Speciale Rugby World Cup: 10 domande a Thierry Dusautoir

Marco Bortolami intervista in esclusiva per OnRugby il capitano della Francia, avversaria dell’Italia alla RWC

ph. Action Images Via Reuters / Andrew Boyers

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Il protagonista di oggi è il miglior giocatore IRB dell’anno 2011, attuale capitano della sua Nazionale con all’attivo 75 presenze internazionali. Di padre francese e madre ivoriana è stato un judoka fino all’età di 16 anni quando ha iniziato a giocare a rugby.
Thierry Dusautoir è uno dei giocatori più rispettati e ammirati di una nazione che vive il rugby come fede e passione. Persona estremamente semplice, mai sopra le righe in campo e fuori è un esempio di sobrietà, consistenza e umiltà.
Dopo la finale del 2011, sfuggita per un soffio, si appresta a giocare la sua terza Coppa del Mondo nel girone che vedrà impegnati anche gli Azzurri.
Capitano di una nazionale che pare vivere sempre sull’orlo di una crisi di nervi, data spesso per “finita”, ma che in ogni occasione ha saputo rialzare la testa e affermare il proprio rugby.
Ascoltiamo dalle sue parole come ha saputo tenere insieme un gruppo di uomini che sembrava irrimediabilmente sfaldato e che invece è arrivato a un solo punto dalla Web Ellis Cup.

 

Thierry quali sono i tuoi ricordi da ragazzino della Coppa del Mondo di rugby e avresti mai immaginato di poter giocare una finale contro gli All Blacks?
I miei primi ricordi risalgono all’edizione del 1995 che si disputò in Sudafrica. I miei due paesi, la Costa D’Avorio e la Francia, erano stati sorteggiati nello stesso girone e io fui tremendamente orgoglioso di vederli entrambi giocare su un palcoscenico così importante. Devo comunque ammettere che a quel tempo non conoscevo troppo il rugby…  infatti iniziai a giocare con la palla ovale solo due anni più tardi.

 

Quali sono i tuoi ricordi, il più bello e il più triste, legati alla Coppa del Mondo?
Il momento più bello e quello più triste coincidono: la finale giocata all’Eden Park di Auckland contro gli All Blacks è stato un momento veramente speciale e indimenticabile. E’ stata una grandissima opportunità. Mi ferisce ancora profondamente pensare a quanto vicini siamo stati a essere campioni del mondo.

 

Prima di quella finale la Francia ha vissuto settimane difficilissime. Le numerose polemiche, a seguito delle sconfitte contro le isole Tonga e gli All Blacks, sembravano aver segnato irrimediabilmente il vostro cammino. Come hai fatto a motivare la squadra e a tenerla unita nonostante tutto?
È vero, in quel momento ci siamo sentiti soli, abbandonati. Alcuni ragazzi iniziarono a dimenticare perché si trovavano in Nuova Zelanda. Non ricordavano più tutti gli sforzi che avevano dovuto fare nei mesi e negli anni precedenti per arrivare a rappresentare la Francia alla Coppa del Mondo. Il mio compito fu quello di ricordargli tutte queste cose che erano state allontanate dal loro cuore da fattori esterni. Trovammo la forza all’interno di noi stessi, del nostro gruppo e delle nostre famiglie che erano li a sostenerci. Fu così che reagimmo!

 

Quali sono le componenti fondamentali per una squadra che vuole raggiungere la vittoria della Coppa del Mondo da un punto di vista mentale o tecnico?
Ovviamente le componenti necessarie sono molte e non sempre descrivibili, ma credo che una squadra debba possedere almeno tre caratteristiche. Prima di tutto i giocatori devono avere fiducia nei propri mezzi e ci deve essere totale confidenza e fiducia all’interno del gruppo.
In secondo luogo, deve essere una compagine “affamata”, perché il rugby è uno sport di combattimento. La maggior parte delle volte, chi vince non è solo il miglior atleta, ma l’uomo con maggiore determinazione. Terzo, deve essere costante e tenere sempre altro il livello delle prestazioni.
Penso che queste siano le qualità imprescindibili per un team di alto livello.

 

Cosa significa per te vestire la maglia della Francia?
È un privilegio enorme indossare la maglia blu. Credo che per ogni giocatore rappresentare il proprio paese e la propria famiglia sia l’onore più grande in assoluto.
È anche un premio molto bello. Facciamo dei sacrifici enormi per essere i migliori giocatori possibili e per arrivare a giocare contro i più forti del mondo. Ecco perché le partite internazionali sono così speciali!

 

In base alla tua esperienza quali sono le qualità più importanti per un allenatore?
Un grande allenatore deve essere prima di tutto molto competente, ma credo che i migliori siano anche degli esperti psicologi. Sanno come comunicare con i loro giocatori, riconoscono quando è necessario essere duri con la squadra e quando c’è bisogno di tranquillità ed equilibrio. Credo che la capacità di gestione del gruppo sia quella che può veramente fare la differenza.

 

La motivazione è uno degli aspetti fondamentali del rugby, quanto è difficile motivare giocatori che vengono da paesi e culture diverse?
Giocatori che vengono da paesi e culture differenti non vedono il rugby con gli stessi occhi e non recepiscono le informazioni alla stessa maniera.
In Francia il rugby è soprattutto combattimento e intuizione, in altri paesi la strategia è molto più importante. A Tolosa cerco di far capire loro quale sia la nostra cultura e visione del rugby e, allo stesso tempo, li ascolto per comprendere cosa noi possiamo imparare da loro.

 

La pressione di vincere è una componente imprescindibile per un atleta internazionale, come influisce sul tuo ruolo di capitano e di atleta?
E’ vero, questa è la parte più difficile di questo lavoro! Mi è servito molto tempo per trovare il modo giusto di affrontare e gestire la pressione da atleta e da capitano. A un certo punto ho capito che non posso giocare per tutti i miei compagni: il mio compito in squadra è quello di aiutare gli altri. Il miglior modo per farlo è adempire al mio dovere di giocatore sul campo al massimo delle mie abilità.

 

Quali sono le qualità principali di una buon capitano e leader?
Per essere un buon leader devi saper scegliere con molta accuratezza gli individui su cui fare affidamento all’interno del tuo team, devi saper ascoltare gli altri e devi essere un esempio da seguire per tutti i tuoi compagni di squadra!

 

Chi pensi vincerà la prossima Coppa del Mondo e perché?
La Coppa del Mondo è un avvenimento molto speciale e sono sicuro tutti vedranno una squadra francese completamente diversa da quella un po’ in difficoltà dell’ultimo periodo. Passeremo molto tempo insieme e questo favorirà la nostra coesione. Anche se sarà durissima, penso che abbiamo l’opportunità di portare la Coppa a Parigi!

 

di Marco Bortolami

 

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