Interviste Delinquenti, Tommaso Boni: “La meta agli All Blacks la sognavo da bambino”

L’autore dell’unica meta azzurra contro gli All Blacks si racconta ai Delinquenti prestati al mondo della palla ovale

tommaso boni

ph. Sebastiano Pessina

Nel giro di otto giorni meta agli All Blacks e vittoria contro il Sudafrica: cosa usi per controllare l’erezione?
(ride, ndr) Ehhhhh… (ride ancora, ndr) Cosa uso… (non smette di ridere, ndr). Uso tante tisane… Credo sia il miglior novembre di sempre. Davvero, è stupendo. Contro il Sudafrica non sono entrato e giuro che mi stavo davvero cacando addosso al pensiero di entrare e magari sbagliare qualcosa. Alla fine non ho preso il cap ma va bene lo stesso, ero davvero emozionato. Sono stato sull’attenti tutta la partita, quasi non ci credevo. Diciamo che poi nel post partita ci siamo sfogati e abbiamo allentato la tensione.

 

La tua risposta cade a fagiolo, data la prossima domanda: litri di alcol consumati dallo spogliatoio azzurro nel post gara contro il Sudafrica?
Ehh, diciamo che siamo andati a carovane di liquori. È stata una di quelle serate che non potrò mai ricordare (ride, ndr).

 

Qual è il primo messaggio che hai letto dopo la meta segnata agli All Blacks?
Ne ho ricevuti 150. Ma la cosa più bella non è stata un messaggio, è stata vedere mio padre in lacrime al terzo tempo e mia mamma che non ce la faceva neanche a parlare. Poi ovviamente mia sorella che li seguiva a ruota.

 

Cosa fa chi segna la prima meta in nazionale? Porta le pastarelle? Offre giri di birra?
Ho parlato con Sergio (Parisse, ndr) e mi ha detto che ci sarà la ‘matricola’ per la meta agli All Blacks, me lo ha accennato… ma non credo che si limiterà a farmi portare delle paste…

 

Noi ci siamo immaginati di te che racconterai questa meta ai tuoi nipoti. Ce la narri in anteprima?
Ovviamente ingigantirò: dirò che ho saltato quattro o cinque avversari… sai come fanno i nonni no? In realtà non si può neanche più fare…Oggi con i mezzi che si hanno non si possono più ingigantire le storie se sono documentate dai video. Per cui gli dirò semplicemente che è stata un’emozione stupenda. Che quella è la meta che sogni di fare da quando sei bambino, da quando fai il primo ‘buco’ e senti urlare solo tuo papà e tua mamma. È la gioia più grande. Io davvero quella meta lì la volevo fare dalla prima volta che ho preso un ovale in mano.

 

Qual è il compagno di squadra con cui hai condiviso più esperienze in questo raduno?
Mi sono molto legato a Giamba (Venditti, ndr). Mi ha fatto da fratello maggiore. Poi essendo gli unici due trequarti che superano i 100 kg ci capiamo su molte cose, a livello nutrizionale e di lavoro in palestra. C’è molto feeling. Poi sicuramente ci sono gli amici di sempre, quelli di club, Giulio (Bisegni, ndr) e Edo (Padovani, ndr), stiamo sempre insieme. Però questo novembre ho sicuramente legato con Venditti.

 

Tu sei veneto ma vivi a Parma: spritz o Lambrusco?
Ma va va. Nessuno dei due. Lo spritz lo odio: è una miscela schifosa. Il Lambrusco anche: è come mettere il vino delle nostre parti in una boccia di acqua frizzante. Io vado di vino rosso, sono montanaro: in montagna, quando si fanno le ordinazioni, non si va avanti a: ‘un cappuccino, due caffè, uno spritz…’. Ma si va avanti a “ombre”: ‘Un’ “ombra”, due “ombre”, tre “ombre”. Siamo molto semplici.

 

Ok, prova a immaginare: sei in corsa verso la meta, rimane solo un avversario da superare. Chi non vorresti mai trovarti davanti?
Sei sicuro al 100% che mi fermerebbe?

 

Sei un bel ‘coatto’ eh…
(ride, ndr) No volevo solo immaginare bene la situazione.

 

Che ne so, facciamo l’ipotesi che davanti tu ti possa trovare Simone Favaro…
E no dai così è troppo difficile. Con lui davanti cerco qualcuno a cui passarla… La volevo mettere sul piano delle cose fattibili. Magari con il 50 e 50 delle possibilità.

 

E allora facciamo così: con chi pensi di avere il 50 e 50 delle possibilità?
Mannaggia, mannaggia, mannaggia… (ride pensieroso). Io mi ricordo solo che con Padovani una volta ci trovammo di fronte in partitella e facemmo 15 metri con io che provavo a fare il frontino e lui che mi evitava. Poi mi ha placcato. Diciamo che vorrei la rivincita.

 

Se Tommaso Boni non fosse stato un rugbista, cosa sarebbe stato?
Ovviamente un laureato con 110 e lode. Con cinque dottorati.

 

Ah si? In che?
In niente… (ride, ndr). Guarda ho giocato molto tempo a basket e ancora oggi vado sempre al campetto di Parma a sfidare i ragazzi filippini che giocano in strada. C’è anche una notevole rivalità… Andavamo spesso con Leonardo Sarto, con Padovani. Abbiamo passato un’estate a sfidarci. Se non fossi stato un rugbista forse sarei stato un buon playmaker.

 

Immagino che i ragazzi filippini non vengano poi a sfidarvi a rugby…
No, non vengono. Loro sono bassini, piccolini. Però sono pazzeschi, sembrano Globetrotter. Alcuni schiacciano a canestro pur non essendo molto alti. Magari mi arrivano alla spalla. A volte non credo a quello che vedo…

 

di Andrea Papale

 

Leggi qui le interviste Delinquenti a Sergio Parisse e Giovanbattista Venditti.

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