu 21 Settembre 2012, 16:27

    Queata volta per commentare ti darò del tu “brain is better than brawn” come il famigerato progetto ascione che secondo me non bisogna nemmeno prendere in considerazione anche perchè la definizione che mi piace di più del rugby è adattamento in movimento
    Ma de ex 3/4credo che sopratutto nell’alto livello il campo in perfette condizioni come facevi notare tu avvantaggia i più bravi ma fino a che esisterà la mischia le maul la possibilità di contestare ruck e touche e i campi di fango io continuerò a vedere le partite
    Il league è bello ma non mi appassiona

  12. gsp 21 Settembre 2012, 16:41

    No, no, ha detto esatramente cosi’ empiricamente’ e’ un dato di fatto. Io penso che non sia necessariamente cosi’.

  13. Lorenzo70 21 Settembre 2012, 16:46

    Sono d’accordo con il ragionamento esposto, a mio avviso ritengo che il gap più grosso da sanare per il nostro movimento è quello relativo alla qualità degli allenatori soprattutto delle squadre dei piccoli, fino alla U12 in particolare. Al primo momento hanno accesso molte persone che pur animate dalle migliori intenzioni sono molto lontane dalle competenze tecniche necessarie per svolgere in maniera efficace questo lavoro. Inoltre finchè i comitati regionali continueranno a convogare nelle selezioni U15/16/ ecc. solo i fanciulli più pasciuti valutando il parametro della stazza come elemento fondamentale di giudizio, temo che per vedere i progressi auspicati servirà aspettare ancora un pò! Un caro saluto a tutti e grazie alla redazione per questo strumento. A presto

    Lorenzo

  14. madflyhalf 21 Settembre 2012, 16:50

    Sì, ma il gap globale esistente non è certamente ascrivibile al solo divario fisico!

    Tutt’altro.
    E’ che ovunque nel mondo prendono un 16enne tecnicamente ben preparato e gli dicono “fai un po’ di lavoro fisico che ti servirà”
    Da noi prendono un gigantone e gli dicono “ora ti insegnamo a giocare”.

    Perché la cultura che la FIR diffonde è che le skills non si insegnano prima dei 16 anni.

    Se James O’Connor avesse imparato ciò che sa dopo i 16 anni, sarebbe un giocatore da Serie B se va bene.

    • MarkElla 21 Settembre 2012, 19:17

      pienamente d’accordo…

      è quello che penso sia il più grande problema della formazione dei giocatori di rugby italiani

  15. madflyhalf 21 Settembre 2012, 16:58

    E il punto è: siamo noi un paese (movimento) in grado di scegliere i giovani in base a parametri fisici e non tecnici?

    La risposta è una sola: NO.

    Non lo fa nessuno, nemmeno chi ha un movimento in crisi come l’Australia che altrimenti al posto di O’Connor avrebbe fatto esordire il cugino di Tuqiri (Nasiganiyavi che è 122kg ed era ex u.20), al posto di Rob Horne o Fainga’a userebbero Tom Carter o Mitch Inman grandi grossi e… beh 100 e rotti kg sprecati.

  16. josiah 21 Settembre 2012, 17:05

    Scusate non c’entra molto con l’argomento, ma noto che qui ci sono molti esperti e io ho una domanda sul regolamento (mi sono avvicinato da poco a questo magnifico sport). Vi ringrazio tantissimo per i chiarimenti che mi darete. La domanda è la seguente:
    secondo wikipedia, la RUCK “è una situazione di gioco del rugby che si costituisce quando uno o più giocatori avversari si trovano a contatto l’uno contro l’altro per contendersi il pallone a terra, con i compagni di squadra legati almeno tramite un braccio… I giocatori che partecipano a un ruck possono toccare il pallone solamente coi piedi”.
    Ma allora non capisco il ruolo del GRILLOTALPA: se il ruck si forma con pallone a terra, anche solo con un giocatore per parte e non si possono usare le mani, perché allora al giocatore “grillotalpa” è concesso cercare di prendere il pallone con le mani dopo un placcaggio? Anche in presenza degli avversari che già fanno pulizia? Non è già RUCK appena il pallone tocca terra?

