Gavazzi annuncia una rivoluzione: la FIR avrà un dg. E poi punge Treviso

In una intervista il presidente FIR annuncia che la federazione si doterà di una nuova figura dirigenziale

ph. Sebastiano Pesina

ph. Sebastiano Pesina

Una lunga intervista in cui ripete più volte, quasi come un mantra, la necessità di collaborazione tra le varie anime che muovono il rugby italiano, ma alla fine pure lui cede alla tentazione della frecciata, della stoccata. D’altronde Alfredo Gavazzi è fatto così, non deve stupire nessuno. In una lunga intervista concessa a All Rugby il presidente federale parla di tanti argomenti e alla fine quelli che risultano meno interessanti sono quelli che riguardano il nome del ct che verrà, di cui peraltro si limita a dire che sarà “uno con meno di 45 anni”, nient’altro.
Nel corso della chiacchierata con il mensile il numero uno del rugby taliano ribadisce concetti più volte esposti, difende il progetto Accademie, sottolinea che viene fatto un lavoro che le società non possono fare: “(…) Dei centri di formazione posso dire che sono tutti molto contenti e per quanto riguarda le accademie, voglio ricordare che i giocatori il venerdì tornano a casa, al loro club, dove li restituiamo meglio allenati e preparati: c’è un club che potrebbe dedicare loro 14 ore di lavoro alla settimana (…)? No, perché le società non hanno i mezzi per mettere a disposizione dei ragazzi quello che offrono loro le accademie in termini di tempo, risorse e impegno”.

 

La vera novità annunciata è però un’altra: Gavazzi infatti dice che la FIR si doterà di un direttore generale. Una vera rivoluzione per la nostra federazione: “Oggi sono contemporaneamente presidente, amministratore delegato e direttore generale. Penso che il presidente debba invece esercitare una funzione di indirizzo, oltre che di raccordo con gli organismi internazionali (…) Il resto dovrebbe essere di competenza di un direttore generale che coordina tutte le aree della federazione, quella tecnica, quella organizzativa e quella che organizza gli eventi”. Il presidente federale fa anche sapere di aver individuato la persona giusta ma che il nome non lo fa perché non sarebbe corretto farlo a un anno dalla scadenza del suo mandato. Quindi lo dovremmo sapere solo dopo la sua eventuale rielezione.
Capitolo tecnici: Gavazzi ribadisce che bravi allenatori in Italia ci sono ma che “non basta crescere e lavorare in FIR. Devono fare tirocinio nei club, acquisire esperienza”. E fa i nomi di Guidi e Frati quali allenatori oggi preparati.

 

E poi, dopo aver detto che prima o poi anche da noi si arriverà a qualcosa di simile al dual contract, ci sono le frecciate. La prima è ancora una volta per Tommaso Allan, già citato all’incontro con la stampa di Milano di inizio aprile: “Il Treviso aveva cercato di portare Allan in Italia, ma la famiglia ha preferito che restasse a Perpignan… Non era una questione di soldi e secondo me il ragazzo ha sbagliato a voler rimanere in Francia”.
La seconda è proprio per il Benetton. Un attacco che colpisce, perché arriva dopo che nel corso dell’intervista il presidente ha ribadito più volte dell’importanza della collaborazione tra federazione, staff tecnico di quest’ultima e franchigie. E di come le cose siano a suo parere migliorate nel corso degli ultimi mesi. La domanda è sui giocatori del giro azzurro che vanno all’estero, si parla di Camagnaro, Favaro e Vunisa: “Chiaramente questa non è cosa che può farci piacere (…) E’ il mercato, noi non  possiamo fermarlo con un atto di autorità, né abbiamo le forze per competere a livello economico con le squadre straniere. In più capisco che questi ragazzi abbiano l’intenzione di andare a vedere da vicino le squadre che vincono più delle nostre , dove pensano di togliersi qualche soddisfazione che qui è difficile raggiungere. Poi magari si accorgono che non è tutto oro quello che luccica e tornano indietro (…) Magari quelli che sono andati via dalla Benetton sono stati accompagnati sulla porta, forse costavano troppo, o qualcuno pensava mandandoli all’estero di fare un dispetto alla FIR…“.

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