Passatelli, franchigia e un’esperienza imbarazzante: il Ravenna Rugby

Cosa successe quella volta al trequarti Marco Cittadini? A raccontarcelo è, come sempre, Marco Pastonesi

Dalla pagina Facebook del Ravenna Rugby

Pronti, via, calcio d’inizio, alto in cielo. Quando il pallone torna sulla terra, viene catturato da un trequarti. Neanche il tempo di trasmettere il pallone e il trequarti è arato e asfaltato dall’intero pacchetto di mischia avversario. Quando si rialza, il trequarti Marco Cittadini appare – come in un cartone animato – schiacciato, appiattito, sottilizzato. Si rivolge ai compagni, e già sembra un miracolo che da quel corpo possa ancora uscire una voce, e annuncia: “Mi sono cagato sotto”. I compagni sanno che cosa significhi essere ridotti a una sogliola, e annuiscono, comprensivi, solidali. Ma Cittadini insiste: “Mi sono cagato sotto veramente”.
Ha cominciato a giocare già con il mal di pancia, povero Cittadini. Eredità di una serata non proprio consapevole dell’importanza di una vigilia da trascorrere serenamente e tranquillamente, ad alimentazione amministrata, a dieta regolata. Così, un po’ per l’emozione, un po’ per lo schiacciamento, se l’è fatta sotto veramente. La situazione non è drammatica, ma – diciamoci la verità – piuttosto imbarazzante. Però l’arbitro è ligio al regolamento, un vecchio regolamento trattandosi di un fatto che risale a qualche decina di anni fa: se Cittadini lascia il campo di gioco, anche solo per cambiarsi le braghe, come suggerirebbero il buon senso, la buon costume e il buon olfatto di compagni e avversari, non può più rientrare. Deve aspettare l’intervallo. Ma Cittadini, per amore proprio, esce dal campo. L’arbitro annota sul suo libriccino, mentre compagni e avversari tirano un sospiro, per così dire, di sollievo.

 

Ravenna Rugby. Per dirla tutta: Ravenna Rugby Football Club. Una prima esperienza, che ficca le radici, poi una seconda, che comincia a ramificare e fiorire. Adesso un club con la prima squadra in serie C, le giovanili con Under 16, Under 14 e Under 12, poi minirugby, femminile e Old. Data l’età, e data anche la cucina, la formazione dei diversamente giovani è battezzata “I Passatelli”. Sapete, quel tipo di pasta in brodo. Il nome è geniale.

 

Come tutte le squadre romagnole, anche il Ravenna aderisce al Progetto Romagna, una franchigia che vanta la prima squadra in serie A, ma che contiene, protegge e alleva, oltre al Ravenna, anche Rimini, Lugo, Imola, San Marino, Forlì e Cesena. Ciascuna società individuale nella sua identità, con un proprio senso di appartenenza, ma tutte insieme nei principi, nei valori, nell’organizzazione. E il Progetto Romagna funziona. Nei numeri: gli atleti, dai 220 del 2006, sono diventati un migliaio, gli allenatori da 14 a una sessantina, i dirigenti da 24 a un centinaio. L’approssimazione è dovuta al fatto che le vocazioni aumentano e il censimento andrebbe fatto settimanalmente. Poi il Progetto Romagna funziona anche nello spirito: e qui la mano di Giovanni Poggiali, presidente del Romagna Rugby, si sente. Lui studente che d’estate va in un college inglese per imparare la lingua e scopre il rugby, lui che al primo posto mette l’educazione, lui che indica tre valori davanti a tutti gli altri (persona, rugby, territorio), lui che si pone, tra gli obiettivi, quello di far diventare la franchigia il simbolo sportivo e culturale della regione.

 

E la cultura si fa anche a teatro. L’altra settimana, Poggiali e Daniele Fabbri, uno dei pionieri del Ravenna e uno dei pilastri (pilone, non a caso) dei Passatelli, hanno raccontato e spiegato il loro rugby nella rassegna “Teatro e sport”, al Teatro Rasi di Ravenna. Prima lo spettacolo: “Incantati”, parabola dei fratelli calciatori, di Marco Martinelli con la compagnia del Teatro delle Albe. Poi una chiacchierata, con il pubblico in sala e il pubblico a casa, via radio. Ed è lì, sul palco, che Fabbri ha ricordato la lotta intestina di Marco Cittadini. E la gratitudine, solo apparentemente paradossale, dei suoi compagni.

 

di Marco Pastonesi

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