Il rugby moldavo, tra emozione Continental Shield e difficoltà

Nella finale tutta russa in campo tre giocatori del paese. Che vive un momento di abbandono

rugby moldavia

ph. Petru Clej

La finale della prima edizione dello Continental Shield si è giocata di fronte a centinaia di spettatori ad Edimburgo, in uno dei campi adiacenti al Bt Murrayfield. Ed è stato un affare tutto russo.

O meglio, un affare tutto interno alla città di Krasnoyarsk, tra le due squadre che hanno dominato a livello nazionale negli ultimi 20 anni: Enisei STM e Krasny Yar, che ha fatto registrare la vittoria dei primi con il punteggio di 36-8. Dei 46 giocatori in lista gara, più di un quarto – 13 – non sono nati in Russia: sette georgiani, tre moldavi, due tongani e un lettone. A fine gara, nelle parole dei tre giocatori moldavi – il seconda linea Maxim Gargalîc (Enisei), il numero otto Oleg Prepeliță (Krasny Yar) e il compagno di squadra Victor Arhip, c’è tutta la soddisfazione di aver potuto giocare in un simile contesto.

 

 

Tutta l’emozione dei tre giocatori moldavi

“Sono pieno di emozione, gioia e felicità. Abbiamo festeggiato nello spogliatoio, è una cosa che capita una volta nella vita – racconta al fischio finale Gargalîc, mostrando fiero la medaglia conquistata – Ho segnato una meta grazie al mio compagno che ha trovato lo spazio. E’ un momento che non dimenticherò mai“.

Emozione ma delusione per la sconfitta nelle parole di Prepeliță. “E’ la prima volta che gioco in una delle Home Unions, un posto dove il rugby la fa da padrone. Oggi purtroppo abbiamo giocato male, forse la nostra peggior partita degli ultimi cinque anni”. Gli fanno eco le parole del compagno di squadra Arhip: “Da quando sono piccolo sogno di giocare a questo livello. Non importa se abbiamo perso, l’importante era giocare questa partita“.

 

 

Giocare a Krasnoyarsk? Si può fare

Sia l’Enisei che il Krasny Yar erano comunque sicuri di disputare la prossima Challenge Cup dopo la vittoria nei playoff. Per l’Enisei è la terza volta in tre anni, mentre il Krasny Yar farà il proprio debutto. L’Enisei ha ottenuto la scorsa stagione due vittorie in casa nelle partite del Girone e la speranza è quella ora di vincerne tre, per sperare in uno storico passaggio ai quarti di finale.

Due anni fa le partite interne sono state giocate a Krasnoyarsk, talvolta in condizioni ambientali difficilissime e temperature che raggiungevano i -18°. Per questo la scorsa stagione la scelta è ricaduta sul Krasnodar, località molto più facile da raggiungere ma lontana 4000 km dalla propria città base. “Speriamo di giocare a Krasnoyarsk in ottobre – racconta Gargalîc – Le temperature possono essere anche di 5/10° sopra lo 0, quindi tollerabili, anche se ovviamente può anche gelare. So che ci sono trattative a riguardo e so benissimo che col campo ghiacciato non si può giocare“. Altri problemi sono i lunghissimi tempi di trasferta per raggiungere Krasnoyarsk e le difficoltà logistiche del caso.

 

 

Vadim Cobîlaș: da Sale a Bordeaux

Vadim Cobîlaş

ph. Petru Clej

Sorteggio permettendo, i tre giocatori potrebbero incrociarsi in campo europeo con il connazionale Vadim Cobîlaș, in forza a Bordeaux in Top 14 dopo aver giocato tre anni a Sale in Premiership. Cobîlaș è probabilmente il più famoso giocatore moldavo e due anni fa è stato votato agli Sharks Player’s player of the year, importante riconoscimento dato dai giocatori in persona.

L’head coach degli Sharks Steve Diamond ha ammesso che la sua partenza ha indebolito il pack: al suo posto è arrivato dal Beziers un altro giocatore dell’Est, il rumeno Alexandru Țăruș. “Se fai un giro in Moldavia, Romania o Georgia, un buon pilone lo trovi sempre“, aveva dichiarato Diamond nell’occasione.

 

 

Il rugby in Moldavia: tra povertà e ultima generazione

Ma come se la passa il rugby in Moldavia? In passato, grazie anche alla forza del pack, aveva giocato contro la Germania per la promozione nel Girone più importante del Rugby Europe Championship, l’ex Sei Nazioni B. La squadra aveva raggiunto al tempo la sua miglior posizione di sempre nel ranking, al 25esimo posto, per poi sprofondare alla numero 35 che tutt’ora occupa. Certo, essere il paese più povero d’Europa non aiuta, come sottolinea Prepeliță: “Siamo gente patriota, quando la Moldavia chiama rispondiamo alla convocazione senza chiedere soldi. Ma ci sono giocatori di talento costretti ad abbandonare il rugby quando decidono di metter su famiglia. Davvero, no so chi prenderà il posto della mia generazione quando smetteremo di giocare”.

 

 

di Petru Clej

Giornalista freelance, vive a Londra dove scrive per Radio France Internationale Romania di cui è responsabile per la sezione rugby. Ha giocato con la Nazionale Under 18 della Romania. Questo è il suo primo articolo per OnRugby.

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