    Grazie grazie grazie per darmi delle risposte chiare

    • Katmandu 21 Settembre 2012, 17:17

      No la ruck si forma con un minimo di 3 giocatori placcato placcatore e il primo sostegno (non importa se di attacco o difensivo) quindi il primo che arriva in piedi (ed entra dal gate) può intervenire sul pallone con le mani quello è un grillo talpa
      Una volta una volta che aveva messo le mani sulla palla nessuno poteva fagliele togliere a meno di non intervenire sul grillo talpa oggi invece il grillo talpa deve superare la linea della palla per prenderla

    • Antonio Raimondi 21 Settembre 2012, 17:52

      Per avere le idee chiare è meglio prendere in mano il regolamento che puoi trovare su http://www.federugby.it o anche su http://www.irb.com (c’è anche la versione in italiano). La definizione di ruck è questa: “Un ruck è una fase di gioco dove uno o più giocatori di ciascuna squadra sono
      sui loro piedi, a contatto fisico tra loro, sopra il pallone a terra. Il gioco aperto si è concluso. I giocatori effettuano il rucking quando sono in un ruck e utilizzano i piedi per cercare di conquistare o mantenere il possesso del pallone, senza commettere falli d’antigioco”. Il grillotalpa ha la possibilità di intervenire con le mani, prima che si formi un ruck.

      • gian 21 Settembre 2012, 19:31

        se non sbaglio è l’arbitro a chiamare ruck e hands off (via le mani) quando ritiene che il raggruppamento si trasformi effettivamente in ruck

  17. madflyhalf 21 Settembre 2012, 17:48

    Confusione.
    Il ruck si forma con la palla a terra, e almeno un uomo per ciascuna squadra in piedi sopra di essa in contesa tramite la spinta.
    Non serve né placcato né placcatore. Io posso piantare giù il pallone per terra tra me e il mio avversario e poi mettermi a spingere. Quello è un ruck

    Il grillotalpa è colui che contesta il possesso del pallone in fase di placcaggio (breakdown), ma senza (ancora) la situazione del ruck, semplicemente di uomo a terra placcato col pallone.

    Se sono il placcatore (quindi colui che porta a terra il portatore del pallone e va a terra con lui) posso contestare la palla se appena a terra rilascio immediatamente l’uomo e mi alzo sulle mie gambe.

    Se non sono il placcatore devo ovviamente essere in piedi e passare dal gate.

    La figura del grillotalpa non esiste formalmente, si disciplina cosa è ruck, come si contesta il possesso in ruck (non con le mani!), come finisce un ruck.

    Il “grillotalpa” non può esistere dopo che il ruck si forma, in quel momento si può contestare il possesso solo con la spinta o con i piedi. Può esserci prima della formazione del ruck.

  18. josiah 21 Settembre 2012, 17:50

    Grazie Katmandu… ma ho ancora un dubbio: tu dici che la ruck si forma con minimo 3 giocatori. Ma se contiamo il placcatore e il placcato… il grillotalpa è il terzo giocatore! quindi come dici tu c’è già la RUCK e nessuno dovrebbe toccare il pallone con le mani. Scusa sai… è che voglio capire bene

  19. josiah 21 Settembre 2012, 17:58

    ok madflyhalf, ho capito! quindi la ruck c’è quando ci sono 2 o più giocatori in piedi l’uno contro l’altro! Ma se nel mentre il grillotalpa sta cercando di raccogliere il pallone da terra, arriva un avversario a spingere… in quel momento è RUCK? perchè sono 2 in piedi uno di fronte all’altro. In quel momento il grillotalpa deve lasciare il pallone?

  20. rubenargo 21 Settembre 2012, 18:09

    JOSIAH è più semplice di quel che pensi. Il grillotalpa (termine coniato dal nostro grandissimo Munari) può intervenire con le mani sul pallone solo se entra dal gate e prima che arrivi il sostegno avversario sul placcato. Se il placcato non lascia la palla quando arriva il grillotalpa e il suo sostegno non è ancora arrivato commette “tenuto”. Il grillotalpa una volta che inizia la sua azione può portarla a termine, è compito del sostegno avversario spingerlo via. Tutto chiaro?
    bene

  21. madflyhalf 21 Settembre 2012, 18:09

    Zona grigia per gli arbitri.
    Per un po’ c’era la direttiva di dire “via le mani”. Poi si sperimentò la regola (mi pare qui da noi nel 2007-2008 o stagione successiva) che chi contestava il pallone con le mani aveva il diritto di lasciarle anche con la formazione del ruck.
    Solo che veniva a crearsi una confusione allucinante e aumentavano le fischiate per palla ingiocabile.

