RWC 2015: Warren Gatland e quei tempi di recupero così stretti

Il ct del Galles sottolinea che tra Inghilterra e Fiji ha avuto a disposizione solo tre giorni e mezzo. Ma c’è chi sta peggio

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Il rugby non è il calcio, o il basket. Un’ovvietà, si direbbe. Durante un Mondiale di pallone le squadre giocoano ogni 3/4 giorni, nella pallacanestro le pause di 2/3 giorni si contano sulle dita di una mano. Il rugby è invece una disciplina dove il contatto fisico è esasperato e necessita di tempi più lunghi tra una gara e l’altra. Ad ogni Mondiale qualcuno polemizza sul fatto che le squadre di tier 2 e 3 hanno recuperi minori rispetto a quelle di prima fascia.
All RWC in corso in Inghilterra chi si lamenta stavolta è pure il Galles, con il ct Warren Gatland che in una intervista alla BBC ha sottolineato che tra la partita contro l’Inghilterra (giocata sabato scorso) e quella con le Fiji (in programma giovedì pomeriggio) alla fine passano tre giorni e mezzo: “Il gioco attuale è brutale, molto fisico, e questa è una cosa alla quale dobbiamo prestare molta attenzione: è importante pensr al benessere dei giocatori. Però sia chiaro che non mi sto lamentando, sapevamo che dovevamo prepararci e lo abbiamo fatto”.

 

Tra le squadre della tier 1 anche gli All Blacks hanno dovuto forzare un po’ i ritmi visto che tra la partita contro i Pumas e quella che li ha visti impegnati con la Namibia sono passati appena 4 giorni, però va detto che il secondo impegno era molto più alla portata dei campioni del mondo che infatti si sono presentati in campo con una sorta di “squadra B”. Il Giappone, ad esempio, ha visto passare solo 4 giorni tra la clamorosa vittoria sul Sudafrica e il ko con la Scozia, e questa sconfitta è maturata nel secondo tempo quando la benzina è finita.

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