Quei 104 punti di Cardiff, l’ultima sirena d’allarme al Movimento Italia

Un mese fa il 67 a 0 rimediato dal Benetton a Northampton, ora il ko di Rovigo. Basteranno a dare una scossa?

ph. Ottavia Da Re

ph. Ottavia Da Re

Lloyd Williams, Josh Turnbull, Richard Smith, Rhys Patchell, Sam Hobbs, Ellis Jenkins, Cory Allen, Macauley Cook, Scott Andrews, Kristian Davey, Gareth Davies e Lewis Jones. Sono i nomi dei giocatori che hanno marcato le 16 mete (Lloyd Williams ne ha fatte due, Richard Smith è arrivato a tre) che hanno travolto e affondato il Rovigo a Cardiff nella penultima giornata della Challenge Cup 2014/2015.
Otto marcature per tempo, 12 trasformazioni, 54 punti nel primo tempo e quasi altrettanti nel secondo, bonus raggiunto dai Cardiff Blues in soli 20 minuti, Rovigo che smuove il suo tabellone dopo 56 minuti di gioco quando il risultato dice già 73 a 0.
Il 104-12 finale è il peggior risultato di sempre della società veneta, che supera il 90 a 3 rimediato dai rossoblu nell’ottobre del 2012 in casa del Worcester sempre in Challenge Cup. Per i Cardiff Blues è invece il record in una competizione europea sia per punti fatti (quello precedente era contro un’altra italiana, il Calvisano) che per margine conseguito. Ultimo dato: è l’ottava volta che in una gara di coppa europea una squadra subisce – e un’altra evidentemente mette a segno – oltre 100 punti.

 

Come abbiamo scritto in sede di cronaca, il tabellino e i dati appena raccontati bastano a definire non solo la partita ma anche qualcosa di più. Sono risultati che danno forza a chi non vorrebbe più vedere squadre dell’Eccellenza prendere parte a una delle due principali competizioni europee più importanti, senza dimenticare che – per esempio – in Champions Cup il Benetton Treviso nelle ultime tre gare ha incassato 158 punti mettendone a segno solo 22. L’elite del rugby italiano ha parecchi problemi, ma questo lo sapevamo.
La distanza che c’è tra la media del nostro movimento e uno qualsiasi dei nostri avversari del Sei Nazioni non è aumentata per quello che è successo all’Arms Park venerdì sera, anche perché quella di Cardiff era comunque una partita proibitiva per il Rovigo. Il vero problema è che quella distanza non diminuisce. Da anni. Il fatto di dover raccontare ogni anno le asfaltate subìte dalle nostre squadre in Europa (e che come abbiamo visto non riguardano solo le squadre di Eccellenza…) vuol dire che siamo fermi, ad andare bene.

 

Prendere 60, 70 e passa punti non è una cosa ineluttabile, scritta nelle stelle o incisa nella pietra. E’ un qualcosa che si può migliorare. Che si deve migliorare. Ma bisogna cominciare a pensare a un domani che non sia solo quello della stagione successiva, bisogna allargare il panorama e allo stesso tempo renderlo più profondo. Bisogna programmare e investire soldi in maniera intelligente e sensata, premiare chi lavora bene e non consentire a nessuno di vivere al di sopra delle proprie possibilità, anche e soprattutto dall’Eccellenza in su. Bisogna rilanciare il nostro massimo campionato, ma farlo davvero. I risultati non arriveranno subito, ci vorrà un po’, ma se non si inizia non si andrà da nessuna parte.
E la scossa deve arrivare dalla FIR, spetta alla federazione far capire che le cose devono cambiare e che cambieranno. Anche per levarsi dal ruolo di capro espiatorio di qualunque male del rugby italiano: la federazione ha sicuramente parecchie responsabilità, ma additarla come unica causa di tutti i problemi ovali al di qua delle Alpi è davvero troppo semplicistico. Anche perché la dirigenza federale non arriva dalla Luna e qualcuno l’avrà pure votata…
Altrimenti non si può che peggiorare, che al pari delle asfaltate la nostra posizione dentro Ovalia non è una cosa ineluttabile, scritta nelle stelle o incisa nella pietra. E dietro di noi c’è gente che spinge e che – forse- ha più fame.

 

Il Grillotalpa

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