Mostri sacri della mischia e nuove sfide: intervista a Tiziano Pasquali

Il nuovo pilone della Benetton racconta l’esperienza inglese e i motivi che lo hanno spinto a tornare

Tiziano Pasquali

Dopo cinque anni di esperienza in Inghilterra a Leicester, il pilone classe 1994 Tiziano Pasquali ha scelto di tornare in Italia per indossare la maglia della Benetton. Una stagione quella con i Leoni da cui si attende molto dal punto di vista professionale e umano, come ci ha raccontato in un’intervista in cui ha parlato anche degli insegnamenti ricevuti da alcuni dei “mostri sacri” della prima linea con cui ha avuto la fortuna di allenarsi.

 

Cosa porterai con te dell’esperienza a Leicester?
Porterò sempre con me dei ricordi bellissimi e delle grandissime memorie. Per cinque anni ho vissuto un rugby di altissimo livello e durante i quali ho avuto la possibilità di imparare da grandissimi campioni della palla ovale.

 

Cosa ti ha colpito di più del loro modo di vivere e insegnare rugby di alto livello?
L’aspetto che più mi ha colpito è la cura dei singoli dettagli a livello collettivo e individuale, dentro e fuori dal campo. Professionismo in una parola. E poi la splendida tifoseria, la più bella d’Inghilterra. Oltre 20.000 tesserati, sempre numerosissimi alle partite, che ti supportano e fanno sentire il loro calore.

 

Giochi in un ruolo in cui esperienza e dettagli sono fondamentali. Come è stato il rapporto con le grandi prime linee che hai avuto come compagni di squadra?
Sicuramente l’allenatore non può arrivare a dirti tutti i dettagli che giocatori di grande esperienza come Marcos Ayerza, Dan Cole, Tom Youngs, Michele Rizzo o Leonardo Ghiraldini possono dare. Da loro ho imparato tantissimo. E anche se non  ho avuto tante chance di giocare in Premiership, ho sempre dato tantissimo e fare ad ogni allenamento mischie ordinate con davanti giocatori del calibro di quelli citati, mi ha decisamente aiutato. Sono stato fortunato ad aver avuto la possibilità di confrontarmi con questi giocatori.

 

Nel campionato inglese la mischia ordinata è una delle fasi più curate…
Vero, e Leicester in particolare gioca molto sui set pieces ovvero mischia e rimessa laterale. In queste due fasi di conquista sono fortissimi, li considerano proprio un momento fondamentale.

 

Oltre a questo, il ruolo del pilone si è evoluto molto. Ora dovete sapere far tutto…
Ormai tutte le skills sono importanti anche per un pilone. Certo, il momento della mischia resta fondamentale, ma tutto il pack deve essere in grado di supportare i trequarti in qualunque momento, che sia una pulizia, un riciclo veloce o un passaggio. Da pilone devo dire che il mio è un ruolo bello tosto, ma ci si diverte. Poi come diciamo scherzando, noi giochiamo a rugby e i trequarti ci guardano…

 

Parliamo della nuova avventura in Italia. Cosa ti ha convinto a tornare?
Treviso ha avviato un progetto di cambiamento a livello di staff e di giovani. Ci ho creduto fin da subito e per questo sono tornato e non vedo l’ora di iniziare. Ma ho sempre voluto farlo: amo questo paese, sono italiano e giocare davanti al proprio pubblico con i nuovi compagni sarà bellissimo.

 

Il nuovo staff tecnico, e più in generale la nuova pagina anche nei rapporti celtiche/Nazionale, hanno influito?
Direi che è stato determinante per convincermi che era il momento giusto per farlo. Ora voglio aiutare la squadra, l’obiettivo è ritornare al passato glorioso di qualche anno fa. Per quanto riguarda la Nazionale, l’impostazione di gioco di O’Shea e i suoi alti e curati standard a livello atletico non potranno che avere un effetto positivo.

 

La maglia azzurra è un sogno o un obiettivo?
Intanto mi concentro sul club, poi la convocazione è un sogno sin da quando ho iniziato a giocare. Da romano vedevo le partite al Flaminio, ho ricordi bellissimi di quei momenti.

 

Nelle ultime settimane abbiamo sentito tantissimo la parola “fitness”. Quanto era importante a Leicester la parte atletica?
E’ uno degli aspetti principali. Non tanto in sé, ma in funzione del gioco. Se vuoi essere efficace devi giocare un rugby veloce, con offload e ricicli e tutto quanto possa permettere alla palla di essere sempre viva senza rallentamenti o comunque con i minori rallentamenti possibili: certo la ruck è inevitabile, ma va fatta il più rapidamente possibile. A Leicester ho raggiunto un livello di fitness molto alto: non esisteva un gioco lento o un rallentamento voluto del ritmo. Ma se vuoi mettere in difficoltà la difesa questo è l’unico modo.

 

Torniamo a Treviso. Che impressione ti ha fatto coach Crowley?
L’accoglienza è stata bellissima. Oltre che a livello tecnico, coach Crowley mi ha fatto una bellissima impressione anche a livello umano: si è interessato a me, si è detto contento di potermi allenare e lo stesso vale per me. Non vedo veramente l’ora di iniziare.

 

L’ambiente come ti è sembrato?
Sicuramente stimolante. Voglio fare e dare del bene a questa squadra, imparare dai nuovi compagni e dallo staff ma anche mettere a disposizione quanto appreso durante l’esperienza all’estero.

 

Di Roberto Avesani

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