Andy Dalton ci porta dietro le quinte della provincia di Auckland

L’ex capitano All Blacks è Amministratore Delegato della ARFU. Ecco come si gestisce una delle maggiori Union neozelandesi

ph: William Booth/photosport.co.nz

Continuiamo il nostro viaggio nelle provincie del rugby kiwi. Oggi è la volta di Auckland raccontata attraverso le parole di Andy Dalton,ex capitano degli All Blacks e attuale Amministratore Delegato della Auckland Rugby Football Union.

C’è un detto in Nuova Zelanda: “Quando Auckland è forte, gli All Blacks sono forti”. L’Auckland Rugby Football Union (ARFU) è una delle più grandi e importanti Union di rugby del panorama neozelandese. Fondata nel1884, havinto il campionato provinciale 16 volte e per 16 volte ha dato casa alla Ranfurly Shield. Per capire quanto abbia influenzato il rugby nazionale basta sapere che su 1133 All Blacks, tra il 1888 il 2014, ben 141 sono nati ad Auckland, contro gli 81 originari di Christchurch.

Tra coloro che non sono nati ad Auckland c’è proprio Andy Dalton. Trasferitosi da giovanissimo con la famiglia, inizia a giocare qui per poi muoversi a Christchurch per studiare all’Università e dove fece parte del Canterbury Reserve team o “B team”. Tornato ad Auckland divenne il tallonatore del Counties Manukau dal 1974. Fu selezionato negli All Black nel 1977 e vestì la maglia tutta nera fino alla prima Coppa del Mondo del 1987, ospitata proprio in Nuova Zelanda; a causa di un infortunio fu sostituito come capitano da David Kirk. Come ogni bambino kiwi che si avvicina al rugby, anche per Andy il sogno nel cassetto era diventare un All Black: “Sicuramente essere selezionato per gli All Blacks nel 1977 è stato il momento più importante della mia carriera, superato solo dal mio debutto nel test controla Franciasempre nel1977”.

 

Nonostante la carriera agonistica, il rugby non era uno sport professionistico, quindi i giocatori di allora dovevano comunque mantenere un lavoro giornaliero che garantisse un’entrata. Laureatosi in Scienze della Agricoltura, Andy divenne consulente per un’azienda agricola. A quel tempo, metà anni ‘70, l’industria agricola era in recessione in Nuova Zelanda ed Andy si mosse dal sud di Auckland verso il centro per aprire una società di riciclaggio e gestione di rifiuti medici che operava su tutto il territorio nazionale. In seguito entrò nel mondo della televisione come dirigente nel campo della pubblicità. Nel 2005 ritornò nel mondo del rugby accettando il doppio incarico di Amministratore Delegato dei Blues Super Rugby Franchise e della ARFU. “C’era tensione tra le tre provincie che compongono i Blues cioè Auckland, North Harbour e Northland con le ultime due che temevano che Auckland controllasse maggiormente i propri interessi avendo lo staff dentro i Blues. Posso comunque confermare che i Blues sono stati ben gestiti, come dimostra il surplus finanziario. Certo, sul campo non abbiamo ottenuto i risultati che ci aspettavamo”. Sicuramente l’ultimo anno di Pat Lam come allenatore dei Blues nel 2012 è stato il più duro come dirigente: “Più che altro, era frustrante vedere una squadra con tale potenziale, non esprimersi ai livelli visti l’anno precedente quando raggiungemmo la semifinale. La linea che definisce l’essere vincente o perdente è estremamente sottile. Di sicuro alcuni dirigenti nei Blues lo stanno realizzando ora. È un torneo difficilissimo”.