    Credo che ora si sia fatto più o meno formalmente, un passo indietro, tocca però all’arbitro decidere cosa è tenuto e cosa è mani in ruck.
    E’ una zona grigia in cui ogni arbitro ha un metro di giudizio, ma spesso dipende dalla situazione: velocità di chi contesta, tempi del sostegno etc…

    Se guardi Pocock ad esempio è prima di tutto veloce!
    Poi scaltri gli Aussie e i Force, con lui usano la tattica di non farlo placcare così spesso, in modo che sia il primo in piedi ad arrivare al bd, vedi semifinale RWC vs. Sudafrica.
    Dove comunque, al di là di questo e di un arbitro poco deciso, i tempi del sostegno Saffa e la sua qualità (2 su 3 erano off feet) erano schifosi!

  22. josiah 21 Settembre 2012, 18:15

    cacchio madflyhalf, sei un’enciclopedia!
    Grazie, sei in gamba!
    mi piacerebbe sentire anche Munari su questo (ho scoperto che il grillotalpa è una invenzione sua… cioè il nome) ma forse pretendo troppo.
    Ti devo una birra!

    • mezeena10 22 Settembre 2012, 01:16

      in realtà del figlio di munari, come raccontato da lui stesso in passato..a me la birra no??? 🙂

  23. josiah 21 Settembre 2012, 18:15

    grazie anche a rubenargo, semplice e chiaro

  24. rubenargo 21 Settembre 2012, 18:20

    comunque ha ragione madflyhalf, la situazione di breakdown a volte è talmente veloce che diventa quasi impossibile stabilire se arriva prima il grillotalpa o il sostegno. Se arrivano insieme NIENTE MANI, se arriva prima il grillotalpa può cercare di prendere il pallone. ma è uno dei punti caldi del regolamento. Come il sealing off o l’ostruzione al sostegno in fase di bd.

    comunque Josiah benvenuto nel mondo ovale!

  25. El bauco 21 Settembre 2012, 18:29

    Ottima analisi Antonio, ma come sappiamo bene da noi le cose le interpretiamo sempre all’italiana. Alle giovanili allenano solo pensionati e studenti con un pò di tempo libero, che a parte l’entusiasmo non hanno altro da dare.
    E poi vige sempre la regola (appresa dal calcio) del “portare a casa la partita”
    Nessuna strategia di analisi delle potenzialità dei ragazzini, della loro personalità, solo palla al più grosso e via. Strategie e metodologie per la crescita dei ragazzi? Zero. E i risultati si vedono quando le nostre nazionali minori vanno in campo.

    • Nero Luis 21 Settembre 2012, 19:52

      Eccellente Bauco !
      é tutto li, dopo anni in italia, devo dire che son ben pocchi i club che lavorano seriamente con i ragazzini… Ho letto tutto e ho visto di più, ma poco di persone veramente capacitate per insegnare… INSEGNANTI ! Ma non di scuola, persone di rugby che si COMPROMETTANO ! Solo cosi gli stessi giocatori provano a trovare compromesso !
      Non condivido che si devano portare giocatori dall’estero, anche se gli altri lo fanno, deve essere l’ultimo riccorso, non il primo, il primo sono i ragazzini… Portei srcivere altro, ma penso che i migliori allenatori di ogni club deve stare nel rugby infanto-giovanile, non nelle prime squadre, cuando l’italiano medio si renda conto, dopo alcuni anni si vedranno i risultati, come argentino-italiano sono dispiaciutto con questo fatto, nessuno vuole scendere, sembra che non sei nessuno se alleni i bambini, E NON AVETE IDEA QUANTO E BELLO VEDERE COME CRESCONO !!! Abbraccio !

      • Nero Luis 21 Settembre 2012, 19:59
      • El bauco 23 Settembre 2012, 17:21

        Infatti, quello che sostengo io da tempo è che invece di andare a “copiare” lo stile di gioco degli AB o dell’Australia dovremmo andare a imparare come queste nazioni tirano su i ragazzini. Noi invece vogliamo la torta finita senza sapere gli ingredienti.
        Da noi ho visto “tecnici” che vogliono insegnare agli U15 il gioco strutturato senza insegnargli prima i fondamentali.
        ciao

  26. Katmandu 21 Settembre 2012, 20:52

    @josiah ha ragione madflyhalf sulla ruck io l’ho confusa con il raggruppamento (che determina linee di fupri gioco e può avvenore anche in piedi) comunque per semplificare al massimo il il grillotalpa è il primo in piedi che può intervenire su un pallone a terra ma è anche quel personaggio che in un raggruppamento in difesa fa il lavoro sporco e riesce a rallentare l’uscita del pallone per permettere alla difesa di rischierarsi i migliori a fare questo tipo di laavoro mac caw phil waugh betzen

  27. Sator Arepo 22 Settembre 2012, 06:49

    Articolo stupendo. Se in Europa manca l’umiltà di ammettere che i più forti sono tali, sarà impossibile capire dove lavorare per arrivare al loro livello. E per l’appunto, skills e decision making sono quello che i migliori movimenti al mondo insegnano ai loro praticanti, fin da piccolini.
    Grazie Antonio.

