Tra le Pantere di Modugno, cuore della Puglia ovale femminile

Si chiamano Pantheress Rugby Club e sono la prima società di rugby femminile in Puglia. Marco Pastonesi ci porta da loro

dalla pagina facebook delle Pantheress

Pantera. Nell’America del nord è il puma, nell’America del sud è il giaguaro, altrove è il leopardo, a Modugno è una squadra di rugby. Femminile.
Pantera. Quella nera fa più paura di quella rosa, perché quella nera, che poi è una miscela di nero, grigio, blu e viola, assale, azzanna, ammazza, invece la pantera rosa è un fumetto, un film, anche una colonna sonora. Che l’ispettore Clouseau, e che colpisce ancora.
Pantera, in inglese Pantheress, a Modugno Pantheress Rugby Girls Team. Una storia cominciata nell’ottobre 2011. Una scommessa, una sfida, un azzardo. La prima partita è stata affrontata contro i pregiudizi: quelli verso il rugby femminile, perdipiù in una regione, la Puglia, dove il rugby è ancora poco praticato, e quelli verso le donne, sempre messe in minoranza. Sul profilo Facebook del club è stata postata la foto di un cartello, che è anche un manifesto. C’è scritto: “Difficile essere donna: devi pensare come un uomo, comportarti come una signora, sembrare una ragazzina e lavorare come un mulo”. Questo vale dappertutto, non solo a Modugno.

 

Modugno – “in medio”, nel mezzo, in latino: forse fra Bari e Bitonto – è una città di quarantamila abitanti, di chiese e di palazzi, di edicole e anche di sport. Michele Piccirillo, boxeur; Leonardo Lopasso, pallamano; calcio, pallavolo, nuoto. Adesso anche rugby. Le pantere – maglia nera con risvolti rosa, così un po’ pantere nere e un po’ anche pantere rosa – sono state la prima squadra di rugby femminile in Puglia. E questo è già un bel titolo di merito. Contano su una ventina di atlete, si allenano due volte la settimana, il martedì e il giovedì, dalle 19.30 alle 22, al campo comunale, partecipano alla Coppa Italia Seven, cioè rugby a sette, nel loro girone altre “eroine” (così è scritto sempre su Facebook). Le altre squadre: le Ginestre del Rugby Vesuvio a Volla, in provincia di Napoli; il Rugby Clan di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta; l’Amatori Rugby Torre del Greco, in provincia di Napoli; il 1° Circolo Zingarelli di Orta Nova, in provincia di Foggia.

 

Le pantere di Modugno se la cavano. Seconde in classifica. Ma prime se si guarda ad altre classifiche, come quella dell’impegno, dello spirito, del sostegno. Per capirsi: l’obiettivo di moltiplicarsi fino a poter diventare una squadra di rugby a XV, intanto la fondazione di una squadra di touch rugby, aperta a ragazzi dai 16 ai 45 anni (uno di 45 anni, che gioca a rugby, non può che essere un ragazzo), e magari una tappa o almeno una esibizione di beach rugby, Modugno non è sul mare, ma la spiaggia si trova.
E ancora: i terzi tempi, dove qui non solo si mangia e si beve (chi ha detto che la birra non si addice alle donne?), ma anche si balla. E l’allargamento ai maschi (Pantheress Rugby Girls/Boys Team), la partecipazione alla notte bianca dello sport, a Bari, e l’organizzazione di un evento di solidarietà con il Rugby Bielorussia, perché condividere le mischie è fratellanza e fraternità, anche se si tratta di sorelle.
Se volete saperne di più, andate su Facebook, collegatevi su Twitter, navigate su Internet, soprattutto andate a vedere le partite (l’ingresso è gratuito). E’ un buon rugby. Giocare a rugby, come sostiene quel grande vecchio appassionato tutto vestito di bianco che abita a Roma, “no es un paseo”. Neanche contro le pantere di Modugno. Però è allegria, educazione, rispetto. Mica poco.

 

di Marco Pastonesi

 

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