 

Andy ha lasciato il suo ruolo nei Blues due anni fa quando ci fu la quasi privatizzazione della franchigia con nuovi proprietari e nuovi dirigenti. Ora può dedicarsi a tempo pieno all’ARFU: “Il mio lavoro è soprattutto gestire i conflitti, politici o gestionali che siano. Ci sono molti interessi ad Auckland con tanti gruppi che compongonola Unioncome i tifosi, i club, i giocatori stessi che sono più di ventiduemila e poi le scuole. Quindi il lavoro necessario per assicurare che tutti siano sulla stessa lunghezza d’onda è davvero tanto”. In qualità di amministratore delegato può contare su una delle più grandi Union con 29 membri dello staff, oltre ad allenatori e dirigenti delle squadre che rappresentano Auckland ai vari livelli. A decidere la via chela Uniondeve percorrere ci pensa il consiglio di amministrazione, presieduto da 9 consiglieri, di cui 7 sono indipendenti e 2 no (il chairman e il vice chair): “La cosa bella di avere 7 consiglieri indipendenti è che arrivano al Board senza nessuna affiliazione a nessun club nella nostra regione. Sono uomini di successo nel mondo del business di Auckland come la più grande agenzia immobiliare,la Barfoot& Thomson, o la società dei trasporti di Auckland”. Il consiglio sceglie la strategia della Union e controlla anche il lavoro dell’amministratore delegato. Una volta che la strategia è stata concordata ed approvata passa ad Andy il compito di mettere in pratica il pensiero del Board. Lo staff è suddiviso in finanza (budget), alto livello (tutte le squadre di rappresentanza), commerciale (marketing, sponsorizzazioni e gestione delle partite di ITM Cup e degli All Blacks all’Eden Park) ed operazioni (club rugby e school rugby).

 

Dopo la scissione, Auckland è una delle proprietarie dei Blues. Il 40% è nelle mani della Bolton Equity mentre il 60% nelle mani della Rugby Holdings formata da Auckland (68%), North Harbour (27%) e Northland (5%). Le tre Union collaborano come Board nei Blues ma in campo sono rivali “Riusciamo a gestire i rapporti e cerchiamo di collaborare nella costruzione di una migliore competizione a livello nazionale, ma alla fine ci si trova nello stesso mercato e per noi sono dei concorrenti. Non solo in campo ma anche nella gestione delle risorse della regione di Auckland che condividiamo con North Harbour e con Counties Manukau”. La relazione conla New ZealandRugby Union è molto intensa.La Federazionenazionale si occupa dei fondi per lo sviluppo di base delle provincie e contribuisce con una somma per ogni giocatore registrato ad Auckland. E naturalmente ogni evento rugbystico che viene organizzato all’Eden Park passa per le mani di Auckland.

Una grande arma del rugby neozelandese è la sentita collaborazione che tutte le provincie e la federazione nazionale condividono per il bene del movimento e degli All Blacks: “La nostra forza sono i contratti centralizzati dei nostri giocatori più importanti. Selezionare solo giocatori che militano in squadre di casa dà forza alle nostre squadre e ci permette di avere dei tornei nazionali molto forti. Il giorno in cui inizieremo a chiamare giocatori che giocano all’estero saremo nei guai. Inoltre la costante forma vincente degli All Blacks da continuità al movimento che si basa sulla collaborazione tra le province e la federazione nazionale, e inoltre ne inspira anche la stessa collaborazione”.

 

Auckland e l’Italia hanno una cosa in comune: la difficoltà di trovare un’apertura di classe mondiale che possa portare risultati concreti. Auckland ha il più grande bacino di giocatori del paese eppure dopo Carlos Spencer non si è visto nulla: “Abbiamo anche cercato di attrarre nomi come Carter e Barrett ma hanno preferito rimanere dove sono. Giocare ad Auckland è difficilissimo. Le aspettative sono maggiori che in ogni altra provincia con tifosi estremamente critici e dal gusto molto difficile. Da qualche parte lo troveremo un numero 10 che nascerà dal sistema di sviluppo! Al momento c’e’ Simon Hickey, che è molto giovane e deve crescere ancora, ma ho fiducia”.

