Le sfide di Viadana e la corsa in Eccellenza: un tuffo nella nuova stagione con Filippo Frati

Il tecnico nocetano ci ha parlato della (dura) preparazione dei gialloneri, di nuove regole e di tempo effettivo

frati viadana rugby

ph. Ottavia Da Re

Filippo Frati è uno degli allenatori più riconoscibili del rugby italiano. Sia per lo stile di gioco che persegue, dedito alla ricerca dello spazio e del continuo movimento del pallone, sia per il sistema culturale che vuole costruire nel suo Viadana sin dal momento in cui si è insediato sulla panchina dei gialloneri nell’estate del 2016. Il nocetano sta cercando di trasferire la sua riconoscibilità anche alla sua squadra, responsabilizzando i suoi giocatori primariamente a livello comportamentale e poi a livello rugbistico. Un progetto ambizioso su cui il tecnico 45enne lavora da ormai un anno con il club mantovano, riportato ai playoff nella scorsa primavera grazie al quarto posto nella regular season. E la stagione che lo vede alla guida del Viadana è stato uno dei tanti temi toccati nella lunga intervista rilasciata dal coach a On Rugby, di cui pubblichiamo oggi la prima parte proprio relativa ai suoi gialloneri.

 


 

 

Com’è andata la preparazione e qual è il bilancio di queste settimane di lavoro?

Sono molto contento, soprattutto per come ho visto il gruppo che per quanto visto il campo. Tanti giocatori sono rimasti rispetto alla passata stagione. Anche tanti leader sono rimasti, per far sì che i tanti nuovi si integrassero, non solo rispetto al modo in cui vogliamo giocare ma anche nel modo in cui ci vogliamo comportare. L’inizio stagione è positivo. Poi viene il rugby, che metto in secondo piano perché lo ritengo una conseguenza di tutte queste cose che facciamo quotidianamente. In campo le cose sono state positive perché abbiamo disputato una buonissima partita a Firenze contro una squadra neopromossa ma che ha una rosa allestita per dispuare una grande stagione. Al di là del risultato, abbiamo giocato un buon rugby e siamo già più avanti rispetto allo stesso punto in cui eravamo l’anno scorso. Non vediamo l’ora di cominciare. E c’è anche un’altra considerazione da fare.

 

Prego.

Con il preparatore atletico Sebastiano Peri abbiamo volutamente alzato l’asticella rispetto all’anno scorso. Ci siamo allenati per tutti i giorni da lunedì a sabato. La prima sessione di allenamenti era alle 6 di mattina, e anche in questo senso è stata molto confortante la risposta dei ragazzi. Nessuno si è lamentato e hanno lavorato tutti in maniera molto dura. Questo è il mio decimo anno da capo allenatore in una squadra seniores e penso che questa sia stata la preparazione più dura che abbiamo fatto sostenere ad una squadra.

 

Con questa preparazione molto dura c’è il timore di una partenza lenta per smaltire i carichi di lavoro?

Proprio in virtù del fatto che il calendario prevede, dalla prima giornata contro I Medicei fino a Natale, un solo weekend di riposo a differenza dell’anno scorso. Bisognerà esser pronti a giocare tutti i sabati per tante settimane consecutive. Abbiamo la necessità di parte il più forte possibile. Questo timore non c’è.

 

Giocare molte più partite rispetto ad avere tanti buchi nel calendario non può che essere solo una cosa positiva…

Assolutamente. Infatti sono convinto che la decisione di portare il campionato di Eccellenza a 12 squadre sia molto importante, anche perché si avrà la possibilità di giocare con più continuità.

 

Che impressioni ha avuto dall’ultimo test contro il Mogliano (finito 28-27 per i gialloneri, ndr)?

Ho avuto risposte positive, anche per i rientri di alcuni giocatori come Gregorio, Garfagnoli, Delnevo. C’è stata anche la conferma che c’è tanto lavoro da fare, abbiamo un progetto di gioco complesso. Siamo stati poco precisi quando c’è stato da rifinire. È stata una partita divertente.

 

A proposito di gruppo e responsabilità: quant’è stato difficile riuscire a trasmettere i valori di questo sistema culturale che vuoi creare a Viadana? Soprattutto per la presenza di tanti ragazzi molto giovani.

La grande sfida per un allenatore è anche quella di cambiare alcune abitudini sbagliate. Uno non si comporta male perché è una cattiva persona, ma semplicemente non si comporta come vorrei che facesse, portandosi dietro abitudini che provengono da influenze sbagliate, che possono essere le esperienze con altri allenatori. Per esempio, se uno si dimentica di raccogliere le bottigliette – la pulizia degli ambienti in cui lavoriamo è imprescindibile – non è perché è una persona cattiva o perché non vuole comportarsi in un certo modo, ma perché si porta dietro delle abitudini sbagliate. Sono le cose più difficili su cui lavorare, ma siamo comunque più avanti rispetto all’anno scorso perché i giovani hanno l’esempio dei giocatori più esperti. Chiamarli esperti poi mi risulta difficile, perché quelli più anziani hanno 25 anni. Tutti i ragazzi dell’anno scorso hanno capito cosa voglio e cosa sto cercando di portare avanti, e questa è la cosa più importante. L’ultima stagione ha fatto capire che, lavorando in un certo modo, i risultati arrivano.

 

Venendo alla costruzione della squadra, abbiamo visto in questo precampionato Biondelli come apertura e Ormson al centro. È un esperimento o una soluzione che può diventare stabile?

