Verso le elezioni federali: i candidati rispondono ad OnRugby

14 domande sui temi chiave del rugby italiano presente e futuro. Oggi la prima parte

elezioni FIR

Manca poco più di una settimana alle elezioni federali del 17 settembre, da cui uscirà il nome di chi governerà il rugby italiano nel quadriennio 2016/2020 e la composizione del nuovo Consiglio Federale. La campagna elettorale ha visto la contrapposizione di tre differenti candidati: il Presidente in carica Alfredo Gavazzi, classe 1950 espressione del movimento Rugby Futuro, Marzio Innocenti, classe 1958 espressione del movimento Pronti al Cambiamento e infine Luigi Fusaro, classe 1950 e candidato presidente dei movimenti Terre Ovali (Massimo Giovanelli) e Amore per il Rugby (Gianni Amore). A tutti e tre i candidati abbiamo inoltrato 14 domande con l’intenzione di confrontarne opinioni e punti di vista relativamente ai temi più caldi sia del quadriennio concluso sia di quello che si aprirà a giorni dopo l’Assemblea Elettiva. Le risposte verranno pubblicate in due uscite: la prima quest’oggi, la seconda domani, venerdì 9 settembre.

 

 

1) Qual è il suo bilancio del quadriennio che sta per concludersi?

Alfredo Gavazzi: Penso di poter affermare che il mio primo mandato presenti più di una positività: abbiamo dato continuità alla precedente gestione, ponendo al contempo nuove basi per uno sviluppo del nostro movimento che sia al passo con i tempi e con i nostri primi competitori, le altre Federazioni Tier 1.

Marzio Innocenti:  Beh, credo che il bilancio del quadriennio sia sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere. La gestione dell’attuale Presidente federale lascia in eredità a tutto il rugby italiano una situazione drammatica, con un sistema di formazione di tecnici e giocatori – affidato alle Accademie e ai Centri di Formazione – inefficiente, costosissimo, clientelare. Pessimo sul fronte dei risultati, con una valutazione complessiva del cosiddetto “Alto Livello” imbarazzante, come dimostrano i risultati in Pro12, nelle Coppe Europee e con le rappresentative nazionali, per non parlare del rapporto ambiguo tra la Federazione e le Zebre, che private dovrebbero essere – e sulla carta lo sono – ma che per sopravvivere non possono prescindere dai contributi federali.  A questo va aggiunta la gestione pericolosa e schizofrenica delle risorse economico-finanziarie della Federazione, che tra le altre cose passa attraverso l’idea di un’inutile e costosissima nuova sede e bilanci non approvati e non resi pubblici, un atteggiamento gravissimo che mina la fiducia tra la base e quei vertici che dovrebbero agire invece esclusivamente nel rispetto del mandato che ne ricevono agendo sempre e comunque nella massima trasparenza.

Luigi Fusaro: Un bilancio sportivamente parlando non certamente esaltante, con la Nazionale che ha perso il suo ruolo di traino per tutto il movimento. Da un punto di vista finanziario non è possibile fare una valutazione precisa in quanto i numeri sono ad oggi sconosciuti.

 

 

2) Quali le priorità della gestione 2016-2020?

Alfredo Gavazzi: Proseguire nel percorso di innovazione di questi quattro anni, senza alcun dubbio. La priorità è l’investimento nel settore giovanile, perché è lì che bisogna avere stabilità e competitività da trasferire poi a livello seniores.
Sintetizzando: aumento del numero di tesserati e della qualità media del movimento attraverso nuovi strumenti e risorse a disposizione dei Club affiliati ed aumento delle risorse economiche; prosecuzione del processo di riorganizzazione della struttura federale per una maggiore efficienza ed organizzazione, tanto a livello centrale che regionale; consolidamento della posizione internazionale del rugby italiano, che ha acquisito nel quadriennio una posizione paritaria rispetto alle Federazioni fondatrici; ulteriori investimenti sul settore giovanile, ad ogni livello; incremento del supporto all’impiantistica dei Club; sviluppo della comunicazione e dei mezzi di promozione al servizio del movimento; legittimazione di FIR come un Ente attivo nell’ambito della responsabilità sociale.