 

Nel 1985 la grande provincia di Auckland portò alla scissione di due regioni e alla creazioni della provincia del North Harbour. Altre province si lamentavano che Auckland era troppo grande e troppo forte e poteva contare su un bacino di giocatori con cui nessuno poteva competere. Eppure negli ultimi 25 anni Auckland è stata dominante e imponente più che mai: “Abbiamo forse il più forte campionato di club Premier 15 del paese. Abbiamo un alto livello ben strutturato e organizzato che permette l’identificazione del talento in modo più organico. Al momento abbiamo circa 7 All Blacks, ma il numero di giovani rugbisti dal futuro in nero sono molti di più. E’ un periodo molto eccitante per la nostra provincia”. Con la scissione dai Blues la provincia si trova ora a pensare nuove alternative per portare soldi nelle casse e finanziare i progetti di sviluppo di giocatori ed allenatori. L’alto livello ha aperto le porte a clienti internazionali e da febbraio 2014 si può venire ad Auckland e allenarsi con l’accademia diretta dall’ex mediano di mischia All Black Ant Strachan. Giocatori dall’Asia, Europa, Nord e Sud America sono ormai presenti nel roster dell’alto livello per migliorare e puntare a posti nelle loro rispettive nazionali: “Tra un po’ apriremo le porte anche ai giocatori ed allenatori italiani. Qualche anno fa attraverso i Blues abbiamo tentato di aprire un rapporto di sviluppo con la Fir e la Nazionale U20. Purtroppo non è andato in porto, ma vogliamo comunque dare l’opportunità a giovani giocatori del vostro paese di venire qui e misurarsi con gli attuali e futuri All Blacks usufruendo delle stesse risorse che gli All Blacks hanno a disposizione come supporto tecnico e tattico”.

 

Andy scalza le supposizioni delle ultime settimane che volevano Auckland Rugby lasciare Eden Park e organizzare le partite casalinghe dell’ITM Cup al Trust Stadium: “Eden Park è la nostra casa da sempre. E’impensabile giocare fuori da lì”. Sta di fatto che Auckland, come altre province, ha problemi a portare tifosi sugli spalti soprattutto nei grandi stadi. “Principalmente è un problema delle aree metropolitane come Auckland, Hamilton, Wellington e Christchurch dove i tifosi vengono esposti a tantissimo rugby durante l’anno. Il Super Rugby ha un calendario sempre più lungo, poi i test match e soprattutto la mancanza degli All Backs in squadra…Il pubblico vuole vedere i migliori giocatori in campo. Anche gli orari delle partite dovrebbero cambiare: bisognerebbe abolire le partite infrasettimanali e avere più match nel weekend alle 14:00 o alle 17:30 così da poter attirare famiglie e bambini, cosa che avrebbe un grosso impatto anche nel reclutamento”.

 

La squadra di ITM Cup è appena stata annunciata con il nuovo coach Paul Finney che ha sostituito Wayne Pivac (ora head coach del Llanelli) e Xavier Rush nuovo assistente. Nomi importanti che ritornano con Malakai Fekitoa, il centro susperstar della stagione 2014 del Super Rugby e nuovi giocatori che fanno il loro debutto: “Il terza linea Blake Gibson, un giovane di cui non si è mai sentito il nome. Per noi sarà una stella del futuro, sicuro in nero”. Anche Gareth Ascombe farà parte della rosa di Auckland fino alla fine dell’ITM Cup quando poi partirà per i Cardiff Blues.

 

Come si prospettano i prossimi cinque anni per Auckland? “Monitorare il torneo di club dove circa 4-5 società hanno difficoltà finanziarie e di incremento dei tesserati. Essere in grado di garantire un continuo ricambio generazionale con giovani che ogni anno si avvicinino al rugby. Sviluppare il rugby a sette soprattutto per le ragazze. Allargare l’accademia internazionale a più continenti e nazioni.”

 

Andy è stato un grande capitano degli All Blacks, non possiamo lasciarlo andare senza chiedere un parere sulla Coppa del Mondo del2015 inInghilterra: “Credo che vincere un mondiale in casa ad Eden Park, sia molto diverso dal giocare una finale, sempre che ci si arrivi, a Twickenham. Soprattutto se in finale si affronta l’Inghilterra. E’ la squadra da tenere sott’occhio. Sono cresciuti tantissimo negli ultimi anni”.

Di Melita Martorana

@TheItalianInNZ

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