La palla ovale va in gita… a Bratislava

Un Delinquente ci racconta il suo viaggio con lo Slovan Rugby Club

14826388_10210880130503111_2074847218_n

Šialený”. Me lo dicono alla reception dell’ostello che mi ospita. Me lo dice un compagno di bevute davanti ad una Krusovice media (sic!) nel centro storico. Me lo ribadisce una ragazza in autobus alle 4 del mattino.  Šialený, qui dalle parti di Bratislava, significa “pazzo”, “matto da legare”. Aggiungete qualsiasi altro sinonimo, potete continuare all’infinito. Lo penso anch’io, quando alle suddette quattro del mattino, la sveglia del mio cellulare risuona nell’ostello. Va beh, io ci aggiungo anche due o tre parolacce, ma poi mi alzo. Doccia veloce, vestizione alla cieca, zaino in spalla. Biglietti presi. 4 e mezza del mattino. In giro qualche ragazzino all’ultimo bicchiere, qualche anziano al primo della serie. Un paio di giovani camminano mano nella mano. Prendo il 93 per la stazione, mi busco l’ennesimo Šialený della giornata, marcatrice Maria, una ragazza che sta andando a fare team-building coi suoi colleghi. Hlavna Stanica, che significa stazione, scendo. Vedo un paio di felpe azzurre in fondo. Un ragazzo biondo alza la mano per richiamare la mia attenzione.

 

Martin?”
“Yes man, Welcome from the Slovan Bratislava club”.

 

Ebbene si, spendo una giornata delle mie sudate ferie per seguire lo Slovan. L’avevo già fatto un anno e mezzo fa, per caso allora. Mi persi in un sabato sulla carta anonimo per farmi riconoscere in un campo di margherite da loro usato come campo di gara. 20 chilometri fuori dal centro di Bratislava, tra stradine di campagna e un silenzio in cui perdersi per ritrovarsi. Questa volta me la cerco, e il problema non è la levataccia. Si gioca a Kosice, seconda città slovacca per grandezza, 400 e passa chilometri dalla capitale. Fanno 5 ore di treno. Moltiplicate per due. Tutto in una giornata. Poi ripetete quella parola che vi ho insegnato prima. Šialený, bravi.  A poco a poco arrivano anche gli altri componenti della squadra. Delle squadre, meglio, perché c’è anche la Seven femminile. A dirla tutta fisicamente sembrano più pronte loro. Martin mi presenta tutti, o quasi. Tutti in camicia azzurra e cravatta a righe bianche e blu con lo stemma della squadra. Qualcuno adotta uno stile più casual e mette la felpa sopra camicia e cravatta. Illegale. Sono tutti amatori, dal primo all’ultimo.

 

C’è un cuoco, lo stesso Martin, che per via di questa professione ha potuto giocare anche a Brighton. Poi una pacca di studenti da far paura, qualche muratore, un medico. Perfino Craig, l’unico straniero della squadra, è amatore. È inglese, lavora cinque giorni su sette alla sede slovacca dell’IBM, poi nel weekend si spaccia per terza linea o numero 8. Si spaccia perché è filiforme, sembra quasi un ciclista per via dei polpaccetti. Dicono però che sia cattivo, parecchio cattivo. E che forse un giorno verrà equiparato, a meno che non lo trasferiscano. Per il resto si vedono tante pance sode e dure, allevate a birra. Non mi sento solo. Si parte. Finisco in un vagone diverso, alla fine il biglietto non l’ho preso con loro. Ogni tanto vado a salutarli. A differenza del sottoscritto sono belli vispi, giocano a carte. Ho qualche dubbio sul fatto che 5 ore di treno li aiuterà poi ad essere belli vispi anche dietro ad un pallone ovale, ma questo lo si vedrà solamente in campo. L’avversario è il Kosice, la squadra più accreditata per giocarsela fino alla fine. Piena di stranieri, dicono. Uno dice addirittura 17. Francesi, inglesi. Persino due maori. Cosa due maori facciano a Kosice, città della cultura 2013 ma non famosissima per come rimbalza una palla ovale né nella top 100 delle città europee è una cosa che mi incuriosisce parecchio. E che magari chiederò loro nel terzo tempo, metti che due chiacchiere ci scappano. Manca un’ora all’arrivo, squilla il telefono di Martin. Pochi secondi. Faccia tirata. Fosse nato nei dintorni di Belluno invece che da queste parti ora qualche chiesa gotica della zona funzionerebbe ad intermittenza. Partita rinviata per impraticabilità di campo. Imprecazioni che non capisco ma intuisco, voglia di andare a vedere se il campo effettivamente non tiene, cori irriferibili contro l’avversario che ha marcato visita. Poi si arriva a Kosice. Veronika, compagna di Martin e capitana della squadra Seven, torna col primo treno, hanno lasciato il bimbo a casa dei nonni. Gli altri decidono tutti di andare a vedere il campo.
Bene, da qui in poi è goliardia allo stato brado. Spuntano bottiglie di vodke e di Merlot dalla discutibile qualità. Ancora cori, foto. Anche il sottoscritto non si esime, con tanto di maglietta da supporter regalatami e con tanto di pose ignoranti. Si distinguono a sorpresa, in questo frangente, le ragazze. Si decide poi all’unanimità di aspettare il treno delle 17, di andare nel frattempo a vedere il campo e poi di bere. Terzo tempo e basta.