Marzio Innocenti: Noi proponiamo di riportare i Club al centro dell’intero sistema: senza di questo, la Federazione continuerebbe a tradire se stessa ed il mandato della base, che sta sempre più soffrendo a confronto con una quotidianità molto dura di cui gli attuali vertici, evidentemente in altre faccende affaccendati, hanno completamente smarrito la percezione.  Indicando le quattro principali priorità:

  1. a) Riportare la nostra Federazione a confrontarsi costruttivamente con il territorio, in una costante interazione tra Federazione, Comitati Regionali e Club. Promuovendo e supportando ogni territorio, secondo le sue peculiarità, per sostenere e assecondare il percorso formativo e di crescita dei ragazzi. Coordinati dalla Federazione, i Comitati Regionali costituiranno, unitamente alle società, gli attori principali del progetto.

 

  1. b) I club perno del movimento. Riportare il focus dell’azione federale verso i club, rivoluzionando l’attuale impostazione, che di fatto esautora i club dalla formazione dei ragazzi. Con interventi mirati a seconda delle diverse esigenze territoriali e tecniche, i Club vengono aiutati dalla Federazione nel percorso di crescita condiviso, con i Centri di Formazione e le Accademie Zonali trasformati in strutture tecniche non residenziali, con strumenti per la formazione e la valorizzazione dei tecnici locali, ripensando i parametri e le modalità di assegnazione dei contributi su base oggettiva e meritocratica.

 

  1. c) Supporto dell’Alto Livello. La principale voce di entrata per la nostra Federazione è quella dell’attività di Alto Livello, Nazionale, Pro12 e Coppe Europee. E’ evidente però che il movimento potrà rilanciarsi, e l’Alto Livello esistere e prosperare, solo preservando il benessere e la qualità della rete dei Club e dei campionati domestici, che nella programmazione e nella considerazione della FIR devono tornare ad essere l’indispensabile bacino per rifornire l’Alto Livello, e a catena tutto il movimento, di giocatori, dirigenti e allenatori di qualità. Un bacino complessivo che nel nostro progetto sarà formato dai Club, con l’aiuto ed il sostegno federale. Il vertice di una piramide sta solidamente lì dove deve stare solo se sostenuto da una base molto larga, forte e coesa: pare una cosa ovvia, ma da anni nel nostro rugby continuiamo a fare il contrario.

 

  1. d) Investire nell’impiantistica. La Federazione deve occuparsi seriamente ed efficacemente del territorio e dei Club, ed un serio programma nazionale di stimolo e supporto all’impiantistica è ora imprescindibile. Si deve procedere rapidamente ad un monitoraggio della situazione attuale, con la creazione di un database federale aggiornato da cui partire per una analisi sui criteri delle dimensioni (le misure dei campi dove si gioca) e dei servizi (spogliatoi, impianto di illuminazione, tribune, club house). Mentre si fa questo, si mette mano al consolidamento dell’esistente e là dove possibile la realizzazione di nuovi impianti, sulla base di precisi parametri di necessità e di priorità, varando un Piano Federale Pluriennale di investimento (finanziamenti agevolati e mutui) da ammortizzare con risorse inserite nel Bilancio FIR. Con contributi  definiti ed erogati secondo criteri oggettivi, misurabili e verificabili, anche in relazione all’investimento effettuato dalle istituzioni pubbliche locali e dai club. L’obiettivo dell’intero progetto è finalizzato a supportare le Società per raggiungere la migliore condizione impiantistica, nel minor tempo possibile e nella massima trasparenza.

Luigi Fusaro: Certamente recuperare un ruolo da protagonisti sulla scena internazionale, con una Nazionale più competitiva alimentata da un movimento di base efficace.

 

 

3) I risultati agonistici ottenuti nell’ultimo quadriennio sono inferiori alle aspettative sia da un punto di vista sportivo sia in rapporto allo sforzo economico sostenuto. Come invertire la tendenza?

Alfredo Gavazzi: Se parliamo delle Squadre Nazionali, mi scusi ma dissento: le Nazionali hanno percentuali di vittoria che variano tra il 22 ed il 63% degli incontri disputati, dato superiore alla precedente gestione. Under 17 ed Under 18 hanno vinto rispettivamente un terzo e la metà delle gare disputate: abbiamo lavorato puntando al lungo termine, stiamo raccogliendo i primi frutti. E’ un dato di fatto che la Nazionale Maggiore sia quella che ha raccolto meno in termini di risultati, ma sarà nel quadriennio a venire che vedremo il frutto degli investimenti fatti, con l’approdo ad alto livello dei giovani che hanno iniziato il nostro percorso nel 2013.

