Vincere e formare giovani, le due facce dell’Eccellenza e di Alessandro Vaccari

Con il Presidente di Calvisano parliamo di rapporti con le franchigie, permit e Lega. E del lavoro di coach Brunello

rugby calvisano eccellenza

ph. Tommaso Del Panta

Il primo posto matematico, conquistato con due giornate di anticipo, certifica il percorso fatto fin qui da Calvisano: 15 vittorie e una sola sconfitta, con la miglior difesa e il secondo miglior attacco, e che ha dato la sensazione che sul piano del gioco la squadra di coach Brunello abbia spesso dimostrato di avere una marcia in più. Della stagione dei bresciani abbiamo parlato con il Presidente Alessandro Vaccari. E il discorso ben presto si sposta su valore dell’Eccellenza, formazione dei giovani e Lega dei club…

 

 

Presidente, primo posto blindato con due turni di anticipo e prestazioni più brillanti dello scorso anno. Soddisfatto?

Ripensando al percorso che abbiamo avuto fino a questo punto, non posso che essere entusiasta: sia per quanto riguarda i risultati che i modi in cui sono maturati ovvero con alcune prestazioni davvero convincenti e un gioco piacevole. Di questo devo dare atto ai ragazzi e a Massimo Brunello, che sta facendo un lavoro encomiabile. Certo è che tra poche settimane si rimette tutto in gioco e si affrontano squadre che ambiscono al titolo e che sono al nostro livello, se non addirittura superiori per la rosa. Ti giochi tutto in semifinale e nell’eventuale finale e può accadere di tutto.

 

 

Parla del Petrarca?

Se si legge la rosa, non può non essere indicata tra le favorite se non la favorita in senso assoluto. Ma non solo Petrarca, reputo tutte le squadre che possono arrivare in semifinale al nostro livello. Poi certo che la differenza di punteggio tra noi e la quarta classificata c’è ed è quasi abissale, sintomo di continuità che abbiamo avuto, ma in 160 minuti può succedere tutto e a livello di valori nessuno ha nulla da invidiare agli altri. Arrivare in testa è importante solamente se si arriva in finale: e comunque a quel punto iniziano a tremarti le gambe indipendentemente dalla classifica della stagione regolare…

 

 

La sensazione è che vi sia sinergia tra il gioco di coach Brunello e la squadra a sua disposizione

Credo che il risultato migliore di Massimo Brunello sia quello di aver messo i giocatori nelle condizioni di esprimersi al meglio e con tranquillità. In squadra ci sono tanti giovani, che esprimono un valore aggiunto solamente nel momento in cui sentono fiducia e supporto nei loro confronti. E alcuni arrivano da club dove avevano minutaggi molto bassi. L’anno scorso c’erano stati problemi anche per i cambi in corsa della mediana, quest’anno devo dire invece che abbiamo individuato giocatori che riescono a far esprimere Calvisano nel modo migliore: era da anni che da parte nostra non vedevo un gioco così piacevole. Ci sono i giusti giocatori al momento giusto.

 

 

Anche quest’anno si sono visti giovani promettenti

E’ chiaro che il bel gioco deve essere messo al servizio di un risultato: questo club è da tanti anni in posizione di vertice, affinché un giovane di 19 anni che esce dall’Accademia non si senta spaesato e sfiduciato serve una gestione oculata da parte dello staff tecnico. Ma dai ragazzi sento risposte molto entusiaste da questo punto di vista, siamo i primi loro sostenitori. Si sentono valorizzati, c’è fiducia anche se sbagliano, senza dimenticare che è importante anche un pizzico di giusta tensione.

 

 

Merito dell’esperienza di Brunello alla guida delle Nazionali giovanili?

In parte sì e devo dire che nella nostra storia anche recente sono molti gli allenatori arrivati dopo esperienze con il rugby giovanile. Non dimentichiamo però che l’approccio verso una selezione e quello verso un club è completamente diverso: si passa da un lavoro di valorizzazione del talento in cui devi vincere subito poche partite, ad uno di costruzione giorno dopo giorno di un percorso più lungo. La cosa che più apprezzo è come sia riuscire a modificare la propria impostazione in base alle esigenze che la gestione di una squadra di club porta con sé. L’adattamento è stato ottimale: è l’approccio che ci aspettavamo. Poi certo, lavorare con tanti giovani è motivante ma presenta anche le sue incognite.

