Contrattacchi, struttura e un po’ di astuzia. Come i Wasps hanno regolato Tolosa

Sulla lavagna tecnica finisce il gioco delle vespe. Ma si parla anche di regolamento e di un’ala vecchio stile…

Elliot Daly wasps champions cuo rugby

ph. Reuters

Era uno dei big match di giornata e non ha tradito le aspettative. La sfida della Ricoh Arena tra Wasps e Tolosa metteva in palio punti pensatissimi per il proseguo del cammino europeo delle due squadre e di riflesso per il bilancio complessivo dell’intera stagione: vero che entrambe sono in pienissima corsa playoff nei rispettivi campionati (vespe prime in Premiership, Stade quarto in Top14), ma qualificarsi ai quarti di finale della coppa regina resta un obiettivo importante e ambizioso, tanto più per due compagini costruite per vincere. A Coventry dopo un combattutissimo primo tempo chiuso sul 3-0 per i padroni di casa, nella ripresa l’attacco ha avuto la meglio sulle difese con quattro mete marcate: l’ultima, decisiva, porta la meta del mediano di mischia Robson, subentrato all’infortunato Simpson e che ha trovato il guizzo decisivo per battere una punizione velocemente punendo la disattenta difesa francese. Tolosa può recriminare per almeno due calci di punizione sbagliati, ma nel complesso la sfida si è mantenuta intensissima per tutti gli ottanta minuti ed è stata giocata a viso aperto da entrambe le squadre: tanti metri corsi palla in mano, tanti offload e a tratti un’eccessiva foga nel gioco che ha alzato e di parecchio il dato sui turnovers complessivi: 25, di cui ben 15 da parte rouge et noir. Non è stata la partita tecnicamente e tatticamente più ortodossa, ma in una sfida di questa intensità, sul palcoscenico per club più prestigioso e con in campo giocatori del calibro di Beale, Medard, Daly, Hughes e Dusautoir (solo per citarne alcuni), i contenuti tecnici non mancano di certo.

 

 

Turnover ball e contrattacchi

Quindici le palle di recupero concesse dallo Stade ai Wasps, dicevamo. In più di un’occasione, anche in situazioni di attacco francese a pieno organico in piena zona rossa e quindi senza copertura profonda del campo, la scelta inglese è stata quella non di calciare immediatamente sulla verticale, ma di muovere velocemente palla costringendo la difesa a restare schiacciata e ad allargarsi per coprire il campo, lasciando sguarnita la profondità dalla parte opposta successivamente esplorata dal piede e con la corsa.

Prima situazione: dopo che Launchbury ha recuperato palla, la piattaforma per un possibile calcio (di Simpson dalla base o Cipriani da posizione azzerata) è costruita ma la scelta è quella di allargare la palla per poi sì usare il piede, in uno spazio sguarnito e dove Wade può recuperare e servire Beale, che forse  colpevolmente rientra invece di puntare la bandierina.

Seconda situazione: nuova sfuriata dello Stade in pieni 22, altro offload forzato e palla recuperata da Johnson che non sarà una garanzia al lancio in touche ma ha le mani sufficientemente delicate per tuffarsi/raccogliere/trasmettere a Launchbury, convertendo in pochi istanti l’azione da difensiva ad offensiva. A quel punto vero che una pedata del seconda linea è improbabile, ma la linea di corsa e l’atteggiamento dei compagni di squadra suggeriscono la comune volontà di muovere palla per poi verticalizzare con Bassett. Risultato, 40 metri risaliti e ovale mantenuto.

Terza situazione: lancio di Tolosa in touche dentro la metà campo inglese, maul impostata ma palla persa e recuperata da Johnson. Ancora una volta, il tempo per il calcio ci sarebbe ma la scelta è quella di trasmettere l’ovale nella larghezza per poi attaccare con Daly. Notare tra l’altro la splendida linea di corsa del giovane centro, che avendo spazio a disposizione tra sé e l’avversario riesce a cambiare quattro volte la direzione di corsa prima di impattare, correndo una traiettoria difficile da difendere ma soprattutto che costringe il difensore a pensare e ad aspettare prima di salire per andare a placcare.

