Non capire un’acca e voler capire il rugby. Un libro vi dice come

Marco Pastonesi ha scritto la prefazione all’ebook “Rugby per non frequentanti” (Edizioni Il Menocchio). Ve la proponiamo

ph. Dave Field /Action Images

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Il rugby in 393 parole, cioè tutto quello che bisogna sapere per capire e godersi una partita di rugby, più sul divano che in campo, più davanti alla tv che davanti a Lomu. Testo di Marco Pastonesi, il libro lo trovate a questo link.

Il primo punto è la squadra: quindici uomini, o donne, o bambini, insieme, un tutt’uno, un’onda che si ritrae e si abbatte, che monta e sconfina, che si ricompone e si ritrova. Il secondo punto è la terra: il campo, le aree, gli spazi, da difendere e conquistare, da invadere e proteggere, da immaginare e salvare. Il terzo punto è il cielo: che è spazio ma anche tempo, che è geografia ma anche religione, che è respiro ma anche sospiro. Il quarto punto è la voglia: passione, volontà, anche curiosità, un po’ esplorazione e un po’ scoperta, un po’ vocazione e un po’ ispirazione, il bisogno che si eleva a urgenza, il possesso che si trasforma in appartenenza. Il quinto punto è la regola: comandamenti, leggi, norme, consuetudini, scritte e orali, insegnate e tramandate, codificate e abitate, rispettate e valorizzate.

Rugby. Il gioco della guerra, la guerra del gioco. Lo immagino innanzitutto come una via, una strada, certamente come un modo, un mezzo, idealmente come un cammino fatto di corsa e a spinte, a spostamenti, a sportellate. Un festival di traslochi: avanti e indietro, dentro e fuori, sopra e sotto, appunto, nelle viscere della terra e nell’alto dei cieli, fra camion e tram, gru e ascensori.
L’ordine nell’apparente disordine, forse il caso ma mai il caos, e sempre l’unione nell’unità, l’arte dell’incontro e – allo stesso tempo – dello scontro. O, più semplicemente, la vita. Se non altro, una maniera per campare meglio, dando un senso, un significato, una direzione al giorno per giorno. Chi gioca, o ha giocato, o anche chi giocherà a rugby, non può essere un isolato, un disadattato, neppure un superficiale. Almeno non completamente, non definitivamente.

Ma il rugby non va solo raccontato o interpretato, dev’essere anche spiegato e descritto, come si fa in questo manuale-guida-vangelo eBook, forse ePub, magari eTv e eTribuna, comunque per non frequentanti. Il rugby non è uno sport facile, non è una disciplina semplice, non è un esercizio evidente. Presuppone strategie, impone tattiche, stabilisce limiti, fissa metri e secondi, detiene perfino segreti, indispensabili per incanalare la forza fisica ed esaltare le intuizioni mentali e addirittura ingigantire o moltiplicare le aspirazioni spirituali. Bisogna studiare il rugby per capirlo, apprezzarlo, amarlo. Per divulgarlo e diffonderlo. E per custodirlo.
Scacchi – si dice del rugby – giocati a scatti e a stacchi. Per me: la rosa dei venti.

di Marco Pastonesi

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