Ovale Internazionale: di padre in figlio Gatland

Lions, Nuova Zelanda e la nuova vicenda familiare di Ovalia

gatland
Come altri sport, più di altri sport, il rugby è un fatto genetico. Qualcuno dice si trasmetta attraverso i globuli rossi: quelli di chi ha giocato sono ovali. Certe volte padre e figlio si trovano lontani, ma continuano a sostenersi. E’ successo a Mike Ford, il quale ha recentemente rescisso il proprio contratto con il Tolone ma ha ricevuto il pubblico plauso del figlio George, che ne ha esaltato le qualità di allenatore. Certe volte, invece, si trovano dalla parte opposta della barricata. Quante volte nell’ultima giornata del Sei Nazioni le telecamere sono andate a cercare l’espressione di Andy Farrell, padre di Owen e allenatore della difesa irlandese che ha messo sotto scacco l’Inghilterra. Da qualche giorno sappiamo che un’affascinante nuova saga familiare si è affacciata ad Ovalia: Bryn Gatland è stato selezionato per rappresentare i New Zealand Barbarians, una selezione di giocatori delle province che saranno i primi ad affrontare i British & Irish Lions su suolo kiwi il prossimo 3 giugno.

L’orgoglioso padre siederà qualche fila di poltrone più su al Toll Stadium di Whangarei, impegnato più a capire lo stato di forma della sua prima formazione in maglia rossa che a valutare l’operato del figlio 22enne, che ha da poco celebrato la prima volta in campo con la maglia dei Blues, nella sfida contro gli Hurricanes.

Il più grande successo fino a questo momento di Bryn Gatland: un drop che vale una stagione

 

 

Warren Gatland: il giocatore

Warren Gatland, molto tempo prima di essere il coach dei Lions, è stato un tallonatore solido e abrasivo. Ha ottenuto 140 presenze con Waikato prima di lasciare gradualmente il rugby giocato per diventare un allenatore. Se le sue presenze con il club sono a lungo state un record, e ancora oggi solo in pochi hanno superato quel traguardo, meno fulgida è stata la sua carriera internazionale: All Black numero 892, Gatland non ha disputato un singolo test con la maglia della nazionale neozelandese, ottenendo solamente 17 presenze da in match non ufficiali. Alla fine degli anni ottanta, infatti, le sostituzioni erano previste solamente per i giocatori infortunati e Gatland rimase in panchina per innumerevoli partite, chiuso dalla leggenda Sean Fitzpatrick.

 

 

Warren Gatland: l’allenatore

Il curriculum vitae arricchito dall’esperienza con i tutti neri, però, lo ha portato a farsi un nome in Europa, dove nel 1996 ha accettato il primo incarico da head coach per il Connacht. Dopo la franchigia, è stata la nazionale irlandese a volerlo immediatamente, in seguito alle dimissioni di Brian Ashton. Dal ’98 al 2001 Gatland riuscì a risollevare una squadra irlandese in crisi di risultati, ma questo non bastò a mantenere a lungo il posto. Fu esonerato nel 2001 e rimpiazzato da Eddie O’Sullivan, precedentemente suo assistente, concludendo con un bilancio di 18 vittorie, un pareggio e 19 sconfitte.

 

I successi veri che ne hanno fatto l’allenatore di successo da tutti conosciuto sono arrivati in seguito, con la firma per i London Wasps nel periodo d’oro della squadra: tre Premiership consecutive, la Challenge Cup e l’allora Heineken Cup fra il 2003 e il 2005. E pensare che l’allenatore neozelandese era entrato in carica quando la squadra languiva ultima in classifica. Dal 2007, Gatland è head coach della nazionale gallese e con i Dragoni ha ottenuto tre Sei Nazioni, di cui due ottenendo il Grande Slam, e una semifinale mondiale.
La ciliegina sulla torta di questa brillante carriera da allenatore, migliore di quella avuta sui campi da gioco neozelandesi, sarebbe replicare in Nuova Zelanda la vittoria alla guida dei Lions ottenuta nel 2013 in Australia. Il primo a mettergli i bastoni tra le ruote sarà proprio il figlio Bryn, che nel frattempo si sta affacciando con insistenza al rugby che conta.

O’Driscoll non ha ricevuto un plauso sufficiente per il suo comportamento esemplare in Australia, dice Gatland

 

 

Bryn: buon sangue non mente

Del padre, Bryn ha il collo robusto e la faccia squadrata, e anche se gioca mediano di apertura annovera fra le sue qualità freddezza e lucidità mentale che devono essere un tratto familiare, se si pensa a quanta mostra di tali caratteristiche ha fatto Warren Gatland lasciando Brian O’Driscoll fuori dall’ultimo test dei Lions contro l’Australia. Il piede destro è l’arma principale del giovane numero 10 neozelandese, ed è con quello che ha ottenuto la promozione del North Harbour nella prima divisione di Mitre 10 Cup, il campionato delle province neozelandesi: un drop a dieci secondi dal termine della finale contro Otago ha consegnato il successo alla squadra di Auckland.

 

Un club glorioso, il North Harbour, da cui sono passate leggende come Buck Shelford e Jonah Lomu, ma anche alcuni grandi del rugby di oggi come Luke McAlister, Nick Evans e Rico Gear. Caduto recentemente in disgrazia, la squadra è finalmente riuscita a risalire nella prima divisione del campionato domestico, dove il suo retaggio prevede. Bryn Gatland, fuggito da Waikato in cerca di minutaggio, ha collegato le sue fortune a quelle del club come chi lo ha preceduto, e adesso spera di riuscire a bucare il muro di gomma che in questa stagione lo ha lasciato fuori da qualsiasi rosa per il Super Rugby. Le prossime settimane serviranno a vedere di che pasta è fatto il ragazzo, quando probabilmente i Blues gli concederanno del game time. Intanto, a giugno, la visita di quel padre spesso lontano gli offrirà un palcoscenico che nessuno ha mai osato concedergli prima.

 

di Lorenzo Calamai
Ovale Internazionale

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