Abbiamo cominciato sempre le partite così, stiamo lavorando con questo schieramento principalmente perché Pavan e Menon saranno fuori fino a dicembre perché sono reduci da un intervento al ginocchio. Questo schema è stato un po’ forzato dall’assenza di questi due giocatori, che sono fondamentali per il nostro gioco. Devo dire che con Biondelli e Ormson la squadra sta giocando molto bene nelle uscite fatte finora. È partito come esperimento, ma se si dovessero confermare nel corso del campionato sarebbe difficile modificare questo assetto.

 

Si sentirà di meno l’assenza di Brex e Bronzini con un sistema del genere?

Si spera. Rispetto all’anno scorso abbiamo perso sette titolari e li abbiamo sostituiti – e questa è la grande scommessa in cui ci siamo lanciati – con ragazzi giovani, provenienti dalla seconda squadra e dal settore giovanile. Per il momento sono veramente contentissimo di questa politica portata avanti quest’anno. È una cosa su cui abbiamo ragionato, non è stata dettata da problemi economici o altro. Non essendoci retrocessioni, e considerando la qualità del settore giovanile e della seconda squadra, era nostro dovere provare a testare questi giocatori a questo livello.

 

È una scommessa fatta da tanti probabilmente in questa stagione.

Ma giustamente, anche se secondo me non come noi. Ho contato che, dei 40 giocatori che abbiamo visto durante la preparazione, diciotto arrivano al nostro settore giovanile. Quasi il 50%, che per una cittadina di 20.000 abitanti è un numero esorbitante. Ovviamente non è un mettere le mani avanti, perché vogliamo riconfermare il quarto posto dell’anno scorso e cercare anche di fare meglio, consapevoli che comunque sarà una sfida dura. Dovremo anche vedere come reagiranno i giocatori nuovi a questo livello.

 

Capitolo mischia: quella di Viadana è stata una tra le più forti lo scorso anno, ma quanto possono influire invece le nuove regole, soprattutto l’obbligo di tallonare il pallone?

C’è un grande punto interrogativo, non solo per noi ma anche per le altre squadre. Lo scorso anno la nostra mischia è stata una delle più performanti, tante vittorie sono state costruite proprio su grandi prestazioni della nostra mischia chiusa. Abbiamo cambiato l’allenatore degli avanti rispetto all’anno scorso, promuovendo Sciamanna dal nostro settore giovanile anche pensando a questa cosa. Gamboa (il predecessore di Sciamanna, ndr) è un allenatore argentino bravissimo ma che fa un certo tipo con la mischia chiusa; con lui non si tallonava. Sciamanna è un allenatore che vede la mischia in un modo diverso da Gamboa, ed è stato forse più facile adattarsi a questa nuova regola. Per il momento non ci sono stati problemi, ma c’è un grande punto interrogativo dopo le prime uscite perché ho notato che tra la partita di Firenze e il Trofeo Pedrini c’è stata poca uniformità di giudizio a riguardo. A questo proposito sarà molto importante la riunione che ci sarà a Bologna con tutti i tecnici dell’Eccellenza e il settore arbitrale, e questo sarà uno dei punti più importanti sul banco. Sarà molto importante capire cosa vogliono gli arbitri da noi.

 

Queste nuove regole vanno in favore di una maggiore ball in play e di una maggiore spettacolarizzazione del gioco: il Viadana può esserne favorito, visto che il vostro credo è quello di muovere molto il pallone e di tenerlo sempre vivo?

Esatto. È la cosa bella di questo cambio. Siamo tra i più contenti perché non è segreto che a me piaccia giocare un rugby di movimento e palla in mano. E non è nemmeno un caso che le statistiche che ci dicono che, le volte in cui abbiamo giocato meno palla in mano, lo scorso anno abbiamo perso. In tutte le partite in cui ci sono stati più di 30′ di gioco abbiamo raccolto tante soddisfazioni. Da questo punto di vista ci fa molto piacere. Il nostro obiettivo è quello di giocare il più possibile, di alzare i tempi di gioco e l’intensità della partita. È per questo che ci siamo allenati quest’estate, è per questo che abbiamo fatto una preparazione molto più dura. Dall’amichevole di Firenze è arrivato un dato confortante: il tempo di ball in play è stato di 38 minuti e 10 secondi, che è un dato enorme per quelli che sono i numeri dell’Eccellenza.

 

Un dato, quello sul tempo effettivo di gioco, che è migliorato nel corso delle stagioni in Eccellenza.

Sì, è migliorato sicuramente rispetto a due anni fa, quando si giocavano 26-27 minuti. Una cosa ridicola. Anche perché è dove sta andando il rugby in tutto il mondo. E vorrei aggiungere un’altra cosa.

 

Tipo?

Al di là del regolamento, i primi che hanno il dovere di lavorare per alzare il minutaggio di gioco siamo noi allenatori, con le istruzioni che diamo ai nostri giocatori su come giocare. Su questo non c’è regolamento che tenga, perché se ad ogni touche si fa un drive, o se ad ogni punto d’incontro si fa un pick&go, allora è finita.

 

Per quanto riguarda la lotta playoff, c’è qualche squadra dalle retrovie che potrebbe diventare la sorpresa?

Le Fiamme Oro si sono rinforzate, San Donà si è rinforzato, Mogliano si è rinforzato, Reggio si è rinforzato, la stessa neopromossa Medicei hanno fatto una bella rosa. Ne ho nominate tante, poi penso che anche la Lazio si sia rinforzata rispetto all’anno scorso, anche perché è un anno che lavorano con questo allenatore che ha fatto molto bene. Anche giocare a Roma sarà molto più difficile. Come non mai negli ultimi anni penso che sarà un campionato molto equilibrato. Guardando lì davanti, penso che Rovigo con gli addii di Rodriguez e Basson abbia perso qualcosa, così come Calvisano, soprattutto per le partenze di uomini importanti in prima linea.

 

Roberto Avesani
Daniele Pansardi

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