 

 

 

Capitolo Eccellenza. Che ruolo ha questo campionato nel percorso verso l’Alto Livello?

A parte qualche rarissima eccezione di atleti già pronti ad un salto successivo, credo che rappresenti una tappa importante e stimolante per i giovani che escono dalle Accademie. Ma però servono le condizioni giuste: perché purtroppo il bacino non ha eccessiva quantità e non possiamo permetterci di perdere nessuno.

 

 

Ovvero?

Dare ai ragazzi basi certe e solide a livello tecnico, ma anche organizzativo. Certo, io chiaramente non devo dire chi poi è pronto e quando per l’eventuale salto in franchigia. Ma da Presidente devo creare per i ragazzi condizioni che permettano loro di crescere capendo quali sono le esigenze dell’Alto Livello. E non è un percorso solo sportivo, ma anche umano e morale, che coinvolge la persona e non solo l’atleta. Noi club di Eccellenza dobbiamo far trovare ai ragazzi queste basi, dare loro una formazione tecnica, strutturale e societaria che permetta ai più meritevoli di ambire ad un livello ancora ulteriore. Che si tratti di uno o quattro anni, è un momento importante del loro percorso formativo e gli esempi recenti di Lovotti, Mbandà, Violi o Castello lo dimostrano. Ogni cosa ha il suo tempo e sono persone ben più autorevoli di me a sapere chi è pronto e chi no. Mbandà poteva andare un anno prima? E se si bruciava, non ci saremmo resi conto di che giocatore avremmo perso…Sono un profondo sostenitore di questo campionato: chi vede le partite sa che ci sono scontri di ottimo livello.

 

 

Il nuovo sistema delle Accademie prevede una struttura legata a ciascuna franchigia. Preoccupato perché toglieranno i giovani migliori all’Eccellenza?

No, perché avranno ogni anno movimenti in entrata ma anche in uscita. E andranno costantemente valorizzati sia coloro che saranno più stabilmente nel giro celtico, che mi auguro siano la maggioranza ma verosimilmente non sarà così, sia coloro che dovranno invece accumulare esperienza in Eccellenza. La doppia Accademia celtica porterà più giocatori nell’orbita dell’Alto Livello, ci sarà da lavorare su tanti giovani: dovremo farci trovare pronti a sostenere la loro crescita con strutture societarie e tecniche solide.

 

 

Capitolo permit player. Com’è il dialogo tra club e franchigie?

Se ci riteniamo parte di un percorso finalizzato al bene della Nazionale maggiore e in generale dell’Alto Livello, è ipocrita prendere tanti giovani in rosa e poi non dar loro questa opportunità: significa che qualcosa non quadra. Se l’obiettivo è valorizzarli, come posso negare loro la possibilità di misurarsi e capire cosa sia il livello a cui ambiscono. Nei limiti del possibile e sempre tutelando gli interessi del club, è fondamentale essere collaborativi. Poi che il sistema sia migliorabile, questo è fuori discussione.

 

 

Per esempio in che aspetti?

Da parte delle franchigie deve esserci un atteggiamento di apertura verso i club, un dialogo aperto e non conflittuale. Non devono mettere sudditanza ai club. Anche perché la franchigia chiede una collaborazione da cui può trarre giovamento nell’immediato ma anche in ottica futura: e io club, che ti aiuto in un momento di difficoltà privandomi di un giocatore, da cosa ho giovamento? Individuiamo un percorso assieme, in modo da essere subito certi di cosa si andrà a fare. Nei rapporti il sistema è certamente migliorabile.

 

 

 

Calvisano a differenza di altri club ha sempre avuto un atteggiamento di apertura

La soluzione non è la chiusura. Certo, se metto sotto contratto un giocatore la prima cosa che pretendo è che offra le prestazioni per il suo club. Ma se lavoro anche in un’ottica di crescita del singolo atleta e di riflesso del movimento, questo tipo di percorso è fondamentale. Purché vi sia condivisione e non imposizione, né nel senso di una totale apertura né di una totale chiusura: chi non concede un permit player non fa del bene al nostro movimento. Nonostante non ci sia una regolamentazione, a Calvisano ci siamo dati una regola: chi merita va, ed è giusto così. Ricordo che a noi costò mesi di infortunio per Di Giulio e Mbandà. Ma se un giocatore giovane abituato ai campi dell’Eccellenza ha la possibilità di giocare a Munster o Leinster, anche a discapito del bene del club posso io negargli quell’occasione? Però ripeto, serve sinergia con le franchigie: io aiuto te e viceversa.