 

 

 

Linee di attacco e giocatori a vuoto

Nel muovere palla al largo (lo si è visto anche nel primo contrattacco proposto), spesso i Wasps hanno scelto di mandare a vuoto due giocatori nella stessa azione (dummy runners), giocando dietro la loro schiena. Nel gioco strutturato e dopo alcune fasi, spesso ad andare a vuoto sono giocatori pesanti o comunque del pack di mischia, che non parteciperebbero attivamente alla trasmissione veloce del pallone. I vantaggi sono molteplici.

Una volta che questi sono passati, per esempio, hanno la possibilità di essere già in posizione utile di sostegno ricongiungendosi con il portatore di palla che raddrizza e attacca la linea. Nello screen 1A sono andati a vuoti Launchbury prima (giocatore 1) e Myall successivamente (giocatore 2). Quando il portatore di palla decide di raddrizzare la corsa e attaccare, i due sono subito in posizione utile per dare sostegno e pulire velocemente il breakdown.

wasps rugby

 

 

Questa struttura di gioco, con densità di giocatori sulla linea ma disposti in modo utile, mette nelle mani del portatore la possibilità di avere diverse scelte di gioco e, di riflesso, la difesa nella situazione di doverle leggerle. Screen numero 2: Gopperth può giocare l’interno con il sostegno (1), mandare dentro uno dei due giocatori pesanti all’altezza (2a e 2bis), giocare dietro la loro schiena con il giocatore 3. Quattro opzioni a cui si aggiungono le 2 onnipresenti (calciare o andare a contatto) che aumentano a 6 le possibilità di gioco del portatore. La bella struttura di gioco dei Wasps è evidenziata anche dall’immagine di destra (3) dove si notano ben 3 linee di attacco: la palla è in possesso del giocatore più esterno del raggruppamento, che ha la possibilità di andare a contatto con i due sostegni vicini oppure scaricare alla prima o seconda linea di attacco. Ciò che è importante evidenziare, è che tutte le opzioni sono credibili e ben visibili, merito del corretto posizionamento dei compagni di squadra.

 

wasps 3

 

 

La classe di Medard

Data di nascita 1986, 47 caps internazionali con la Francia e 13 stagioni a Tolosa con cui ha collezionato 265 presenze tra Top14 e Coppe Europee, per un totale di oltre 17.000 minuti di club rugby professionistico e 440 punti marcati: insomma, i numeri di Maxime Medard sono davvero importanti (considerando che la sua carriera non è certo finita). Ala che per gioco e caratteristiche fisiche si avvicina più ai folletti alla Shane Williams che ai cavalli di razza tanto in voga oggi alla North e Nadolo, sabato alla Ricoh Arena ha dato sfoggio in un paio di occasione della sua classe. La prima, una finta nello stretto che ha mandato a vuoto Gopperth; la seconda, uno splendido calcio a liberare, sotto pressione e con pochissimo angolo a disposizione.

 

 

 

 

Regolamento? Sì grazie…

Ma cosa ci fa un giocatore Wasps che marca a uomo il primo ricevitore in piedi di Tolosa? Semplice, dimostra di conoscere perfettamente il regolamento. In quella particolare situazione infatti, non esistendo il punto d’incontro non esiste nemmeno la linea di fuorigioco. Il portatore di palla francese è a terra con tre compagni a proteggerlo. Da chi? Da nessuno, perché i Wasps non contestano il possesso. E siccome “un ruck è una fase di gioco dove uno o più giocatori di ciascuna squadra sono sui loro piedi, a contatto fisico tra loro, sopra il pallone a terra” (dal regolamento World Rugby), in questo caso siamo ancora in una situazione di gioco aperto. Morale della favola, da situazione di liberazione da parte dello Stade a nuovo possesso inglese in pieni 22. Con colpa del mediano di mischia rossonera che non si accorge di quanto sta accadendo e dei compagni di squadre nel caso in cui non l’avessero avvisato.

 

 

 

di Roberto Avesani

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