Sergio Parisse nocchiero dell’Italia. Ma in Francia di noi dicono che…

Un mese di novembre a livelli altissimi per il terza linea, ma secondo la stampa transalpina la nazionale azzurra è “alla deriva”

ph. Sebastiano Pessina

Ci hanno messo anche nel titolo, assieme ad All Blacks e Irlanda, dove però queste due squadre sono “au top” e noi invece “à la derive”. Pensiamo che la traduzione non serva. A scrivere così, parlando del mese di test-match internazionali, è Rugbyrama, costola web di Midi Olympique e uno dei siti ovali più importanti d’Europa.
Dentro a questo articolo cosa c’è scritto? Che Jacques Brunel deve avere “una grossa emicrania”, che il nostro 2014 è stato “catastrofico” con un solo successo in 11 partite e che quella partita – Samoa – è stata vinta sostanzialmente perché i nostri avversari avevano i loro bei problemi con la federazione e che “tutto è da rivedere per questo paese che fa una enorme fatica a formare dei nuovi talenti e dove l’integrazioni di alcuni stranieri non porta nulla”. Nel pezzo si cita come ultimo esempio quello di Kelly Haimona.

 

Il giudizio ci pare francamente esagerato ma probabilmente ha il suo peso anche il “campanile” che da sempre separa noi e i nostri cugini d’Oltralpe. Non che non vengano scritte cose vere, come il numero dei ko subiti o la difficoltà ormai annosa nel produrre giocatori, ma il tono è nel complesso eccessivo.
Il nostro mese di novembre non è di quelli da incorniciare ma la nazionale azzurra ha messo in mostra evidenti e inequivocabili segnali di aver invertito una rotta davvero negativa. La difesa è tornata ad alti livelli e così la mischia, non mancano errori o aspetti da sistemare ma la strada è quella giusta. Segnamo poche mete, ci mettiamo troppo tempo a risalire il campo e abbiamo difficoltà a costruire un gioco offensivo efficace, tutto vero, ma anche qui i segnali positivi non si sono fatti disattendere. Certo non bisogna fermarsi e continuare a lavorare duramente.
Samoa non è magari nel momento migliore della sua storia recente ma solo tre mesi fa ci aveva battuto nettamente, abbiamo buttato via una partita assolutamente alla nostra portata contro un’Argentina che poi è andata vincere proprio a Parigi. E abbiamo infine retto benissimo contro il Sudafrica, squadra fortissima e che non ha certo bisogno di presentazioni, contro cui solo una meta presa all’ultimo secondo ha reso il risultato fin troppo pesante. Tanto che a fine partita il ct springboks Meyer ha fatto gli applausi a una difesa avversaria “capace di tenerci lontani dai 22 metri per 70 minuti”.
E poi Haimona non è certo un novello Jonny Wilkinson ma il suo onestissimo apporto lo ha dato.

 

Una squadra, quella italiana, che ha ritrovato un Sergio Parisse in splendida forma. Si è messo alle spalle alcuni problemi fisici che lo avevano in qualche modo bloccato e la qualità delle sue prestazioni è enormemente aumentata rispetto a un anno fa, lo si vede a occhio nudo. Ma l’impressione è che sia in un momento di grande lucidità e freddezza mentale, probabilmente certe critiche (anche eccessive) degli ultimi mesi gli hanno dato la giusta carica per riprendere in mano una squadra che aveva davvero bisogno di lui.
Sergio è sempre più il cuore propulsivo di questa Italia e in questo mese di novembre ha limitato al massimo quelle giocate appariscenti ma poco concrete che in molti avevano criticato in passato. C’è stata invece tanta concretezza e tanta qualità, è sempre nel cuore dell’azione e cerca di non strafare come a volte è accaduto in passato. Probabilmente è al culmine psico-fisico della sua carriera e sa che il Mondiale inglese potrebbe essere l’ultimo per lui (a settembre 2015 compirà 32 anni) e questo lo aiuta a focalizzare obiettivi e a dosare forze, energia e giocate.
Jacques Brunel ha spesso parlato di “efficacia” ed “equilibrio” per migliorare la sua squadra, Parisse sembra aver trovato la chiave guista per le sue prestazioni, speriamo non la modifichi. A partire dal Sei Nazioni.

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