Prospettive, soldi e un po’ di tristezza: il rugby kiwi saluta Carter

OnRugby era a Auckland alla conferenza stampa con cui il giocatore ha annunciato la sua avventura al Racing Metro

Dan Carter (ph. David Moir/Action Images)

Dan Carter (ph. David Moir/Action Images)

AUCKLAND – Uno dei più importanti giocatori della storia moderna del rugby neozelandese ed internazionale lascia la maglia All Blacks, per sempre. Alle 13.30 di oggi, ora neozelandese, dopo 48 ore di grande speculazione sui social media europei e down-under, Dan Carter ha annunciato di aver firmato un contratto di tre anni che lo lega al Racing Metro di Parigi, in Francia, dal dicembre 2015 fino alla fine del 2018. Quando Dan avrà quindi 36 anni.
Non è stata una scelta facile per l’apertura di Canterbury che dichiara di voler giocare a rugby finché può, o finché il corpo malconcio glielo consentirà, ed aggiunge che la voglia di esplorare nuove opportunità estere è cresciuta anche dalla reale consapevolezza che mantenere la maglia numero 10 in nazionale sarebbe stato difficile.
Quasi da non credere, lui che se l’è tatuata addosso per 10 anni, deve in modo elegante dare spazio al nuovo che arriva, a giovanissimi giocatori con fame di successo. Steve Tew conferma che la decisione di concludere e siglare il contratto di Dan fa parte dei piani della NZRU che ha chiesto a tutti i giocatori che potrebbero o vorrebbero lasciare la NZ di anticipare i contratti per arrivare alla coppa del mondo con la mente sgombra: “era un problema nel 2007, un’altra cosa che abbiamo imparato da quel mondiale”. Sulla carta ci sono nomi come Richie McCaw, Keven Mealamu, Jerome Kaino, Ma’a Nonu per fare delle supposizioni.

 

Ma cosa porta Dan Carter a scegliere il Racing? Il giocatore ha confermato che ha attentamente vagliato varie proposte in Francia e anche in Giappone. La proposta del Racing era troppo buona per essere rifiutata: “Ho una famiglia giovane, sicuramente il fattore soldi ha influenzato la mia idea di assicurarmi un futuro, ma anche altri aspetti sono stati importanti”. Dan ha osservato e ricercato a lungo il Racing Metro già nel 2011 ed è rimasto impressionato positivamente dalla visione a lungo termine del proprietario Jacky Lorenzetti: “Mi è piaciuto molto il piano di sviluppo della società, il nuovo stadio in costruzione, la visione per il Top14 e la Champions Cup. Mi piace molto la cultura vincente del club. In più il mio ex compagno di Canterbury Casey Laulala gioca li è mi ha dato molte informazioni importanti”.
Nel senso generale sull’operazione “Dan Carter al Rancing”, non si può non essere d’accordo. Dan è un giocatore di grandissimo spessore, ma soprattutto un professionista di primo livello. Si legge nel volto del giocatore e nelle voce, un genuino entusiasmo nell’affontare l’avventura parigina: “il corpo si sente bene. Non vedo l’ora di dare l’apporto alla squadra. Ho intenzione di giocare un buon stile di rugby, di giocare il più possibile, chissa magari anche dopo il 2018”.

 

Il pensiero torna a Perpignan dove Dan nel 2009 giocò solo cinque partite e poi saltò l’intera stagione per un infortunio al tallone d’achille. Tutti sperano che possa arrivare prima di tutto al mondiale in Inghilterra e poi possa continare la carriera lontano dalla maglia nera. Mentre l’alone nero di un infortunio aleggia dietro al nome di Carter, l’impatto mediatico e di marketing che il Racing Metro riceverà, sara’ immenso: “Non ho pensato molto a quello. Certo so che se le cose vanno bene, se il lavoro da i suoi frutti, c’è un grosso ritorno commerciale. Ma non è il mio pensiero primario, prima devo dimostrare ciò che valgo”.
La conferenza stampa di oggi è una vera stoccata alla passione per il rugby dei kiwi che, in meno di 12 mesi, dovranno fare i conti con l’addio di grandi, anzi grandissimi nomi degli All Blacks. Per quanto triste sia vederli andar via, è anche tempo di ricordare che verranno sostituiti da giocatori di altissimo talento. Si diceva che non avrebbero mai trovato un sostituto di Tana Umaga a centro. Poi arrivò Conrad Smith. Il rugby All Blacks è vivo e si muove nel tempo.

 

di Melita Martorana

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