Sudafrica, una Federazione che cerca di risolvere oggi i problemi di domani

Per contrastare l’esodo dei giovani si mette un nuovo paletto. Giusto o sbagliato che sia, è la metodologia che ci piace

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

L’ultima a cautelarsi in ordine di tempo è il Sudafrica. Per tutelarsi dall’emigrare di molti giocatori verso Nord, la Federazione ha annunciato in questi giorni un nuovo “blocco” dell’eleggibilità. Chi dal 2013 ad oggi abbia giocato con la nazionale Under 20, non potrà poi indossare la maglia di nessun’altro paese. “Ciò che ci preoccupa è che diversi nostri giovani hanno gli occhi di molti addosso – ha dichiarato il Presidente della SARU Jurie Roux, riportato tra gli altri da EspnScrum – e abbiamo quindi cambiato una regola”. Il problema, ha proseguito Roux, è che la Federazione non può mettere sotto contratto 150 giocatori, e bisogna quindi mettere certi paletti per limitare i trasferimenti oversea.

 

La questione è certamente delicata, e riguarda da vicino le quattro federazioni dell’Emisfero Sud, che a livello economico possono molto poco contro gli euro offerti in Francia e le sterline in Inghilterra. Ma la questione la vogliamo affrontare da un punto di vista differente: quello di chi prevede e agisce di conseguenza.  Nello specifico, se paragonato con altri, il caso sudafricano risulta forse il più felice, tanto che più volte si è scritto che potenzialmente gli Springboks possono diventare la squadra da battere nel prossimo quadriennio, o comunque quella coi maggiori margini di crescita. E considerando che Etzebeth, Mohojè, de Jager, Reinach, Lambie, Pollard, Kolisi, de Allende e Serfontein sono tutti anni Novanta, significa che hai lavorato bene e fatto i compiti a casa. Qualcuno potrebbe allora dire che in Sudafrica c’è un problema di formazione e di emigrazione dei giovani? No, o meglio, non ancora. E in questo “non ancora” sta tutta la differenza tra chi programma anticipando i problemi e chi mette le toppe quando ormai si sono manifestati. Secondo il vecchio adagio che prevenire è meglio che curare, la SARU sa che sarà sempre più difficile trattenere in patria i suoi talenti. La soluzione però non arriva dal dopo, ma ora. Qualcuno lamenta che legare in modo così vincolante un giovane è una scelta azzardata, ma non entriamo ora nel merito di una soluzione che può piacere o meno. Intanto, la Federazione prova a fare qualcosa. O comunque, dimostra di pensarci da subito.

Per essere sempre aggiornato sulle nostre news metti il tuo like alla pagina Facebook di OnRugby e/o iscriviti al nostro canale Telegram.
onrugby.it © riproduzione riservata

Cari Lettori,

OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.

Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.

item-thumbnail

Un altro All Black giocherà per Tonga dalla prossima estate (e potrebbe sfidare l’Italia)

La nazionale tongana potrebbe ritrovarsi questa estate con una coppia di centri fortissima, e in estate sull'isola arriveranno anche gli Azzurri

item-thumbnail

Antoine Dupont il numero uno al mondo? Non per Wayne Smith

Il coach di lungo corso del rugby neozelandese ha espresso la sua preferenza su un mostro sacro degli All Blacks

item-thumbnail

Autumn Nations Series: il Giappone di Eddie Jones aggiunge una nuova sfida al tour europeo

I Brave Blossoms affronteranno un 2024 ricco di impegni stimolanti

item-thumbnail

All Blacks: Scott Robertson dovrà rinunciare al suo astro nascente in mediana

Il talentuoso Cameron Roigard era il maggior indiziato per la numero 9, ma è incappato in un brutto infortunio

item-thumbnail

L’Australia di Schmidt costruisce il suo staff pescando in Nuova Zelanda

Non solo Laurie Fisher al fianco del nuovo tecnico dei Wallabies: ci sarà anche Mike Cron, leggendario tecnico della mischia ordinata degli All Blacks...