Cinque spunti sul primo weekend di Champions Cup

La massima competizione europea per club è ricominciata con un primo turno subito molto interessante

ph. Reuters

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Il primo weekend di Champions Cup si è chiuso con poche sorprese e tante partite appassionanti, che confermano come il livello di tante sfide della massima competizione europea si avvicini parecchio al livello medio dei match del Sei Nazioni – tanto per fare un esempio -, sia per il numero di stelle che in campo sia per il ritmo e l’intensità viste in campo.

 

Piutau e Stockdale, i carnefici dei Wasps

I nordirlandesi hanno colto perfettamente l’ovale al balzo, sfruttando la crisi dei Wasps per lanciare un primo e importantissimo segnale nella ostica Pool 1. Dopo un primo tempo chiuso sul 3-6, gli Ulstermen hanno esaltato il Kingspan con due mete che hanno tolto ogni velleità di vittorie a degli inglesi abulici e a tratti irriconoscibili rispetto ad un anno fa, quando potevano vantare il rugby forse più spettacolare del continente. Ad acuire ulteriormente la crisi delle Vespe ci ha pensato la premiata ditta Piutau-Stockdale, fenomenali nel creare e segnare le marcature decisive per il 19-9 finale; i due hanno corso palla in mano per 183 metri, quasi la metà dei 411 corsi in totale dall’Ulster. Per Stockdale, classe 1996, una maglia da titolare per i test match di novembre con la sua Irlanda potrebbe non essere una semplice suggestione.

 

La Rochelle, la prima volta non si scorda mai

La scorsa stagione di Top 14 aveva consegnato all’élite del rugby europeo un volto nuovo, quello di La Rochelle. Gli Atlantici avevano chiuso al primo posto la regular season e sembravano avviati verso dei playoff altrettanto brillanti, salvo perdere in semifinale contro Tolone. In quest’inizio di stagione, i francesi hanno subito messo in chiaro che non si trattava di un semplice exploit, bensì di una realtà definita e consolidata (che abbraccerà presto Tawera Kerr-Barlow in rosa) come dimostrato anche contro gli Harlequins nella loro prima partita della storia in Champions Cup. L’emozione non ha sopraffatto gli ospiti, che hanno espugnato lo Stoop con una prestazione maiuscola, conquistando anche il bonus offensivo. A trascinare i transalpini il centro Doumayrou (due mete e 90 metri corsi palla in mano) e il solito Kevin Gourdon, autore di un assist, di sedici placcaggi e di una prestazione al solito molto completa (talmente completa che è stato pure ammonito).

 

Lo stop dei Warriors, la forza dei Chiefs

In un Sandy Park che ribolliva di passione, Chiefs e Warriors hanno confermato di essere due tra le squadre migliori d’Europa. A spuntarla sono stati i padroni di casa 24-15 con l’ultima meta decisiva per togliere il bonus difensivo agli scozzesi, segnata da un Sam Simmonds (classe 1994) finito anche nel mirino di Eddie Jones per la nazionale inglese. Nonostante la sconfitta (la prima in stagione), Glasgow ha continuato a ben impressionare per mole di gioco prodotta e la qualità nel costruire occasioni: i Warriors hanno 23 volte i difensori avversari, creando 11 break (contro gli 8 avversari) e riciclato il pallone 9 volte (contro 6), a dimostrazione della grande confidenza con cui giocano gli uomini di Dave Rennie. A fare la differenza è stata la disciplina, con ben 12 punizioni concesse dagli ospiti contro le sole 5 dei padroni di casa. Un gap fin troppo ampio, che ha consentito ai Chiefs di avere la superiorità nel possesso e nel territorio (61 e 68%) sfruttando la superiorità del proprio pack.

 

L’onnipotenza dei Saracens

Dopo aver rifilato ai Saints 55 punti nella prima giornata di Premiership, i Saracens si ripetono ma questa volta a domicilio, annegando Northampton sotto una pioggia di mete e migliorando di due punti la performance di inizio settembre. Mark McCall, Director of Rugby dei campioni in carica, ha definito la prestazione del Franklin’s Garden “la migliore della stagione”, anche perché questa volta il dominio dei rossoneri è stato totale e lungo ottanta minuti. Gli avanti hanno letteralmente arato il campo, rendendo la vita agevole ad un Farrell meraviglioso come sempre a giocare sulla linea del vantaggio e a servire cioccolatini con il difensore addosso. Quest’anno poi i rossoneri hanno a disposizione anche un’arma letale come Liam Williams, a suo agio con il sistema Saracens e in più ideale apriscatole delle difese avversarie anche partendo da fermo o quasi. Viste le premesse, i favoriti non possono che essere ancora loro.

 

La classe di Carbery e la forza di Henshaw

Senza Heaslip, Sexton, Ringrose e Kearney, il Leinster aveva bisogno come non mai di affidarsi alla classe purissima di Joey Carbery e alle straordinarie qualità difensive e alla cattiveria agonistica di Robbie Henshaw, due dei giocatori più importanti per coach Cullen. Nessuno dei due ha deluso le aspettative all’appuntamento contro Montpellier, autentica corazzata del Top 14 passata sotto la gestione di uno dei migliori tecnici sulla piazza, Vern Cotter. Gli irlandesi hanno battuto i francesi grazie a una splendida prestazione di Carbery, autore di una meta e di un pregevole assist a Barry Daly dopo aver dato una brusca accelerata alla manovra dublinese in una frazione di secondo. Anche Henshaw ha segnato una meta (sfruttando un pallone vagante), ma ha contribuito soprattutto in difesa con 11 placcaggi e 3 turnover, di cui uno particolarmente degno di nota su Nadolo, che lo aveva spostato di forza pochi secondi prima.

 

 

di Daniele Pansardi

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