Marzio Innocenti: Alla fine torniamo sempre lì: rimettendo i Club e i Comitati al centro dell’intera architettura federale. Con un budget attorno ai 40 milioni, dopo 16 anni di Sei Nazioni, con un sistema di Accademie e Centri di Formazione che costa tantissimo e produce pochissimo, abbiamo la Nazionale maggiore scivolata al tredicesimo posto nel ranking mondiale e l’Under 20 che registra un 4% di successi, in un’alternanza continua tra primo e secondo gruppo dei Mondiali e regolarmente battuta al Sei Nazioni di categoria. Formule magiche non ce ne sono, la tendenza può essere invertita solo agendo complessivamente sul sistema, mettendovi mano a vari livelli, dalla base alla filiera della formazione, passando attraverso una rivisitazione del Campionato di Eccellenza collegandolo alle Franchigie di Pro12. Al contempo vogliamo aumentare la qualità e l’interesse per gli altri campionati, che dovranno diventare la vera palestra della preparazione per il livello di Eccellenza e Pro12.

Luigi Fusaro: Investendo su figure tecniche qualificate per il raggiungimento di obbiettivi strategici, quali un posizionamento stabile dentro le prime 10 squadre del ranking mondiale, un innalzamento qualitativo del campionato di Eccellenza e la costituzione della Lega di club.

 

 

4) Siamo nel Pro12 da diversi anni, proseguiamo a pagare una tassa di ingresso di notevole entità (1,250.000€, meno dei 3 iniziali ma l’obiettivo che si era data la FIR era di cancellarla del tutto entro quest’anno) e i risultati del campo stentano ad arrivare, con le due formazioni italiane che hanno occupato gli ultimi posti della classifica in maniera quasi continua. Il gioco vale la candela?

Alfredo Gavazzi: Sarò breve: è solo dal confronto con i migliori che deriva la crescita. Non possiamo permetterci di non competere al più alto livello in Europa se vogliamo una Nazionale vincente che continui a costituire il traino dell’intero movimento. E dall’1 luglio 2017 diventeremo soci del torneo a tutti gli effetti.

Marzio Innocenti: Ricordo che il primo annuncio del Presidente Federale era stato che la “tassa celtica” era stata abolita, una delle tante bugie del Presidente Gavazzi. Certo è che vi sono contratti vincolanti per la partecipazione delle due franchigie italiane per almeno altre due stagioni, quindi che valga o non valga la candela, il Pro12 rimane un ambito che il nostro rugby può e deve frequentare al massimo delle sue possibilità. Le franchigie pesano per 12,5 milioni di euro, preventivo 2016, sul bilancio federale: è evidente che a numeri invariati e se vogliamo dare solidità al movimento, tali costi non sono sostenibili. Ne deriva che almeno una delle due franchigie deve diventare totalmente privata ed autonoma, in modo da perseguire gli obiettivi che preferisce. L’altra franchigia sarà invece federale, con una rosa di giocatori di formazione italiana, con pochi stranieri di qualità, finalizzata ad alimentare le Nazionali. Strutturata così, la partecipazione al Pro12 consentirebbe notevoli risparmi, che andrebbero poi ad essere redistribuiti sui progetti di crescita dell’intero movimento.

Luigi Fusaro: La priorità della nuova federazione dovrà essere quella di una crescita collettiva del tessuto rugbistico italiano. La nostra presenza nel Pro2 dovrà fare conti con una diffusione omogenea sul territorio nazionale, favorendo lo sviluppo e la crescita della nostra disciplina sul territorio nazionale e soprattutto nelle grandi città più importanti, che dovranno diventare il serbatoio  principale per le franchigie.

 

 

5) Il massimo campionato italiano è in sofferenza da diverse stagioni: poco pubblico, sponsor che latitano, livello tecnico che non riesce a crescere e difficoltà di attrarre broadcaster. Quali sono le misure da adottare per ottenere miglioramenti almeno sul medio periodo?