 

 

Vincere, formare giovani…: qual è lo scopo dell’Eccellenza oggi?

Quando vedo arrivare in Nazionale ragazzi che fino a due o tre anni fa giocavano qui al club, penso che allora veramente Calvisano nel mio caso e l’Eccellenza in generale sono funzionali alla formazione dei giocatori. Ma non la vedo solo come tappa obbligata di un percorso: per noi società deve essere un motivo di orgoglio e valore, la dimostrazione che si sta lavorando nel giusto modo per creare quelle basi di cui parlavo sopra. E quando sento che a distanza di tempi i giocatori ancora ricordano con piacere gli anni a Calvisano, capisco che siamo stati un momento importante di vita e formazione sportiva e umana. Qualcosa di più di una semplice tappa verso le franchigie.

 

 

Risultato sportivo e risultato formativo sono conciliabili?

Sono due cose parallele, perché se fai bene uno allora l’altro è una conseguenza. Poi certo, quando fai parte di un progetto hai sempre l’obiettivo di vincere, ma le cose sono più collegate di quanto non possa sembrare. Ma ciò detto ogni punto di vista è legittimo, provo a capire chi la pensa diversamente da me e rispetto la sua posizione.

 

 

Capitolo Lega dei Club. Occasione fallita o qualcosa che non era indispensabile?

Credo sia un’occasione per ora fallita, ma non un fallimento tout court. Ci siamo dati un periodo di prova per verificare nei prossimi mesi se ci sono le condizioni e le volontà per creare qualcosa assieme. Ovviamente è difficile essere d’accordo su tutto, siamo persone diverse con idee ed esigenze peculiari. Ma intanto, è importante intravedere uno o più obiettivi condivisi. Capire come e in che modo raggiungerli è un passo successivo. Personalmente, credo sia una buona occasione per dare importanza al nostro campionato.

 

 

Pochi spettatori allo stadio, cronica incertezza sui diritti televisivi…L’Eccellenza fuori dal campo riflette il livello di gioco o merita di più?

Meriterebbe di più. E’ un sì secco il mio. Ci sono difficoltà per chiamare tifosi allo stadio, dare visibilità…E devo dire che la tipologia e la struttura del campionato così interrotta non aiuta ma stiamo facendo e valutando proposte con la Federazione per cambiare le cose già dal prossimo anno. Ora come ora, la difficoltà maggiore è portare gente allo stadio.

 

 

Il lavoro fatto dai club in termini di comunicazione in alcuni casi è molto scarso. La situazione attuale permette di pensare alla crescita o solo alla sopravvivenza?

Purtroppo credo che nessun club di Eccellenza goda di una tranquillità che permetta di investire cifre adeguate in marketing e comunicazione. Però proprio per questo serve una Lega o comunque un organo che lavori a nome di tutti verso una direzione condivisa anche per quanto riguarda aspetti di marketing e promozione del campionato. E’ difficile rendere appetibile questo campionato, ma il momento rispetto a qualche anno fa è più favorevole: certo, a volte puoi aspettarti un gioco migliore, ma si vedono anche bei gesti, prestazioni personali e collettive importanti. Non sono d’accordo con chi denigra il campionato dicendo che è rivolto verso il basso.

 

 

Ultima domanda. Anche il prossimo anno perderete tanti giocatori?

L’anno scorso abbiamo cambiato 11 giocatori su 33. Senza fare nomi, chiaramente anche quest’anno ci saranno ragazzi che andranno alle franchigie e ovviamente già stiamo allestendo la nuova rosa. L’unica cosa che vorrei evitare, sono le solite polemiche su Calvisano tappa obbligata per i giovani migliori e via dicendo. Guardo a cosa abbiamo fatto in passato, guardo alle prestazioni di Lovotti, Mbandà, Violi e Castello, e penso che veramente abbiamo messo a loro disposizione condizioni tecniche e ambientali che hanno permesso a loro di crescere e a noi di vincere.

 

di Roberto Avesani

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