Scuola, educazione, rugby e vita: le tre regole di Settimio

Un professore dallo “strano” metodo educativo. E un parco, un preside, un sindaco… Marco Pastonesi racconta una storia

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Emy 17 Settembre 2012, 15:12

    Come sa raccontare il rugby lui, lo sanno fare in pochi!
    Rugby dei grandi, rugby dei piccoli, rugby dei famosi e dei non famosi, rugby che sa di stadi ed erba verde e rugby che sa di “non c’è la tribuna” e polvere: non importa, il sapore di fondo per chi lo conosce è sempre lo stesso e pochi come Pastonesi sanno fartelo sentire leggendo quasi come lo sentiresti su un campo, con la tribuna o senza.
    (e oggi lo vado a salutare nei vicoli zeneisi! 🙂 )

  2. mistral 17 Settembre 2012, 16:03

    simpatica storiella, alcune belle immagini, alcuni luoghi comuni, buonismo a tutto spiano, se si sostituisce rugby con pallavolo o pallacanestro non cambia di una virgola… ci si attende cose più autentiche da una penna di tale calibro…

    • aristofane 17 Settembre 2012, 16:19

      Ma c’era il rugby, e non la pallavolo o il basket, vorrà pur dire qualcosa se questo prof. ha scelto il nostro sport. Una bella storia, soprattutto pensando al fatto che nella nostra scuola non si pratica questa disciplina (invece direi che pallavolo e basket monopolizzano lo scenario).

      • mistral 17 Settembre 2012, 16:32

        la mia non era una critica al soggetto, era puramente un parere su forma contenuto ed espressione, ma non certamente vincolante per nessuno… hasta il rugby siempre!

  3. coco_1962 17 Settembre 2012, 17:23

    bella storia. sono nel mondo della scuola da anni (i miei, quelli dei miei fratelli e quelli dei miei figli … un era !!) e sono pochissimi i maestri/professori non di ginnastica/attività motoria che affiancano alla didattica anche momenti formativi di altro genere. nella storia si racconta di rugby ma sarei contento ugualmente si parlasse anche di altri sport di squadra (non di calcio, per favore !!) tanto per far capire il rispetto per gli altri, la collaborazione, la generosità, il sacrificio, la determinazione al conseguimento di un obiettivo collettivo, …
    certo che il rugby è il massimo in questo senso ma i dubbi (e le paure) su la pratica di questo sport, sono quelle descritte da Pastonesi; a milano (città in cui vivo) il rugby è presente nelle scuole (alcune, non tutte) grazie al lavoro straordinario di educatori provenienti dai club milanesi che si fanno un mazzo così, tra mille difficoltà, proprio per scardinare i dubbi (e vincere le paure)

  4. Zeno 17 Settembre 2012, 17:28

    Ci sono due passaggi che secondo me specificano che solo di rugby si può trattare:
    1) ha pensato che ai suoi studenti, più che Omero e Manzoni, più che Dante e Calvino, mancasse proprio quel contatto muscolare e osseo, quell’invasione nella sfera personale altrui, quel rimettersi in gioco secondo un altro punto di vista,
    2) La prima: il pallone si passa solo con le mani, è vero che il regolamento consente l’uso anche dei piedi, ma lui dice che il pallone merita rispetto, andrebbe trattato con i guanti, però, in mancanza, vanno bene anche le dita nude. La seconda: il pallone si passa solo indietro, altrimenti sono capaci tutti. La terza: bisogna conquistare terra, terreno, territorio, fino a oltrepassare una linea che, per semplificare, chiameremo meta.

    soprattutto l’idea del pallone passato indietro mi ha sempre affascinato, dà a questo sport uno slancio tale da bilanciare quell’ignoranza che è necessaria per abbassare la testa ed andare a sbattere contro kgs e kgs lanciati contro di te.

    • mistral 17 Settembre 2012, 17:58

      condivido, è la parte che ho definito “belle immagini”… personalmente, ripeto, il resto è un po’ insulso e farcito di luoghi comuni: i diciottenni nelle medie inferiori, il prof di sinistra “illuminato”, il sindaco reazionario, la “cattiva” gelmini… non so, mi pare abbiano un po’ tagliato le ali al racconto ..

  5. socceria 18 Settembre 2012, 01:20

    Nel mio liceo avevamo un solo pallone da rugby,uno di quelli vecchi della Gilbert degli anni ’80 giallo con le cuciture nere.Bellissimo!Un giorno il professore disse a un tizio di andare a prendere i palloni.Questo torna con la rete dei palloni tondi in una mano e il Gilbert nell’altra.Posa la rete e senza pensarci tira un calcione all’ovale.Prende in pieno volto una ragazza che inizia a sanguinare a fiumi.
    Quell’anno non vedemmo mai più quel pallone. 🙁

  6. irene 18 Settembre 2012, 11:07

    @ mistral
    Strano che quasi tutto ciò che definisci “un po’ insulso” si riferisca a elementi politici di sinistra. Diciamo che questo mina pesantemente l’attendibilità delle tue critiche. La sensazione è che se il prof fosse stato liberista, il sindaco veterocomunista e il ministro “cattivo” Fioroni, il tuo giudizio sull’articolo sarebbe cambiato.

    • mistral 18 Settembre 2012, 15:03

      ho fatto una critica estetica e l’ho motivata, se poi qualcuno la pensa diversamente nulla in contrario, ritengo che l’impegno politico (soprattutto quando è banalizzato per luoghi comuni) tolga qualcosa all’arte, qualunque essa sia, e che gli stereotipi, da trent’anni a questa parte, siano sempre gli stessi… p.s. esistono ancora sindaci veterocomunisti? 😉

  7. borghy 20 Settembre 2012, 13:33

    Marco, Grazie 1000

  8. giobart 20 Settembre 2012, 14:10

    Bella storia, e solite magagne politiche, spero si arrivi ad un riformamento dell’attività motoria in Italia, la scuola deve offrire varie soluzioni, non solo il calcio pallavolo e basket.

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