  28. davide p. 23 Settembre 2012, 21:18

    Un inchino dovuto ad Antonio.

    Quello che mi sento di dire per quanto riguarda il rugby ‘spettacolo’ e che nessuno investirebbe tanti soldini in uno sport se non c’è spettacolo e quindi audience. Non ho dati alla mano della media mete degli anni passati della premier ma il rugby ‘positivo’ si pratica da alcuni anni nel super 14-15 con lo stesso ritmo di mete nel generale e nel particolare ( per fare un esempio quest’anno i tosti Reds si sono beccati otto mete in casa Bulls). Più che aria differente, di fronte alla mole degli investimenti, io parlerei quasi di plagio o ritardo nel rugby positive: tutto quà.
    Il rugby si è evoluto molto col passaggio al professionismo e con esso il livello delle prestazioni che di certo non ruotano sull’ innovazione del placcaggio o della spinta in mischia. Skills personali e freddezza del gesto eseguito sono state il naturale trampolino dello spettacolo di un rugby in continua evoluzione. Un altra situazione sul quale penso evolverà questo sport e che appare l’unico terreno ancora inesplorato realmente sarà nell’organizzare ‘giocate’ sia da gioco ripreso che in piena multifase: nell’ attuale partita di rugby sono sempre state poche le sortite organizzate rispetto al semplice allargare il pallone e cercare lo spazio ma quando una di questa, la sortita, è messa in atto, fa spettacolo ed è qualche volta anche funzionale ( basta pensare all’ultima meta di Habana). Alla base di questa evoluzione dello spettacolo vi è sempre l’azzardo della novità, altrimenti destinato ad ingrigirsi di polvere.

  29. tareka62 24 Settembre 2012, 15:17

    Commenti molto interessanti…tutti. A mio parere la grande differenza purtroppo si vede ancora a livello giovanile: quando la nostra U20 le prende sonoramente da 4/5 nazionali in europa, vuol dire che il livello tecnico individuale e collettivo è ancora lontano anno luce. E’ chiaro poi che durante il passaggio a senior, con l’inserimento di equiparati e vari giocatori che vanno all’estero, questo gap si riduce un po, permettendoci di tanto in tanto qualche vittoria. Concordo quindi con la visione di molti sul fatto che se debba investire a livello giovanile, reclutando non solo armadi a 4 ante, ma soprattutto atleti polivalenti, insegnando loro da subito i fondamentali, scremando piu’ in là gli atleti migliori inserendoli in stage di formazione altamente qualificati.

  30. darios16 25 Settembre 2012, 18:12

    raimondi conferma di essere una persona intelligente oltre che profondo conoscitore delle dinamiche del rugby.Oramai è chiaro che il famoso “progetto altezza” è fallito,lo dicono i risultati delle nazionali giovanili.E’ veramente strano che non si consideri il talento ma il fisico, a16 anni dire ad un ragazzo “sei troppo basso” mi sembra un assurdità tanto più che dopo nella finale dei mondiali in campo si vede un 10 che non mi sembrava un colosso!!!
    Ho visto gli AB a milano e neanche Carter mi sembrava altissimo,ma forse chi lo ha selezionato a 16 anni guardava altro.I ragazzi devono conoscere e capire il gioco e non eseguire pedestremente gli ordini dell’allenatore,diamogli modo di esprimersi,se c’è il talento verrà fuori.
    Lavorando si sbaglia e la buonafede non è in discussione ma nascondersi dietro il palo della luce è poco intelligente e non serve alla causa,che dovrebbe essere il bene del movimento e non il mantenimento di qualche posizione,i tecnici vanno seguiti,coinvolti e incoraggiati visto che la maggior parte di essi ruba il tempo alla famiglia per andare in campo,se poi non sono all’altezza lo capiranno da soli o,nella peggiore delle ipotesi,chi è preposto dovrà dirglielo.

  31. 555 Carlo 28 Settembre 2012, 12:38

    In effetti quando si fanno i corsi allenatori viene proprio spiegato che noi non siamo l’Inghilterra o la francia e dobbiamo ragionare in termini di comprensione del gioco e allenare meno le skills individuali…. anche a me sembrava una cosa poco saggia…. se fai tutto bene e poi non sai fare un passaggio di 5 metri per mandare un tuo compagno in meta…. no so quanto ne valga la pena…. :-)) Comunque sono punti vista. Condivisibili o meno. saluti!

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