Alfredo Gavazzi: Una premessa: non è il rugby ad essere in sofferenza, ma tutto lo sport italiano, che è stato toccato dalla crisi economica di questi anni. L’Eccellenza costituisce un momento cruciale nel percorso formativo dei nostri atleti di alto livello, l’ultima fase della formazione. Siamo e saremo sempre vicini ai Club del nostro campionato, e non ho mai nascosto ai Presidenti delle Società il favore del Consiglio alla costituzione di una Lega che gestisca questa competizione. Ritengo sarebbe un passo fondamentale per il rilancio del campionato.

Marzio Innocenti: Innanzitutto, così come avviene in tutti i movimenti più evoluti, istituire una Lega delle Società di Eccellenza, che al di là dei compiti di rappresentanza agisca con una struttura operativa agile, che si occupi direttamente di marketing, sponsorizzazioni e azioni per alzare l’attrattività del campionato, fino ad arrivare in futuro anche alla sua stessa organizzazione. Secondo il nostro programma la Federazione dovrà inoltre favorire e incentivare le aggregazioni territoriali, delle franchigie ridotte capaci di fare sintesi dei punti di forza di più Club afferenti una stessa area geografica, ma soprattutto dovrà legare il massimo campionato alle franchigie di Pro12 con investimenti diretti e mirati ad un collegamento reale tra i due ambiti tramite il meccanismo dei Gruppi Allargati U23, che amplierà la rosa delle franchigie. I giocatori di interesse Nazionale tra i 18 e i 23 anni,  saranno messi sotto contratto federale e messi a disposizione del Club dell’Eccellenza con un sistema analogo a quello dei draft NBA. Questi giocatori lavoreranno con la squadra in Pro12 dalla domenica al giovedì mattina, per tornare al Club se non impegnati nel torneo celtico. Il Gruppo aggregato sarà formato da lista non chiusa ma costantemente aperta. Per favorire l’impiego di questi ragazzi nel campionato di Eccellenza verrà ridotto il numero dei giocatori stranieri, aiutando in questo modo anche i bilanci delle società. Parlando poi più in concreto di formulazione del campionato, manterremo il numero di 10 squadre, con l’obiettivo di aumentarlo almeno sino a 12 nel più breve tempo possibile. Con semifinale unica in casa della migliore o in campo neutro, la retrocessione diretta tocca all’ultima, con spareggio tra la penultima di Eccellenza e la finalista non promossa della Serie A.  I giocatori con passaporto Italiano giocano da Italiani, e si ammettono gli studenti universitari dei Paesi UE che si trovino in Italia nell’ambito del programma Erasmus.   Occorre poi istituire un panel di arbitri dedicati esclusivamente al campionato, che interpretino le regole nell’ottica di favorire la velocità e lo spettacolo, sempre per aumentare l’attrattività del “prodotto” Eccellenza. I contributi federali alle società di Eccellenza andranno rivisti con criteri di equità per assicurare la competitività, anche economica, tra i Club. La Federazione produrrà le immagini del campionato di Eccellenza, e se possibile dei campionati minori, riservandosi in caso di accordo con un network nazionale per la diretta, i secondi diritti da concedere gratuitamente alle televisioni locali per gli highlights serali e per confezionare un programma settimanale sui campionati da concedere parimenti gratuitamente alle televisioni locali a supporto dell’attività e del lavoro dei club.

Luigi Fusaro: Una crescita tecnica dell’intero movimento deve essere raggiunta attraverso una ristrutturazione dell’operatività della Fir separando chiaramente l’area tecnica da quella gestionale. La nostra presenza nel Pro12 dovrà necessariamente essere inquadrata nelle strategie globali della federazione.

 

 

6) L’Alto Livello “draga” la gran parte delle risorse economiche del movimento lasciando la base in sofferenza. La filiera non sembra raggiungere quella “produttività” di giocatori richiesta e i tempi di maturazione degli atleti sono più lunghi rispetto alle nostre controparti europee. Come intervenire per migliorare la situazione?