 

Conosco finalmente Daniel, il presidente-giocatore. Mediano di mischia o di apertura anche della Nazionale, fisicamente uno scricciolo biondo. Mi regala la cravatta sociale, poi sono birre a pioggia. Le donne della Seven non partono svantaggiate, anzi. Arriva un giocatore francese del Kosice, vuole partecipare ai bagordi, lo accontentano. Vorrei chiedergli un paio di cose, ma sbaglia tatticamente l’approccio al terzo tempo e finisce troppo presto sotto al tavolo. Fa tempo a dire che ha sposato una ragazza slovacca, che si è trasferito qui e che si trova bene. Poi attacca l’ultima, fatale, birra. Poi finisce le parole. Credo l’abbiano spazzato fuori la domenica mattina, ma non ne sono sicuro.

 

Sono cori su cori, avevano promesso di espugnare Kosice, se non altro il pub è loro. Invitano noi stranieri a cantare i nostri inni nazionali, scopro che a loro l’introduzione del nostro inno piace, anche se l’unica parola che conoscono è “Fratelli”. E quindi la ripetono in loop. Ogni tanto la beccano giusta. È duro come terzo tempo, si beve come sconsiderati. Pago 20 birre 18 euro, capisco che potrebbe finire malissimo. Poi si prende il treno. Scopro con grande sconcerto che due o tre borse della squadra, che reputavo contenere calzettoni, maglie and so on, contengono ancora bottiglie. Piene. Con sollievo invece scopro di essere finito in un altro girone, leggi vagone, e allora per qualche ora sono salvo. Mi addormento, sfatto, mi risveglio, guardo le foto, li vado di nuovo a salutare. Errore assimilabile al calcetto di Danny Care dal quale nasce la meta di McLean. Twickenham 2013, se non ricordo male. Mi ritrovo altra birra in mano, altre pacche sulle spalle, tante pacche sulle spalle, risate. In fondo a nessuno importa del mancato match, di un campo che in fin dei conti non era peggio di tanti catini delle nostre serie inferiori. In fondo a pochi importa che il campionato slovacco sia orfano dei suoi migliori talenti, quasi tutti nel campionato ceco. È pur sempre un sabato in cui non si lavora, un sabato dedicato alle passioni più importanti per questi ragazzoni, la palla ovale e un po’ di sana birra (ma anche la vodka va forte a queste latitudini), nonostante 10 ore di treno non siano una passeggiata di salute per nessuno. E in fondo il sottoscritto, stanco morto e con un gran cerchio alla testa, è stato orgoglioso di dividere strada bicchieri e un po’ di fegato con questi pazzi. Meglio, Šialený. Meglio ancora, Delinquenti.

 

di Cristian Lovisetto

Per essere sempre aggiornato sulle nostre news metti il tuo like alla pagina Facebook di OnRugby e/o iscriviti al nostro canale Telegram.
onrugby.it © riproduzione riservata

Cari Lettori,

OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.

Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.

item-thumbnail

Beach Rugby, Crazy Crabs campioni d’Italia

I Crazy Cabs vincono il Master Finale della Lega Italiana Beach Rugby laureandosi Campioni d'Italia

2 Agosto 2017 Delinquenza ovale
item-thumbnail

Beach Rugby, ultimi verdetti in attesa del Master Finale

Si è giocata l'ultima tappa del campionato italiano di beach rugby

26 Luglio 2017 Delinquenza ovale
item-thumbnail

Beach Rugby, resoconto della 5a tappa

Resoconto della quinta tappa della Lega Italiana Beach Rugby

19 Luglio 2017 Delinquenza ovale
item-thumbnail

Beach Rugby, resoconto della 4a tappa del campionato italiano

Beach rugby, resoconto della quarta tappa del campionato italiano

14 Luglio 2017 Delinquenza ovale
item-thumbnail

Beach Rugby, il Salento Rugby vince la Magna Grecia Cup

Il Salento Rugby si aggiudica la nona edizione della Magna Grecia Beach Rugby Cup

10 Luglio 2017 Delinquenza ovale
item-thumbnail

Beach Rugby, fuochi d’artificio nel terzo week end di regular season

Si è giocata la terza settimana della regular season del campionato Libr di Beach Rugby, ve la raccontiamo

6 Luglio 2017 Delinquenza ovale