Alfredo Gavazzi: Anche qui, non sono d’accordo con l’assunto di fondo. L’alto livello costituisce l’ultima tappa di un percorso comune che coinvolge tutto il movimento. Gli investimenti sui Centri di Formazione e sulle Accademie hanno ricadute, indirette ma profonde, su tutto il rugby italiano. Tutti i nostri investimenti sono orientati allo sviluppo qualitativo e quantitativo del nostro rugby, ma non possiamo pensare che l’assistenzialismo sia una soluzione. Per il resto, intervenire sulla scuola, creare sin dalla giovanissima età una cultura dello sport – non solo del rugby – è il punto di partenza per uno sviluppo motorio dei nostri giovani in linea con quello degli altri Paesi, in particolare del mondo anglosassone. E’ un tema che sta molto a cuore a Giovanni (Malagò, Presidente del CONI) e che io sottoscrivo appieno.

Marzio Innocenti: La risposta a questo quesito è già ampiamente “distribuita” in quelle precedenti, ma mi sento di sottolineare ulteriormente come il nostro progetto sia in profonda discontinuità con quanto perseguito dalla Federazione negli ultimi anni sui temi fondamentali della formazione e della selezione dei giocatori, che non può non passare per un riequilibrio dei campionati ed una seria politica di allargamento della base secondo i meccanismi previsti nel nostro programma. Programma che, è bene ribadirlo, è frutto di mesi di elaborazione e confronto affidato a Tavoli di Lavoro divisi per specifiche aree tematiche, ognuno dei quali composto e coordinato da alcune delle migliori competenze disponibili attualmente nel nostro movimento.

Luigi Fusaro: Dal punto di vista della struttura organizzativa credo debba essere rivisto il progetto di Accademie e Centri di Formazione, che va nella direzione opposta a quella della crescita globale. Detto ciò, è necessario avere una esatta conoscenza del patrimonio rugbistico italiano, club, impianti e patrimonio tecnico, al fine di definire le prossime strategie.

 

 

7) Le Accademie sono un tema che scatena grandi polemiche. Un argomento divisivo, un tema simbolo. Si discute del loro numero, della loro dislocazione geografica, dei costi e della capacità di formare giocatori. Quale la vostra posizione sul sistema formativo delle Accademie?

Alfredo Gavazzi: Riteniamo che costituiscano uno strumento formativo centrale all’interno del progetto tecnico di FIR. E’ il nostro punto di vista e gli investimenti fatti in termini di risorse umane nel recente passato – penso ad O’Shea, ma soprattutto ad Aboud – sottolineano la loro centralità nel nostro percorso. Le opposizioni hanno un punto di vista diverso, ed è normale: ma dovrebbero ricordare che World Rugby, in occasione di una recente visita, ha espresso grande apprezzamento per il nostro modello formativo. Non vedo alternative.

Marzio Innocenti:  Innanzitutto l’analisi sul sistema Accademie non va mai disgiunta da quella sui Centri di Formazione. Questi debbono essere sostituiti con l’attività di staff tecnici itineranti, promuovendo l’attività in più Club dove i giocatori selezionati saranno aggregati di volta in volta. La Federazione fornirà lo staff e forfettariamente il finanziamento dell’uso delle strutture. I tecnici faranno parte degli staff dei riformati Comitati Regionali, con un’attività di supporto e tutoraggio dei Club, in rapporto di un tecnico ogni 5/8 Club a seconda delle necessità e dei territori. Questi tecnici verranno selezionati in base al loro curriculum ed al merito. Questa attività di formazione procederà sino ai 18 anni, cercando di perdere meno ragazzi possibile, mentre i migliori faranno parte dei gruppi allargati di cui sopra. Di fatto, le Accademie verranno mantenute solo sulla base di poche ed effettive necessità territoriali, non saranno residenziali e verranno gestite dalla Federazione solo a livello tecnico‐organizzativo.

Luigi Fusaro: La vera rivoluzione culturale sarà quella di trasferire competenze tecniche ed organizzative per trasformare i club in centri di eccellenza, lavorando cosi sui grandi numeri necessari per competere con l’alto livello.

 

 

 

 

Luigi Fusaro, attraverso il suo legale, ci ha fatto pervenire una richiesta di rettifica nella quale precisa di non aver mai rilasciato interviste alla nostra testata. Le risposte qui pubblicate ci sono pervenute da fonti da ritenersi, per il loro ruolo, attendibili e che si sono accreditate come tramite. Siamo ovviamente rammaricati per la situazione che si è venuta a creare, situazione che compromette anche la nostra credibilità, e ci scusiamo con Luigi Fusaro.

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